<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=1500520490268011&amp;ev=PageView&amp;noscript=1"> Il problema di Fiat non è la Fiom, ma che non sa più fare auto | Page 5 | Il Forum di Quattroruote

Il problema di Fiat non è la Fiom, ma che non sa più fare auto

Questo interessante articolo aggiunge molti dettagli.

Un passaggio su tutti:

"Nel 2011 i profitti operativi del gruppo, quelli legati all?attività industriale, hanno raggiunto il 7 per cento dei ricavi. La Fiat, grazie più che altro al traino della Chrysler, arriva a malapena al 4 per cento. Il gruppo tedesco naviga nell?oro e può permettersi di finanziare agevolmente investimenti per oltre il 5 per cento del fatturato. In altre parole il denaro guadagnato non viene accumulato in cassaforte sotto forma di liquidità, come fa Marchionne ormai da anni. Alla Volkswagen le risorse servono invece a finanziare impianti, macchinari e soprattutto lo sviluppo di nuovi modelli. Tanta abbondanza diventa una garanzia per il futuro di Wolfsburg e del suo modello di gestione. "

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Viaggio nel cuore della Volkswagen, la fabbrica di auto che vende auto Reportage da Wolfsburg, Germania del Nord, ultima factory town d'Europa.

Diversamente dal modello autoritario Fiat, che precipita sui mercati e taglia i posti di lavoro, nel colosso tedesco i manager e gli operai decidono insieme e l?azienda vola Ciminiere all?orizzonte: quattro, altissime. Le scorgi da lontano, chilometri prima di entrare in città. Comincia da lì il passato che non se ne vuole andare. Catena di montaggio, fabbrica, operai. Un esercito di tute blu: quasi 20 mila. Fine del turno del mattino, eccoli. Escono a migliaia dai cancelli dello stabilimento. Una scena ormai neppure immaginabile dalle nostre parti. Questa è Wolfsburg, Germania del Nord, l?ultima factory town d?Europa. Una città con il marchio Volkswagen, la multinazionale dell?auto più efficiente del mondo, un gigante che l?anno scorso ha macinato ricavi per 159 miliardi di euro, quasi tre volte Fiat-Chrysler, con profitti per 15, 8 miliardi, più che raddoppiati rispetto al 2010. Il cuore e il cervello di questa macchina da soldi, stanno nella cittadina di 120 mila abitanti in Bassa Sassonia dove Hitler nel 1938 decise di costruire il primo nucleo dell?industria automobilistica di Stato. Dalla immensa fabbrica di Wolfsburg escono 800 mila auto all?anno, circa 100 mila più di quanto produce in totale la Fiat nei suoi cinque impianti italiani.

E? un successone la Volkswagen guidata dall?amministratore delegato Martin Winterkorn, premiato da uno stipendio, da record pure questo, di 17, 5 milioni. Un successo che è quasi un miracolo, perché negli anni scorsi il gruppo tedesco è riuscito a delocalizzare la produzione, dal Messico alla Cina via Slovacchia, senza tagliare un posto di lavoro in Germania. E i lavoratori, quelli dei sei stabilimenti Volkswagen, sono al centro di un sistema di welfare, dentro e fuori la fabbrica, che da noi, per molti aspetti, è ormai un lontano ricordo. Per non parlare degli stipendi. La paga base di un operaio si aggira, al netto di tasse e contributi, sui 2. 700 euro, ma con qualche ora di straordinario è facile arrivare a quota 3 mila. In altre parole, a Wolfsburg il lavoro alla catena di montaggio è pagato all?incirca il doppio rispetto a Mirafiori o nelle altre fabbriche Fiat. Qui in Sassonia, nell?impianto da 51 mila dipendenti compresi gli amministrativi e un esercito di ricercatori, tutto si muove esattamente nella direzione opposta a quella indicata da Sergio Marchionne alla Fiat. È il mondo alla rovescia rispetto al verbo della fabbrica normalizzata e obbediente predicato dal numero uno del Lingotto.

Qui il sindacato è forte, fortissimo. La IG Metall, a cui è iscritto il 95 per cento circa degli operai di Wolfsburg, partecipa a ogni singola scelta aziendale: dalle grandi strategie fino all?assunzione a tempo indeterminato di un giovane apprendista. C?è il consiglio di fabbrica: 65 delegati in rappresentanza di tutti i reparti. E poi, al vertice del gruppo, il sindacato nomina la metà dei 20 membri del consiglio di sorveglianza, l?organo di controllo sulla gestione. Regolazione minuziosa di ogni aspetto della vita aziendale contro deregulation. Condivisione invece di verticismo autoritario. Questa, in breve, è la ricetta della cogestione, la Mitbestimmung che ha fatto grande l?industria tedesca e continua, pur tra mille difficoltà, a produrre profitti e benessere. ?Difficile fare confronti con l?Italia?, dice Franco Garippo, sindacalista a Wolfsburg da quasi 30 anni. ?Ormai per noi la cogestione è diventato un modo di pensare, più che un modello organizzativo?.

Per questo, conclude Garippo, è ?inutile immaginare trapianti parziali o totali del sistema tedesco nella realtà italiana?. Resta un fatto, difficile da smentire. Il modello Volkswagen, quello basato sulla mediazione continua, ha dato fin qui ottimi risultati. Mentre Marchionne si rifiutava di condividere con il sindacato perfino le grandi linee del fantomatico piano di investimenti ?Fabbrica Italia?, i vertici del gruppo di Wolfsburg hanno negoziato con la IG Metall una serie di importanti novità contrattuali. Sintetizzando al massimo, si può dire che la scelta dei dipendenti è stata quella di concedere maggiore flessibilità, per esempio su orari e salario, in cambio della tutela assoluta del posto di lavoro.

Una garanzia su tutte: fino al 2014 l?organico dei stabilimenti tedeschi non potrà diminuire. In cambio, ormai da otto anni tutti i nuovi assunti lavorano 35 ore settimanali invece delle 33 degli operai con maggiore anzianità. A Wolfsburg si è tornati a lavorare su tre turni nell?arco delle 24 ore, ma dall?anno scorso è stato introdotto una forma di premio di rendimento (80-100-120 euro al mese) che viene negoziato su base individuale dall?operaio con il suo capo squadra, ovviamente sotto la sorveglianza della consiglio di fabbrica. Dopo molte resistenze il sindacato ha dato via libera all?ingresso in fabbrica di lavoratori a tempo determinato, con salari del 20-30 per cento inferiori a quello dei colleghi assunti in pianta stabile. Questi dipendenti precari, che ormai a Wolfsburg ammontano ad alcune migliaia, sono però formalmente alle dipendenze di una società mista tra enti pubblici e Volkswagen. Funziona molto bene anche l?apprendistato.

Ogni anno 1. 250 giovani delle scuole superiori entrano nei sei stabilimenti tedeschi (600 solo a Wolfsburg) per un periodo di formazione di 36 mesi. Di solito quei contratti si trasformano in assunzioni a tempo indeterminato dopo il via libera di una commissione mista tra sindacati e ufficio del personale. Perché la regola resta sempre e comunque la stessa: tutto viene negoziato, compresi gli investimenti e gli eventuali straordinari. Il risultato è che dopo anni di grande moderazione salariale adesso tira aria di premi. I dipendenti dei sei stabilimenti tedeschi di Volkswagen si sono appena visti riconoscere un bonus di 7. 500 euro, calcolato sulla base dello straordinario aumento dei profitti del gruppo.

Proprio in questi giorni sta cominciando la trattativa per il nuovo contratto aziendale. A Wolfsburg, su una parete del quartier generale del sindacato lampeggia un numero, il 6, 5 per cento. Questo è l?aumento in busta paga chiesto dalla IG Metall. L?azienda corre a tutta velocità e i sindacati passano alla cassa. Anche perché non si sa fino a quando potrà durare questa nuova età dell?oro. A metà marzo, in occasione della presentazione del bilancio 2011, il numero uno Winterkorn ha già messo le mani avanti. Per quest?anno, ha detto il manager, non si prevede un nuovo aumento degli utili, che, comunque, restano elevatissimi. Nel 2011 i profitti operativi del gruppo, quelli legati all?attività industriale, hanno raggiunto il 7 per cento dei ricavi. La Fiat, grazie più che altro al traino della Chrysler, arriva a malapena al 4 per cento. Il gruppo tedesco naviga nell?oro e può permettersi di finanziare agevolmente investimenti per oltre il 5 per cento del fatturato. In altre parole il denaro guadagnato non viene accumulato in cassaforte sotto forma di liquidità, come fa Marchionne ormai da anni. Alla Volkswagen le risorse servono invece a finanziare impianti, macchinari e soprattutto lo sviluppo di nuovi modelli. Tanta abbondanza diventa una garanzia per il futuro di Wolfsburg e del suo modello di gestione. Tra meno di due anni, nel 2014, scade la garanzia assoluta per i posti di lavoro. Il sindacato verrà chiamato a una nuova sfida, forse la più dura dal 1993, quando per far fronte a una crisi eccezionale ed evitare il taglio di 30 mila dipendenti si decise di ridurre a 28 ore l?orario di lavoro settimanale. Questa volta la concorrenza arriva dal lavoro a basso costo e iperflessibile così abbondante nel mondo globale. Non solo in Cina o in Sudamerica. A pochi chilometri da Wolfsburg, nei territori che un tempo erano Germania Est, le fabbriche offrono anche meno di 10 euro l?ora. Meno della metà dello stipendio lordo dell?operaio Volkswagen.
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Fonte: http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/03/18/volkswagen-utili-e-lavoro-altro-che-marchionne/198251/
 
BelliCapelli3 ha scritto:
pilota54 ha scritto:
er esempio Marchionne è ITALIANO, non è affatto canadese come crede qualcuno. In Canada ci ha solo vissuto per un po'. Lui è italiano e si sente italiano al 100%, come ha ribadito in una recente intervista. E in America è uno dei 3 italiani che in questo momento sono osannati al massimo (Mario Draghi, Mario Monti e appunto Sergio Marchionne), mentre da noi ci si piange sempre addosso.

Facciamo 99%: l' 1% residuo per qualche motivo si sente fortemente svizzero... :D

In secondo luogo oggi i soldi in Fiat-Chrysler ce li ha messi al 58% la Fiat, quindi la Chrysler è, oggi, prevalentemente italiana e non americana come sostiene il dr. Giannino.

Formalmente ovvio, ma forse non hai colto la sottigliezza del Giannino, che sottintende come i soldi in realtà fisicamente ce li abbia messi il governo americano, a certe condizioni vincolanti, di interesse legittimamente prioritario americano, che devono essere soddisfatte. Se il governo americano non ci avesse messo i soldi, Fiat non avrebbe comprato nulla. In questo senso la proprietà è americana, perchè lo è l'interesse che la muove. A dispetto delle quote.

Per me, ripeto per me, ovvero opinione personale, in Italia si deve fare soprattutto una cosa: acquistare auto italiane, prodotti italiani, merce italiana. Basta con questo esaltare sempre ciò che avviene all'estero e autodemolirsi. Ci sarà anche in Italia qualche italiano degno di nota o no? Facciamo davvero tanto schifo? Se vogliamo DAVVERO aiutare la nostra economia compriamo italiano, mettiamoci seriamente a lavorare e a far lavorare il nostro proverbiale ingegno italico.

Spero che sia discutibile sebbene opinione soggettiva. Perchè il pubblico italiano continuasse a comprare italiano ( cosa che in passato ha provveduto a fare in maggior parte ) bisognerebbe che quanto meno il prodotto italiano coprisse tutti i settori di prodotto che l'italiano apprezza acquistare. Invece la gamma, come sappiamo, è tutta una falla. E questo senza nemmeno entrare nel merito di quanto poi il singolo prodotto sia soddisfacente o meno rispetto alla concorrenza estera. Se voglio una station di segmento D sportiva, cosa devo comprare, una Giulietta ed attaccarci un carrello a rimorchio?

Le tue opinioni sono rispettabilissime. Non so se Giannino voleva dire quello che dici tu, però guarda che la Chrysler ha restituito gran parte dei soldi che lo Stato americano ha messo nell'azienda, che erano in prestito e non a fondo perduto come è successo a volte in Italia! Guardare anche qui:

http://www.quattroruote.it/detroit2011/articolo.cfm?codice=341287

e qui:

http://www.manageronline.it/articoli/vedi/4803/chrysler-paga-i-debiti-fiat-sale-al-46-e-presenta-la-lancia-y-5-porte/

Oggi Chrysler è al 58% di FIAT e non viceversa, la realtà è questa. Se ogni tanto è l'Italia che fa shopping all'estero e non viceversa credo che possiamo solo rallegrarci e non fare sempre dietrologia.

Per quanto riguarda il "comprare italiano", tenuto conto di ciò che hai detto, occorre anche considerare che oggi i mercati sono globalizzati e quindi l'aumento delle vendite in Italia non sarebbe abbastanza. Ma in questo Fiat è piuttosto bene impostata perchè vende bene anche in altri Stati, tipo Brasile o Cina.
Ovviamente essendo nel forum Alfa quello che dobbiamo sperare è che i nuovi modelli Alfa si facciano.
 
renexx ha scritto:
reFORESTERation ha scritto:
Credo all'operaia la quale dice che non possono fermare la produzione, ma mi chiedo, non può essere che ci sia un metodo diverso per recuperare l'errore di produzione?? Certo che si..anzi, ne sono sicuro.
Non è detto quindi che il metodo tedesco sia il giusto e quello italiano sbagliato, sono differenti, punto. Parlo dei soli processi di produzione ora, e non tiro in ballo quelli giapponesi perché impallirebbero pure i tedeschi.

E' evidente che responsabilizzare l'operaio e dargli l'opportunità di intervenire in catena sia un metodo che sicuramente possa migliorare la qualità.
E' il metodo usato anche dai giapponesi, con gli operai direttamente coinvolti nel processo di miglioramento qualitativo. Ed i risultati si vedono, altro che "metodi diversi".
Chi ci assicura che quanto dici, non accada anche in Fiat, magari però in modo diverso?? Magari la Fiat ha dato alla signora dei strumenti per fare la qualità e non fermare la catena, sarebbe possibile no?l
 
pilota54 ha scritto:
Le tue opinioni sono rispettabilissime. Non so se Giannino voleva dire quello che dici tu, però guarda che la Chrysler ha restituito gra parte dei soldi che lo Stato americano ha messo nell'azienda, che erano in prestito e non a fondo perduto come è successo a volte in Italia! Guardare anche qui:

http://www.quattroruote.it/detroit2011/articolo.cfm?codice=341287
e qui:

http://www.manageronline.it/articoli/vedi/4803/chrysler-paga-i-debiti-fiat-sale-al-46-e-presenta-la-lancia-y-5-porte/

Oggi Chrysler è al 58% di FIAT e non viceversa, la realtà è questa. Se ogni tanto è l'Italia che fa shopping all'estero e non viceversa credo che possiamo solo rallegrarci e non fare sempre dietrologia.

Per quanto riguarda il "comprare italiano", tenuto conto di ciò che hai detto, occorre anche considerare che oggi i mercati sono globalizzati e quindi l'aumento delle vendite in Italia non sarebbe abbastanza. Ma in questo Fiat è piuttosto bene impostata perchè vende bene anche in altri Stati, tipo Brasile o Cina.
Ovviamente essendo nel forum Alfa quello che dobbiamo sperare è che i nuovi modelli Alfa si facciano.

Che Chrysler sia al 58% di proprietà Fiat non credo sia in discussione.

Il problema è chi è il dante causa: chi ha permesso a Fiat di comprare un oggetto che essa non poteva comprare, a quali condizioni, ed a tutela di quali interessi ( naturalmente legittimissimi ). Perchè quella linea di credito è stata aperta a certe condizioni. Vero che poi il debito è stato ripagato al governo, ma solo per spostarlo alle banche. Sempre americane, sempre con il consenso del governo.

E questo fatto naturalmente non lo si chiama in causa per sostenere che in realtà Chrysler non sia di proprietà Fiat ( sarebbe stupido ) ma per sottintendere che la vocazione, gli interessi, il dinamismo imprenditoriale di Fiat, insieme a Chrysler, si siamo spostati oltreoceano. Marchionne non a caso sta continuando a parlare di un possibile spostamento della sede legale oltreoceano.

Diciamo che più che un acquisto è stato un matrimonio con percezione di sonora dote. Ma un matrimonio d'interesse si fa onorando certe obbligazioni. Ad esempio, se la tua promessa sposa ricca ha gli interessi oltreoceano, e tu vuoi partecipare dei di lei interessi, tuo suocero abbronzato ti chiederà di sposarla in USA e di stabilirtici stabilmente. Dare moneta, vedere cammello. Tutto qua.
 
BelliCapelli3 ha scritto:
pilota54 ha scritto:
Le tue opinioni sono rispettabilissime. Non so se Giannino voleva dire quello che dici tu, però guarda che la Chrysler ha restituito gra parte dei soldi che lo Stato americano ha messo nell'azienda, che erano in prestito e non a fondo perduto come è successo a volte in Italia! Guardare anche qui:

http://www.quattroruote.it/detroit2011/articolo.cfm?codice=341287
e qui:

http://www.manageronline.it/articoli/vedi/4803/chrysler-paga-i-debiti-fiat-sale-al-46-e-presenta-la-lancia-y-5-porte/

Oggi Chrysler è al 58% di FIAT e non viceversa, la realtà è questa. Se ogni tanto è l'Italia che fa shopping all'estero e non viceversa credo che possiamo solo rallegrarci e non fare sempre dietrologia.

Per quanto riguarda il "comprare italiano", tenuto conto di ciò che hai detto, occorre anche considerare che oggi i mercati sono globalizzati e quindi l'aumento delle vendite in Italia non sarebbe abbastanza. Ma in questo Fiat è piuttosto bene impostata perchè vende bene anche in altri Stati, tipo Brasile o Cina.
Ovviamente essendo nel forum Alfa quello che dobbiamo sperare è che i nuovi modelli Alfa si facciano.

Che Chrysler sia al 58% di proprietà Fiat non credo sia in discussione.

Il problema è chi è il dante causa: chi ha permesso a Fiat di comprare un oggetto che essa non poteva comprare, a quali condizioni, ed a tutela di quali interessi ( naturalmente legittimissimi ). Perchè quella linea di credito è stata aperta a certe condizioni. Vero che poi il debito è stato ripagato al governo, ma solo per spostarlo alle banche. Sempre americane, sempre con il consenso del governo.

E questo fatto naturalmente non lo si chiama in causa per sostenere che in realtà Chrysler non sia di proprietà Fiat ( sarebbe stupido ) ma per sottintendere che la vocazione, gli interessi, il dinamismo imprenditoriale di Fiat, insieme a Chrysler, si siamo spostati oltreoceano. Marchionne non a caso sta continuando a parlare di un possibile spostamento della sede legale oltreoceano.

Diciamo che più che un acquisto è stato un matrimonio con percezione di sonora dote. Ma un matrimonio d'interesse si fa onorando certe obbligazioni. Ad esempio, se la tua promessa sposa ricca ha gli interessi oltreoceano, e tu vuoi partecipare dei di lei interessi, tuo suocero abbronzato ti chiederà di sposarla in USA e di stabilirtici stabilmente. Dare moneta, vedere cammello. Tutto qua.
io ci vedo solo una buona operazione finanziaria e industriale che ha portato vantaggi a tutte le 2 aziende salvando migliaia di posti di lavoro...stop
Saluti
 
il boia ha scritto:
BelliCapelli3 ha scritto:
pilota54 ha scritto:
Le tue opinioni sono rispettabilissime. Non so se Giannino voleva dire quello che dici tu, però guarda che la Chrysler ha restituito gra parte dei soldi che lo Stato americano ha messo nell'azienda, che erano in prestito e non a fondo perduto come è successo a volte in Italia! Guardare anche qui:

http://www.quattroruote.it/detroit2011/articolo.cfm?codice=341287
e qui:

http://www.manageronline.it/articoli/vedi/4803/chrysler-paga-i-debiti-fiat-sale-al-46-e-presenta-la-lancia-y-5-porte/

Oggi Chrysler è al 58% di FIAT e non viceversa, la realtà è questa. Se ogni tanto è l'Italia che fa shopping all'estero e non viceversa credo che possiamo solo rallegrarci e non fare sempre dietrologia.

Per quanto riguarda il "comprare italiano", tenuto conto di ciò che hai detto, occorre anche considerare che oggi i mercati sono globalizzati e quindi l'aumento delle vendite in Italia non sarebbe abbastanza. Ma in questo Fiat è piuttosto bene impostata perchè vende bene anche in altri Stati, tipo Brasile o Cina.
Ovviamente essendo nel forum Alfa quello che dobbiamo sperare è che i nuovi modelli Alfa si facciano.

Che Chrysler sia al 58% di proprietà Fiat non credo sia in discussione.

Il problema è chi è il dante causa: chi ha permesso a Fiat di comprare un oggetto che essa non poteva comprare, a quali condizioni, ed a tutela di quali interessi ( naturalmente legittimissimi ). Perchè quella linea di credito è stata aperta a certe condizioni. Vero che poi il debito è stato ripagato al governo, ma solo per spostarlo alle banche. Sempre americane, sempre con il consenso del governo.

E questo fatto naturalmente non lo si chiama in causa per sostenere che in realtà Chrysler non sia di proprietà Fiat ( sarebbe stupido ) ma per sottintendere che la vocazione, gli interessi, il dinamismo imprenditoriale di Fiat, insieme a Chrysler, si siamo spostati oltreoceano. Marchionne non a caso sta continuando a parlare di un possibile spostamento della sede legale oltreoceano.

Diciamo che più che un acquisto è stato un matrimonio con percezione di sonora dote. Ma un matrimonio d'interesse si fa onorando certe obbligazioni. Ad esempio, se la tua promessa sposa ricca ha gli interessi oltreoceano, e tu vuoi partecipare dei di lei interessi, tuo suocero abbronzato ti chiederà di sposarla in USA e di stabilirtici stabilmente. Dare moneta, vedere cammello. Tutto qua.
io ci vedo solo una buona operazione finanziaria e industriale che ha portato vantaggi a tutte le 2 aziende salvando migliaia di posti di lavoro...stop
Saluti

Altrimenti non l'avrebbero fatto.
 
reFORESTERation ha scritto:
renexx ha scritto:
reFORESTERation ha scritto:
Credo all'operaia la quale dice che non possono fermare la produzione, ma mi chiedo, non può essere che ci sia un metodo diverso per recuperare l'errore di produzione?? Certo che si..anzi, ne sono sicuro.
Non è detto quindi che il metodo tedesco sia il giusto e quello italiano sbagliato, sono differenti, punto. Parlo dei soli processi di produzione ora, e non tiro in ballo quelli giapponesi perché impallirebbero pure i tedeschi.

E' evidente che responsabilizzare l'operaio e dargli l'opportunità di intervenire in catena sia un metodo che sicuramente possa migliorare la qualità.
E' il metodo usato anche dai giapponesi, con gli operai direttamente coinvolti nel processo di miglioramento qualitativo. Ed i risultati si vedono, altro che "metodi diversi".
Chi ci assicura che quanto dici, non accada anche in Fiat, magari però in modo diverso?? Magari la Fiat ha dato alla signora dei strumenti per fare la qualità e non fermare la catena, sarebbe possibile no?l

Tutto è possibile, ma proprio i giapponesi hanno rivoluzionato il concetto di catena di montaggio, dimostrando che la qualità comincia da lì. Intervenire dopo equivale a metterci una pezza, quando va bene.
L'operaia nell'intervista ha detto che non è mai successo che qualcuno fermasse la produzione in Fiat: sono tutte perfette?
 
Maxetto ha scritto:
Da tutto questo cosa dobbiamo dedurre?

Che gli stabilimenti europei sono in perdita perchè il mercato non può assorbirne la capacità produttiva. Di conseguenza, alcuni dovranno essere chiusi giocoforza, e quelli italiani sono tra i più a rischio, essendo produttivi al 50%. Aggiungiamo una certa mancanza sul piano della qualità, e una totale mancanza di investimenti sui prodotti al di fuori della famiglia Panda e Punto, che non siano americani...
... a questo punto c'è poco da dedurre, Alfa va venduta. Indovina a chi? ;)
 
renexx ha scritto:
Maxetto ha scritto:
Da tutto questo cosa dobbiamo dedurre?

Che gli stabilimenti europei sono in perdita perchè il mercato non può assorbirne la capacità produttiva. Di conseguenza, alcuni dovranno essere chiusi giocoforza, e quelli italiani sono tra i più a rischio, essendo produttivi al 50%. Aggiungiamo una certa mancanza sul piano della qualità, e una totale mancanza di investimenti sui prodotti al di fuori della famiglia Panda e Punto, che non siano americani...
... a questo punto c'è poco da dedurre, Alfa va venduta. Indovina a chi? ;)

Cinesi. ;)
 
umbiBerto ha scritto:
In Germania (O dove il costo del lavoro è alto così come la scolarità) si è provveduto investendo in automazione ....

Visti i dati sul costo del lavoro? In Francia è maggiore che in Germania e noi siamo lì lì coi tedeschi.

Per l'automazione ricordo un nome a caso Comau.
 
BelliCapelli3 ha scritto:
pilota54 ha scritto:
Le tue opinioni sono rispettabilissime. Non so se Giannino voleva dire quello che dici tu, però guarda che la Chrysler ha restituito gra parte dei soldi che lo Stato americano ha messo nell'azienda, che erano in prestito e non a fondo perduto come è successo a volte in Italia! Guardare anche qui:

http://www.quattroruote.it/detroit2011/articolo.cfm?codice=341287
e qui:

http://www.manageronline.it/articoli/vedi/4803/chrysler-paga-i-debiti-fiat-sale-al-46-e-presenta-la-lancia-y-5-porte/

Oggi Chrysler è al 58% di FIAT e non viceversa, la realtà è questa. Se ogni tanto è l'Italia che fa shopping all'estero e non viceversa credo che possiamo solo rallegrarci e non fare sempre dietrologia.

Per quanto riguarda il "comprare italiano", tenuto conto di ciò che hai detto, occorre anche considerare che oggi i mercati sono globalizzati e quindi l'aumento delle vendite in Italia non sarebbe abbastanza. Ma in questo Fiat è piuttosto bene impostata perchè vende bene anche in altri Stati, tipo Brasile o Cina.
Ovviamente essendo nel forum Alfa quello che dobbiamo sperare è che i nuovi modelli Alfa si facciano.

Che Chrysler sia al 58% di proprietà Fiat non credo sia in discussione.

Il problema è chi è il dante causa: chi ha permesso a Fiat di comprare un oggetto che essa non poteva comprare, a quali condizioni, ed a tutela di quali interessi ( naturalmente legittimissimi ). Perchè quella linea di credito è stata aperta a certe condizioni. Vero che poi il debito è stato ripagato al governo, ma solo per spostarlo alle banche. Sempre americane, sempre con il consenso del governo.

E questo fatto naturalmente non lo si chiama in causa per sostenere che in realtà Chrysler non sia di proprietà Fiat ( sarebbe stupido ) ma per sottintendere che la vocazione, gli interessi, il dinamismo imprenditoriale di Fiat, insieme a Chrysler, si siamo spostati oltreoceano. Marchionne non a caso sta continuando a parlare di un possibile spostamento della sede legale oltreoceano.

Diciamo che più che un acquisto è stato un matrimonio con percezione di sonora dote. Ma un matrimonio d'interesse si fa onorando certe obbligazioni. Ad esempio, se la tua promessa sposa ricca ha gli interessi oltreoceano, e tu vuoi partecipare dei di lei interessi, tuo suocero abbronzato ti chiederà di sposarla in USA e di stabilirtici stabilmente. Dare moneta, vedere cammello. Tutto qua.

I tuoi timori (che poi forse sono gli stessi del dr. Giannino) sono fondati. E' vero che quello tra Fiat e Chrysler è un matrimonio per il quale è ancora da stabilire la residenza dei coniugi, che al momento hanno domicilio in due continenti diversi. Però i "figli" (automobili) sono di entrambi e se saranno tanti faranno proseliti e si spargeranno per il mondo. L'uomo tuttavia in questo caso è "Fiat" e il cognome della famiglia quindi è Fiat. Il gruppo torinese viaggia verso il 100% del capitale, che potrebbe raggiungere già entro il 2012.

Dove saranno dislocati gli stabilimenti nel futuro? Io penso in quasi tutti i continenti del globo, di cui uno sarà l'Europa. In Italia speriamo che resti una congrua produzione di autoveicoli. Questo dobbiamo augurarcelo tutti, ma dipende anche dalla richiesta del mercato, italiano ed europeo e quindi dal potenziale sfruttamento degli impianti.
 
pilota54 ha scritto:
BelliCapelli3 ha scritto:
pilota54 ha scritto:
Le tue opinioni sono rispettabilissime. Non so se Giannino voleva dire quello che dici tu, però guarda che la Chrysler ha restituito gra parte dei soldi che lo Stato americano ha messo nell'azienda, che erano in prestito e non a fondo perduto come è successo a volte in Italia! Guardare anche qui:

http://www.quattroruote.it/detroit2011/articolo.cfm?codice=341287
e qui:

http://www.manageronline.it/articoli/vedi/4803/chrysler-paga-i-debiti-fiat-sale-al-46-e-presenta-la-lancia-y-5-porte/

Oggi Chrysler è al 58% di FIAT e non viceversa, la realtà è questa. Se ogni tanto è l'Italia che fa shopping all'estero e non viceversa credo che possiamo solo rallegrarci e non fare sempre dietrologia.

Per quanto riguarda il "comprare italiano", tenuto conto di ciò che hai detto, occorre anche considerare che oggi i mercati sono globalizzati e quindi l'aumento delle vendite in Italia non sarebbe abbastanza. Ma in questo Fiat è piuttosto bene impostata perchè vende bene anche in altri Stati, tipo Brasile o Cina.
Ovviamente essendo nel forum Alfa quello che dobbiamo sperare è che i nuovi modelli Alfa si facciano.

Che Chrysler sia al 58% di proprietà Fiat non credo sia in discussione.

Il problema è chi è il dante causa: chi ha permesso a Fiat di comprare un oggetto che essa non poteva comprare, a quali condizioni, ed a tutela di quali interessi ( naturalmente legittimissimi ). Perchè quella linea di credito è stata aperta a certe condizioni. Vero che poi il debito è stato ripagato al governo, ma solo per spostarlo alle banche. Sempre americane, sempre con il consenso del governo.

E questo fatto naturalmente non lo si chiama in causa per sostenere che in realtà Chrysler non sia di proprietà Fiat ( sarebbe stupido ) ma per sottintendere che la vocazione, gli interessi, il dinamismo imprenditoriale di Fiat, insieme a Chrysler, si siamo spostati oltreoceano. Marchionne non a caso sta continuando a parlare di un possibile spostamento della sede legale oltreoceano.

Diciamo che più che un acquisto è stato un matrimonio con percezione di sonora dote. Ma un matrimonio d'interesse si fa onorando certe obbligazioni. Ad esempio, se la tua promessa sposa ricca ha gli interessi oltreoceano, e tu vuoi partecipare dei di lei interessi, tuo suocero abbronzato ti chiederà di sposarla in USA e di stabilirtici stabilmente. Dare moneta, vedere cammello. Tutto qua.

I tuoi timori (che poi forse sono gli stessi del dr. Giannino) sono fondati. E' vero che quello tra Fiat e Chrysler è un matrimonio per il quale è ancora da stabilire la residenza dei coniugi, che al momento hanno domicilio in due continenti diversi. Però i "figli" (automobili) sono di entrambi e se saranno tanti faranno proseliti e si spargeranno per il mondo. L'uomo tuttavia in questo caso è "Fiat" e il cognome della famiglia quindi è Fiat. Il gruppo torinese viaggia verso il 100% del capitale, che potrebbe raggiungere già entro il 2012.

Dove saranno dislocati gli stabilimenti nel futuro? Io penso in quasi tutti i continenti del globo, di cui uno sarà l'Europa. In Italia speriamo che resti una congrua produzione di autoveicoli. Questo dobbiamo augurarcelo tutti, ma dipende anche dalla richiesta del mercato, italiano ed europeo e quindi dal potenziale sfruttamento degli impianti.

anche questo è vero.
Però, a questo punto, dobbiamo concludere che il progetto "fabbrica Italia", a suo tempo tanto sbandierato quale contraltare del nuovo modello di flessibilità contrattuale, è morto e defunto??
 
renexx ha scritto:
reFORESTERation ha scritto:
renexx ha scritto:
reFORESTERation ha scritto:
Credo all'operaia la quale dice che non possono fermare la produzione, ma mi chiedo, non può essere che ci sia un metodo diverso per recuperare l'errore di produzione?? Certo che si..anzi, ne sono sicuro.
Non è detto quindi che il metodo tedesco sia il giusto e quello italiano sbagliato, sono differenti, punto. Parlo dei soli processi di produzione ora, e non tiro in ballo quelli giapponesi perché impallirebbero pure i tedeschi.

E' evidente che responsabilizzare l'operaio e dargli l'opportunità di intervenire in catena sia un metodo che sicuramente possa migliorare la qualità.
E' il metodo usato anche dai giapponesi, con gli operai direttamente coinvolti nel processo di miglioramento qualitativo. Ed i risultati si vedono, altro che "metodi diversi".
Chi ci assicura che quanto dici, non accada anche in Fiat, magari però in modo diverso?? Magari la Fiat ha dato alla signora dei strumenti per fare la qualità e non fermare la catena, sarebbe possibile no?l

Tutto è possibile, ma proprio i giapponesi hanno rivoluzionato il concetto di catena di montaggio, dimostrando che la qualità comincia da lì. Intervenire dopo equivale a metterci una pezza, quando va bene.
L'operaia nell'intervista ha detto che non è mai successo che qualcuno fermasse la produzione in Fiat: sono tutte perfette?
scusate ma forse si sta' esagerando un tantino...fiat e' in difficolta' in europa? vero fiat come qualita' degli interni e' un gradino sotto wv? vero.
Ma che sia tecnologicamente indietro e' tutto da dimostrare ...anzi e,soprattutto
che il verbo della verita' su una azienda di tali dimensioni e complessita' sia l'operaia dell'intervista mi fa' francamente sorridere
 
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