<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=1500520490268011&amp;ev=PageView&amp;noscript=1"> Stellantis ha chiesto ai suoi operai italiani di andare a lavorare in Serbia | Page 12 | Il Forum di Quattroruote

Stellantis ha chiesto ai suoi operai italiani di andare a lavorare in Serbia

Io credo che questa situazione della trasferta in Serbia la potrei applicare alla mia esperienza: credo di essere l'unico qua dentro che e' espatriato molti anni fa. Ebbene se io fossi un operaio di Stellantis di 36 anni, che e' l'eta' in cui me ne andai, senza famiglia mia e senza un'alternativa lavorativa, probabilmente ci andrei in Serbia piuttosto che restare a casa dei miei a fare qualche lavoretto in nero. L'unico aspetto che mi frenerebbe sarebbe la lingua, ma io partirei gia' con l'inglese fluente (cosi' come fu quando venni in Irlanda) e soprattutto senza soffrire il distacco da Palermo. Ora tornando alla mia esperienza reale: io me ne andai perche' avevo perso il lavoro al call centre (neanche gran cosa poi visto che era un part time a 20 ore) e avrei potuto continuare a lavorare come insegnante come facevo gia' allora part time, con la possibilita' forse di fare piu' ore di insegnamento (ma era scuola privata, anzi diplomificio come lo chiamavo io), e invece preferii troncare tutto. I miei ex colleghi di allora mi presero per pazzo perche' lo consideravano un salto nel buio: lasciare la propria citta', la famiglia, gli amici, ecc. per andare in un posto completamente nuovo senza legami, ne' appoggio logistico di nessun tipo. Anche se io pero' non partii all'avventura, nel senso che partii con un contratto di lavoro gia' in tasca con una multinazionale americana, non andavo a cercare lavoro a tentativi. Fra l'altro con tutto pagato: voli, bagaglio extra, pasti in aeroporto, taxi per l'albergo, albergo a Cork per i primi 10 giorni dall'arrivo (tranne il vitto). E io non ero nessuno e la mia famiglia penso' ad una truffa sicura. Oggi ringrazio il call centre di Palermo che mi licenzio' allora, perche' altrimenti non avrei mai avuto lo stimolo a cercare altro e ad andarmenene. E i mei ex colleghi di allora, oggi in gran parte sono in mezzo alla strada perche' Almaviva ha quasi completamente chiuso a Palermo, e loro ormai hanno famiglie, figli, mutui, ecc.
 
E al telefono come fai? E poi non tutti fra i 50 e i 65 anni sono disposti ad avventurarsi in app. Se i 3 operai che dividono l'auto a noleggio restano in panne con l'auto in mezo al nulla della campagna serba, usano l'app secondo te per chiamare il soccorso stradale serbo?
E se un meteorite colpisce il satellite?
Dai, dall'altra parte trovi qualcuno che inglese lo parla, tanto quanto i taxi. Non è che siamo nel 1925.
 
E se un meteorite colpisce il satellite?
Dai, dall'altra parte trovi qualcuno che inglese lo parla, tanto quanto i taxi. Non è che siamo nel 1925.
Bravo hai fatto la battuta! Notoriamente un operaio stellantis, soprattutto fra i 50 e i 65 anni riesce a comunicare in inglese abbastanza bene, come no? Come i tassisti serbi dell' entroterra, hanno proprio quell'accento yankee...:emoji_sweat_smile::emoji_sweat_smile::emoji_sweat_smile:
 
Anni fa QR pubblicò un articolo sulle condizioni di lavoro dei dipendenti FCA nei vari paesi.
Mi pare di ricordare che quelli che,almeno sulla carta,godevano di un miglior rapporto tra retribuzione e costo della vita più agevolazioni varie fossero i dipendenti brasiliani.
Mentre quelli polacchi,era il periodo della 500 e della panda seconda serie prodotte a Tychy,mi pare che avessero retribuzioni simili a quelle italiane ma anche un costo della vita abbastanza simile.
In questo caso si tratta di trasfertisti che percepiscono una retribuzione maggiore a fronte ovviamente del disagio di doversi trasferire.
In teoria dovrebbero almeno dal punto di vista economico trarne dei benefici.
 
Però in questo caso, come evidenziato anche da molte notizie, in questo stabilimento si crea una "lotta interna" ossia il trasfertista che prende x, il locale che prende il misero stipendio pattuito come il Nepalese e gli stabiati della prima ora che probabilmente per avviare l'ambaradan prendevano anche bene....

La parità di salario nello stesso ambiente a parità di funzione è penso la cosa più normale....quando la sproporzione è nell'ordine del 300% ovvio che lì qualche problema si crei.....
 
Io credo che questa situazione della trasferta in Serbia la potrei applicare alla mia esperienza: credo di essere l'unico qua dentro che e' espatriato molti anni fa. Ebbene se io fossi un operaio di Stellantis di 36 anni, che e' l'eta' in cui me ne andai, senza famiglia mia e senza un'alternativa lavorativa, probabilmente ci andrei in Serbia piuttosto che restare a casa dei miei a fare qualche lavoretto in nero. L'unico aspetto che mi frenerebbe sarebbe la lingua, ma io partirei gia' con l'inglese fluente (cosi' come fu quando venni in Irlanda) e soprattutto senza soffrire il distacco da Palermo. Ora tornando alla mia esperienza reale: io me ne andai perche' avevo perso il lavoro al call centre (neanche gran cosa poi visto che era un part time a 20 ore) e avrei potuto continuare a lavorare come insegnante come facevo gia' allora part time, con la possibilita' forse di fare piu' ore di insegnamento (ma era scuola privata, anzi diplomificio come lo chiamavo io), e invece preferii troncare tutto. I miei ex colleghi di allora mi presero per pazzo perche' lo consideravano un salto nel buio: lasciare la propria citta', la famiglia, gli amici, ecc. per andare in un posto completamente nuovo senza legami, ne' appoggio logistico di nessun tipo. Anche se io pero' non partii all'avventura, nel senso che partii con un contratto di lavoro gia' in tasca con una multinazionale americana, non andavo a cercare lavoro a tentativi. Fra l'altro con tutto pagato: voli, bagaglio extra, pasti in aeroporto, taxi per l'albergo, albergo a Cork per i primi 10 giorni dall'arrivo (tranne il vitto). E io non ero nessuno e la mia famiglia penso' ad una truffa sicura. Oggi ringrazio il call centre di Palermo che mi licenzio' allora, perche' altrimenti non avrei mai avuto lo stimolo a cercare altro e ad andarmenene. E i mei ex colleghi di allora, oggi in gran parte sono in mezzo alla strada perche' Almaviva ha quasi completamente chiuso a Palermo, e loro ormai hanno famiglie, figli, mutui, ecc.
Hai avuto coraggio e sei stato premiato.
Il peccato è perder la propria terra oltre che una persona che evidentemente era sprecata in un call center, ma chissà quanti come te.

Mia moglie ha una collega che da Siracusa è venuta qui al nord, assieme al marito.
Prima lui. Aveva perso il lavoro giù ed è emigrato al nord, poi lo ha seguito lei che essendo laureata era più spendibile e trovò subito lavoro come educatrice scolastica.
Certo non sono andati all'estero però ancora oggi nel 2025 mi ha fatto un po' effetto conoscere due ragazzi lasciare tutto e venire su, senza intenzione di ritornare lasciando genitori, amici e parenti.
 
Però in questo caso, come evidenziato anche da molte notizie, in questo stabilimento si crea una "lotta interna" ossia il trasfertista che prende x, il locale che prende il misero stipendio pattuito come il Nepalese e gli stabiati della prima ora che probabilmente per avviare l'ambaradan prendevano anche bene....

La parità di salario nello stesso ambiente a parità di funzione è penso la cosa più normale....quando la sproporzione è nell'ordine del 300% ovvio che lì qualche problema si crei.....
In realtà questa cosa del lavoro in Serbia era stato già proposto ad ex Maserati mesi fa. Circa un centinaio se ricordo bene. Qualcuno partì e disse di non esser ben visto sulle prime. Ma accettarono proprio in pochi.
 
In realtà questa cosa del lavoro in Serbia era stato già proposto ad ex Maserati mesi fa. Circa un centinaio se ricordo bene. Qualcuno partì e disse di non esser ben visto sulle prime. Ma accettarono proprio in pochi.
Il problema è grosso, detto da chi ci lavora.....ho letto nei commenti sotto un video.....infatti se vedi ci sono stati dei posticipi per questa auto, mica di poco conto....
 
Hai avuto coraggio e sei stato premiato.
Il peccato è perder la propria terra oltre che una persona che evidentemente era sprecata in un call center, ma chissà quanti come te.

Mia moglie ha una collega che da Siracusa è venuta qui al nord, assieme al marito.
Prima lui. Aveva perso il lavoro giù ed è emigrato al nord, poi lo ha seguito lei che essendo laureata era più spendibile e trovò subito lavoro come educatrice scolastica.
Certo non sono andati all'estero però ancora oggi nel 2025 mi ha fatto un po' effetto conoscere due ragazzi lasciare tutto e venire su, senza intenzione di ritornare lasciando genitori, amici e parenti.
Credo che in 2 sia piu' facile emigrare, nel senso che non si e' soli. Io ai tempi provai a convincere la mia ragazza di allora a seguirmi dopo la laurea, ma lei era molto radicata a Palermo e la storia fini' dopo qualche mese che ero a Cork.
 
Credo che in 2 sia piu' facile emigrare, nel senso che non si e' soli. Io ai tempi provai a convincere la mia ragazza di allora a seguirmi dopo la laurea, ma lei era molto radicata a Palermo e la storia fini' dopo qualche mese che ero a Cork.
E' vero. Certo poi in linea d'aria sono più lontani quei due ragazzi da Siracusa che io alla Francia o meglio alla Svizzera ma comunque un conto è rimanere in Italia un altro è andare all'estero.
 
Hai avuto coraggio e sei stato premiato.
Il peccato è perder la propria terra oltre che una persona che evidentemente era sprecata in un call center, ma chissà quanti come te.

Mia moglie ha una collega che da Siracusa è venuta qui al nord, assieme al marito.
Prima lui. Aveva perso il lavoro giù ed è emigrato al nord, poi lo ha seguito lei che essendo laureata era più spendibile e trovò subito lavoro come educatrice scolastica.
Certo non sono andati all'estero però ancora oggi nel 2025 mi ha fatto un po' effetto conoscere due ragazzi lasciare tutto e venire su, senza intenzione di ritornare lasciando genitori, amici e parenti.

Anche io e la mia prima moglie siamo stati per un periodo "emigrati", anche se solo a Pisa (come base per me) e non all'estero.
Io andavo già in giro per l'Italia, in trasferta, ma tornare a Catania nei week-end era complicato e lo facevo ogni 2-3 settimane. Così mia moglie decise di cercare posto al centro-nord, dato che a Catania ancora insegnava nelle scuole private. Trovò così una supplenza annuale (ins. di sostegno) a Pisa e ci trasferimmo tutti (padre, madre e figlio di 6 anni) a Pisa. L'anno dopo passò di ruolo.

Io lavorai per 1 anno a Lucca (15 km da Pisa) scegliendola come nuova "sede" di riferimento, e così ogni sera in mezz'ora ero a casa. Poi ricominciai a viaggiare per l'Italia, ma tornando ogni venerdì sera e ripartendo ogni domenica sera...

Come ho detto, lo ricordo come un periodo molto bello e "movimentato" della mia vita. La vita sotto il profilo economico ci cambiò a tutti e tre, perchè passammo da uno stipendio buono, il mio, e uno risibile, di mia moglie, a uno buono e uno discreto, + un'ottima trasferta. Pur pagando l'affitto (e il mutuo a CT), riuscivo ad avere ogni mese un avanzo di circa 800.000 lire da aggiungere ai due stipendi.
 
Ultima modifica:
Quando ero già specializzato, a 30 anni passati, ho accettato come incarichi a tempo determinato, , dopo Genova e Petra Ligure, Reggio Emilia, Macerata, Cagliari (dove divenni finalmente dirigente di ruolo a tempo indeterminato (ma a 35 anni) e poi Ancona, Pavia, Asti, prima di arrivare alla mia città di residenza. Però un conto è scegliere liberamente. Un conto è un ddl che ti assume per uno stabilimento, ti fai casa e famiglia, e poi ti dice di andare a migliai di km in un posto neanche tanto raggiungibile, capirei avessero proposto Francoforte o Barcellona...
 
Anche io e la mia prima moglie siamo stati per un periodo "emigrati", anche se solo a Pisa (come base per me) e non all'estero.
Io andavo già in giro per l'Italia, in trasferta, ma tornare a Catania nei week-end era complicato e lo facevo ogni 2-3 settimane. Così mia moglie decise di cercare posto al centro-nord, dato che a Catania ancora insegnava nelle scuole private. Trovò così una supplenza annuale (ins. di sostegno) a Pisa e ci trasferimmo tutti (padre, madre e figlio di 6 anni) a Pisa. L'anno dopo passò di ruolo. La vita sotto il profilo economico ci cambiò a tutti perchè passammo da uno stipendio buono, il mio, e uno risibile, di mia moglie, a uno buono e uno discreto, + un'ottima trasferta. Pur pagando l'affitto (e il mutuo a CT), riuscivo ad avere ogni mese un avanzo di circa 800.000 lire da aggiungere ai due stipendi.

Io lavorai per 1 anno a Lucca (15 km da Pisa) scegliendola come nuova "sede" di riferimento, e così ogni sera in mezz'ora ero a casa. Poi ricominciai a viaggiare per l'Italia, ma tornando ogni venerdì sera e ripartendo ogni domenica sera...
Come ho detto, lo ricordo come un periodo molto bello e "movimentato" della mia vita.
io non riuscirei a distaccarmi così tanto tempo dalla mia famiglia, penso che specie sulle prime non è mai una scelta facile.
 
io non riuscirei a distaccarmi così tanto tempo dalla mia famiglia, penso che specie sulle prime non è mai una scelta facile.

Sicuramente si, ma comunque quella fase durò praticamente solo 5 anni. 7, meno l'anno in cui sono stato a Lucca e un altro anno quando tornai a Lucca, come ho detto a 15 km da dove abitavo allora, prima di ottenere il ritorno a Catania, con una grande esperienza in più (e dopo 1 anno dal ritorno ottenni la promozione a quadro direttivo).
Ricordo che quando ci trasferimmo da Pisa a Catania inviai su un treno, portandoli in stazione su un grosso furgone a noleggio, 52 scatoli/scatoloni di roba. Le cose comprate in 7 anni, più qualcosa che ci eravamo portati all'andata, ovviamente. A Pisa avevo portato anche una bicicletta, ma mi fu rubata.

Una "chicca": quando tornai a Lucca vidi una scritta a penna sull'ascensore, evidentemente di 5 anni prima, mai cancellata, che diceva "Manlio, perchè sei partito?" Non ho mai saputo chi l'aveva scritta, ma vi assicuro che non ebbi mai alcuna relazione con colleghe di Lucca. Evidentemente un'innamorata "platonica". :emoji_blush:Lo raccontai anche a mia moglie e ci ridemmo sopra.
 
Ultima modifica:
Anche io e la mia prima moglie siamo stati per un periodo "emigrati", anche se solo a Pisa (come base per me) e non all'estero.
Io andavo già in giro per l'Italia, in trasferta, ma tornare a Catania nei week-end era complicato e lo facevo ogni 2-3 settimane. Così mia moglie decise di cercare posto al centro-nord, dato che a Catania ancora insegnava nelle scuole private. Trovò così una supplenza annuale (ins. di sostegno) a Pisa e ci trasferimmo tutti (padre, madre e figlio di 6 anni) a Pisa. L'anno dopo passò di ruolo.

Io lavorai per 1 anno a Lucca (15 km da Pisa) scegliendola come nuova "sede" di riferimento, e così ogni sera in mezz'ora ero a casa. Poi ricominciai a viaggiare per l'Italia, ma tornando ogni venerdì sera e ripartendo ogni domenica sera...

Come ho detto, lo ricordo come un periodo molto bello e "movimentato" della mia vita. La vita sotto il profilo economico ci cambiò a tutti e tre, perchè passammo da uno stipendio buono, il mio, e uno risibile, di mia moglie, a uno buono e uno discreto, + un'ottima trasferta. Pur pagando l'affitto (e il mutuo a CT), riuscivo ad avere ogni mese un avanzo di circa 800.000 lire da aggiungere ai due stipendi.
Sei stato comunque in posti in cui la qualita' della vita era buona, probabilmente anche meglio di Catania che avevi lasciato e, sia Lucca che Pisa, dei bei posti in cui vivere. Ma spostarsi in Italia e' ben diverso che andare all'estero e, come dice Kentauros, soprattutto se ti mandano in un posto che come direbbero in inglese e' "in the middle of nowhere". Andare a lavorare e vivere in un posto di cui non si conosce la lingua e per di piu' non particolarmente attraente per viverci, non e' una scelta facile. Non e' neanche minimamente paragonabile a quello che ho fatto io, sia perche' io conoscevo la lingua, ma soprattutto perche' Cork e' una bella cittadina, ha un suo aeroporto che fa tanto per spostarsi, servizi che funzionano, praticamente traffico inesistente rispetto a cosa c'e' a Palermo, ecc. Per me e' stato un salto di qualita' notevole rispetto a Palermo che gia' volevo lasciare di mio.
 
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