l’esasperata ricerca di redditività della concessionaria quale elemento scatenante la sua decisione di chiudere quell’esperienza.
Ormai non si tratta più del principio, più o meno condivisibile, cosiddetto "edonistico" che sta alla base dell' economia, oggi siamo giunti ad una inumana estremizzazione di questo concetto, che può risultare moralmente, eticamente e umanamente accettabile solo quando, secondo me, rimane nei limiti del giusto, sia esso come compenso, ricavo o utile.
Mi ricordo se non sbaglio di un articolo di QR di tanto tempo fa dove già si calcolava che fatto 100 il fatturato dei gestori autostradali, l' utile netto (ovvero pagate tutte le spese, oneri finanziari, tasse) era del 25% annuo! Trovatemi voi un investimento con i normali metodi (azioni, titoli, ecc.) e con rischiosità praticamente nulla, che dia gli stessi risultati. Capite bene la corsa a queste concessioni.
Con tali numeri, con tali utili, mi compro un ente intero di verifica sulle strutture, che mi testa positivamente e certifica qualsiasi cosa, dalla resistenza dei materiali alla corretta esecuzione delle opere, caso mai non bastasse una autocertificazione, strumento inventato da una burocrazia inefficiente ed incompetente e vendutoci come semplificazione delle procedure, ma che in assenza di controlli assidui di verifica non serve niente.
Morandi avrà peccato di presunzione "ingegneristica", si sarà fidato troppo del suo intuito e della sua capacità di modellare determinate strutture, sopravvalutando certi aspetti e trascurandone altri (che magari neanche si immaginava esistessero, perché è facile col senno di poi trovare noi oggi errori e difetti), avrà utilizzato schemi che oggi risultano sbagliati o utilizzabili con certi materiali e altri meno, ma, lasciatemelo dire, trovo che la responsabilità di quelle quaranta tragiche morti dell' altro ieri sia da ricercarsi altrove.
E, purtroppo, sappiamo tutti dove.