<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=1500520490268011&amp;ev=PageView&amp;noscript=1"> Ponti: la sf..a continua | Page 28 | Il Forum di Quattroruote

Ponti: la sf..a continua

Cosa vuol dire progettato male? Morandi era uomo del suo tempo, un ingegnere che progettava sulla base delle teorie e dei metodi di scienza e tecnica delle costruzioni disponibili all'epoca; il calcolo veniva fatto a mano o graficamente, la modellizzazione delle strutture era semplice, lontana anni luce da come ora viene comunemente effettuata con l'ausilio dei computer e di software sofisticati.
La conoscenza dei materiali e del comportamento "al limite" soprattutto del calcestruzzo era scarsa, trattandosi di un materiale relativamente giovane come impiego rispetto all'acciaio, usato sin dagli inizi dell'Ottocento e di cui si aveva più esperienza (che nella scienza delle costruzioni spesso si fa dopo crolli, purtroppo).
Motivi quindi di ordine tecnico-culturale ma anche di economicità indirizzavano quindi i progettisti del secondo dopoguerra a scegliere proprio le strutture in cemento armato, certi di poterlo dominare sia dal punto di vista architettonico che strutturale, arrivando a operare scelte decisamente ardite, se non proprio controcorrente.
E tutti erano sicuri che fosse un materiale praticamente "eterno" ed indistruttibile, capace di proteggere le barre (o i trefoli di precompressione) contenuti al suo interno senza mai presentare problemi.
Se il cemento armato si usa per fare bunker resistenti ai colpi di obice o alle bombe di aereo, si ragionava allora, cosa c'è di meglio?
Attacchi ambientali di tipo chimico come la carbonatazione, i cicli gelo/disgelo, l'uso del sale antighiaccio, tanto per limitarci ad alcuni aspetti influenzanti la durabilità non venivano presi più di tanto in considerazione in fase progettuale/realizzativa.
Che poi un ponte più che opera statica sia una vera e propria "macchina" i cui componenti sono soggetti a continui movimenti, vibrazioni, forze in movimento, anche se ai quei tempi lo si poteva intuire, era difficile valutarne gli effetti e tutte le combinazioni più gravose con i metodi di calcolo disponibili all'epoca. Quindi spesso si utilizzavano metodi semplificati ed empirici, ma era normale prassi, non c'era malafede.
Non voglio mettermi a fare l'avvocato difensore dei progettisti di quell'epoca, ma solo sottolineare il fatto che giudicare oggi il loro operato e le loro convinzioni e scelte tecniche, sulla base delle nuove conoscenze e tecnologie che abbiamo a disposizione, lo trovo sterile e senza senso.
Anzi su di noi oggi, soprattutto su chi ha in gestione tali opere ingegneristiche, proprio per questa migliore conoscenza, per i mezzi di indagine che abbiamo a disposizione, ricade la responsabilità di non aver saputo sia prevedere oggettivamente i potenziali rischi di quel tipo di strutture, in maniera realistica, sia mettere in atto interventi risolutivi, e non di facciata.

L'esperto sei tu, e non mi permetto di ribattere perchè non è il mio settore. Però, a pelle, guardando la foto del ponte libico al post precedente, mi sorprende che sia ancora in piedi.
 
Per me i veri responsabili sono i benetton....la gronda, se anche fosse stata fatta, avrebbe dovuto alleggerire il traffico sul ponte,, non sostituirlo. E prima o poi sarebbe cmq crollato
Non lo posto per intero in quanto c'è qualche ( dico qualche ma non si sa mai) considerazione politica.
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Cosa vuol dire progettato male? Morandi era uomo del suo tempo, un ingegnere che progettava sulla base delle teorie e dei metodi di scienza e tecnica delle costruzioni disponibili all'epoca; il calcolo veniva fatto a mano o graficamente, la modellizzazione delle strutture era semplice, lontana anni luce da come ora viene comunemente effettuata con l'ausilio dei computer e di software sofisticati.
La conoscenza dei materiali e del comportamento "al limite" soprattutto del calcestruzzo era scarsa, trattandosi di un materiale relativamente giovane come impiego rispetto all'acciaio, usato sin dagli inizi dell'Ottocento e di cui si aveva più esperienza (che nella scienza delle costruzioni spesso si fa dopo crolli, purtroppo).
Motivi quindi di ordine tecnico-culturale ma anche di economicità indirizzavano quindi i progettisti del secondo dopoguerra a scegliere proprio le strutture in cemento armato, certi di poterlo dominare sia dal punto di vista architettonico che strutturale, arrivando a operare scelte decisamente ardite, se non proprio controcorrente.
E tutti erano sicuri che fosse un materiale praticamente "eterno" ed indistruttibile, capace di proteggere le barre (o i trefoli di precompressione) contenuti al suo interno senza mai presentare problemi.
Se il cemento armato si usa per fare bunker resistenti ai colpi di obice o alle bombe di aereo, si ragionava allora, cosa c'è di meglio?
Attacchi ambientali di tipo chimico come la carbonatazione, i cicli gelo/disgelo, l'uso del sale antighiaccio, tanto per limitarci ad alcuni aspetti influenzanti la durabilità non venivano presi più di tanto in considerazione in fase progettuale/realizzativa.
Che poi un ponte più che opera statica sia una vera e propria "macchina" i cui componenti sono soggetti a continui movimenti, vibrazioni, forze in movimento, anche se ai quei tempi lo si poteva intuire, era difficile valutarne gli effetti e tutte le combinazioni più gravose con i metodi di calcolo disponibili all'epoca. Quindi spesso si utilizzavano metodi semplificati ed empirici, ma era normale prassi, non c'era malafede.
Non voglio mettermi a fare l'avvocato difensore dei progettisti di quell'epoca, ma solo sottolineare il fatto che giudicare oggi il loro operato e le loro convinzioni e scelte tecniche, sulla base delle nuove conoscenze e tecnologie che abbiamo a disposizione, lo trovo sterile e senza senso.
Anzi su di noi oggi, soprattutto su chi ha in gestione tali opere ingegneristiche, proprio per questa migliore conoscenza, per i mezzi di indagine che abbiamo a disposizione, ricade la responsabilità di non aver saputo sia prevedere oggettivamente i potenziali rischi di quel tipo di strutture, in maniera realistica, sia mettere in atto interventi risolutivi, e non di facciata.
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Intanto Ti ringrazio della risposta.
( Ci guardero' domani con calma )
Detto questo, da quel che mi reputo:
persona di buon senso
Se tu Atlantia mi gestisci la rete autostradale, guadagni ma, nel contempo la devi mantenere in ordine.
Totale.
-Hai gestito
-guadagnato
MA
-non hai manutentuto....
Io ti posso annullare il mandato gratis....
Un po' come se io ti assumessi e tu non fai il tuo lavoro
-per false malattie
o
-per cartellini fasulli.

anch’io la vedo cosí, pensavo fosse logico la revoca ma - come si sente dire - revocare la concessione é quasi impossibile visto che
costerebbe dai 15 ai 20 mld
é assurdo ma é cosí.

http://www.ilgiornale.it/news/crona...revoca-concessione-ad-autostrade-1565362.html

PS: e subentrerebbe Anas che quanto ad efficienza fa ridere.
 
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Se la pistola é stata progettata da chi te l'ha lasciata in eredità ed é difettosa, ci siamo capiti...
Buon senso e lungimiranza sono qualità mai abbastanza apprezzate, in ogni tempo.

se è difettosa non la uso e la butto o la faccio riparare, se poi non sono in grado di capire se é difettosa la faccio vedere da qualcuno che mi sappia valutare lo stato dell’oggetto.
 
Non pensate sia il caso di fare indagini approfondite sulle eventuali responsabilità prima di individuare, con processi sommari, dei capri espiatori? Revocare le concessioni si può, purché si dimostri che il titolare sia stato inadempiente.
La cosa da fare immediatamente, a mio avviso, è mettere in sicurezza le strutture esistenti ed individuare valide alternative per alleggerire i carichi di quelle a rischio. Lasciamo alla magistratura il compito di valutare eventuali responsabilità, fermo restando che mandare al gabbio qualcuno non risolve nessuno dei nostri problemi
 
Questo il testo della concessione, che non è (non dovrebbe essere) un contratto inter pares

Come scrivevo ieri mattina, ci sono i requisiti per iniziare la procedura per la revoca (decadenza per inadempimento).
 

Allegati

  • ASPI Convenzione Unica 12 10 2007.pdf
    4 MB · Visite: 142
Fortunatamente tante costruzioni non presentano problemi perchè utilizzano schemi statici semplici, sono state sovradimensionate e ciò non aggrava il loro funzionamento, e lavorano in situazioni ambientali scarsamente aggressive.
La diga del Vajont, ad esempio, progettata sempre in quegli anni, non si è spostata di un centimetro con la tragica frana del monte Toc, questo per dire che in certi casi i metodi di calcolo di quegli anni andavano più che bene (là c'era tutto il resto sbagliato, ma quella è un'altra storia).
Tecnica ardita nel concepire la struttura, combinata con metodologie di calcolo poco raffinate e scarsa conoscenza del comportamento nel tempo del materiale (ma allora era così) hanno creato un mix i cui effetti sono oggi tragicamente sotto gli occhi di tutti, ma che con le conoscenze dell'epoca era imprevedibile, e se ce n'era qualche sospetto, veniva sopito dal fatto eravamo in un epoca in cui la presunzione di poter sfidare le leggi della natura era forte, c'era il boom economico, tutto sembrava possibile.


Quindi questo ing Morandi ha sbagliato molto di più di chi ha progettato la diga. Diciamo che dopo autostrade se un familiare delle vittime lo maledice non ha neanche tutti i torti....
 
.

Se eredito una pistola e la uso per sparare a qualcuno, la colpa di chi è, mia o di chi me la lasciata in eredità?


Farei un altro esempio. Lasci parcheggiata l auto,questa si muove da sola e si appoggia a un altra. Tu sparisci e non ti fai vedere, prendono la targa e risulta tua. A bordo non c era nessuno ma se la macchina è tua la colpa di chi è ? Il.ponte di chi era? Il progettista lo metto in verità più in secondo piano anche se era meglio che progettasse una pista hot wheels
 
Non pensate sia il caso di fare indagini approfondite sulle eventuali responsabilità prima di individuare, con processi sommari, dei capri espiatori?


Il ponte ha un proprietario. Percui sarà il proprietario a essere in difetto no? Se il tuo cane ti scappa e mi morde il sedere la colpa è tua non del panettiere
 
Non pensate sia il caso di fare indagini approfondite sulle eventuali responsabilità prima di individuare, con processi sommari, dei capri espiatori? Revocare le concessioni si può, purché si dimostri che il titolare sia stato inadempiente.
La cosa da fare immediatamente, a mio avviso, è mettere in sicurezza le strutture esistenti ed individuare valide alternative per alleggerire i carichi di quelle a rischio. Lasciamo alla magistratura il compito di valutare eventuali responsabilità, fermo restando che mandare al gabbio qualcuno non risolve nessuno dei nostri problemi
A parte le varie spiegazioni date da molti ingegneri che dimostrano le carenze di manutenzione ed i problemi che sono nati subito dopo la costruzione, il fatto stesso che Atlantia si sia detta pronta a ricostruire il ponte ( che immagino ci vogliono miliardi) è ammettere una certa responsabilitá.
Magari mi sbaglio ma io la vedo cosí.
 
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