agricolo
0
Cosa vuol dire progettato male? Morandi era uomo del suo tempo, un ingegnere che progettava sulla base delle teorie e dei metodi di scienza e tecnica delle costruzioni disponibili all'epoca; il calcolo veniva fatto a mano o graficamente, la modellizzazione delle strutture era semplice, lontana anni luce da come ora viene comunemente effettuata con l'ausilio dei computer e di software sofisticati.
La conoscenza dei materiali e del comportamento "al limite" soprattutto del calcestruzzo era scarsa, trattandosi di un materiale relativamente giovane come impiego rispetto all'acciaio, usato sin dagli inizi dell'Ottocento e di cui si aveva più esperienza (che nella scienza delle costruzioni spesso si fa dopo crolli, purtroppo).
Motivi quindi di ordine tecnico-culturale ma anche di economicità indirizzavano quindi i progettisti del secondo dopoguerra a scegliere proprio le strutture in cemento armato, certi di poterlo dominare sia dal punto di vista architettonico che strutturale, arrivando a operare scelte decisamente ardite, se non proprio controcorrente.
E tutti erano sicuri che fosse un materiale praticamente "eterno" ed indistruttibile, capace di proteggere le barre (o i trefoli di precompressione) contenuti al suo interno senza mai presentare problemi.
Se il cemento armato si usa per fare bunker resistenti ai colpi di obice o alle bombe di aereo, si ragionava allora, cosa c'è di meglio?
Attacchi ambientali di tipo chimico come la carbonatazione, i cicli gelo/disgelo, l'uso del sale antighiaccio, tanto per limitarci ad alcuni aspetti influenzanti la durabilità non venivano presi più di tanto in considerazione in fase progettuale/realizzativa.
Che poi un ponte più che opera statica sia una vera e propria "macchina" i cui componenti sono soggetti a continui movimenti, vibrazioni, forze in movimento, anche se ai quei tempi lo si poteva intuire, era difficile valutarne gli effetti e tutte le combinazioni più gravose con i metodi di calcolo disponibili all'epoca. Quindi spesso si utilizzavano metodi semplificati ed empirici, ma era normale prassi, non c'era malafede.
Non voglio mettermi a fare l'avvocato difensore dei progettisti di quell'epoca, ma solo sottolineare il fatto che giudicare oggi il loro operato e le loro convinzioni e scelte tecniche, sulla base delle nuove conoscenze e tecnologie che abbiamo a disposizione, lo trovo sterile e senza senso.
Anzi su di noi oggi, soprattutto su chi ha in gestione tali opere ingegneristiche, proprio per questa migliore conoscenza, per i mezzi di indagine che abbiamo a disposizione, ricade la responsabilità di non aver saputo sia prevedere oggettivamente i potenziali rischi di quel tipo di strutture, in maniera realistica, sia mettere in atto interventi risolutivi, e non di facciata.
L'esperto sei tu, e non mi permetto di ribattere perchè non è il mio settore. Però, a pelle, guardando la foto del ponte libico al post precedente, mi sorprende che sia ancora in piedi.