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Approvate da 4R - ipocrisie e giochi mediatici

fabiologgia ha scritto:
...una rivista invece dovrebbe nascere prima di tutto per fare informazione e la pubblicità dovrebbe servire solo a coprire i costi non copribili con le vendite della rivista stessa...
In questo discorso idealista (non è una brutta parola) c'è un errore grave, purtroppo. Non a caso la frase riporta per ben due volte il termine "dovrebbe".

Una rivista, al giorno d'oggi, è un'azienda come qualsiasi altra, il cui scopo consiste nel produrre utili, detti anche guadagni, arricchimenti, quattrini.
Per tutta una serie di motivi, nel corso degli ultimi decenni c'è stato un graduale cambiamento di prospettive per cui siamo arrivati al punto in cui gli introiti aziendali, nel caso dei cosiddetti mezzi di informazione (giornali, radio, tv e più recentemente Internet), arrivano in misura minima/trascurabile dai fruitori ufficiali del servizio (lettori, ascoltatori, spettatori, naviganti) e massima/determinante dagli inserzionisti pubblicitari.

Di conseguenza, i clienti principali di tali aziende hanno smesso di essere i lettori ecc. Ovviamente, quindi, le attenzioni e le priorità delle aziende si sono spostate vistosamente. La pagina dispari (quella che si nota per prima e con maggiore comodità mentre si sfoglia una rivista) a chi viene dedicata preferenzialmente? Alla pubblicità o al lettore? Si trovano più facilmente, in una rivista, due o più pagine consecutive di sola pubblicità oppure due o più pagine consecutive esenti da pubblicità?
Accade più spesso, in tv, che un programma venga "disturbato" da messaggi pubblicitari in sovrimpressione oppure che uno spot pubblicitario venga disturbato da qualcosa in sovrimpressione? Gli esempi sono innumerevoli.

Inoltre si è sempre più giocato, con intenzionale e spudorata ipocrisia, sul significato di "copertura dei costi", con l'intento (perfettamente riuscito) di convincere la gente che la pubblicità serva solo a pagare le bollette e gli stipendi e non sia invece fonte di colossali guadagni. Come se la pubblicità fosse una sorta di male necessario cui si ricorre il meno possibile. Una menzogna colossale. Sarebbe come pensare che un imprenditore decida di produrre/vendere ogni giorno la quantità di prodotto minima indispensabile per pagare le spese e a ricavarsi uno stipendio personale minimo, senza pensare a produrre utili aziendali di sorta.

Ovviamente, se ci fa piacere, possiamo raccontarci tutte le favolette che vogliamo, oppure (ancora più comodamente) credere a quelle che ci vengono raccontate, ma a me sembra che le cose stiano. Se qualcuno è in grado di dimostrarmi che sto sbagliando, ben venga; sarei il primo ad esserne felice.
 
tanocaimano ha scritto:
...allora secondo questo principio, le televisioni di stato dovrebbero continuamente mandare messaggi pubblicitari pro-governo...
La frase potrebbe facilmente passare per una battuta...
Comunque la pubblicità commerciale, in questo senso, differisce dalla propaganda politica. Gli spazi pubblicitari sono un ben preciso prodotto che viene comprato e venduto, mentre i meccanismi della politica seguono dinamiche diverse, per lo meno dal punto di vista spiccatamente economico.
 
@ marimasse

Concordo con te sul fatto ke la pubblicità sia la fonte di guadagno principale di ogni mezzo di comunicazione (stampa, radio,tv, ecc.), però è anche vero che la pubblicità ha un costo legato all' "audience", per così dire; quindi non credo sia una mossa corretta da parte di un editore, piuttosto ke dirigente RAI o altro, relegare in secondo piano il "consumatore" del servizio, in quanto potrebbe essere un potenziale boomerang controproducente. Poi ci sono meccanismi psicologici enormi (mia moglie fà la psi, e ogni tanto mi fà notare cose che mai avrei notato) e non sono ferrato per il discorso in merito, quindi mi astengo.

Penso ke 4R da giornale specializzato, non debba appoggiare simili iniziative (citroen), in quanto di evidente conflitto di interessi. Per dire, se passasse una pubblicità di D&G "appoggiata" dalla rivista Vouge....
Differente è la pubblicità sulla rivista; pura e nuda pubblicità realizzata da "case" pubblicitarie volte a reclamizzare il singolo prodotto (magari enfatizzando "prodotto dell'anno" o "auto dell'anno") in cui il ruolo della rivista si limita alla concessione di una o + pagine della rivista....e questo è legittimo (poi nn sò se c'è una par condicio...).

Così facendo, per me, ai miei occhi, la rivista ha perso di credibilità
 
marimasse ha scritto:
fabiologgia ha scritto:
...una rivista invece dovrebbe nascere prima di tutto per fare informazione e la pubblicità dovrebbe servire solo a coprire i costi non copribili con le vendite della rivista stessa...
In questo discorso idealista (non è una brutta parola) c'è un errore grave, purtroppo. Non a caso la frase riporta per ben due volte il termine "dovrebbe".

Una rivista, al giorno d'oggi, è un'azienda come qualsiasi altra, il cui scopo consiste nel produrre utili, detti anche guadagni, arricchimenti, quattrini.
Per tutta una serie di motivi, nel corso degli ultimi decenni c'è stato un graduale cambiamento di prospettive per cui siamo arrivati al punto in cui gli introiti aziendali, nel caso dei cosiddetti mezzi di informazione (giornali, radio, tv e più recentemente Internet), arrivano in misura minima/trascurabile dai fruitori ufficiali del servizio (lettori, ascoltatori, spettatori, naviganti) e massima/determinante dagli inserzionisti pubblicitari.

le quali aziende inserzionista pagano caro lo spazio su 4ruote e non pagherebbero uguale la rivista della parrocchia.
perché alla fin fine la merce che una rivista (qualsiasi) vende agli inserzionisti non è uno spazio sulla carta ma è la sua qualità e il suo richiamo per i lettori.
le inserzioni le mettono dove si vedono al fine di farle guardare a noi.

e lì si chiude il cerchio.
 
marimasse ha scritto:
fabiologgia ha scritto:
...una rivista invece dovrebbe nascere prima di tutto per fare informazione e la pubblicità dovrebbe servire solo a coprire i costi non copribili con le vendite della rivista stessa...
In questo discorso idealista (non è una brutta parola) c'è un errore grave, purtroppo. Non a caso la frase riporta per ben due volte il termine "dovrebbe".

Una rivista, al giorno d'oggi, è un'azienda come qualsiasi altra, il cui scopo consiste nel produrre utili, detti anche guadagni, arricchimenti, quattrini.
Per tutta una serie di motivi, nel corso degli ultimi decenni c'è stato un graduale cambiamento di prospettive per cui siamo arrivati al punto in cui gli introiti aziendali, nel caso dei cosiddetti mezzi di informazione (giornali, radio, tv e più recentemente Internet), arrivano in misura minima/trascurabile dai fruitori ufficiali del servizio (lettori, ascoltatori, spettatori, naviganti) e massima/determinante dagli inserzionisti pubblicitari.

Di conseguenza, i clienti principali di tali aziende hanno smesso di essere i lettori ecc. Ovviamente, quindi, le attenzioni e le priorità delle aziende si sono spostate vistosamente. La pagina dispari (quella che si nota per prima e con maggiore comodità mentre si sfoglia una rivista) a chi viene dedicata preferenzialmente? Alla pubblicità o al lettore? Si trovano più facilmente, in una rivista, due o più pagine consecutive di sola pubblicità oppure due o più pagine consecutive esenti da pubblicità?
Accade più spesso, in tv, che un programma venga "disturbato" da messaggi pubblicitari in sovrimpressione oppure che uno spot pubblicitario venga disturbato da qualcosa in sovrimpressione? Gli esempi sono innumerevoli.

Inoltre si è sempre più giocato, con intenzionale e spudorata ipocrisia, sul significato di "copertura dei costi", con l'intento (perfettamente riuscito) di convincere la gente che la pubblicità serva solo a pagare le bollette e gli stipendi e non sia invece fonte di colossali guadagni. Come se la pubblicità fosse una sorta di male necessario cui si ricorre il meno possibile. Una menzogna colossale. Sarebbe come pensare che un imprenditore decida di produrre/vendere ogni giorno la quantità di prodotto minima indispensabile per pagare le spese e a ricavarsi uno stipendio personale minimo, senza pensare a produrre utili aziendali di sorta.

Ovviamente, se ci fa piacere, possiamo raccontarci tutte le favolette che vogliamo, oppure (ancora più comodamente) credere a quelle che ci vengono raccontate, ma a me sembra che le cose stiano. Se qualcuno è in grado di dimostrarmi che sto sbagliando, ben venga; sarei il primo ad esserne felice.

carissimo, se domani 4ruote non avesse + un bacino di clienti, la compagnie pubblicitarie non pagherebbero un solo centesimo, si fallisce.
E' come l'audience televisiva, il famoso "share" (o indice di ascolto) all'aumentare di questo indice la pubblicità costa di più. Con l'unica differenza che 4ruote fa pagare anche la sua rivista (come la rai fa pagare il canone). Questo non toglie che un giorno possa essere gratuita, proprio perchè potrebbe raggiungere milioni di utenti (possibile ???). Il costo della pubblicità sarebbe ancora più alto....
Questo per dire che la pubblicità conta, ma in seconda istanza, perchè senza il pubblico, la gente, la pubblicità non esisterebbe.
Questo discorso però secondo me, non deve fare a pugni con la rivista.
4R nella rivista precedente ha detto che quelli di Citroen gli hanno chiesto come potevano ottenere le famose stelle d'oro. OK. Non c'è nessun problema. Significa che Citroen vuole migliorare. Però adesso nasce la criticità, ovvero quando 4ruote NE CONSIGLIA ADDIRITTURA L'ACQUISTO !!!
E' questo il passaggio che non condivido !!!
Se 4ruote pensa che Citroen abbia raggiunto le stelle a cui ambivano, mi sembra alla voce garanzia, che gli vengano assegnate nella pagella NON NELLA PUBBLICITA' DIRETTA. Si diretta, perchè una cosa è ottenere voti altissimi su una pubblicità, altra cosa è tenere voti alti nella pagella oppure con il confronto con la concorrenza, fatta di sacrifici, di passa parola fra i clienti, questa risulta essere una pubblicità molto più duratura ma ovviamente a lungo, lunghissimo termine.
 
AUDIATRE ha scritto:
...la pubblicità conta, ma in seconda istanza, perché senza il pubblico, la gente, la pubblicità non esisterebbe...
Questo è verissimo in linea di principio, ma ormai è sempre più lontano dalla realtà dei fatti.
Senza lettori o ascoltatori o spettatori gli spazi pubblicitari non si venderebbero più, su questo non piove. Però i lettori ecc. ormai sono considerati solo in questa ottica, sempre più letteralmente intesa: strumenti necessari per poter avere qualcosa da vendere ai propri clienti, che sono altri.
Un po' come le macchine utensili per l'azienda metalmeccanica. Se potessi produrre senza di esse lo farei volentieri, ma non posso e quindi le compro, ma il mio scopo primario non è comprare le macchine utensili e tanto meno lucidarle la domenica. Le compro, cercando di pagarle il meno possibile e ne faccio la manutenzione in misura strettamente sufficiente a garantirne il buon funzionamento. Quelle macchine non sono la mia clientela; non è a loro che io dedico i miei sforzi, non è pensando di compiacere loro che io investo in progettazione, qualità e via dicendo.

Come già ho sottolineato, gli esempi sono innumerevoli e quotidiani. Basta pensare, per farne un paio, alla sempre crescente quantità di programmi tv dal costo bassissimo (se posso produrre i miei pezzi con macchine utensili che costano e consumano molto meno...) e alla disinvoltura con cui la programmazione televisiva viene modificata in qualsiasi momento (programmi spostati, interrotti, allungati, accorciati, replicati all'infinito) in ossequio alla esigenze pubblicitarie.
Se queste ultime fossero "seconda istanza" dovrebbe accadere esattamente il contrario, o no?

Sulla carta stampata succede la stessa cosa; anche se in maniera meno spudorata, esattamente nella stessa direzione si va, gradualmente, un passettino alla volta, in modo che il pubblico si abitui senza particolari traumi.
Eclatante esempio ne è proprio la storiella delle auto "consigliate da", ovviamente presentata come iniziativa promossa nell'interesse del lettore, sulla quale proprio non vedo che cosa ci sia da "scoprire", tanto è palese.
Se non vado errato, gli spot ripetono all'infinito la frase

"fatta da X. Approvata da Y.
Un'auto così puoi comprarla anche a occhi chiusi"
.

la quale, oltretutto, campeggia sul sito di Y e non su quello di X.
 
marimasse ha scritto:
fabiologgia ha scritto:
...una rivista invece dovrebbe nascere prima di tutto per fare informazione e la pubblicità dovrebbe servire solo a coprire i costi non copribili con le vendite della rivista stessa...
In questo discorso idealista (non è una brutta parola) c'è un errore grave, purtroppo. Non a caso la frase riporta per ben due volte il termine "dovrebbe".

Una rivista, al giorno d'oggi, è un'azienda come qualsiasi altra, il cui scopo consiste nel produrre utili, detti anche guadagni, arricchimenti, quattrini.
Per tutta una serie di motivi, nel corso degli ultimi decenni c'è stato un graduale cambiamento di prospettive per cui siamo arrivati al punto in cui gli introiti aziendali, nel caso dei cosiddetti mezzi di informazione (giornali, radio, tv e più recentemente Internet), arrivano in misura minima/trascurabile dai fruitori ufficiali del servizio (lettori, ascoltatori, spettatori, naviganti) e massima/determinante dagli inserzionisti pubblicitari.

Di conseguenza, i clienti principali di tali aziende hanno smesso di essere i lettori ecc. Ovviamente, quindi, le attenzioni e le priorità delle aziende si sono spostate vistosamente. La pagina dispari (quella che si nota per prima e con maggiore comodità mentre si sfoglia una rivista) a chi viene dedicata preferenzialmente? Alla pubblicità o al lettore? Si trovano più facilmente, in una rivista, due o più pagine consecutive di sola pubblicità oppure due o più pagine consecutive esenti da pubblicità?
Accade più spesso, in tv, che un programma venga "disturbato" da messaggi pubblicitari in sovrimpressione oppure che uno spot pubblicitario venga disturbato da qualcosa in sovrimpressione? Gli esempi sono innumerevoli.

Inoltre si è sempre più giocato, con intenzionale e spudorata ipocrisia, sul significato di "copertura dei costi", con l'intento (perfettamente riuscito) di convincere la gente che la pubblicità serva solo a pagare le bollette e gli stipendi e non sia invece fonte di colossali guadagni. Come se la pubblicità fosse una sorta di male necessario cui si ricorre il meno possibile. Una menzogna colossale. Sarebbe come pensare che un imprenditore decida di produrre/vendere ogni giorno la quantità di prodotto minima indispensabile per pagare le spese e a ricavarsi uno stipendio personale minimo, senza pensare a produrre utili aziendali di sorta.

Ovviamente, se ci fa piacere, possiamo raccontarci tutte le favolette che vogliamo, oppure (ancora più comodamente) credere a quelle che ci vengono raccontate, ma a me sembra che le cose stiano. Se qualcuno è in grado di dimostrarmi che sto sbagliando, ben venga; sarei il primo ad esserne felice.

Povero cretino che sono. Pensare di fare utili senza vendermi ai clienti!!
Chissà com'è che nel mio lavoro per fare utili devo indicare ai miei clienti ciò che è meglio per loro contestando anche le loro scelte ...... invece 4r per fare utili deve assecondare i desideri dei clienti.
E' mai possibile che in questo paese la verità sia funzionale alla capienza economica?
4R scrive al soldo degli inserzionisti? Ok, va bene, è una rivista per tifosi di alcune marche e non per appassionati. Basta saperlo!
 
G5 ha scritto:
Non è vero. Comprale tutte e fatti un raffronto .... poi afferma il vero!
Se esiste una rivista di una certa diffusione, di qualsiasi genere, che mette i lettori davanti agli inserzionisti pubblicitari, ad esempio riservando ai lettori le pagine dispari, mantenendo il numero delle pagine pubblicitarie nettamente inferiore a quello delle altre, rifiutandosi di pubblicare (rinunciando ai relativi quattrini) annunci pubblicitari di dubbia onestà, sarei ben felice di conoscerne il titolo, così da poterla comprare e leggere con piacere.
Analogamente gradirei mi fosse segnalata qualsivoglia rete televisiva che facesse altrettanto.

Non vedo proprio dove sarebbero tutte le falsità che tu ravvisi nei miei messaggi.
Ho semplicemente osservato, senza dare del cretino ad alcuno, che oggi le cose funzionano in un certo modo e che quindi non capisco perché mai ci si dovrebbe meravigliare o scandalizzare di fronte all'ennesimo esempio di come una rivista, al pari di qualsivoglia altra azienda, cerchi di aumentare il più possibile i propri profitti assecondando i desideri e gli interessi dei propri principali clienti.
 
Non posso che rinnovarti il suggerimento di andare in edicola e sfogliare con un po' attenzione per sincerarti del fatto che ciò che auspichi esiste. Ovviamente non alludo alla perfezione ma qualcosa di diverso rispetto a quanto offrono le riviste velina.
Ciò lo ravvisi ancor di più nella lettura dei commenti ai temi ed alle prove proposte.
 
Non c'è nulla da fare, caro G5. Qui c'è gente ancora (purtroppo) convinta che un'impresa editoriale sia uguale a un cementificio o a una drogheria. A queste persone non viene in mente che l'informazione è una cosa delicata (oltretutto regolata da leggi precise che la Domus ha violato ripetutamente e che continua a violare) e che un'impresa editoriale è molto diversa da altre imprese. Queste persone trovano normalissimo che un'azienda editoriale abbia come principali suoi clienti gli inserzionisti, e non i lettori. Questa è ovviamente una distorsione, anzi un'aberrazione totale e disastrosa che corrode alla base la fiducia di chi legge e distrugge i giornali. In realtà chi tiene davvero in piedi una rivista non sono gli inserzionisti pubblicitari, ma i lettori. La prova? Chiedete a un qualsiasi inserzionista pubblicitario se avrebbe piacere di investire soldi in pubblicità su una rivista che non ha alcun lettore. Vi risponderebbe: niente lettori, niente pubblicità. E quindi, niente rivista. Quindi, la categoria che una rivista dovrebbe rispettare di più è quella dei lettori, e non quella degli inserzionisti. Invece, Quattroruote non rispetta affatto i suoi lettori, e non lo fa da anni. La cosa drammatica è che buona parte dei lettori nemmeno se ne accorge: a buona parte di loro basta dare in pasto un po' di foto di macchinine, un buon numero di cavalli, qualche newtonmentro di coppia, un po' di polvere di gomme fumanti, 10 litri di benzina e ottani, ed ecco confezionato un bel cocktail inebriante in grado di ottenebrare il cervello e addormentare le coscienze. Poi basta un bell'invito in pista a vedere come sono bravi i collaudatori a fare le prove, e l'ubriacatura è completa. Forse la gente che approva iniziative come quella Citroen-Quattroruote o che non ci trova nulla di strano sì merita davvero un giornale così. E gli altri? Beh, sono i lettori (schifati) che Quattroruote ha perso negli anni. Veramente triste.
 
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