In questo discorso idealista (non è una brutta parola) c'è un errore grave, purtroppo. Non a caso la frase riporta per ben due volte il termine "dovrebbe".fabiologgia ha scritto:...una rivista invece dovrebbe nascere prima di tutto per fare informazione e la pubblicità dovrebbe servire solo a coprire i costi non copribili con le vendite della rivista stessa...
Allora dovrebbero farlo tutte le riviste.G5 ha scritto:Allora che cambi nome...
La frase potrebbe facilmente passare per una battuta...tanocaimano ha scritto:...allora secondo questo principio, le televisioni di stato dovrebbero continuamente mandare messaggi pubblicitari pro-governo...
marimasse ha scritto:In questo discorso idealista (non è una brutta parola) c'è un errore grave, purtroppo. Non a caso la frase riporta per ben due volte il termine "dovrebbe".fabiologgia ha scritto:...una rivista invece dovrebbe nascere prima di tutto per fare informazione e la pubblicità dovrebbe servire solo a coprire i costi non copribili con le vendite della rivista stessa...
Una rivista, al giorno d'oggi, è un'azienda come qualsiasi altra, il cui scopo consiste nel produrre utili, detti anche guadagni, arricchimenti, quattrini.
Per tutta una serie di motivi, nel corso degli ultimi decenni c'è stato un graduale cambiamento di prospettive per cui siamo arrivati al punto in cui gli introiti aziendali, nel caso dei cosiddetti mezzi di informazione (giornali, radio, tv e più recentemente Internet), arrivano in misura minima/trascurabile dai fruitori ufficiali del servizio (lettori, ascoltatori, spettatori, naviganti) e massima/determinante dagli inserzionisti pubblicitari.
marimasse ha scritto:In questo discorso idealista (non è una brutta parola) c'è un errore grave, purtroppo. Non a caso la frase riporta per ben due volte il termine "dovrebbe".fabiologgia ha scritto:...una rivista invece dovrebbe nascere prima di tutto per fare informazione e la pubblicità dovrebbe servire solo a coprire i costi non copribili con le vendite della rivista stessa...
Una rivista, al giorno d'oggi, è un'azienda come qualsiasi altra, il cui scopo consiste nel produrre utili, detti anche guadagni, arricchimenti, quattrini.
Per tutta una serie di motivi, nel corso degli ultimi decenni c'è stato un graduale cambiamento di prospettive per cui siamo arrivati al punto in cui gli introiti aziendali, nel caso dei cosiddetti mezzi di informazione (giornali, radio, tv e più recentemente Internet), arrivano in misura minima/trascurabile dai fruitori ufficiali del servizio (lettori, ascoltatori, spettatori, naviganti) e massima/determinante dagli inserzionisti pubblicitari.
Di conseguenza, i clienti principali di tali aziende hanno smesso di essere i lettori ecc. Ovviamente, quindi, le attenzioni e le priorità delle aziende si sono spostate vistosamente. La pagina dispari (quella che si nota per prima e con maggiore comodità mentre si sfoglia una rivista) a chi viene dedicata preferenzialmente? Alla pubblicità o al lettore? Si trovano più facilmente, in una rivista, due o più pagine consecutive di sola pubblicità oppure due o più pagine consecutive esenti da pubblicità?
Accade più spesso, in tv, che un programma venga "disturbato" da messaggi pubblicitari in sovrimpressione oppure che uno spot pubblicitario venga disturbato da qualcosa in sovrimpressione? Gli esempi sono innumerevoli.
Inoltre si è sempre più giocato, con intenzionale e spudorata ipocrisia, sul significato di "copertura dei costi", con l'intento (perfettamente riuscito) di convincere la gente che la pubblicità serva solo a pagare le bollette e gli stipendi e non sia invece fonte di colossali guadagni. Come se la pubblicità fosse una sorta di male necessario cui si ricorre il meno possibile. Una menzogna colossale. Sarebbe come pensare che un imprenditore decida di produrre/vendere ogni giorno la quantità di prodotto minima indispensabile per pagare le spese e a ricavarsi uno stipendio personale minimo, senza pensare a produrre utili aziendali di sorta.
Ovviamente, se ci fa piacere, possiamo raccontarci tutte le favolette che vogliamo, oppure (ancora più comodamente) credere a quelle che ci vengono raccontate, ma a me sembra che le cose stiano. Se qualcuno è in grado di dimostrarmi che sto sbagliando, ben venga; sarei il primo ad esserne felice.
Questo è verissimo in linea di principio, ma ormai è sempre più lontano dalla realtà dei fatti.AUDIATRE ha scritto:...la pubblicità conta, ma in seconda istanza, perché senza il pubblico, la gente, la pubblicità non esisterebbe...
marimasse ha scritto:Allora dovrebbero farlo tutte le riviste.G5 ha scritto:Allora che cambi nome...
marimasse ha scritto:In questo discorso idealista (non è una brutta parola) c'è un errore grave, purtroppo. Non a caso la frase riporta per ben due volte il termine "dovrebbe".fabiologgia ha scritto:...una rivista invece dovrebbe nascere prima di tutto per fare informazione e la pubblicità dovrebbe servire solo a coprire i costi non copribili con le vendite della rivista stessa...
Una rivista, al giorno d'oggi, è un'azienda come qualsiasi altra, il cui scopo consiste nel produrre utili, detti anche guadagni, arricchimenti, quattrini.
Per tutta una serie di motivi, nel corso degli ultimi decenni c'è stato un graduale cambiamento di prospettive per cui siamo arrivati al punto in cui gli introiti aziendali, nel caso dei cosiddetti mezzi di informazione (giornali, radio, tv e più recentemente Internet), arrivano in misura minima/trascurabile dai fruitori ufficiali del servizio (lettori, ascoltatori, spettatori, naviganti) e massima/determinante dagli inserzionisti pubblicitari.
Di conseguenza, i clienti principali di tali aziende hanno smesso di essere i lettori ecc. Ovviamente, quindi, le attenzioni e le priorità delle aziende si sono spostate vistosamente. La pagina dispari (quella che si nota per prima e con maggiore comodità mentre si sfoglia una rivista) a chi viene dedicata preferenzialmente? Alla pubblicità o al lettore? Si trovano più facilmente, in una rivista, due o più pagine consecutive di sola pubblicità oppure due o più pagine consecutive esenti da pubblicità?
Accade più spesso, in tv, che un programma venga "disturbato" da messaggi pubblicitari in sovrimpressione oppure che uno spot pubblicitario venga disturbato da qualcosa in sovrimpressione? Gli esempi sono innumerevoli.
Inoltre si è sempre più giocato, con intenzionale e spudorata ipocrisia, sul significato di "copertura dei costi", con l'intento (perfettamente riuscito) di convincere la gente che la pubblicità serva solo a pagare le bollette e gli stipendi e non sia invece fonte di colossali guadagni. Come se la pubblicità fosse una sorta di male necessario cui si ricorre il meno possibile. Una menzogna colossale. Sarebbe come pensare che un imprenditore decida di produrre/vendere ogni giorno la quantità di prodotto minima indispensabile per pagare le spese e a ricavarsi uno stipendio personale minimo, senza pensare a produrre utili aziendali di sorta.
Ovviamente, se ci fa piacere, possiamo raccontarci tutte le favolette che vogliamo, oppure (ancora più comodamente) credere a quelle che ci vengono raccontate, ma a me sembra che le cose stiano. Se qualcuno è in grado di dimostrarmi che sto sbagliando, ben venga; sarei il primo ad esserne felice.
Se esiste una rivista di una certa diffusione, di qualsiasi genere, che mette i lettori davanti agli inserzionisti pubblicitari, ad esempio riservando ai lettori le pagine dispari, mantenendo il numero delle pagine pubblicitarie nettamente inferiore a quello delle altre, rifiutandosi di pubblicare (rinunciando ai relativi quattrini) annunci pubblicitari di dubbia onestà, sarei ben felice di conoscerne il titolo, così da poterla comprare e leggere con piacere.G5 ha scritto:Non è vero. Comprale tutte e fatti un raffronto .... poi afferma il vero!
agricolo - 21 ore fa
quicktake - 2 anni fa
Suby01 - 2 mesi fa