<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=1500520490268011&amp;ev=PageView&amp;noscript=1"> Stellantis ha chiesto ai suoi operai italiani di andare a lavorare in Serbia | Page 8 | Il Forum di Quattroruote

Stellantis ha chiesto ai suoi operai italiani di andare a lavorare in Serbia

tanto quanto in Italia, anzi penso in quota maggiore le persone che lo parlano.
E anche se ti trovassi in un paese dove l'inglese è poco parlato, diventa un muro invalicabile per accettare un trasferimento dove porti più soldi a casa?
Pensi male, se credi che il tuo campione di riferimento siano i collaboratori esteri con cui lavori.

Personalmente non andrei in un paese estero dove non mi potrebbero capire, se fossi da solo senza un accompagnatore, specie se si tratta di un paese con scarsi servizi pubblici e per la salute e magari in zone isolate. Questo per me, sicuramente per altri non varrà così.
 
Gli unici paesi in cui puoi viverci parlando inglese e senza usare la loro lingua sono quelli del nord europa (ovviamente escludendo gli anglofoni).
Infatti il figlio di mia moglie che vive da 3 anni in Svezia, non ha mai avuto problemi in nessun contesto. E sin dal primo contatto telefonico con l'istituto del master si e' rivolto direttamente in inglese senza neanche chiedere se potesse parlare in inglese. Io stesso le 3 volte che sono stato a trovarlo ho sempre comunicato facilmente in inglese ovunque: dal piccolo negozio di alimentari al signore alla fermata dell'autobus.
 
Per dire, confesso che io avrei difficoltà a trasferirmi per lavoro persino in Francia, anche se usano una lingua parente della nostra (ceppo neolatino).
I francesi non parlano volentieri l'inglese (o per sciovinismo o perché non lo sanno parlare abbastanza bene) e infatti la Francia è stato uno dei pochi Paesi esteri in cui ho avuto problemi di comunicazione.
Nonostante alle elementari abbia studiato un po' di francese... ma se poi non lo pratichi...
Con lo spagnolo è diverso: con una collega di Siviglia ci capiamo abbastanza bene, anche quando io parlo in italiano e lei in spagnolo.
 
Mah.
A leggere i racconti di alcuni forumisti sembra che la loro vita sia stata peggio di un romanzo con sacrifici inenarrabili.
In anni in cui in generale la vita era meno comoda.
Oggi 45 giorni di trasferta a fare un lavoro che già si conosce venendo pagati 70 euro in più rispetto alla paga normale sembra che debba essere per forza una tragedia greca.
Ripeto cosa visto che non tocca a noi cosa ce ne viene in tasca a dipingerla come una via crucis non lo capisco...
 
Pensi male, se credi che il tuo campione di riferimento siano i collaboratori esteri con cui lavori.

Personalmente non andrei in un paese estero dove non mi potrebbero capire, se fossi da solo senza un accompagnatore, specie se si tratta di un paese con scarsi servizi pubblici e per la salute e magari in zone isolate. Questo per me, sicuramente per altri non varrà così.
Ho fatto l'esempio dei collaboratori, ma quei paesi li ho visitati diverse volte pure per svago. E anche fuori dai percorsi classici, non mi sono mai trovato in una situazione in cui dicessi A e mi rispondessero B.
Però sarò stato fortunato io
 
Infatti il figlio di mia moglie che vive da 3 anni in Svezia, non ha mai avuto problemi in nessun contesto. E sin dal primo contatto telefonico con l'istituto del master si e' rivolto direttamente in inglese senza neanche chiedere se potesse parlare in inglese. Io stesso le 3 volte che sono stato a trovarlo ho sempre comunicato facilmente in inglese ovunque: dal piccolo negozio di alimentari al signore alla fermata dell'autobus.
Ho un amico che vive e lavora quasi continuativamente proprio in Svezia. Non sa parlare svedese se non qualche frase, nonostante tutti gli anni, perché appunto usa sempre l'inglese sia nel lavoro che nella vita quotidiana. Semmai non era molto contento della vita sociale e dell'integrazione che faticava parecchio e per questo un paio di anni fa era quasi entrato in crisi, ha passato un anno in italia, ma lavorando con delle ONG è un campo che non ha sbocchi qui, quindi da 6 mesi è ritornato in Svezia.
 
Ho fatto l'esempio dei collaboratori, ma quei paesi li ho visitati diverse volte pure per svago. E anche fuori dai percorsi classici, non mi sono mai trovato in una situazione in cui dicessi A e mi rispondessero B.
Però sarò stato fortunato io
Abbiamo esperienze diverse, in Paesi dell'est (ma non balcanici, quindi già entrati in UE da anni) ho trovato situazioni anche in luoghi frequentati da turisti dove, giovani a parte, i locali non parlavano per nulla inglese.
 
Mah.
A leggere i racconti di alcuni forumisti sembra che la loro vita sia stata peggio di un romanzo con sacrifici inenarrabili.
In anni in cui in generale la vita era meno comoda.
Oggi 45 giorni di trasferta a fare un lavoro che già si conosce venendo pagati 70 euro in più rispetto alla paga normale sembra che debba essere per forza una tragedia greca.
Ripeto cosa visto che non tocca a noi cosa ce ne viene in tasca a dipingerla come una via crucis non lo capisco...
Concordo pienamente.
Sembra che la chiamata all'idraulico sia la quotidianità.
E oltretutto, dato che l'articolo non lo specifica, si stanno portando come esempi problemi che magari non verranno mai a contatto con l'operario, dato che non si sa se vitto ed alloggio sono inclusi, o se sarai assistito dall'azienda alla ricerca dell'appartamento e per tutte le grane varie.
Io che qualche collega trasfertista lo conosco, la vita in residence toglie qualunque criticità.
 
Avessi 20 anni ci andrei, conoscenza della lingua o meno.... la impari sul posto... poi si gesticola, c'ho girato mezzo mondo a gesti e monosillabi.
Lo farei anche solo per esperienza personale, certo devi andare con lo spirito spensierato e con la curiosità di approfittare dell'occasione per conoscere culture diverse.... si parla di mesi, mica di una vita.

Oggi, 56enne, seppur senza figli, mi muoverei solo se ci fosse un "vero" guadagno nell'operazione, cosa che non vedo dai preamboli.
 
Mah.
A leggere i racconti di alcuni forumisti sembra che la loro vita sia stata peggio di un romanzo con sacrifici inenarrabili.
In anni in cui in generale la vita era meno comoda.
Oggi 45 giorni di trasferta a fare un lavoro che già si conosce venendo pagati 70 euro in più rispetto alla paga normale sembra che debba essere per forza una tragedia greca.
Ripeto cosa visto che non tocca a noi cosa ce ne viene in tasca a dipingerla come una via crucis non lo capisco...
No non è una tragedia greca ma nemmeno una comoda trasferta spesata anzi di quei 70 te ne restano 30/40 che non è male però...
Se non hai motivi stringenti lo puoi anche fare fermo restando che la situazione geopolitica della Serbia è la peggiore in tutto il continente Europeo se si esclude l'Ucraina, quindi sarebbe pure motivo di rinuncia anche quello.
 
Mi spiace per chi la pensa così, profondamente.

Non è che la penso così.
Ma purtroppo è così.
Hai chiesto quanti ne conosco di padri di famiglia che sarebbero contenti di andare a lavorare all'estero.
Me ne vengono in mente 3 che ho conosciuto e ti posso dire che probabilmente non erano un gran che come mariti e padri di famiglia perché preferivano un lavoro più retribuito all'estero che dava loro anche la massima libertà d'azione.
Ci siamo capiti.
E ti posso anche dire che le mogli nonostante le corna erano contente perché i mariti guadagnavano tanto e la famiglia viveva agiatamente anche con un solo stipendio.
E quando i mariti,per motivi di salute o perché semplicemente l'opportunità di lavoro all'estero non c'era più,se li sono ritrovati in casa da accudire con lo stipendio molto più basso o si sono separati o comunque hanno iniziato a non andare d'accordo.
Ripeto non tutti vivono nella famiglia del mulino bianco.
Se non sei felice a casa tua la prospettiva di andare altrove non appare per forza come una cosa negativa.
Dipende.
 
Concordo pienamente.
Sembra che la chiamata all'idraulico sia la quotidianità.
E oltretutto, dato che l'articolo non lo specifica, si stanno portando come esempi problemi che magari non verranno mai a contatto con l'operario, dato che non si sa se vitto ed alloggio sono inclusi, o se sarai assistito dall'azienda alla ricerca dell'appartamento e per tutte le grane varie.
Io che qualche collega trasfertista lo conosco, la vita in residence toglie qualunque criticità.
Fermo restando che qui si parla di una trasferta forse una tantum, i trasfertisti che conosco io, si badi bene, non tutti, sono in maggioranza giovani e chi ha famiglia lo fa qualche anno per la paga (sei pagato bene e spesato e vivi in albergo) e poi smette o cambia azienda.
 
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