<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=1500520490268011&amp;ev=PageView&amp;noscript=1"> Poesia | Page 23 | Il Forum di Quattroruote

Poesia

Il pescatore nell'assassino in fuga ha visto solo un disgraziato che gli chiedeva un po' di pane, e gliel'ha offerto volentieri, senza approfondire niente, e senza dare nessun particolare significato alla cosa, e regalandogli -senza manco
saperlo- un momento di calore umano e di nostalgia di una vita "normale" ormai perduta. Alle domande incalzanti dei gendarmi e' semplicemente indifferente, un po' perche' non si e' nemmeno reso conto bene che il tizio fosse in fuga, un po' perche' le dinamiche della societa', della giustizia e dell'autorita' non gli interessano piu', fa fatica a capirle e le trova vacue e artefatte...
....Dunque,il"Pescatore" è una sorta di parabola evangelica; d'altronde, non sto neanche a dire che cosa rappresenti il Pescatore nella simbologia cristiana (basterebbe nominare che Gesù scelse gli Apostoli quasi interamente tra pescatori, ai quali disse che li avrebbe resi "pescatori di uomini"); e si ritrova, nella canzone di Fabrizio, anche la contrapposizione nei confronti della giustizia umana. Il Pescatore si comporta effettivamente come Gesù nei confronti della Maddalena, con un moto di ribellione nei confronti della cosiddetta "giustizia umana" (i lapidatori, i gendarmi) e con un gesto d'amore e di "simpatia" (nel senso letterale del termine: "syn-pathos", la "compassio" latina, il soffrire le stesse cose) verso una creatura a torto o a ragione braccata. Un "ultimo", insomma.
 
mammo4 wrote:

Chi sono i poeti dei nostri giorni secondo voi?
Io credo che i testi di gerte canzoni dovrebbero entrare a far parte della categorie poesie.
Secondo voi?
Fate anche qualche esempio.

Il mio primo esempio.
Non vi dico di chi è, per prevenire pregiudizi.:
Stralci di vita quotidiana che non tornerà MAI più,a me fa venire la pelle d'oca.

Anche chi dorme in un angolo pulcioso
coperto dai giornali le mani a cuscino,
ha avuto un letto bianco da scalare
e un filo
di luce accesa dalla stanza accanto,
due piedi svelti e ballerini
a dare calci al mare
nell' ultima estate da bambino,
piccole giostre con tanta luce
e poca gente e un giro soltanto.
anche questi altri
strangolati da cravatte
che dentro la ventiquattrore
portano la guerra,
sono tornati
con la cartella in braccio al vento
che spazza via le foglie
del primo giorno di scuola,
raggi di sole che allungavano i colori
sugli ultimi giochi
tra i montarozzi di terra
e al davanzale di una casa
senza balconi, due dita a pistola.
anche quei pazzi
che hanno sparato alle persone
bucandole come biglietti da annullare,
hanno pensato che i morti li coprissero
perche' non prendessero freddo
e il sonno fosse lieve,
hanno guardato l' aereoplano
e poi l' imboccano e son rimasti cosi'
senza inghiottire e ne' sputare,
su una stradina e quattro case
in una palla di vetro
che a girarla viene giu' la neve.
anche questi cristi,
caduti giu' senza nome e senza croci,
son stati marinai dietro gli occhiali
storti e tristi
sulle barchette coi gusci delle noci
e dove sono i giorni di domani,
le caramelle ciucciate nelle mani
di tutti gli uomini persi dal mondo,
di tutti i cuori dispersi nel mondo.
quelli che comprano la vita degli altri
vendendogli bustine
e la peggiore delle vite,
hanno scambiato figurine e segreti
con uno piu' grande,
ma prima doveva giurare,
teste crollate nel sedile di dietro
sulle vie lunghe e clacksonanti
del ritorno dalle gite
e un po' di febbre nei capelli
ed una maglia che non vuole passare.
e i disperati che seminano bombe
tra poveri corpi
come fossero vuoti a perdere
come se fossero pupazzi,
seduti sui calcagni hanrovesciato sassi
e un mondo di formiche che scappava,
le voci aspre delle madri
che li chiamavano
sotto un quadrato di stelle,
dentro i cortili dei palazzi
e la famiglia a comprare
il cappotto nuovo
e tutti intorno a dire come gli stava.
anche questi occhi,
fame di nascere per morir di fame,
si son passati un dito di saliva
sui ginocchi
e tutti dietro a un pallone
in uno sciame
leggeri come stracci
e dove fanno a botte,
dov'e' un papa' che caccia via la notte
di tutti gli uomini persi dal mondo,
di tutti i cuori dispersi nel mondo.

Molto commovente. E' Baglioni vero?.La riporto ,e spero tu sia d'accordo, qui nel thread "Poesia"
 
Aveva un solco lungo il viso come una specie di sorriso.

A me fa pensare al Mensur iniziatico dei gruppi studenteschi tedeschi dell'800/900. Una tradizione "arcaica" il cui scopo non era quello di uccidere o ferire, ma che in pratica portava ferite ad alcuni.
 
key-one ha aggiunto:

Eugenio Montale
Spesso il male di vivere ho incontrato

Spesso il male di vivere ho incontrato:
era il rivo strozzato che gorgoglia,
era l'incartocciarsi della foglia
riarsa, era il cavallo stramazzato.

Bene non seppi; fuori del prodigio
che schiude la divina Indifferenza:
era la statua nella sonnolenza
del meriggio, e la nuvola, e il falco alto levato.
 
mancava il pezzetto di commento ,non del grande Montale,
ma del piccolo Key :

E da chi ripendere avvio se non dal modernissimo ,
attuale , disincantato e incantante Montale
Il male di vivere che nasce dalla divina indifferenza
e si riverbera nella natura, nel suo incartocciarsi
e stramazzare inconsapevole.
Fra Nietzche e Leopardi
 
Può darsi che vivere non sia un male,
ma che vivere faccia del male,
qualche volta,
nel corso degli anni.
(Montale non era stato nei lager,
ma mi pare di ricordare che era stato in trincea.)
Penso che se diventa una cosa
cronica sia una malattia da curare,
non so se sia curabile.
 
« L'argomento della mia poesia (...) è la condizione umana in sé considerata: non questo o quello avvenimento storico. Ciò non significa estraniarsi da quanto avviene nel mondo; significa solo coscienza, e volontà, di non scambiare l'essenziale col transitorio (...). Avendo sentito fin dalla nascita una totale disarmonia con la realtà che mi circondava, la materia della mia ispirazione non poteva essere che quella disarmonia »
(E. Montale in "Confessioni di scrittori (Intervista con se stessi)", Milano 1976)
 
) Poesia

E' come a un uomo battuto dal vento,

accecato di neve - intorno pinge

un inferno polare la città -

l'aprirsi, lungo il muro, di una porta.

Entra. Ritrova la bontà non morta,

la dolcezza d'un caldo angolo. Un nome

posa dimenticato, un bacio sopra

ilari volti, che solo vedeva

oscuri in sogni minacciosi.

Torna

Alla strada, anche la strada è un'altra.

Il tempo al bello si è rimesso; i ghiacci

spezzano mani operose, il celeste

rispunta in cielo e nel suo cuore. E pensa

che un estremo di mali un bene annunci.

Umberto Saba
 
birillo21 ha scritto:
Può darsi che vivere non sia un male,
ma che vivere faccia del male,
qualche volta,
nel corso degli anni.
(Montale non era stato nei lager,
ma mi pare di ricordare che era stato in trincea.)
Penso che se diventa una cosa
cronica sia una malattia da curare,
non so se sia curabile.

Molto interessante.Ma mi viene un dubbio.
Dare il prozac ai poeti che riflessi
avrebbe sulla loro lirica? :lol:

Forse rispondi già tu
con la risposta di Eugenio :

« L'argomento della mia poesia (...) è la condizione umana in sé considerata: non questo o quello avvenimento storico. Ciò non significa estraniarsi da quanto avviene nel mondo; significa solo coscienza, e volontà, di non scambiare l'essenziale col transitorio (...). Avendo sentito fin dalla nascita una totale disarmonia con la realtà che mi circondava, la materia della mia ispirazione non poteva essere che quella disarmonia » (E. Montale in "Confessioni di scrittori (Intervista con se stessi)", Milano 1976)

Questa disarmonia con la realtà può sembrare malattia ,ma è la benzina che spinge il poeta.
Meglio non curare.
I veri artisti
 
Agli estimatori ,sfegatati o "scientifici" come le SS della pena capitale , a quelli che sbraitano contro il lassismo e vorrebbero più ordine affinchè il denaro circoli ancor più veloce nelle loro tasche , consiglio la lettura del vecchio Esopo :

Dopo che una immoderata libertà corruppe i costumi degli Ateniesi e l'abuso delle leggi sciolse il freno. Il tiranno Pisistrato occupò l'acropoli.
Allora Esopo agli Ateniesi che piangevano la triste servitù, non perchè il tiranno fosse crudele, ma poichè ai cittadini era pesante l'onere di questa insolita situazione, narrò questa storia.
Una volta le rane erravano libere negli stagni ,ma chiesero a Giove con grande clamore un re affinchè reprimesse con forza i costumi corrotti. Il padre degli dei rise e diede alle rane un pezzo di legno, che cadde con grande rumore nello stagno.
Allora le rane, spaventate, si nascosero nel limo, poi una tirò fuori il capo dallo stagno silenziosamente e, visto il re, le chiamò tutte.
Le altre rane, deposto il timore, salirono sopra il legno e offesero con ogni insulto il legno, dopo mandarono alcune di loro da Giove per chiedere un altro re.
Allora Giove mandò un orribile serpente, che fece una grande strage di rane. Le povere rane correvano per tutta la palude ,inutilmente, per evitare la morte; infine per caso mandarono Mercurio a Giove per chiedergli di aiutare ancora le infelici.
Allora in risposta il re degli dei disse:" Poichè non avete voluto sopportare il vostro bene, ora sopportate il vostro male!" Allo stesso modo Esopo ammonì cosi gli Ateniesi :" Voi, anche, cittadini, sopportate la servitù (a Pisistrato), affinchè non venga a voi un male maggiore."
 
[
Capita alle persone veramente sapienti quello che capita alle spighe di grano: si levano e alzano la testa dritta e fiera finché sono vuote, ma quando sono piene di chicchi cominciano a umiliarsi e ad abbassare il capo (Michel de Montaigne)
 
Unidentifyed Flying Object,
in una parola UFO,
tutte quelle cose per cui si spendono un sacco
di soldi senza costrutto alcuno per il benessere
delle persone.
Gli UFO
son quelle cose che danno grande spavento
alle persone, che non sanno che sono parte del
loro salario estirpato in tasse.
Grandi dolori ed acidità di stomaco.
 
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