czzmhl ha scritto:@giampi47
grazie per il benvenuto!
Tieni presente che mio padre è in pensione dall'82, quando io avevo 17 anni......
e non vuole più sentir parlare di Alfa da quando Fiat fece i basamenti in ghisa per i quattro cilindri.......
Gli ultimi 10 li ha fatti da impiegato all'ufficio modifiche
I 10 precedenti, al Portello, alle sale prove motori.
Sicuramente i "vecchi" di un tempo avevano la passione per quello che costruivano .
sentivano di far parte di qualcosa che aveva la parvenza di un mito![]()
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Ripropongo qui una mia riflessione sul destino dell'Alfa e che vorrei condividere con Giampi47 e anche te mzzmhl, intervento che ha dato il titolo ad un mio topic intitolato :"Alfa Romeo....fine corsa, infondo perché no".
Non me è voglia la moderazione, non è per spam o ridondanza che lo ripropongo, ma perché mi voglio riallacciare all'ultimo intervento e frase di czzmhl.
Nulla di OT, anzi, un tributo all'Alfa Romeo a mio modo.
"Mi domando :" ma puo' mai esistere una nuova vettura Alfa Romeo degna della sua storia, se a non esistere e' lAlfa Romeo stessa?"
Ora immagino i vs commenti e la domanda mia retorica nasconde qualche insidioso paradosso.
Ma andiamo per gradi.
Uno dei protagonisti fondamentali della nascita e sviluppo dell'Alfa Romeo che molti di noi ricordano con malcelata nostalgia e' il sig. Orazio Satta Puliga, famoso agli appassionati della ex casa di Arese per la celebre dichiarazione che è' diventata, oltre che la mia firma in questo forum, la più giusta definizione dell'Alfa Romeo :
"L'Alfa Romeo non è una semplice fabbrica di automobili: le sue auto sono qualche cosa di più che automobili costruite in maniera convenzionale. E' una specie di malattia, l'entusiasmo per un mezzo di trasporto. E' un modo di vivere, un modo tutto particolare di concepire un veicolo a motore. Qualcosa che resiste alle definizioni. I suoi elementi sono come quei tratti irrazionali dello spirito umano che non possono essere spiegati con una terminologia logica." (Orazio Satta Puliga - 1969)
Ora, che l'Alfa Romeo non sia "semplice" se ne è' accorta anche Fiat e si capisce, dalla dichiarazione su citata, che non è sufficiente fare una automobile (bella e/o potente che sia) per farne un'Alfa.
Ma c'è bisogno di un'alchimia fatta da elementi irrazionali che sfuggono alle nozioni meccanicistiche e che in qualche modo, elevino ad archetipo mitologico il prodotto fisico, in questo caso, dell'automobile.
In parole povere, non basta "il fare", ma il perché lo fai.
Un po' il concetto del perché si è disposti a comprare o solo a dare valore ad un prodotto fatto mano, anziché in serie e a macchina.
Insomma il valore di un oggetto e' dato, non dal valore fisico, ma soprattutto da quanto sei disposto a dare per averlo, perché desiderato.
Ritorniamo a noi.
Oggi se uscisse una vettura marchiata Alfa Romeo cosa la differenzierebbe dalle altre auto (oggetti) in circolazione?
Le Alfa di 30 anni fa erano molto diverse dalle loro coeve vetture, avevano motori unici e caratterizzanti (non dimentichiamo, oltre al bialbero e al busso, anche il boxer) e caratteristiche intrinseche che erano indotte dal fatto che erano pensate dall'Alfa Romeo e da quegli uomini che la componevano, compreso le stesse contraddizioni.
Oltre alla Ferrari e Fiat, oggi in FCA per la parte ex Fiat, non esistono altre vere Case automobilistiche.
Non esistono uomini di pensiero che alimentino o meglio ri-alimentino il mito (in senso letterario del termine), perche l'Alfa Romeo non esiste più se non nel "Foscoliano" ricordo.
Non mi dispiacerebbe affatto se Fiat decidesse di "chiuderla" come brand.
Più realistico pensare ad un rilancio di Maserati e paradossalmente ad una Lancia versione terzo millennio, ossia sperimentale, tecnologica ed ecologica, senza il fardello del mito e di una dichiarazione come quella di Satta.
Rosario