duke79 ha scritto:
...se un venditore qualsiasi ti propone un bene-servizio ... se ti obbliga puntandoti un kalashnikov ...
Forse non si è notato, ma il mio discorso si riferisce in generale all'odierno modo di intendere il rapporto cliente/venditore e non soltanto al caso della vendita di automobili, anche se quest'ultima rappresenta senza dubbio uno degli esempi più eclatanti.
Alla fine tutto ruota attorno alla ambiguità (sempre più spinta) del significato che si pretende di attribuire ai termini "pubblicità", "proposta", "informazione".
Se tu mi chiedi un consiglio circa l'acquisto di un televisore e io, venditore di televisori, ti rispondo, ti sto facendo una proposta. Se io ti fermo per la strada e, senza che tu me lo abbia chiesto, ti faccio lo stesso discorso, allora già si tratta di una "proposta" meno degna di essere chiamata tale. Se io ti fermo per la strada più volte al giorno, tutti i giorni, per farti sempre lo stesso discorso, il concetto di proposta scompare all'orizzonte. Se poi io preparo accuratamente il mio discorso (studiando la tua psicologia, la tua situazione familiare e culturale ecc.) in modo che esso abbia ottime probabilità di far leva su certe tue debolezze inducendoti a comprare, allora il concetto di proposta diventa totalmente alieno.
Certo non si può dire che io ti stia formalmente obbligando, ma anche qui siamo in piena ipocrisia. Se io ti somministro di nascosto un po' di lassativo, mica ti sto puntando il fucile intimandoti di andare al bagno; infatti tu ci vai da solo, spontaneamente, in piena libertà.
Inoltre, bisogna mettere in conto il caso in cui la particolare proposta che io ti faccio sia, tra le tante che potrei farti, quella che in questo momento risulta più conveniente per me, non per te.
A mio modesto avviso oggi troviamo
tutti questi ingredienti, in dosaggi più o meno vistosi, in
ogni compravendita. Finora ne ho sempre avuto conferma, nella mia esperienza personale. Forse si è trattato di coincidenze (davvero parecchie, peraltro) e forse in futuro dovrò ammettere di essermi sonoramente sbagliato; cosa che farò volentieri, perché sarà come constatare di trovarmi in un mondo assai preferibile.