Faccio un esempio: se vivo a Roma e devo andare a Milano per un weekend, posso scegliere tra l'auto privata e il treno. Personalmente opterei per la seconda soluzione. Se però non ho più la possibilità di avere un'auto privata a costi accessibili, la scelta viene meno: mi resta il treno. Poco male, penserete, alla fine il weekend è salvo. Se però la mia destinazione non è Milano, bensì le Castella (in provincia di Crotone), le cose cambiano radicalmente: arrivarci con i mezzi pubblici è molto più complicato, forse addirittura impossibile, ma soprattutto diventa proibitivo spostarsi in quelle zone. Il risultato è che a Crotone non ci potrò andare e questo non reca svantaggi solo a me, ma anche e soprattutto a chi vive in quelle zone e lavora nel settore del turismo, perché ha un lido, un albergo, un ristorante o un bar. La realtà è che questa fretta nel virare verso la mobilità elettrica ha pochi effetti sul piano delle emissioni, ma moltissimi sul piano sociale, in quanto incrementa le diseguaglianze. Per questo dico che non bisogna ragionare come se tutti gli italiani vivano a Milano, Bologna o Roma, ma occorre mettersi nei panni di chi vive e lavora in provincia, soprattutto al centro-sud, e parliamo di milioni di persone molte delle quali una elettrica a 40mila euro non potranno mai acquistarla