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La "Transizione": vantaggi, svantaggi, perplessità, criticità

verranno installati nuovi motori termici su auto che oggi offrono poca scelta?

  • si

    Votes: 6 26,1%
  • si torneranno le sportive o comunque quelle più pepate

    Votes: 2 8,7%
  • no dipende dalle case

    Votes: 3 13,0%
  • no il futuro è elettrico

    Votes: 11 47,8%
  • no i motori costano troppo e saranno sempre gli stessi

    Votes: 8 34,8%

  • Total voters
    23
La mia era solo una considerazione visiva del fatto che appena fuori delle metropoli di condizioni ideali di passare all’elettrico ce ne sarebbero e tante.
Condivido pienamente questa considerazione: ma il problema sulle condizioni sta nelle aree urbane, cioè proprio laddove le elettriche sarebbero più utili nonché nelle migliori condizioni di utilizzo.
 
Ad ogni modo la mia locale azienda di trasporto pubblico ha immesso in linea pochi giorni fa 13 bus elettrici (Yutong, come quello di Mestre, speriamo bene) ed ha in programma di arrivare entro il 2030 a un totale di 137 bus elettrici e 10 a idrogeno, in modo da raggiungere il 50% (abbondante) del parco mezzi alimentato in modo “sostenibile”, in linea con le direttive UE. Va detto che, a parte i mezzi storici e qualche riserva, i mezzi più anziani sono Euro 5 o 5EEV e rappresentano una minoranza, dato che da alcuni anni il grosso è Euro 6.
Ovviamente i depositi dell’azienda si prestano all’installazione dei punti di ricarica e a breve parte il bando per il fotovoltaico. In ogni caso una quota importante dei parco mezzi rimarrà a gasolio per coprire adeguatamente determinati percorsi non facilmente gestibili a pile.

Curiosando tra alcuni dati, ho scoperto che parte non indifferente dei mezzi usati venduti di seconda mano è stata ceduta a aziende consorelle del nord Italia, Lombardia inclusa (ma come, si prendono mezzi a nafta di seconda mano? Ok che sono recenti e molto ben tenuti, ma, insomma, con la campagna terroristica anti diesel di rito ambrosiano … :D )
 
Ok, ma non è che perché un mangiapatatine si è svegliato con la luna storta io debba cambiare casa eh... o spendere centinaia di migliaia di euro perchè secondo lui così facendo posso modificare il motore meteorologico di un corpo celeste... Van bene gli esempi concreti (e se avessi potuto farlo, guiderei già una Model3 nel commuting casa-lavoro), ma adesso direi che il quadro ormai l'abbiam chiarito (da appassionati ed esperti quali siamo in gran parte noi utenti del Forum) sviscerato e assodato: non è possibile per tutti gli automobilisti passare all'elettrico, né ora né mai.
Aridaje, i temi di carattere strategico ( energia, agricoltura e molti altri) non sono in mano alle scelte bizzarre di qualcuno di Bruxelles, ma sono temi gestiti dai ministeri /ministro del tema in discussione dei paesi dell’Unione ( come fosse un consiglio dei ministri).
Conoscere un filo come funziona la macchina europea non farebbe così male, le visite al parlamento sono pure gratuite.
 
Curiosando tra alcuni dati, ho scoperto che parte non indifferente dei mezzi usati venduti di seconda mano è stata ceduta a aziende consorelle del nord Italia, Lombardia inclusa (ma come, si prendono mezzi a nafta di seconda mano? Ok che sono recenti e molto ben tenuti, ma, insomma, con la campagna terroristica anti diesel di rito ambrosiano … :D )
destinati a Milano città dubito, dato che gli ultimi acquisti ( dei citaro ibridi) sono frutto di un bando 2020, il resto riguarderà solo mezzi a batteria ( ad oggi Solaris ).
 
Possibile che dopo 1234 pagine con ognuna 15 post siamo ancora a questi punti?
Appunto, lo pensavo anch’io, eppure esce fuori ciclicamente ( come la notizia falsa postata un paio di pagine fa). Quante volte è stato detto che la fase inquinante di un veicolo a batteria è principalmente nell’estrazione dei metalli per la batteria, poi il ciclo di emissioni è decisamente più ridotto di anche la miglior full hybrid a mercato?
O ci dimentichiamo che circa il 50% dell’energia elettrica è prodotta da fonti a zero emissioni, a differenza di ogni litro di carburante che è pressoché tutto frutto di estrazione da giacimenti?
 
Non ho mai detto questo, e dato che mi "conosci" da un po' sai bene qual è la mia posizione al riguardo.

perdonami,ma la tua frase allora è dalle diverse interpretazioni.
O intendevi che a benzina peggioriamo l’ambiente rispetto ad andar a batteria, o se andare a batteria è peggio che andare a benzina ritengo che sia inverosimile.
 
perdonami,ma la tua frase allora è dalle diverse interpretazioni.
O intendevi che a benzina peggioriamo l’ambiente rispetto ad andar a batteria, o se andare a batteria è peggio che andare a benzina ritengo che sia inverosimile.
Ho perso il conto delle volte che l'ho scritto: per come la vedo io, le risorse investite per forzare il passaggio all'auto elettrica sarebbero molto più efficaci ed efficienti se rivolte verso la produzione di energia rinnovabile. Inoltre, sono fermamente convinto che il contributo alla decarbonizzazione globale che può derivare dalle auto elettriche sia assolutamente marginale nella migliore delle ipotesi, più realisticamente sia anche peggiorativo. Lo scrivo da sempre, eh...
 
Condivido pienamente questa considerazione: ma il problema sulle condizioni sta nelle aree urbane, cioè proprio laddove le elettriche sarebbero più utili nonché nelle migliori condizioni di utilizzo.

Vero, ma non consideri un fattore sociale che sta interessando Milano negli ultimi tempi. L'emigrazione verso la periferia. Chi abita a Milano difficilmente usa l'auto per spostarsi in città usa i mezzi pubblici ma ultimamente molte famiglie milanesi si stanno traferendo in periferia, vendono a peso d'oro il loro appartamento e/o appartamenti ereditati da genitori o parenti deceduti per comprare ville o case in residence e gli avanzano pure i soldi.
Generalmente poi molti di questi appartamenti vengono adibiti ad uffici. Il dato è stato anche recentemente confermato dalle nuove telecamere dell'Area B dal fatto che le auto in ingresso in città è passato da 500-600 mila di qualche anno fa a oltre 1 milione al giorno di oggi. Anche se il mio "occhiometro" potrebbe non essere preciso, il flusso di auto alla mattina sulla tangenziale Est che si dirige in città è notevolmete aumentato, come quello della sera quello in senso inverso. I mezzi pubblici non vengono neanche presi in considerazione perchè dalle mie parti per recarsi in città ci si vuole almeno un'ora e mezza non essendoci collegamenti diretti, allungamento metropolitana, da sempre promessa ma mai realizzata, oltre ad essere negli ultimi tempi alla mercè di vandali, scippatori, spacciatori. In auto nelle peggiori condizioni ci metti 45 minuti.
Quindi è da qui che nasce il mio ragionamento, se una parte di questi automobilisti che ora si trova nelle condizioni ideali alla sostituzione della propria auto prederebbe in considerazione un'auto elettrica, non pensi che lo smog diretto che ogni giorno viene portato dall'esterno in città potrebbe essere ridotto ?
 
Pian e ben, mai dire mai …

Se (e solo se):
  • implementiamo la nostra rete elettrica a livello cinese (produzione, dorsali di trasporto, distribuzione, ultimo miglio e tariffe);
  • inventiamo o scopriamo un sistema di accumulo più efficiente delle attuali batterie
allora direi che tutti gli automobilisti europei e quelli delle metropoli nordamericane potranno passare ai BEV.

Facciamo 20 anni iniziando ora a costruire reattori atomici e posando nuove linee come non ci fosse un domani? E finanziando la ricerca sugli accumulatori con intensità almeno pari a quella impiegata per i vaccini SarsCov2?
Colgo l'occasione di questo tuo intervento per riportare integralmente un articolo di Federico Rampini sul Corriere online di oggi. Un articolo, che invito tutti a leggere molto bene e lentamente; anche se riporta inevitabili considerazioni di tipo politico (giacché questa imposizione "è di tipo politico"), esse sono sviluppate in maniera estremamente equilibrata.

Equilibrata e pragmatica come del resto si sta svolgendo la campagna elettorale americana, nonostante le storpiature estremizzanti che i nostri mass-media ci vogliono far percepire.

La realtà si sta palesando per quello che parecchi utenti hanno da sempre sostenuto, e cioè che le auto elettriche nella società moderna non hanno potuto, non possono e non potranno mai sostituire le termiche in una civiltà libera, moderna, proiettata verso il futuro. La "mobilità" vagheggiata da alcuni che ci dipingono tutti come content app creator (gli stessi in cui Hillary Clinton voleva convertire gli operai delle miniere) non potrà in alcun modo concretizzarsi, semplicemente perché il mondo è anche altro.
Buona lettura e ricordiamoci sempre che ciò che accade negli USA, accade poi anche nel resto del mondo (grassetto dell'autore):
 
"Dopo aver rinnegato le sue posizioni sull’immigrazione e sull’ordine pubblico, la candidata democratica rivede la sua politica ambientale. I motivi? Sostenibilità sociale, esame di realtà e sicurezza

Addio al Green New Deal. Fra tutti i ripensamenti e dietrofront di Kamala Harris, questo è uno dei meno dibattuti, almeno al di fuori degli Stati Uniti. È più noto il fatto che la candidata democratica ha rinnegato tutte le sue posizioni di quattro anni fa sull’immigrazione e sull’ordine pubblico. Ma la politica ambientale è stata egualmente l’oggetto di «aggiustamenti» clamorosi.


Nel 2020 Harris prometteva di mettere fuorilegge l’estrazione di energie fossili attraverso la tecnica del fracking; voleva rendere obbligatorie le auto elettriche; abbracciando il Green New Deal fissava l’obiettivo di eliminare completamente entro dieci anni il consumo di gas petrolio carbone. Ora non c’è più nulla di tutto ciò nel suo programma elettorale, anzi la campagna Harris dice esplicitamente di aver cancellato questi tre temi. Il resto del mondo non se n’è accorto.

Ancora pochi giorni fa qui a New York, durante l’assemblea generale delle Nazioni Unite, solo la possibilità di una vittoria di Donald Trump il 5 novembre è stata discussa come una battuta d’arresto per l’agenda ambientalista. Eccone la testimonianza in un articolo del New York Times dal quale cito alcuni estratti. «I negoziatori sul clima venuti da Europa, America latina e alcune isole, si stanno preparando per il potenziale ritorno sul palcoscenico mondiale di Donald Trump, che ritirò gli Stati Uniti dalla lotta al cambiamento climatico nel suo primo mandato presidenziale. Queste nazioni andranno avanti senza gli Stati Uniti se necessario, secondo i negoziatori sul clima riuniti a New York durante l’assemblea generale Onu. Ma la prima presidenza Trump fu una battuta d’arresto nella lotta al cambiamento climatico, e un suo bis rallenterebbe le cose in una fase cruciale».

Quello che non sembra essere stato presente nella consapevolezza di questi negoziatori, è che non solo nell’eventualità di un Trump bis, ma anche con Kamala Harris alla Casa Bianca l’agenda ambientalista dell’America ha già imboccato la strada di un ridimensionamento. E' in atto da tempo sotto l’Amministrazione Biden-Harris. È stato rivelatore il dibattito televisivo di questa settimana fra i due candidati alla vicepresidenza, J.D. Vance e Tim Walz. Il democratico si è vantato del fatto che durante la presidenza Biden la produzione di petrolio e gas sul territorio Usa ha raggiunto il massimo storico. Non è un’affermazione nuova perché proprio Biden il 31 agosto lo aveva annunciato sui social media: «Sotto la mia guida gli Stati Uniti hanno aumentato in modo responsabile la produzione di petrolio in modo da soddisfare i nostri bisogni immediati – senza ritardare o rallentare la nostra transizione verso l’energia pulita». Da notare che quando la Casa Bianca parla di «energia pulita» vi include il nucleare, del quale è in corso un rilancio.

Di recente il Dipartimento dell’Energia ha garantito un prestito da 1,5 miliardi di dollari per la riapertura di una centrale nucleare nel Michigan. Il nuovo corso dei democratici è stato apprezzato dalla Confindustria dei petrolieri. Amanda Eversole, dirigente dell’American Petroleum Institute, cioè l’associazione di categoria che riunisce i produttori di energie fossili, si è detta «incoraggiata dal fatto che ambedue i candidati sono d’accordo sull’importanza che l’America sia una superpotenza energetica».

Tra le ragioni strategiche a cui Biden ha fatto spesso riferimento, e Harris con lui, c’è questa: dopo l’invasione russa in Ucraina, l’aumento dell’estrazione di gas naturale americano ha contribuito a salvare gli alleati europei da una crisi energetica (insieme con le forniture dal Qatar e dall’Australia). Un’analisi del programma elettorale di Kamala Harris non lascia dubbi sulla sterzata compiuta nell’arco di questi quattro anni.

A partire dal 2018 quando era senatrice, e poi nel 2020 come candidata alla nomination democratica, Kamala Harris era una orgogliosa firmataria del Green New Deal (insieme con la giovane leader dell’ala sinistra del suo partito, Alexandria Ocasio Cortez). Obiettivo proclamato: eliminare il consumo di energie fossili entro dieci anni. Da vicepresidente, Harris usò il suo potere di voto al Senato per far passare la legge da un trilione (mille miliardi di dollari) che conteneva finanziamenti e sussidi per le energie rinnovabili. Oggi la sua campagna presidenziale dice esplicitamente: Kamala Harris ha ritirato il suo appoggio al Green New Deal.

Nel 2020 Harris annunciò che se eletta avrebbe vietato la tecnica del fracking per l’estrazione di energie fossili, seguendo la linea della sinistra ambientalista. (E’ una tecnica che spruzza getti di acqua mista a solventi chimici per «separare» petrolio e gas da rocce e sabbie bituminose). Alla convention democratica di Chicago ha annunciato il dietrofront anche su questo: il fracking potrà continuare a essere utilizzato.

Sempre quando era senatrice, Harris fu co-firmataria del disegno di legge che avrebbe voluto vietare tutte le automobili con motore a combustione entro il 2040. Il suo Stato, la California, le ha già messe al bando per il 2035. Oggi la posizione ufficiale della campagna elettorale è netta: «Kamala Harris non appoggia più quella proposta di legge, né alcuna forma di obbligo di acquistare auto elettriche».

Ironia della sorte, nel frattempo chi è diventato più positivo sulle auto elettriche è Donald Trump. Da quando ha ricevuto il pieno appoggio di Elon Musk, fondatore e azionista della Tesla, il candidato repubblicano usa toni più soft. In un comizio ha detto: «Sono favorevole alle auto elettriche, devo esserlo perché Elon mi ha dato il suo endorsement. Non tutti però possono avere auto elettriche, forse saranno il 7-8% del mercato, poi c’è spazio per le ibride, e continueranno a esserci quelle a benzina. Le avremo tutte».

Che cosa ha spinto Kamala Harris a ripudiare il Green New Deal? In breve, tre fattori: consenso, realtà, sicurezza. Fattore consenso: ovvero la sostenibilità sociale. Basta dare un'occhiata al listino prezzi della Tesla per capire che certe fughe in avanti della sinistra benestante californiana impongono costi troppo elevati per il resto della popolazione. Già Hillary Clinton pagò un prezzo politico fatale per questa insensibilità. Nel 2016 andò a dire alle regioni minerarie che il loro futuro consisteva nel trasformarsi in tante Silicon Valley. Perché naturalmente è facile per un minatore 55enne riconvertirsi al design delle app digitali... Guarda caso i collegi elettorali delle regioni minerarie finirono a Trump.
Fattore realtà: piano piano si è fatta strada la consapevolezza che abbandonare le energie fossili è un obiettivo di lungo periodo. Nel breve e anche nel medio termine non c'è altro modo, ad esempio, per produrre i fertilizzanti per l'agricoltura. E se crediamo che il pianeta possa sfamare otto miliardi di persone con l'agricoltura biologica, allora questo ambientalismo è superstizione, non scienza.
Fattore sicurezza: se l'Europa si era consegnata nelle braccia di Putin con la sua dipendenza dal gas russo, l'America rischia di fare lo stesso con la sua dipendenza da Xi Jinping per batterie elettriche e pannelli solari. Altra ragione per rallentare la decarbonizzazione e subordinarla a una reindustrializzazione. A questo proposito, ecco un altro caso di conflitti tra obiettivi: l'Amministrazione Biden si è accorta che i suoi piani per riportare sul suolo americano produzioni strategiche - a cominciare dai microchip - sono rallentati proprio dall'accumulo di regole e controlli ambientali. Sicché ha deciso di esentare le nuove fabbriche di semiconduttori dalle procedure sull'impatto ambientale. Nella nuova versione un po' più realista dell'ambientalismo che si fa strada ai vertici del partito democratico, c'è più spazio per le strategie di «adattamento», quelle che investono per renderci meno vulnerabili agli effetti del cambiamento climatico in corso. E anche per la cosiddetta geo-ingegneria che cerca di ridurre l'effetto-serra con interventi sull'atmosfera, un tema che è sempre stato tabù per gli ambientalisti-apocalittici, quelli che predicano la rinuncia allo sviluppo economico."

Federico Rampini, Corriere della Sera 6 ottobre 2024.
 
se avresti le condizioni ideali guideresti di già una Model 3. Confuso, io.
Beh, certo...ad aver già avuto la villetta col contratto da 6 kW la Tesla mi serviva per risparmare ulteriormente soldi nel tragitto casa-lavoro, dato che sono 100 km tutti a mie spese... Ma finiva lì, l'avrei presa perché mi piaceva la linea, meno gli interni (avevo trovato anche una Model S prima serie stupenda, che ha una plancia decisamente migliore), ottima guidabilità e ovviamente stato dell'arte sulla meccanica. Ho altre auto per sopperire alle altre esigenze... vedi bene quindi che non poteva essere l'unica auto.
 
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