Sul fatto che tutta la questione del filtro sia in buona misura affetta dal morbo propagandistico-commercial-ideologico non mi pare si possano avere dubbi. Dal punto di vista tecnico si tratta di un dispositivo che, a fronte di una riduzione dell'inquinamento immediato, produce effetti collaterali non particolarmente entusiasmanti specie per coloro che usano l'auto in determinati contesti e modi, come ad esempio la riduzione anche consistente dell'intervallo tra i cambi di olio (con relativi costi aggiuntivi), la penalizzazione dei consumi di carburante, la presenza a bordo vettura di ulteriori sensori e dispositivi passibili di guasto e la maggiore facilità con cui l'auto, dopo qualche anno, esce dai parametri necessari per superare le revisioni. Ovvero, in sintesi, maggiori esborsi da parte del proprietario del veicolo.
Per quanto riguarda l'inquinamento, per quantificare oggettivamente i benefici bisognerebbe tenere conto non soltanto della quantità di particolato che il filtro trattiene (o per meglio dire "sminuzza", con effetti dei quali la ricaduta sanitaria è ancora controversa), ma anche del maggior consumo di carburante che provoca, del maggior consumo di olio motore e della relativa maggior produzione di olio esausto (che poi esausto non è, ma deve essere buttato prematuramente perché diluito dal gasolio e reso quindi inefficace).
Inoltre, se non ho capito male, il particolato NON è una sostanza di per sé pericolosa, velenosa, cancerogena al tatto o radioattiva. Esso è pericoloso e nocivo dal punto di vista meccanico, in quanto è costituito da polveri assai sottili che possono infilarsi dappertutto, polmoni compresi.
Mi sono sempre chiesto allora come mai, invece di sminuzzare il particolato facendolo diventare ancora più sottile, non si punti a fare l'esatto contrario, trasformando ad esempio le nanopolveri in... gigapolveri sotto forma di sabbia a granatura medio-alta, via via immagazzinata in apposito serbatoio che, due o tre volte nell'arco dell'intera vita del veicolo (euro4=0.03gr/km di particolato, ovvero tre grammi ogni cento km, ovvero tre miseri chili ogni centomila km!), potrebbe essere svuotato in officina destinando l'innocua sabbia nera ad opportune forme di smaltimento o riciclo.
Probabilmente ci saranno degli insormontabili impedimenti tecnologici, che io non conosco o non sono in grado di capire, per cui questa strada non è percorribile. Devono peraltro essere impedimenti veramente colossali se si è scelto di percorrere la strada dei filtri fap, con i loro risultati assai mediocri se valutati in relazione ai costi aggiuntivi e ai vari effetti collaterali negativi.
Parlo ovviamente dei risultati in termini ambientali, non di quelli di carattere commerciale, sulla cui puntuale efficacia non si discute.
Per quanto riguarda l'inquinamento, per quantificare oggettivamente i benefici bisognerebbe tenere conto non soltanto della quantità di particolato che il filtro trattiene (o per meglio dire "sminuzza", con effetti dei quali la ricaduta sanitaria è ancora controversa), ma anche del maggior consumo di carburante che provoca, del maggior consumo di olio motore e della relativa maggior produzione di olio esausto (che poi esausto non è, ma deve essere buttato prematuramente perché diluito dal gasolio e reso quindi inefficace).
Inoltre, se non ho capito male, il particolato NON è una sostanza di per sé pericolosa, velenosa, cancerogena al tatto o radioattiva. Esso è pericoloso e nocivo dal punto di vista meccanico, in quanto è costituito da polveri assai sottili che possono infilarsi dappertutto, polmoni compresi.
Mi sono sempre chiesto allora come mai, invece di sminuzzare il particolato facendolo diventare ancora più sottile, non si punti a fare l'esatto contrario, trasformando ad esempio le nanopolveri in... gigapolveri sotto forma di sabbia a granatura medio-alta, via via immagazzinata in apposito serbatoio che, due o tre volte nell'arco dell'intera vita del veicolo (euro4=0.03gr/km di particolato, ovvero tre grammi ogni cento km, ovvero tre miseri chili ogni centomila km!), potrebbe essere svuotato in officina destinando l'innocua sabbia nera ad opportune forme di smaltimento o riciclo.
Probabilmente ci saranno degli insormontabili impedimenti tecnologici, che io non conosco o non sono in grado di capire, per cui questa strada non è percorribile. Devono peraltro essere impedimenti veramente colossali se si è scelto di percorrere la strada dei filtri fap, con i loro risultati assai mediocri se valutati in relazione ai costi aggiuntivi e ai vari effetti collaterali negativi.
Parlo ovviamente dei risultati in termini ambientali, non di quelli di carattere commerciale, sulla cui puntuale efficacia non si discute.