Mi occupo spesso, per lavoro, di certificazione energetica di fabbricati.
E ad ogni aggiornamento normativo mi rendo conto di quanto sia lontana dalla realtà la regolamentazione del settore.
La visione normativa tende a creare uno standard unico europeo dei criteri di certificazione, ma ogni area geografica europea ha un suo clima e non ci si può basare sempre sugli stessi criteri.
Ad esempio, in Sardegna, specie nei centri più vicini al mare, gli impianti di riscaldamento si stanno diffondendo solo negli ultimi due decenni e principalmente nei condomini.
In molti sono abituati ad avere solamente la zona giorno riscaldata (soggiorno) e BASTA.
I consumi per si devono calcolare come se tutta l'abitazione fosse riscaldata, ma se non c'è un impianto, il consumo dovrebbe essere zero.
La norma invece impone di considerare un impianto di riscaldamento, e ne pone uno fittizio, di solito una caldaia a metano (ancora considerabile assente nell'isola, ma tant'è).
In queste aree del Mediterraneo, caratterizzate da climi tutto sommato caldi (i minimi invernali sono sempre sopra lo zero), si dovrebbe temere molto più il raffrescamento estivo, ancora poco considerato.
Solo nelle ultime evoluzioni normative si è iniziato a dare un minimo di peso alla questione, ma per oltre un decennio ho visto realizzare splendide abitazioni in Classe A che d'estate consumano molta più energia che in inverno, trattenendo all'interno tutto il calore accumulato nelle caldissime giornate estive e non riuscendo a disperderlo la notte.