Su questo dissento in parte. Se è vero che, obtorto collo, le leggi ancorché agghiaccianti vadano rispettate, è anche vero che esistono strumenti (in primis la serrata) che anche le entità industriali possono applicare per alzare la voce. Il vero succo del discorso è che stante l'attuale situazione, le industrie europee sono alla canna del gas, totalmente dipendenti dalla Cina. Ergo, qualsiasi politica di ritorsione cinese le metterebbe ulteriormente in ginocchio.
Una seria politica di dazi restrittivi, già applicata in passato e tuttora da importanti economie (vedi Brasile, di cui nessuno parla e ovviamente USA) mira a contrastare il dumping dei prezzi e a favorire l'insediamento di fabbriche straniere su suolo locale o di tipo CKD o direttamente di produzione, per impiegare manodopera locale e favorire lo sviluppo di un indotto importante.
Ma se non hai più nulla, se hai smantellato negli anni tutta la tua produzione industriale perché vuoi fare il banchiere radical-chic e/o il giardiniere del mondo, quando imponi dei dazi fai solo ridere. Stesso discorso delle sanzioni verso chi ti fornisce (in pratica) tutto.