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vince (di poco) il SI a mirafiorfi, torino è salva...tante polemiche ancora

santiberti ha scritto:
intanto i famosi diritti che a mio avviso erano troppi, sono stati riportati al pari di molte fabbirche europee non cinesi, vedi le pause noi di 40minuti e tutta l'europa dai 30 della Seat ai 27 della Ford ai 30 della Bmw ecc...inoltre l'assenteismo abnorme che esiste solo a livello italiano e l'ingovernabilità degli stabilimenti nei quali basta che un sindacalista si arrabbi e aizza gli operai a fare sciopero e bastano pochi per fermare una linea di montaggio, questi sono i problemi di Fiat che non esistono nelle altre parti d'Europa, un plauso a Marchionne che vuol raddrizzare la barca. Nel '75 mi ricordo io comandavo un quarto della linea della Beta in Lancia ed il lundei mattina al turno delle ore 6.00 mi mancavano a volte fino al 40% degli operai e la linea di montaggio non poteva partire se non dopo la riorganizzazione della distribuzione del lavoro e appena riorganizzati circa alle 0re 8.00 la meta almeno rientrava in stabilimento e così di nuovo a riorganizzare il lavoro di nuovo, questa non è serietà e porta danni all'azienda per chi lo voglia capire, non si lavora soltanto per la busta paga ma anche per l'azienda in quanto se chiude viene a decadere tutto, lavoro, diritti e quant'altro, ma nessuno ha mai pensato ai doveri invece che solo ai diritti. Scusate lo sfogo.
nel '75 cioè 35 anni fa ? sei sicuro che in trentacinque anni non sia cambiato nulla, ma proprio nulla fino all'altro ieri ?
 
CinghialeMannaro ha scritto:
arhat ha scritto:
CinghialeMannaro ha scritto:
arhat ha scritto:
CinghialeMannaro ha scritto:
arhat ha scritto:
e la designazione dei delegati ? che rappresentante dei lavoratori è un sindacato che non è scelto dai lavoratori ?

intendi la faccenda che se un sindacato non firma la contrattazione poi non ha delegati?

no, i delegati (le ex RSU per intenderci, se ci intendiamo) non saranno lavoratori eletti fra i lavoratori, ma designati dalle segreterie nazionali. è chiaro ?

chiarissimo. Ma questa norma è voluta dalla CGIL, non l'ha messa in campo Marchionne. Marchionne si è limitato ad applicarla.

prego ?

come pensi che abbia fatto la CGIL a escludere la COBAS dalle rappresentanze sindacali? :)

semplice: visto che la cobas non firmava la contrattazione nazionale, hanno detto "i rappresentanti sindacati vengono scelti tra coloro che firmano la contrattazione".

e la cobas è virtualmente sparita dalle fabbriche.

solo che la storia è gentiluomo, e se la sono buttati nel fiocco da soli.

in effetti è vero, avevo dimenticato, grazie per avermelo ricordato.
 
modus72 ha scritto:
Non era riferito all'opportunità di licenziare, quanto sul concetto del "il costo del lavoro rappresenta il 7-8 per cento e dunque è inutile picchiare su chi sta alla linea di montaggio pensando di risolvere i problemi."
Nel momento in cui la maggioranza di chi sta nelle linee di montaggio ha votato NO, mi pare chiaro che questo nuovo contratto prendere o lasciare sia stato percepito come un "picchiare sui lavoratori", anche per le modalità con cui è stato proposto/imposto.

mi sembra un ragionamento un tantino arzigogolato, e poco pertinente alla circostanza.

questo accordo "picchia" eventualmente sulle condizioni di lavoro e sui modi, ma mica riduce il costo del lavoro. anzi, aumenta i turni invece di diminuirli. lavora su un progetto (la cui validità è ancora da verificare) di maggiore efficienza del lavoro, non sulla riduzione del costo

sarà discutibilissimo, ma non ha nulla di incoerente con l'osservazione di marchionne sulla incidenza del costo del lavoro.
 
belpietro ha scritto:
modus72 ha scritto:
Non era riferito all'opportunità di licenziare, quanto sul concetto del "il costo del lavoro rappresenta il 7-8 per cento e dunque è inutile picchiare su chi sta alla linea di montaggio pensando di risolvere i problemi."
Nel momento in cui la maggioranza di chi sta nelle linee di montaggio ha votato NO, mi pare chiaro che questo nuovo contratto prendere o lasciare sia stato percepito come un "picchiare sui lavoratori", anche per le modalità con cui è stato proposto/imposto.

mi sembra un ragionamento un tantino arzigogolato, e poco pertinente alla circostanza.

questo accordo "picchia" eventualmente sulle condizioni di lavoro e sui modi, ma mica riduce il costo del lavoro. anzi, aumenta i turni invece di diminuirli. lavora su un progetto (la cui validità è ancora da verificare) di maggiore efficienza del lavoro, non sulla riduzione del costo

sarà discutibilissimo, ma non ha nulla di incoerente con l'osservazione di marchionne sulla incidenza del costo del lavoro.

al mio paese maggior efficienza significa anche minor costo ;)
 
conan2001 ha scritto:
al mio paese maggior efficienza significa anche minor costo ;)
Può essere visto in questo modo: se aumenta il numero di vetture prodotte "per operaio", di fatto si abbassa il costo unitario della singola auto.
Gli stabilimenti italiani non sono esattamente ai primi posti della classifica della produttività (pur considerando che una 159 è più complessa da assemblare di una Panda)
 
alkiap ha scritto:
conan2001 ha scritto:
al mio paese maggior efficienza significa anche minor costo ;)
Può essere visto in questo modo: se aumenta il numero di vetture prodotte "per operaio", di fatto si abbassa il costo unitario della singola auto.
Esatto. Chiedo venia, preciso era quello che intendevo per "costo del lavoro", capisco che il termine sia improprio ma non è la mia materia. Il concetto che volevo esprimere, e per il quale avevo riportato il passo di Marchionne che mi sembrava a tema, era proprio quello: 5 anni fa non erano gli operai il problema dei debiti e della non competitività di Fiat, lo sono diventati adesso. Perchè?
 
modus72 ha scritto:
alkiap ha scritto:
conan2001 ha scritto:
al mio paese maggior efficienza significa anche minor costo ;)
Può essere visto in questo modo: se aumenta il numero di vetture prodotte "per operaio", di fatto si abbassa il costo unitario della singola auto.
Esatto. Chiedo venia, preciso era quello che intendevo per "costo del lavoro", capisco che il termine sia improprio ma non è la mia materia. Il concetto che volevo esprimere, e per il quale avevo riportato il passo di Marchionne che mi sembrava a tema, era proprio quello: 5 anni fa non erano gli operai il problema dei debiti e della non competitività di Fiat, lo sono diventati adesso. Perchè?

perchè adesso aprofittando della crisi si fa un pò di "pulizia" anche dove non serve.
nel 2001 quando hanno buttato giù le torri tutta l'america piangeva ma a più di qualcuno tutti quei morti hanno fatto un grosso piacere e poi lo si è visto.
in fiat è uguale, tutta questa crisi, dovuta esclusivamente a chi la dirige, serve benissimo per altri scopi.
 
conan2001 ha scritto:
in fiat è uguale, tutta questa crisi, dovuta esclusivamente a chi la dirige, serve benissimo per altri scopi.

Non credo che le colpe siano da ascrivere ad una parte sola... La storia insegna che non è mai così e anche in questo caso io non vedo eccezioni...
 
Ho letto un articolo che reputo interessante oltre che svincolato dalle logiche di partito (qualunque partito). Chissà che non possa tornare utile.
Relazioni Industriali
LE COSE NON DETTE SUL CASO FIAT

di Fabiano Schivardi 11.01.2011 L'obiettivo principale degli accordi di Pomigliano e Mirafiori è la governabilità degli impianti. La Fiat vuole garanzie prima di effettuare gli investimenti, nella convinzione che il sistema di relazioni industriali italiano non sia adeguato alla gestione di grandi impianti. Ma la sfida competitiva per il nostro paese si gioca in buona parte proprio sulla capacità di aumentare il numero di organizzazioni complesse e di grandi dimensioni. Sarebbe ora di mettere mano a una riforma organica del diritto del lavoro che affronti insieme la flessibilità interna ed esterna.

La stile ruvido, diretto e spigoloso di Sergio Marchionne ha spinto all'estremo i tic tipici del dibattito pubblico italiano. Il governo non fa niente, ma, invece di negarlo come accade sempre, rivendica con orgoglio l'inerzia. Il Pd si divide, ma stavolta lo fa anche l'Idv. I sindacati litigano, ma oltre che fra confederazioni anche all'interno delle stesse. Anche la Confindustria ne esce con l'immagine ammaccata e appare oggi un po' più demodé.
LA QUESTIONE DELLA GOVERNABILITÀ DEGLI IMPIANTI
Cosa c'è di così dirompente negli accordi di Pomigliano e Mirafiori? Francamente, la lettura degli accordi non suggerisce niente di epocale, come spiega Marco Esposito su noiseFromAmerika. Un operaio Fiat appare comunque più garantito e meglio pagato della stragrande maggioranza dei colleghi che lavorano in imprese medio-piccole. In particolare, l'innovazione contrattuale è modesta a Mirafiori, probabilmente perché quell'impianto ha bisogno di interventi organizzativi meno radicali di quello di Pomigliano. Gli aspetti che hanno maggiormente alimentato la polemica hanno per lo più un forte carattere simbolico.
L'obiettivo principale di questi accordi è quella enunciata da Marchionne alla trasmissione di Fabio Fazio: la governabilità degli impianti. L'espressione può suonare fastidiosa, ma è un obiettivo imprenditoriale del tutto legittimo, per non dire obbligatorio. L'amministratore delegato di Fiat vuole garantirsi la capacità modificare il grado di utilizzo degli impianti secondo le necessità della domanda. Gli accordi prevedono un ampio spettro di possibilità di turnazione e fino a 120 ore di straordinario a discrezione dell'impresa. In questo modo, cambi nel grado di utilizzo non richiederanno estenuanti trattative sindacali.
L'altro aspetto importante è il divieto di scioperi che rendano inesigibili le clausole contrattuali. In pratica, se l'azienda richiede una giornata di lavoro straordinario un sabato, i sindacati non possono proclamare uno sciopero proprio in quel sabato. La norma è il logico complemento della flessibilità di utilizzo: se i sindacati potessero proclamare scioperi in turni o giornate di lavoro non gradite, nei fatti si tornerebbe a un sistema in cui la flessibilità si ottiene solo con l'approvazione caso per caso dei sindacati stessi. Il punto cruciale è che la Fiat vuole garanzie contrattuali prima di effettuare gli investimenti. Come già argomentato su questo sito, una volta fatto l'investimento la forza contrattuale dell'azienda diminuisce e quella dei sindacati aumenta. Il problema è che il contratto nazionale non fornisce queste garanzie a meno che tutti i sindacati non siano d'accordo: un'organizzazione non firmataria può comunque proclamare scioperi a cui qualunque lavoratore può aderire. Ecco il perché dell'utilizzo dello stratagemma giuridico di uscire da Confindustria, e quindi dal contratto nazionale, e di garantire la rappresentanza solo ai sindacati firmatari, che sono automaticamente vincolati alle clausole del contratto. L'esclusione della Fiom dalle fabbriche è chiaramente una brutta pagina nella storia delle relazioni industriali. D'altra parte, un sistema di rappresentanza che garantisce a chiunque il diritto di veto mette a rischio la governabilità. Da qui l'esigenza di riformarlo, chiesta a gran voce da più parti, in modo da garantire esigenze di rappresentanza da una parte e di governabilità dall'altra.
PICCOLA ITALIA
L'Italia soffre di bassa crescita della produttività. È opinione diffusa che parte del problema sia riconducibile alla scarsa presenza di grandi imprese nel nostro paese. La dimensione media delle aziende italiane è meno della metà di quelle tedesche, che in effetti stanno intercettando la ripresa e la domanda estera molto meglio delle nostre. Da tempo ci si interroga sulle ragioni del nanismo delle imprese italiane, senza che si sia arrivati a risposte conclusive. Marchionne offre una possibile spiegazione: il sistema di relazioni industriali non è adeguato alla gestione di grandi impianti. L'idea si estende quindi al di là del caso Fiat e riguarda tutto il sistema industriale. Nelle piccole e medie imprese a controllo famigliare si sopperisce all'inefficacia del contesto giuridico col rapporto diretto fra "padrone" e dipendenti. Ma questo meccanismo non funziona in grandi imprese, per le quali le norme contrattuali sono l'unico strumento per gestire i rapporti di lavoro e che quindi soffrono di uno svantaggio competitivo se le norme sono inefficienti. Anche se è presto per dire se questa ipotesi sia corretta, e quanto conti nello spiegare le difficoltà delle grandi imprese in Italia, vale la pena prenderla seriamente in considerazione. La sfida competitiva per il nostro paese si gioca in buona parte sulla sua capacità di mantenere e possibilmente aumentare il numero di organizzazioni complesse e di grandi dimensioni. Non si vive solo di piccole e medie imprese a controllo familiare.Negli ultimi dieci anni il dibattito sia di policy sia accademico si è concentrato sulla flessibilità "esterna", cioè sulla possibilità o meno di licenziare. Battaglie feroci sono state fatte pro e contro l'articolo 18. Il risultato è stato un mercato del lavoro duale in cui la flessibilità esterna viene scaricata interamente sui giovani, attraverso l'utilizzo massiccio dei contratti a termine. Del tutto trascurato è stato invece il tema della flessibilità "interna", che riguarda l'utilizzo della forza lavoro da parte dell'impresa. Le vicende di Pomigliano e Mirafiori, nelle quali il tema dei licenziamenti è stato completamente assente e tutto il dibattito si è concentrato sulla flessibilità interna, ha colto molti impreparati. Sarebbe ora di mettere mano a una riforma organica del diritto del lavoro che affronti congiuntamente la flessibilità interna ed esterna. Si potrebbero creare spazi di "scambi" fra le due tipologie per trovare accordi che aumentino l'efficienza complessiva del sistema, magari aumentando il grado di tutela complessivo dei lavoratori. Personalmente, ritengo il problema del precariato e dei bassi salari (dovuti a bassa produttività) molto più seri della diminuzione delle pause da quaranta a trenta minuti o di clausole che vietano scioperi che rendano gli accordi negoziali inesigibili. Il senatore Pietro Ichino da tempo porta avanti questo progetto. Sarebbe una riforma importante per rilanciare la competitività del paese. Purtroppo, sia la debolezza del governo che le posizioni del ministro Sacconi rendono facile prevedere che questa riforma non si farà.

http://www.lavoce.info/articoli/-relazioni_industriali/pagina1002086.html
 
modus72 ha scritto:
alkiap ha scritto:
conan2001 ha scritto:
al mio paese maggior efficienza significa anche minor costo ;)
Può essere visto in questo modo: se aumenta il numero di vetture prodotte "per operaio", di fatto si abbassa il costo unitario della singola auto.
Esatto. Chiedo venia, preciso era quello che intendevo per "costo del lavoro", capisco che il termine sia improprio ma non è la mia materia. Il concetto che volevo esprimere, e per il quale avevo riportato il passo di Marchionne che mi sembrava a tema, era proprio quello: 5 anni fa non erano gli operai il problema dei debiti e della non competitività di Fiat, lo sono diventati adesso. Perchè?

no, non lo sono diventati.
e non lo sono mai stati.
né per costo, né per capacità.

uno dei problemi era ed è, invece, l'efficienza del sistema di produzione (che non è colpa dei lavoratori).
sistema per il quale negli stabilimenti in brasile ogni operaio produce 70 auto l'anno, a Tichy 100, a MIrafiori 49
questo dipende non solo dalla tipologia della linea, ma anche dalla vendibilità dei prodotti (se gli impianti italiano sono sottoutilizzati, è anche perché non si possono produrre auto solo per riempire i piazzali)

se marchionne ritenesse che per complessive ragioni l'operaio italiano fosse il problema, sposterebbe e basta. mica è un benefattore.
questo accodo dimostra che non è così, o almeno che così non crede
 
Ligos ha scritto:
nordkapp071 ha scritto:
Purtroppo in italia ci sono molto privilegiati che non se ne rendono conto, tra questi per me, paragonando alla mia situazione, ci sono anche i lavoratori Fiat.

Sono un:
Impiegato interinale anni 31, lavoro 8,5h al giorno, ma pagate solo 7,5h, non mi sogno di segnare lo straordinario perchè rischierei il non rinnovo del contratto. Non mi ammalo e se ho la febbre lavoro ugualmente e non vado in ferie per paura che non mi rinnovino il
contratto (trimestrale ogni volta). Non ho pause caffè.

Magari avessi un contratto a tempo indeterminato...

Appoggio Marchionne in pieno, i lavoratori devono andare al lavoro, e la sera è giusto essere stanchi,
mica sono stati in vacanza durante il giorno... hanno LAVORATO

Perchè tu sei interinale, allora ha ragione Marchionne.Complimenti.

Non è che ha ragione sempre Marchionne, ma siccome ho anche io una figlia che lavora così da 6 anni e meno male che il marito ha un contratto a tempo indeterminato, mi chiedo, dove sono o dov'erano i sindacati, nessun escluso, compresa la FIOM quando in Italia si creava la spaccatura generazionale ????
 
MultiJet150 ha scritto:
Ligos ha scritto:
nordkapp071 ha scritto:
Purtroppo in italia ci sono molto privilegiati che non se ne rendono conto, tra questi per me, paragonando alla mia situazione, ci sono anche i lavoratori Fiat.

Sono un:
Impiegato interinale anni 31, lavoro 8,5h al giorno, ma pagate solo 7,5h, non mi sogno di segnare lo straordinario perchè rischierei il non rinnovo del contratto. Non mi ammalo e se ho la febbre lavoro ugualmente e non vado in ferie per paura che non mi rinnovino il
contratto (trimestrale ogni volta). Non ho pause caffè.

Magari avessi un contratto a tempo indeterminato...

Appoggio Marchionne in pieno, i lavoratori devono andare al lavoro, e la sera è giusto essere stanchi,
mica sono stati in vacanza durante il giorno... hanno LAVORATO

Perchè tu sei interinale, allora ha ragione Marchionne.Complimenti.

Non è che ha ragione sempre Marchionne, ma siccome ho anche io una figlia che lavora così da 6 anni e meno male che il marito ha un contratto a tempo indeterminato, mi chiedo, dove sono o dov'erano i sindacati, nessun escluso, compresa la FIOM quando in Italia si creava la spaccatura generazionale ????

erano impegnati a difendere i "diritti acquisiti" di chi il lavoro l'aveva già e di chi era pensionato, ovvero dei loro iscritti.
cosa che del resto è esattamente la loro funzione. sindacale, non politica.
 
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