<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=1500520490268011&amp;ev=PageView&amp;noscript=1"> Un paese di poveracci | Page 133 | Il Forum di Quattroruote

Un paese di poveracci

Qui ormai si parla un po' di tutto, forse dovremmo modificare il titolo, o tornare a parlare di soldi e di finti/veri poveri...
 
Abitudine, o forse vuoi che gli strumenti non sono fatti ancora abbastanza bene essendo agli albori...però io la vedo come un qualcosa di tutto sommato positivo

Mia moglie 3-4 anni fa mi regalò il kindle, non ci sono mai riuscito a leggere nulla.
E' che già al lavoro sto sempre con pc e tablet, di sera magari un po' di tv, il libro cartaceo mi concilia il sonno.
Ma in generale nonostante la tecnologia mi piaccia sono un tipo "tattile", anche per la musica, ok spotify, ma il vinile serve per la vera musica.
 
Il vinile, poi il CD e ti dicevano vedrai che quando si diffonde il CD costerà come il vinile, e diffondendosi i CD sempre allo stesso prezzo calarono i Vinile che vendevano meno e si vendettero sempre più CD allo stesso prezzo e scomparsero i vinile anchein offerta, ma i CD non calarono mai di prezzo ma ricomparsero i Vinile che erano molto più cari dei CD (e chi se li compra) ma durò poco perchè da lì a poco sparirono Vinile, CD negozi e negozianti....musica liquida
 
Purtroppo serve abbonamento per vedere il link però quel po' che si può vedere sembra interessante (ed innervosente).
 
Purtroppo serve abbonamento per vedere il link però quel po' che si può vedere sembra interessante (ed innervosente).

In Italia si guadagna meno che nel 1990, è l’unico paese Ue dove i salari reali sono scesi: il grafico
Redazione Economia 9-12 minuti

La rincorsa prezzi-salari — che innescherebbe una preoccupante spirale inflattiva che ricorda tanto gli anni della «scala mobile» — è da evitare, certo. L’Italia però è inviluppata da anni in una storia di salari troppo bassi, come plasticamente evidenziato da questa classifica dell’Ocse su dati Eurostat che vede i redditi medi italiani sotto ai livelli degli anni ’90 (vedi tabella in alto). D’altronde c’è una vasta area di povertà fatta di chi non ha un contratto fisso, spesso finisce travolto — è il caso dei giovani — nel girone dantesco dei tirocini. L’Inps, registrò l’allora presidente Pasquale Tridico, ritiene che questa area sia composta da «due milioni di lavoratori», fatta anche di contratti stagionali nel turismo e nei servizi in cui la dimensione del «nero» non è irrilevante e le cornici contrattuali scavalcate da illegalità e difese malamente dai pochi controlli.

Il salario reale: la discesa inesorabile dal 1990
La vera misura di quanto guadagnano le persone è quello che in economia si chiama salario reale, cioè il salario rapportato ai prezzi. Secondo i dati Ocse, l’Italia è tra le grandi economie il Paese in cui i salari reali sono diminuiti di più. Meno 7,3% solo nel 2022 rispetto al 2021, anno in cui la crescita dei prezzi trainata dal rincaro dell’energia ha ridotto pesantemente il potere d’acquisto delle famiglie. Paghiamo anni di redditi al palo bloccati (anche) da una produttività stagnante e il conto si scarica pure su chi un lavoro lo ha. Il problema è che si tratta di una tara storica. Come agire sul potere d’acquisto per alleviare le difficoltà di chi «vive sotto i 35 mila euro all’anno» però è oggetto di dibattito da sempre.

Il ritardo storico
I salari reali in Italia, secondo l’Ocse, erano già scesi del 2,9% dal 1990 al 2020. L’alta inflazione generata dalla guerra in Ucraina e della veloce ripresa post Covid aggrava un problema che avevamo già. Se fino a questo punto i protagonisti della storia sono due — i salari e i prezzi — per capire che cosa stia succedendo bisogna introdurre un terzo attore: la produttività. La quantità di prodotto che si riesce a sfornare nell’unità di tempo.

Il nanismo delle nostre imprese
Spiega Tommaso Monacelli, ordinario di Macroeconomia all’università Bocconi di Milano, che «i bassi salari sono la spia di un malessere profondo dell’economia. Che derivano da una crescita anemica della produttività totale dei fattori. I salari fermi sono, a mio avviso, la più grande ferita nel modello di specializzazione produttiva dell’Italia, basata sulle piccole e medie imprese. Con un impatto inevitabile anche sulla demografia. Con una forza lavoro anziana e poco istruita, per una scarsa percentuale di lavoratori con istruzione avanzata, ne risente anche la produttività. A ciò si aggiunga un mercato dei capitali poco dinamico e la ridotta dimensione delle imprese anche per sfuggire ai radar del fisco, generalmente poco aperte per questo all’innovazione tecnologica e dunque al valore aggiunto che ciò genera sulla produttività, retaggio anche di un capitalismo familiare affetto dal dogma del controllo».

Il confronto tra i Paesi dell’Eurozona su dati Bce
Analizzando i dati della BCE, si può notare un certo scarto nella crescita del valore nominale dei salari tra i vari paesi dell’Eurozona, ha segnalato uno studio dell’associazione Adapt che trovate qui. Nel 2022, la crescita registratasi in Italia è del solo 1.1%, mentre altri Paesi registrano percentuali più elevate, come nel caso della Germania (2.7%) o della Repubblica Ceca (4.4%). Emblematico è il caso della Francia, in cui il valore nominale dei salari è cresciuto indicativamente del 5%. Nella maggior parte dei settori sono state applicate delle clausole di revisione ricollegate all’oscillamento dell’inflazione, che ha permesso una nuova negoziazione dei contratti collettivi, con un conseguente aumento del valore nominale dei contratti.

L’aumento dell’inflazione si è mangiato la crescita dei salari
«In una prospettiva a lungo termine, appare evidente che l’aumento dei prezzi, così repentino e sproporzionato, abbia completamente eroso l’aumento nominale delle retribuzioni contrattuali registratosi in questi anni. Sebbene dal 2015, si sia riscontrata una crescita dei salari, anche in termini reali, nella maggior parte dei paesi europei, tale crescita, il cui trend già nel 2021 aveva subito un calo, fino a scendere drasticamente nel 2022, si è arrestata con l’aumento dell’inflazione», scrivono i ricercatori Adapt.

Il confronto con il 2008
Se parametriamo tutto al 2008, anno della crisi finanziaria che travolse il sistema bancario americano, i salari italiani sono più bassi del 12% in termini reali, spiega il Global Wage Report presentato dall’Ilo, l’Organizzazione internazionale del Lavoro. La retribuzione media, a parità di potere d’acquisto tra tutti i Paesi del mondo, da noi è poco superiore alla soglia dei 35 mila euro. La media Ocse è però superiore ai 46 mila euro.
 
Siamo quelli che guadagnano di meno ma siamo quelli con più soldi in banca. Credo che finchè non si spiegherà questa equazione (o vedremo gente in piazza con i forconi perchè non ha da mangiare veramente) continueremo così.
 
Siamo previdenti per natura....
Esclusi....Quelli che sono proprio alla canna del gas,
buona parte degli altri, rinuncia su rinuncia, continuano da sempre a fare le formichine
 
Il che è anche un freno allo sviluppo però... e si vede.
Mmhh non vedo legame tra propensione al debito privato e tasso di sviluppo nell'attuale modello economico. Anni 50-60-inizio 70 ok perché c'erano da soddisfare tanti bisogni e la macchina industriale ed edilizia del paese cresceva grazie anche alle cambiali ed alle cartelle fondiarie sottoscritte dalle masse. Ora la situazione è ben diversa, il benessere è diffuso e si tratta semmai di riqualificare/riconfigurare investimenti esistenti e futuri nonché rimodulare scelte di spesa. Più che far indebitare gli italiani, sarebbe opportuno spingerli a diversificare l'impiego dei risparmi, ma ci vorrebbe un mercato dei capitali lievissimamente :D più evoluto di quello attuale, una giustizia civile più attenta alla tutela della proprietà privata ed una amministrativa più concentrata sulla ragion di Stato e meno sull'arzigogolo giuridico.
Come dire che bisognerebbe mettere mano al sistema-Paese.
 
E' un cane che si morde la coda....

" Imprenditore mi paghi poco
e io fatico a comprare quello che produco...."
Il segreto ( del successo ) di Henry Ford
--------------------------Ricorderete certo come fece--------------------------
 
Ultima modifica:
E' un cane che si morde la coda....

" Imprenditore mi paghi poco
e io fatico a comprare quello che produco...."
Il segreto ( del successo ) di Henry Ford
--------------------------Ricorderete certo come fece--------------------------

Ne discuto spesso con gli amici, insistono per andare in posti "social", dove con un cifra relativamente bassa ti portano degli aperitivi più abbondanti di molte cene.
A parte la qualità bassa, è praticamente certo il caporalato verso i dipendenti.
Non può pagare un cameriere più di 20 euro al giorno, rigorosamente in nero, o in alternativa gli regalano il cibo/bevande.
 
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