marimasse ha scritto:
PanDemonio ha scritto:
Perché, forse gli uni o gli altri hanno una qualche alternativa ragionevolmente valida?
Certamente, anche se a ben pochi piace doverlo ammettere, perché si tratta di una alternativa che comporta un minimo di impegno e anche, a volte, per certi versi, un certo qual sacrificio. Cose che senza dubbio costano molto di più del semplice brontolare, coltivando la confortante ma fasulla idea secondo la quale nulla di nulla si può fare se non accettare passivamente ciò di cui sempre e solo terzi sarebbero responsabili.
Anche se è vero che lamentarsi (anche e soprattutto a sproposito) è il principale sport nazionale italiano, non puoi affermare semplicemente che la gente è pigra o ignava, visto che:
Non posso evitare di comprare il carburante, ma posso comprarlo dove costa meno, anche se magari mi tocca fare qualche km in più.
Peccato che in questo modo:
- l'eventuale risparmio va in fumo insieme al carburante "sprecato" per andare a fare rifornimento fuori zona;in ogni caso, a calare non sono le tasse o il guadagno della compagnia, ma semplicemente la quota del gestore dell'impianto, che alla fine è l'unico a rimetterci (per colpe non sue).
Non posso evitare di possedere un'automobile, ma posso fare a meno di comprarne una di nuova oppure, se proprio sono costretto (ma sono casi rarissimi) a farlo, posso comprarne una meno costosa e modaiola.
Non è detto che chi cambia l'auto lo faccia SOLO perché attratto dal nuovo modello, anzi: storpiando lo scopo della normativa che istituiva le classi di inquinamento (rivolta alle case costruttrici e non agli utenti finali) i comuni hanno indotto, minacciandoli con i blocchi del traffico e blandendoli con gli incentivi alla rottamazione, la maggior parte dei possessori di auto a cambiare mezzi "vecchi" ma perfettamente funzionanti con altri nuovi.
Quanto al "cosa" si acquista, bisogna anche considerare le esigenze connesse all'utilizzo dell'auto: per me basta che ci entri tutta la famiglia con i bagagli, per un uomo d'affari deve fungere anche da "biglietto da visita" e comunicare un'immagine positiva, per un ragazzo può essere necessaria per entrare a far parte di una compagnia di amici, o non esserne estromesso, oppure per rafforzarvi la propria influenza, tutte cose che in quella particolare fase della vita appaiono assolutamente fondamentali. E poi c'è sempre la vecchia legge della domanda e dell'offerta...
Non posso eliminare la manutenzione e le riparazioni, ma posso ridurle al minimo indispensabile e non rivolgermi a officine che fanno strapagare le più piccole banalità.
Peccato che però le condizioni di garanzia e il livello di complessità raggiunto dalle auto (con relativa necessità di strumenti di diagnostica dedicati e altamente costosi) impongano praticamente il ricorso alle officine della rete del marchio, che non a caso sono le più care.
Non posso evitare di andare per le strade, ma posso benissimo eliminare qualche cosiddetto "viaggio di piacere", specie se ad esempio esso comporta la frequentazione delle autostrade, che a fronte di pedaggi sempre più esosi praticamente nulla mi garantiscono in quanto a spostamento veloce e sicuro.
Vista l'incidenza (infinitesimale) dei "viaggi di piacere" nel totale dei km percorsi di chi usa l'auto anche per lavoro, non capisco la convenienza di questa rinuncia. Semmai è proprio nel "viaggio di piacere", se e quando uno ha tempo e possibilità di farlo, che l'aver speso fior di quattrini per lusso e comfort acquista un senso...
Per quanto riguarda l'evitare le autostrade poi, è facile a dirsi ma quantomeno complicato a farsi, dato lo stato anche peggiore (sia delle infrastrutture che del traffico) in cui versano statali e provinciali.
Non posso evitare di comprare cibo, ma posso benissimo non comprare la verdura che arriva da chissà dove e posso benissimo, anche, rinunciare a qualche cibo che mi piace se vedo che mi viene proposto ad un prezzo truffaldino. Eccetera eccetera.
Qui non posso che quotarti, ma quante volte ti viene detto chiaramente e semplicemente da dove viene un determinato articolo?
E, soprattutto, anche se è sicuramente nobile ed etico consumare in maniera responsabile, spesso l'esiguità dei margini di spesa e una politica dei prezzi quantomeno "bizzarra" (almeno all'apparenza), che fa sì che le arance "nostrane" arrivino a costare ad esempio il doppio delle omologhe israeliane, impongono di turarsi il naso e pensare ad arrivare in qualche modo a fine mese...