Ellis Island è stato chiuso sessantanni fa, di lì passavano immigrati che arrivavano con mezzi legali, e si controllava soprattutto lo stato di salute.
Probabilmente no, ma c'è un motivo, è validissimo e per nulla xenofobo: ormai è entrata tanta di quella porcheria che anche tra quelli in possesso di "regolare permesso di soggiorno" la quota di lazzaroni o peggio è ben oltre il 10° percentile. Di nuovo, non è un discorso di razzismo, ma semplicemente di mancato "controllo di qualità" sulle entrate, eccessivo lassismo sui reati commessi da stranieri e impossibilità per le FdO di fare qualsiasi cosa per reprimere i comportamenti illeciti. Ormai chiudere la stalla è inutile, non solo sono scappati i buoi, ma è crollato anche il tetto. PS: Paolo, se sapessi che hai una soluzione non te la chiederei, ti candiderei alle elezioni.....
no no è giusto secondo me che a fronte di una critica venga chiesta una soluzione o almeno il modo in cui uno pensa si debba affrontare il problema altrimenti si fa come fanno tanti altri che denigrano soluzioni altrui senza mai proporre nulla !! Sicuramente un poco di contrarietà verso gli extracomunitari nasce da come sono state gestite le cose in questi ultimi anni ,ma quelli a cui mi riferivo io non credo che avevano l'atteggiamento che hanno anche 25 anni fa quando il problema non era eclatante come ora. Cmq non mi candido anche perchè dovrei abbandonare la mia amata ibrida per una Thema !!!
Se dico MODELLO Ellis Island è inutile che mi ripetete che è stato chiuso 60 anni fà, cosa che tutti sanno. Anche se con navi regolari e muniti di biglietto regolare all'arrivo erano tutti dei perfetti sconosciuti da controllare e selezionare, cosa che dovrebbe essere pari con quelli che arrivano da noi, O NO? In America si accoglieva tenendo a mente il bene del paese, da noi si accoglie tanto al chilo per buonismo spa.
non so tu ma io a Ellis ci sono stato 2 volte, una in un viaggio con un gruppo di amici e una in viaggio di nozze quindi sempre in una situazione di beata godimento ed in un ambiente che ora è un museo tenuto benissimo, allora credo che la cosa fosse un poco meno soft e che quindi portata ai nostri giorni si potrebbe rendere molto più confortevole.
il modello Ellis Island presuppone che un grande numero di persone arrivino nello stesso posto. Gli aerei erano poco usati fino al 1954 (mio padre che fece vari viaggi da e per gli USA negli anni 50-60 usò l'aereo per la prima volta nel 1962) quindi si arrivava dall'Europa quasi solo via nave, quando Ellis Island era in funzione.L'Italia oggi si può raggiungere in mille modi, via mare, terra e cielo. Però mi pare di capire che il problema non riguardi solo chi arriva ai posti di frontiera in modo legale.
Pensa che persino io sono totalmente d'accordo su questo concetto, anche se ti sembrerà strano. Infatti, ho scritto che, dato che ormai abbiamo creato una situazione ingestibile con mezzi "normali", un primo criterio, grezzo finchè vuoi, potrebbe essere quello del paese di provenienza: per esempio, non vedo alcun motivo per parlare di "profughi" provenienti da aree dove non ci sono persecuzioni, guerre o dittature. Quindi, chi scappa dalle pallottole ha tutto il diritto di essere accolto, chi viene da dove non si fa un caxxo con l'intenzione di continuare a non fare un caxxo (es. Senegal) può benissimo fare la trafila. Fermo restando che continuo a non comprendere il fatto che ci sia gente che abbandona una terra potenzialmente ricchissima in cambio di una vita da straniero in terra straniera.
Voglio vedere cosa ne fanno poi di tutta questa gente con la scopa in mano se ne vedono pochi.... Stamattina a radio 24 "salvati 480 migranti" Per me chi entra nel mio paese senza permesso e' clandestino non migrante. Chi viene caricato sulle navi italiane non e' salvato e' traghettato Tutta la gente che ne dice bene ci mangia su..
uno che per definizione scappa da violenze e persecuzioni non dovrebbe tanto sottilizzare sui confort ... mi pare, a meno che scappa dai disagi e cerca l'agio. Le due cose non diamole per scontate. I nostri avi quando migravano mettevano in conto i disagi, gli agi se li sono guadagnati (come ognuno di noi al netto dei soliti parassiti).
non è che sto dicendo che quando arrivi trovi la stanza con l'idromassaggio,dico soltanto che nel momento in cui riesci (sempre che ci riesca visti i problemi che anche altri hanno elencato) a gestire un flusso migratorio regolarizzato , a prescindere se quello che arriva è un disperato o uno solo che cerca una nuova opportunità in un altro paese lo devi fare con i crismi di un paese civilizzato. poi, e non mi riferisco a questioni razzistiche o xenofobe, questo aspetto si lega anche a come si vede l'immigrazione, e mi riferisco a quella gestita e regolata, io la vedo come un opportunità, poi se uno invece la vede come un pericolo o cmq qualcosa che puoi rovinare la nostra società, legittima disposizione d'animo, immagino che veda il tutto in altra maniera e tenda a destinarci meno risorse possibili
...ed è proprio questo il presupposto base che a noi manca. Di qui il resto dei problemi: abbiamo una massa di gente che pelandra per strada in cui i "buoni" sono indistinti dai "cattivi" (prego osservare e tenere presenti le virgolette), senza possibilità per i primi di emergere dai secondi. Di qui anche il sentimento di repulsione che si diffonde sempre più tra la popolazione, alimentato anche dall'osservazione oggettiva che la percentuale di mele marce nella cassetta è visibilmente ben oltre il fisiologico.
bravo, concordo, e secondo me che proprio per mancanza di una gestione regolarizzate ci sguazzano sia i buonisti che i malintenzionati
Ho l'impressione che continui a voler mettere sullo stesso piano chi arriva per la guerra con chi arriva per opportunità. Fare di tutta l'erba un fascio è la genialata di buonismo spa e contemporaneamente il flagello del nostro paese.
La cosa triste è che quelli che affermavano il contrario, pur avendo ragione, hanno fatto una fine ingloriosa :cry:
per me si, anche se so che probabilmente per diritto internazionale chi proviene da una guerra ha altri diritti. Non capisco l'accezione che tu dai per opportunità, se in maniera negativa o meno