Questa è, a mio modo di vedere, una delle considerazioni migliori che ho letto in questo 3d. Il POS dovrebbe essere una libera scelta dell’esercente per incrementare il proprio giro di affari, ma … gli esercenti dovrebbero avere il sacrosanto diritto di poter ribaltare sul cliente che decide di pagare con carta i costi della transazione. È una cosa normalissima nel settore B2B ed anche verso i privati da parte della pubblica amministrazione (avete mai fatto caso al costo mostruoso dei bollettini PagoPA?) Quando ad esempio ricarico la mia carta virtuale per l’utilizzo del sistema Telemaco (quello con cui accedo alle pratiche nel Registro Imprese), ho tre costi di ricarica: zero se faccio un bonifico, 0,38% se pago a mezzo RID, qualcosa di più se pago con carta. Ed è giusto così. Perché mai il barista deve perdere il 10% dell’incasso (quindi il 30% del suo margine netto) perché il fenomeno di turno (perdonatemi l’appellativo) pretende di parafare € 1,10 o 1,20 con la carta di debito o, peggio ancora, con la carta di credito? Ovviamente non accetta di finanziare le paturnie di questi soggetti e inserisce la media dei costi transazionali sulle spese fisse, aumentando i listini per tutti.
Il problema delle commissioni è proprio quello che è stato sollevato ieri a Sky TG24 Economia da una (credo) esercente, la quale diceva che se uno (su grossi quantitativi) ha, e secondo lei non è raro ma forse ha esagerato, l'1% di utile non può pagare l'1% di commissioni carte di credito.
Indubbiamente è un problema.
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