Oltre l?orizzonte dei luoghi in cui vivevamo quando eravamo giovani
In un mondo di magneti e miracoli
I nostri pensieri si smarrivano con sconfinata costanza
La campana della divisione già suonava».
Pink Floyd
http://www.memoriedispagna.org/page.asp?ID=3160&Class_ID=10015
LA CAMPANA SUONA LA FINE DELLA LIBERTA' - Articolo scritto nel 1988
1938: rievochiamo le sanguinose vicende che portarono alla dittatura di Franco
TIZIANO TUSSI - HISTORIA - 24/10/2002
LA CAMPANA SUONA LA FINE DELLA LIBERTA?
1938 : la guerra civile sconvolge la Spagna. Rievochiamo le sanguinose vicende che portarono alla dittatura del generalissimo Franco.
Cinquant?anni fa era in pieno svolgimento la guerra di Spagna. Guerra civile, fra Spagnoli, ma anche guerra internazionale, anticipazione della seconda guerra mondiale, così come lo saranno le altre imprese belliche dello stesso periodo: la conquista dell?Impero dal parte del fascismo italiano in Etiopia e in Albania e l?espansione tedesca in Europa con l?annessione dell?Austria, dei Sudeti in Cecoslovacchia, di Danzica.
I due fronti che si scontravano nel Paese iberico vedevano da una parte di difensori della democrazia repubblicana, nata nel 1931 dopo l?abdicazione del re Alfonso XIII (che vivrà per il resto della sua vita a Roma), e dall?altra i ribelli di destra con alla testa il generale Franco. Nei due schieramenti esistevano divisioni di tipo politico, razziale ed economico che complicavano ancora di più la già esplosiva situazione. Sulla stessa Spagna si indirizzarono poi i giochi politici di Paesi a regime democratico quali la Francia e l?Inghilterra, dei due Paesi guidati da dittature di destra ? Italia e Germania ? e infine dell?URSS stalinista. Un bel groviglio, senza dubbio. Due possono essere le linee interpretative per cercare di sbrogliare questa matassa.
Per quanto riguarda lo scenario internazionale basterà seguire la voglia imperialista e guerrafondaia dell?Italia e della Germania e la debolezza degli altri Paesi in gioco di fronte al colosso tedesco per centrare la situazione. In Spagna invece è l?irrisolta divisione nel campo repubblicano a farci da guida. Tra i ribelli, al contrario, Franco era riuscito a smussare, con la sua accorta e furba politica, le differenze, anche razziali, del suo esercito, composto in parte da mori della colonia spagnola dell?Africa del nord ? odierno Marocco ? e da legionari. Nell?aprile del 1937 fuse in un solo organismo la Falange Tradizionalista, le diverse anime della destra spagnola ? i carlisti, i ?requetés?, i falangisti e i monarchici ? che avevano appoggiato la sollevazione militare contro il potere costituito. Franco, che non era il solo leader carismatico della destra, ebbe la fortuna di vedere giustiziati dai repubblicani altri pretendenti al titolo di ?caudillo?. La Spagna si era mantenuta neutrale nella prima guerra mondiale: ciò le aveva permesso di godere di una posizione di privilegio a livello economico e aveva aumentato la sua ricchezza. O meglio, era aumentata la divisione tra i sempre più ricchi commercianti e proprietari a vario titolo e i lavoratori, che non avevano visto per niente migliorare le loro misere condizioni di vita. In alcune regioni, come l?Estremadura, si soffriva letteralmente la fame. La dittatura di Miguel Primo de Rivera, che ebbe inizio nel 1923, partita con grandi clamori, si dovette arrestare di fronte ai negativi riflessi della grande depressione del 1929. Nel gennaio del 1930 la monarchia, che aveva tenuto a battesimo tutti i passaggi istituzionali pur di sopravvivere, destituisce il dittatore sperando in una continuazione del regime monarchico. Nel 1931 i repubblicani vincono le elezioni e il re è costretto ad abdicare. Si forma allora un governo repubblicano democratico che fino al 1936 sarà in appannaggio, alternativamente, della sinistra e della destra, le due tendenze in cui si era fondamentalmente diviso lo schieramento politico, con il centro incapace di approntare un progetto di reale equilibrio compromissorio. A destra si ponevano i partiti che facevano riferimento alla monarchia e ai regimi fascisti europei (CEDA, un movimento cattolico di Agrari e Monarchici tradizionalisti). A sinistra, nelle elezioni del 1936, ai voti della sinistra tradizionale (Socialisti-comunisti-sinistra repubblicana-Esquerra, un partito catalano) si sommarono, nel Fronte Popolare anche quelli degli anarchici, una presenza costante in Spagna dalla fine del 1800 e, in quel periodo, fortissima. Alla base delle complesse relazioni sociali spagnole sono riscontrabili sicuramente le divisioni, anche locali, che già avevano avuto modo di mostrarsi sotto Carlo V nella prima metà del 1500. Gli organi del potere locale, le Cortes, il movimento dei Comuneros, le differenti anime della nazione spagnola hanno sempre espresso forti momenti conflittuali contro il potere centrale negli ultimi cinquecento anni.
Senza rifare tutta la storia del Paese basta ricordare che fino al 1492 esisteva ancora nel sud un ultimo lembo dell?Impero Musulmano ? il Regno di Granata ? e la presenza di musulmani, di convertiti, di ebrei era destinata a lasciare molti segni nell?omogeneizzazione culturale del Paese. Sommando quindi differenti predisposizioni religiose (cristiana-ebraica-musulmana) e contrapposizioni politiche (potere centrale/potere locale) emerge una potenziale forza levatrice per più di una ?ideologia?. Possiamo parlare di purezza religiosa (limpieza de sangre), di misticismo (Teresa de Avila ? Ignazio di Loyola), come pure di critiche radicali alle posizioni accentratrici della Chiesa, che dal 1400 fino all?inizio del 1800 ha prestato un suo potentissimo organo, l?Inquisizione, alle mire del potere politico centrale. Sogni di una estrema potenza ? l?Impero coloniale spagnolo di Carlo V, che diventerà il ?parente povero? di quello francese e inglese (le ultime colonie, Cuba e le Filippine, la Spagna le perderà a favore degli USA alla fine del 1800) ? convivono con aree di estrema povertà in un Paese in cui tra i lavoratori dei campi e i ricchi latifondisti non esiste alcun legame, neanche d?invidia dei primi verso i secondi; i due livelli di vita sono semplicemente estranei l?uno all?altro. Alcune di queste considerazioni vengono svolte da Gerald Brenna, il massimo ispanista inglese, recentemente scomparso, nel suo ?Labirinto spagnolo? del 1943, pubblicato in Italia da Einaudi nel 1970 ed ora, così come molti altri libri sull?argomento, purtroppo introvabile. Si potrebbe dire quindi che ogni spagnolo formi un ?partito?. L?aggressivo particolarismo feudale, per Brenna, farebbe capolino nello spagnolo moderno. Questa interpretazione ci può spiegare più agevolmente l?estrema tenacia con cui le due anime più strenuamente ?religiose? della guerra spagnola ma di differenti ?chiese? ? gli anarchici e i comunisti ? difesero le loro ?fedi? addirittura a scapito della sopravvivenza della repubblica. Infatti per la diversa interpretazione della ?rivoluzione? spagnola i due gruppi si contrapposero politicamente e poi nel maggio 1937 anche militarmente. La guerra civile spagnola dura circa tre anni, dal luglio 1936 all?aprile 1939. I due punti cruciali su cui vorrei fermare questa riflessione sono la difesa di Madrid da parte dei repubblicani nel novembre 1936 e gli scontri a Barcellona nel maggio 1937 tra comunisti da una parte e anarchici e POUM (Partido Obrero de Unificacion Marxista) dall?altra. Infatti al di là di momenti di particolare esaltazione collettiva, come la vittoria repubblicana di Guadalajara nel marzo del 1937, è stato l?attrito tra le due anime più irriducibili, legato conseguentemente al complesso gioco europeo, a impedire lo sviluppo di uno stato democratico progressista o addirittura ?rivoluzionario? di sinistra nel nostro continente, proprio quando erano in pieno ?fulgore? la prosopopea nazifascista e il cupo periodo staliniano.
Il movimento anarchico sviluppatosi alla fine del 1800 diventa importante attorno agli Anni Venti. Nascono nel 1910 la CNT (Confederacion Nacional del Trabajo) e nel 1927 la FAI (Federacion Anarquista Iberica), che in pratica si dividono il lavoro: ?politico-partitico? la seconda, l?attività sindacale, la prima. La UGT (Union General de Trabahadores), l?altro grande sindacato fondato negli ultimi decenni dell?800, era invece espressione del vecchio Partito Socialista. Il Partito Comunista invece, fino allo scoppio della guerra civile, era un partito di poca importanza. Fondato nel 1919 ancora nel 1933 riusciva ad eleggere al parlamento solo un rappresentante. Ultimo nato, nel 1935, il POUM (un partito definito trotskista dai suoi avversari, ma che Trotskij stesso definiva ?centrista?). Nel febbraio 1936 le elezioni portarono al potere il raggruppamento del Fronte Popolare (raggruppamento repubblicano progressista), a cui anche i comunisti portano il loro appoggio in omaggio al cambio di politica internazionale che Stalin aveva effettuato. Cambio totale: dalla teoria del ?socialfascismo?, cioè l?equiparazione dei fascisti e dei socialisti come nemici giurati del proletariato, a quella cosiddetta appunto del ?Fronte Popolare?, in cui i comunisti dovevano andare d?amore e d?accordo coi nemici di ieri. La paura di Hitler aveva operato il miracolo. Anche il movimento anarchico, storicamente astensionista, fece convogliare i suoi milioni di voti, per la prima volta, sul Fronte Popolare. Vennero così eletti un nuovo capo di Stato, più vicino alla sinistra, Azana, e un nuovo primo ministro, nella figura di Quiroga, un autonomista galiziano. Il Paese era nella mani di un potere di centro-sinistra moderato. Ma anche un moderato progressismo faceva paura ai possidenti, ai latifondisti, ai ricchi imprenditori e uomini d?affari spagnoli, alla Chiesa e all?esercito. Questi gruppi si riunirono in un blocco unico e tentarono il colpo di stato.
Il periodo dal febbraio al luglio del ?36 ? data del tentato golpe ? è fitto di uccisioni di importanti uomini politici da entrambe le parti: Calvo Stelo, uomo della destra, e il tenente José Castello per la parte avversa (saranno seppelliti lo stesso giorno, seguiti da due imponenti cortei, naturalmente separati). Viene anche imprigionato, e sarà fucilato nel novembre, José Antonio Primo de Rivera, figlio del dittatore deposto nel 1930, fondatore nel 1933 della Falange Spagnola. La sinistra più estrema, gli anarchici e i comunisti, premono affinché il popolo sia armato e possa così difendersi dal temuto golpe. Le guarnigioni marocchine e le alte sfere dell?esercito sono pronte, generali famosi come Mola e Queipo de Llano stanno apertamente cospirando. Finalmente il tentennante Franco si unisce al gruppo e tra il 17 e il 18 luglio si consuma il tentativo ribelle e ha così inizio la guerra civile. Nel campo repubblicano l?indeciso Quiroga viene sostituito da José Giral e si dà inizio alla distribuzione delle armi al popolo. I vari gruppi su quella spinta si muovono autonomamente. Cominciano le requisizioni di case, di mezzi di trasporto, di alberghi e ristoranti. Gli anarchici bruciano numerose chiese e uccidono dei religiosi. La Chiesa nella sua stragrande maggioranza è favorevole a Franco tanto che Pio XII alla fine della guerra benedirà con parole di elogio i vincitori fascisti. La Spagna si divide così in due, nettamente, reazione contro progressismo; in mezzo però c?era purtroppo il ?fantasma? della borghesia, che fattivamente stava con Franco, ma che era corteggiata dalla sinistra socialista e comunista, sempre in ossequio alla politica di Stalin e ai dettami del Fronte Popolare. Dal luglio s?iniziano non una ma due guerre contemporaneamente. Quella dei due fronti avversari e un?altra interna al campo repubblicano. Si potrebbe così riassumere in slogan: gli anarchici (con l?appoggio del POUM) dicevano: ?La guerra non si può vincere se non si continua la rivoluzione?. I comunisti con gli alleati ? socialisti e parte dei partiti borghesi ? affermavano invece: ?La rivoluzione non può continuare se non si vince, prima, la guerra?. Sembrano ?solo? due posizioni contrapposte e difficilmente assimilabili l?una all?altra, ma quello che non torna in tutto questo è che i dirigenti del partito comunista non potevano non sapere che la rivoluzione, anche se la guerra fosse stata vinta, non sarebbe continuata. Superiori ragioni di politica internazionale lo avrebbero impedito e anzi essi, rivoluzionari di professione, avrebbero dovuto affossarla. Ricordiamo che in Spagna, come rappresentanti del comunismo internazionale (e italiano, allora naturalmente clandestino) c?erano, tra gli altri, Togliatti, Longo e Vidali, che non potevano non sapere, almeno il primo, le reali intenzioni di Stalin. Questi aveva bisogno di non inimicarsi le democrazie occidentali ? Francia e Inghilterra ? che, certo, non avrebbero gradito la nascita di una repubblica comunista o peggio ancora anarchica, alleata dell?Unione Sovietica, unico Paese, oltre al Messico, che mandava armi ai repubblicani. Quindi di fronte al progressivo riarmo militare della Germania, se la Russia non avesse potuto contare sull?aiuto ?democratico-borghese?, cosa avrebbe fatto da sola? Stesse ragioni venivano avanzate dalla Francia e dall?Inghilterra che si affrettarono a firmare nell?agosto del 1936 un patto di non-intervento appena si profilò un possibile schieramento internazionale che si divideva l?aiuto ai due fronti in lotta. Numerose nazioni, comprese la Germania, l?Italia e l?URSS lo firmarono, salvo poi non rispettarlo, più o meno apertamente. Ma se l?appoggio dato a Franco dall?Italia servì solo a dissanguare ulteriormente il nostro Paese, dopo la già difficile guerra d?Etiopia, che non fu certo una passeggiata, e l?aiuto tedesco ebbe come scopo quello di provare la funzionalità di armi e apparato logistico, i Russi ebbero come obiettivo, visto il difficile gioco diplomatico che stavano compiendo, quello di tenere a ?bagnomaria? la situazione, per cercare di fare sbollire le ire naziste sui campi spagnoli. L?URSS si stava irrobustendo ma non si sentiva ancora forte per contrastare Hitler. Ma intanto i vari esponenti del comunismo internazionale e gli inviati di Mosca stavano giocando sulla pelle degli Spagnoli. Questione irrisolta è sapere se ne condividessero a fondo le finalità (l?URSS sarà in effetti determinante per la vittoria sul nazismo nella seconda guerra mondiale).
Tra gli anarchici i calcoli non erano così complessi. Volevano vincere, abbattere lo Stato e instaurare un ?potere anarchico?. Purtroppo però non calcolavano che la realtà, e specialmente quella di una guerra, non può permettere saggi di utopie da realizzare. Un esercito tradizionale sarà certo odioso, ma in una guerra di posizione alla lunga riesce a vincere se la controparte gioca una ?guerra anarchica?. Altro discorso sarebbe se la contrapposizione fosse tra esercito regolare e guerriglia (vedi per esempio il caso del Vietnam), ma non era certo il caso della Spagna. Qui la guerra aveva i suoi fronti, le sue trincee, gli attacchi e le ritirate. Necessitava conformarsi. Ciò avrebbe voluto dire anche avere una posizione politica meno ?estremista?. Tra i dirigenti anarchici e la base non vi era unità di intenti (anche nel POUM la situazione era in parte simile). Più possibilisti i primi, più ?ferma? la seconda. Sono da leggere in questo senso sia la morte di Durruti, il più famoso anarchico di Spagna, avvenuta il 21/11/1936 e gli scontri del maggio 1937 a Barcellona, descritti mirabilmente da Orwell nel suo bellissimo ?Omaggio alla Catalogna?. Durruti, che era capo di una colonna sul fronte di Saragozza, andò a Madrid per partecipare alla sua difesa. La capitale era stata presa d?assedio e la sua resistenza appariva quasi un miracolo. L?eroismo dei difensori male organizzati teneva testa da giorni all?esercito di Franco. Negli ultimi tempi, forse per le giornaliere preoccupazioni della guerra al fronte, Durruti aveva avuto qualche ripensamento sull?autodisciplina anarchica? Forse meditava una più rigida riorganizzazione della sua colonna? E forse il caos madrileno lo stava fortificando in questo senso? Il risultato è che ancora oggi non si sa con precisione chi gli sparò. Appena arrivato a Madrid rimase colpito mortalmente da una pallottola mentre stava ispezionando una zona calda. Una pallottola vagante dal campo nemico, così come dissero gli anarchici e i comunisti? Una pallottola comunista per l?odio che la sua popolarità sempre crescente attirava? Addirittura una pallottola anarchica per i suoi tentennamenti dell?ultima ora? Un colpo partito accidentalmente dal suo stesso mitra, come racconta l?autista che era con lui? Comunque, prima di morire, sembra abbia sussurrato queste parole a Ricardo Rionda Castro, commissario politico della sua colonna: ?Troppi comitati, troppi comitati?. Dopo la sua morte non è secondario che Cipriano Mera, altro famoso anarchico, si sia convertito alla militarizzazione delle colonne dei difensori repubblicani, abbandonando ogni velleità di ?guerra anarchica?. Episodi come il seguente in una guerra ?seria? non dovrebbero accadere. ?Una sentinella nazionalista parlava ad alta voce, di notte, con il suo ?collega? del campo opposto. La discussione verteva su chi mangiasse meglio. ?Ma stai zitto?, gli rispondeva l?altro ?che hai mangiato solo un po? di patate e basta ?? ?Siete voi che ve la passate male. Qui da noi non manca niente ? Passa dalla nostra parte e vedrai?. L?altro, in risposta all?invito, gli disse di invitare una certa persona della sua famiglia alla quale dedicò un appellativo non molto accademico e terminò dicendo: ?E stai zitto morto di fame?. ?Morto di fame a me??, disse il nostro. ?Per convincerti che da noi il mangiare si spreca, eccoti un bel salame!? E senz?aggiungere altro gli lanciò oltre il parapetto una bomba a mano. Le conseguenze furono ovvie. Dopo pochi secondi la sparatoria si estese a tutto il fronte?. (da Hoy del 12.8.39, citato in Burnet Balloten, ?Il grande inganno?). Al contrario i comunisti avevano già dato l?imprimatur al granitico V reggimento, estremamente disciplinato, in cui svolgeva la sua opera Vittorio Vidali, acerrimo nemico degli anarchici. Questi ultimi, comunque, visto che non potevano più sottrarsi a compiti istituzionali, il 4/11/1936 erano già entrati a fare parte del governo Caballero (che era al potere fin dai primi giorni della guerra) sollevando una marea di discussioni nelle loro file. In fondo se si lotta per il potere bisogna prima o poi ?sporcarsi? le mani con esso. Comunque, le tensioni interne ai repubblicani e l?appoggio, anche se ambiguo, dell?URSS avevano in pratica eliminato dalla scena la maggior parte dei contraenti che non fossero anarchici o comunisti. Il piccolo partito del 1919 aveva ora un seguito imponente e poteva giocare con i suoi alleati, sempre e comunque, la carta dell?aiuto russo.
Togliatti stesso, rappresentante del Comintern, non mancava di ricordarlo a ogni riunione del gruppo dirigente spagnolo, in pratica guidato da lui e dagli altri rappresentanti ?internazionalisti? di un certo livello. La fine di questa diatriba si ha nel maggio 1937 a Barcellona. La tensione tra anarchici, POUM e comunisti è altissima. I primi continuano sulla loro stampa a denunciare i ?crimini stalinisti? in Russia (e specialmente il POUM si scaglia contro di essi); i secondi difendono sempre Stalin. La militarizzazione va avanti, si cerca di fondare un unico esercito nazionalista, un unico corpo di polizia, la riforma agraria viene bloccata da un ministro comunista: insomma si vuole vincere la guerra per portare avanti la rivoluzione democratico-borghese, così almeno recita la stampa comunista. Gli anarchici, anche se sono impegolati nel governo centrale ed in quello catalano, non ci stanno. La base recalcitra. Il POUM, alleato degli anarchici, è l?anello debole della catena ?libertaria?. Attraversato da simpatie trotskiste, ma avversato da Trotskij, che non lo considera abbastanza lucido, attaccato dalla stampa comunista, di cui in teoria dovrebbe essere alleato, attacca a sua volta Stalin, nume tutelare del PCE (Partido Comunista de Espana). Troppo piccolo per resistere da solo a pressioni concentriche, deve per forza fare leva sull?aiuto anarchico per difendersi e per portare avanti la sua azione politica, che certo non coincide totalmente con l?anarchia (l?accanimento contro i trotskisti e contro lo stesso Trotskij si concretizzerà nella sua morte, avvenuta a Città del Messico nel 1940, ad opera di un agente stalinista). Scoppiano, improvvisi, violenti contrasti per il controllo della centrale telefonica a Barcellona. Questa, che era controllata dalla CNT, viene attaccata da squadre di Guardie d?Assalto al comando di Rodriguez Sala del PSUC (Partido Socialista Unificado de Cataluna, in pratica il partito comunista della Catalogna). Dal tre al sette maggio si verificano scontri armati ferocissimi con centinaia di morti e feriti. Il cinque dello stesse mese l?anarchico Camillo Bernieri viene ucciso da sicari stalinisti. Bernieri, giunto in Spagna, fra i primi aveva organizzato subito i nuclei di combattenti internazionalisti. Stimato e amato, aveva attirato l?odio degli stalinisti. Alla fine della battaglia il POUM viene dichiarato illegale. Non è bastata la sollevazione spontanea della base della CNT/FAI e del POUM, a Barcellona come nel resto della Catalogna, per fare pendere la bilancia dalla parte dei ?libertari?. I dirigenti dei gruppi contendenti tentano una mediazione che però favorisce la parte comunista. Nel giugno dello stesso anno Andrei Nin, il massimo dirigente del POUM, viene anch?egli ucciso di nascosto da agenti staliniani. Gli anarchici perdono così un alleato e vedono enormemente ridimensionato il loro potere nelle istituzioni e nel Paese. Non si riavranno più. La loro forza andrà via via declinando, così come la guerra di Spagna si trascinerà lentamente, ma inesorabilmente, fino alla completa vittoria finale della destra fascista. Il 1 aprile 1939 Franco dichiara ufficialmente conclusa la guerra, e instaura una dittatura che terminerà solo alla sua morte, nel 1975. Hemingway, come altri famosi scrittori, a diverso titolo in Spagna ? Dos Passas, Koestler, Erenburg, Malraux ? scrisse alcune brevi storie e una commedia negli anni della guerra e successivamente il suo famosissimo ?Per chi suona la campana?.
In una di queste incisive storielle (?Sotto il crinale?) si svolge un dialogo tra l?autore e uno spagnolo dell?Estremadura:
?E? la guerra, - dissi, - in guerra è necessario mantenere la disciplina. - E per vivere sotto questa disciplina noi dovremmo morire?
- Tanto senza disciplina moriremo tutti
- C?è disciplina e disciplina ? disse l?estremadurano?.
In fondo questa è la questione principale della guerra di Spagna. Ma sotto i bombardamenti effettuati dagli aerei italiani e tedeschi che si stavano preparando alla seconda guerra mondiale, ci poteva essere tempo per discussioni di linea politica?
In un mondo di magneti e miracoli
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La campana della divisione già suonava».
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LA CAMPANA SUONA LA FINE DELLA LIBERTA' - Articolo scritto nel 1988
1938: rievochiamo le sanguinose vicende che portarono alla dittatura di Franco
TIZIANO TUSSI - HISTORIA - 24/10/2002
LA CAMPANA SUONA LA FINE DELLA LIBERTA?
1938 : la guerra civile sconvolge la Spagna. Rievochiamo le sanguinose vicende che portarono alla dittatura del generalissimo Franco.
Cinquant?anni fa era in pieno svolgimento la guerra di Spagna. Guerra civile, fra Spagnoli, ma anche guerra internazionale, anticipazione della seconda guerra mondiale, così come lo saranno le altre imprese belliche dello stesso periodo: la conquista dell?Impero dal parte del fascismo italiano in Etiopia e in Albania e l?espansione tedesca in Europa con l?annessione dell?Austria, dei Sudeti in Cecoslovacchia, di Danzica.
I due fronti che si scontravano nel Paese iberico vedevano da una parte di difensori della democrazia repubblicana, nata nel 1931 dopo l?abdicazione del re Alfonso XIII (che vivrà per il resto della sua vita a Roma), e dall?altra i ribelli di destra con alla testa il generale Franco. Nei due schieramenti esistevano divisioni di tipo politico, razziale ed economico che complicavano ancora di più la già esplosiva situazione. Sulla stessa Spagna si indirizzarono poi i giochi politici di Paesi a regime democratico quali la Francia e l?Inghilterra, dei due Paesi guidati da dittature di destra ? Italia e Germania ? e infine dell?URSS stalinista. Un bel groviglio, senza dubbio. Due possono essere le linee interpretative per cercare di sbrogliare questa matassa.
Per quanto riguarda lo scenario internazionale basterà seguire la voglia imperialista e guerrafondaia dell?Italia e della Germania e la debolezza degli altri Paesi in gioco di fronte al colosso tedesco per centrare la situazione. In Spagna invece è l?irrisolta divisione nel campo repubblicano a farci da guida. Tra i ribelli, al contrario, Franco era riuscito a smussare, con la sua accorta e furba politica, le differenze, anche razziali, del suo esercito, composto in parte da mori della colonia spagnola dell?Africa del nord ? odierno Marocco ? e da legionari. Nell?aprile del 1937 fuse in un solo organismo la Falange Tradizionalista, le diverse anime della destra spagnola ? i carlisti, i ?requetés?, i falangisti e i monarchici ? che avevano appoggiato la sollevazione militare contro il potere costituito. Franco, che non era il solo leader carismatico della destra, ebbe la fortuna di vedere giustiziati dai repubblicani altri pretendenti al titolo di ?caudillo?. La Spagna si era mantenuta neutrale nella prima guerra mondiale: ciò le aveva permesso di godere di una posizione di privilegio a livello economico e aveva aumentato la sua ricchezza. O meglio, era aumentata la divisione tra i sempre più ricchi commercianti e proprietari a vario titolo e i lavoratori, che non avevano visto per niente migliorare le loro misere condizioni di vita. In alcune regioni, come l?Estremadura, si soffriva letteralmente la fame. La dittatura di Miguel Primo de Rivera, che ebbe inizio nel 1923, partita con grandi clamori, si dovette arrestare di fronte ai negativi riflessi della grande depressione del 1929. Nel gennaio del 1930 la monarchia, che aveva tenuto a battesimo tutti i passaggi istituzionali pur di sopravvivere, destituisce il dittatore sperando in una continuazione del regime monarchico. Nel 1931 i repubblicani vincono le elezioni e il re è costretto ad abdicare. Si forma allora un governo repubblicano democratico che fino al 1936 sarà in appannaggio, alternativamente, della sinistra e della destra, le due tendenze in cui si era fondamentalmente diviso lo schieramento politico, con il centro incapace di approntare un progetto di reale equilibrio compromissorio. A destra si ponevano i partiti che facevano riferimento alla monarchia e ai regimi fascisti europei (CEDA, un movimento cattolico di Agrari e Monarchici tradizionalisti). A sinistra, nelle elezioni del 1936, ai voti della sinistra tradizionale (Socialisti-comunisti-sinistra repubblicana-Esquerra, un partito catalano) si sommarono, nel Fronte Popolare anche quelli degli anarchici, una presenza costante in Spagna dalla fine del 1800 e, in quel periodo, fortissima. Alla base delle complesse relazioni sociali spagnole sono riscontrabili sicuramente le divisioni, anche locali, che già avevano avuto modo di mostrarsi sotto Carlo V nella prima metà del 1500. Gli organi del potere locale, le Cortes, il movimento dei Comuneros, le differenti anime della nazione spagnola hanno sempre espresso forti momenti conflittuali contro il potere centrale negli ultimi cinquecento anni.
Senza rifare tutta la storia del Paese basta ricordare che fino al 1492 esisteva ancora nel sud un ultimo lembo dell?Impero Musulmano ? il Regno di Granata ? e la presenza di musulmani, di convertiti, di ebrei era destinata a lasciare molti segni nell?omogeneizzazione culturale del Paese. Sommando quindi differenti predisposizioni religiose (cristiana-ebraica-musulmana) e contrapposizioni politiche (potere centrale/potere locale) emerge una potenziale forza levatrice per più di una ?ideologia?. Possiamo parlare di purezza religiosa (limpieza de sangre), di misticismo (Teresa de Avila ? Ignazio di Loyola), come pure di critiche radicali alle posizioni accentratrici della Chiesa, che dal 1400 fino all?inizio del 1800 ha prestato un suo potentissimo organo, l?Inquisizione, alle mire del potere politico centrale. Sogni di una estrema potenza ? l?Impero coloniale spagnolo di Carlo V, che diventerà il ?parente povero? di quello francese e inglese (le ultime colonie, Cuba e le Filippine, la Spagna le perderà a favore degli USA alla fine del 1800) ? convivono con aree di estrema povertà in un Paese in cui tra i lavoratori dei campi e i ricchi latifondisti non esiste alcun legame, neanche d?invidia dei primi verso i secondi; i due livelli di vita sono semplicemente estranei l?uno all?altro. Alcune di queste considerazioni vengono svolte da Gerald Brenna, il massimo ispanista inglese, recentemente scomparso, nel suo ?Labirinto spagnolo? del 1943, pubblicato in Italia da Einaudi nel 1970 ed ora, così come molti altri libri sull?argomento, purtroppo introvabile. Si potrebbe dire quindi che ogni spagnolo formi un ?partito?. L?aggressivo particolarismo feudale, per Brenna, farebbe capolino nello spagnolo moderno. Questa interpretazione ci può spiegare più agevolmente l?estrema tenacia con cui le due anime più strenuamente ?religiose? della guerra spagnola ma di differenti ?chiese? ? gli anarchici e i comunisti ? difesero le loro ?fedi? addirittura a scapito della sopravvivenza della repubblica. Infatti per la diversa interpretazione della ?rivoluzione? spagnola i due gruppi si contrapposero politicamente e poi nel maggio 1937 anche militarmente. La guerra civile spagnola dura circa tre anni, dal luglio 1936 all?aprile 1939. I due punti cruciali su cui vorrei fermare questa riflessione sono la difesa di Madrid da parte dei repubblicani nel novembre 1936 e gli scontri a Barcellona nel maggio 1937 tra comunisti da una parte e anarchici e POUM (Partido Obrero de Unificacion Marxista) dall?altra. Infatti al di là di momenti di particolare esaltazione collettiva, come la vittoria repubblicana di Guadalajara nel marzo del 1937, è stato l?attrito tra le due anime più irriducibili, legato conseguentemente al complesso gioco europeo, a impedire lo sviluppo di uno stato democratico progressista o addirittura ?rivoluzionario? di sinistra nel nostro continente, proprio quando erano in pieno ?fulgore? la prosopopea nazifascista e il cupo periodo staliniano.
Il movimento anarchico sviluppatosi alla fine del 1800 diventa importante attorno agli Anni Venti. Nascono nel 1910 la CNT (Confederacion Nacional del Trabajo) e nel 1927 la FAI (Federacion Anarquista Iberica), che in pratica si dividono il lavoro: ?politico-partitico? la seconda, l?attività sindacale, la prima. La UGT (Union General de Trabahadores), l?altro grande sindacato fondato negli ultimi decenni dell?800, era invece espressione del vecchio Partito Socialista. Il Partito Comunista invece, fino allo scoppio della guerra civile, era un partito di poca importanza. Fondato nel 1919 ancora nel 1933 riusciva ad eleggere al parlamento solo un rappresentante. Ultimo nato, nel 1935, il POUM (un partito definito trotskista dai suoi avversari, ma che Trotskij stesso definiva ?centrista?). Nel febbraio 1936 le elezioni portarono al potere il raggruppamento del Fronte Popolare (raggruppamento repubblicano progressista), a cui anche i comunisti portano il loro appoggio in omaggio al cambio di politica internazionale che Stalin aveva effettuato. Cambio totale: dalla teoria del ?socialfascismo?, cioè l?equiparazione dei fascisti e dei socialisti come nemici giurati del proletariato, a quella cosiddetta appunto del ?Fronte Popolare?, in cui i comunisti dovevano andare d?amore e d?accordo coi nemici di ieri. La paura di Hitler aveva operato il miracolo. Anche il movimento anarchico, storicamente astensionista, fece convogliare i suoi milioni di voti, per la prima volta, sul Fronte Popolare. Vennero così eletti un nuovo capo di Stato, più vicino alla sinistra, Azana, e un nuovo primo ministro, nella figura di Quiroga, un autonomista galiziano. Il Paese era nella mani di un potere di centro-sinistra moderato. Ma anche un moderato progressismo faceva paura ai possidenti, ai latifondisti, ai ricchi imprenditori e uomini d?affari spagnoli, alla Chiesa e all?esercito. Questi gruppi si riunirono in un blocco unico e tentarono il colpo di stato.
Il periodo dal febbraio al luglio del ?36 ? data del tentato golpe ? è fitto di uccisioni di importanti uomini politici da entrambe le parti: Calvo Stelo, uomo della destra, e il tenente José Castello per la parte avversa (saranno seppelliti lo stesso giorno, seguiti da due imponenti cortei, naturalmente separati). Viene anche imprigionato, e sarà fucilato nel novembre, José Antonio Primo de Rivera, figlio del dittatore deposto nel 1930, fondatore nel 1933 della Falange Spagnola. La sinistra più estrema, gli anarchici e i comunisti, premono affinché il popolo sia armato e possa così difendersi dal temuto golpe. Le guarnigioni marocchine e le alte sfere dell?esercito sono pronte, generali famosi come Mola e Queipo de Llano stanno apertamente cospirando. Finalmente il tentennante Franco si unisce al gruppo e tra il 17 e il 18 luglio si consuma il tentativo ribelle e ha così inizio la guerra civile. Nel campo repubblicano l?indeciso Quiroga viene sostituito da José Giral e si dà inizio alla distribuzione delle armi al popolo. I vari gruppi su quella spinta si muovono autonomamente. Cominciano le requisizioni di case, di mezzi di trasporto, di alberghi e ristoranti. Gli anarchici bruciano numerose chiese e uccidono dei religiosi. La Chiesa nella sua stragrande maggioranza è favorevole a Franco tanto che Pio XII alla fine della guerra benedirà con parole di elogio i vincitori fascisti. La Spagna si divide così in due, nettamente, reazione contro progressismo; in mezzo però c?era purtroppo il ?fantasma? della borghesia, che fattivamente stava con Franco, ma che era corteggiata dalla sinistra socialista e comunista, sempre in ossequio alla politica di Stalin e ai dettami del Fronte Popolare. Dal luglio s?iniziano non una ma due guerre contemporaneamente. Quella dei due fronti avversari e un?altra interna al campo repubblicano. Si potrebbe così riassumere in slogan: gli anarchici (con l?appoggio del POUM) dicevano: ?La guerra non si può vincere se non si continua la rivoluzione?. I comunisti con gli alleati ? socialisti e parte dei partiti borghesi ? affermavano invece: ?La rivoluzione non può continuare se non si vince, prima, la guerra?. Sembrano ?solo? due posizioni contrapposte e difficilmente assimilabili l?una all?altra, ma quello che non torna in tutto questo è che i dirigenti del partito comunista non potevano non sapere che la rivoluzione, anche se la guerra fosse stata vinta, non sarebbe continuata. Superiori ragioni di politica internazionale lo avrebbero impedito e anzi essi, rivoluzionari di professione, avrebbero dovuto affossarla. Ricordiamo che in Spagna, come rappresentanti del comunismo internazionale (e italiano, allora naturalmente clandestino) c?erano, tra gli altri, Togliatti, Longo e Vidali, che non potevano non sapere, almeno il primo, le reali intenzioni di Stalin. Questi aveva bisogno di non inimicarsi le democrazie occidentali ? Francia e Inghilterra ? che, certo, non avrebbero gradito la nascita di una repubblica comunista o peggio ancora anarchica, alleata dell?Unione Sovietica, unico Paese, oltre al Messico, che mandava armi ai repubblicani. Quindi di fronte al progressivo riarmo militare della Germania, se la Russia non avesse potuto contare sull?aiuto ?democratico-borghese?, cosa avrebbe fatto da sola? Stesse ragioni venivano avanzate dalla Francia e dall?Inghilterra che si affrettarono a firmare nell?agosto del 1936 un patto di non-intervento appena si profilò un possibile schieramento internazionale che si divideva l?aiuto ai due fronti in lotta. Numerose nazioni, comprese la Germania, l?Italia e l?URSS lo firmarono, salvo poi non rispettarlo, più o meno apertamente. Ma se l?appoggio dato a Franco dall?Italia servì solo a dissanguare ulteriormente il nostro Paese, dopo la già difficile guerra d?Etiopia, che non fu certo una passeggiata, e l?aiuto tedesco ebbe come scopo quello di provare la funzionalità di armi e apparato logistico, i Russi ebbero come obiettivo, visto il difficile gioco diplomatico che stavano compiendo, quello di tenere a ?bagnomaria? la situazione, per cercare di fare sbollire le ire naziste sui campi spagnoli. L?URSS si stava irrobustendo ma non si sentiva ancora forte per contrastare Hitler. Ma intanto i vari esponenti del comunismo internazionale e gli inviati di Mosca stavano giocando sulla pelle degli Spagnoli. Questione irrisolta è sapere se ne condividessero a fondo le finalità (l?URSS sarà in effetti determinante per la vittoria sul nazismo nella seconda guerra mondiale).
Tra gli anarchici i calcoli non erano così complessi. Volevano vincere, abbattere lo Stato e instaurare un ?potere anarchico?. Purtroppo però non calcolavano che la realtà, e specialmente quella di una guerra, non può permettere saggi di utopie da realizzare. Un esercito tradizionale sarà certo odioso, ma in una guerra di posizione alla lunga riesce a vincere se la controparte gioca una ?guerra anarchica?. Altro discorso sarebbe se la contrapposizione fosse tra esercito regolare e guerriglia (vedi per esempio il caso del Vietnam), ma non era certo il caso della Spagna. Qui la guerra aveva i suoi fronti, le sue trincee, gli attacchi e le ritirate. Necessitava conformarsi. Ciò avrebbe voluto dire anche avere una posizione politica meno ?estremista?. Tra i dirigenti anarchici e la base non vi era unità di intenti (anche nel POUM la situazione era in parte simile). Più possibilisti i primi, più ?ferma? la seconda. Sono da leggere in questo senso sia la morte di Durruti, il più famoso anarchico di Spagna, avvenuta il 21/11/1936 e gli scontri del maggio 1937 a Barcellona, descritti mirabilmente da Orwell nel suo bellissimo ?Omaggio alla Catalogna?. Durruti, che era capo di una colonna sul fronte di Saragozza, andò a Madrid per partecipare alla sua difesa. La capitale era stata presa d?assedio e la sua resistenza appariva quasi un miracolo. L?eroismo dei difensori male organizzati teneva testa da giorni all?esercito di Franco. Negli ultimi tempi, forse per le giornaliere preoccupazioni della guerra al fronte, Durruti aveva avuto qualche ripensamento sull?autodisciplina anarchica? Forse meditava una più rigida riorganizzazione della sua colonna? E forse il caos madrileno lo stava fortificando in questo senso? Il risultato è che ancora oggi non si sa con precisione chi gli sparò. Appena arrivato a Madrid rimase colpito mortalmente da una pallottola mentre stava ispezionando una zona calda. Una pallottola vagante dal campo nemico, così come dissero gli anarchici e i comunisti? Una pallottola comunista per l?odio che la sua popolarità sempre crescente attirava? Addirittura una pallottola anarchica per i suoi tentennamenti dell?ultima ora? Un colpo partito accidentalmente dal suo stesso mitra, come racconta l?autista che era con lui? Comunque, prima di morire, sembra abbia sussurrato queste parole a Ricardo Rionda Castro, commissario politico della sua colonna: ?Troppi comitati, troppi comitati?. Dopo la sua morte non è secondario che Cipriano Mera, altro famoso anarchico, si sia convertito alla militarizzazione delle colonne dei difensori repubblicani, abbandonando ogni velleità di ?guerra anarchica?. Episodi come il seguente in una guerra ?seria? non dovrebbero accadere. ?Una sentinella nazionalista parlava ad alta voce, di notte, con il suo ?collega? del campo opposto. La discussione verteva su chi mangiasse meglio. ?Ma stai zitto?, gli rispondeva l?altro ?che hai mangiato solo un po? di patate e basta ?? ?Siete voi che ve la passate male. Qui da noi non manca niente ? Passa dalla nostra parte e vedrai?. L?altro, in risposta all?invito, gli disse di invitare una certa persona della sua famiglia alla quale dedicò un appellativo non molto accademico e terminò dicendo: ?E stai zitto morto di fame?. ?Morto di fame a me??, disse il nostro. ?Per convincerti che da noi il mangiare si spreca, eccoti un bel salame!? E senz?aggiungere altro gli lanciò oltre il parapetto una bomba a mano. Le conseguenze furono ovvie. Dopo pochi secondi la sparatoria si estese a tutto il fronte?. (da Hoy del 12.8.39, citato in Burnet Balloten, ?Il grande inganno?). Al contrario i comunisti avevano già dato l?imprimatur al granitico V reggimento, estremamente disciplinato, in cui svolgeva la sua opera Vittorio Vidali, acerrimo nemico degli anarchici. Questi ultimi, comunque, visto che non potevano più sottrarsi a compiti istituzionali, il 4/11/1936 erano già entrati a fare parte del governo Caballero (che era al potere fin dai primi giorni della guerra) sollevando una marea di discussioni nelle loro file. In fondo se si lotta per il potere bisogna prima o poi ?sporcarsi? le mani con esso. Comunque, le tensioni interne ai repubblicani e l?appoggio, anche se ambiguo, dell?URSS avevano in pratica eliminato dalla scena la maggior parte dei contraenti che non fossero anarchici o comunisti. Il piccolo partito del 1919 aveva ora un seguito imponente e poteva giocare con i suoi alleati, sempre e comunque, la carta dell?aiuto russo.
Togliatti stesso, rappresentante del Comintern, non mancava di ricordarlo a ogni riunione del gruppo dirigente spagnolo, in pratica guidato da lui e dagli altri rappresentanti ?internazionalisti? di un certo livello. La fine di questa diatriba si ha nel maggio 1937 a Barcellona. La tensione tra anarchici, POUM e comunisti è altissima. I primi continuano sulla loro stampa a denunciare i ?crimini stalinisti? in Russia (e specialmente il POUM si scaglia contro di essi); i secondi difendono sempre Stalin. La militarizzazione va avanti, si cerca di fondare un unico esercito nazionalista, un unico corpo di polizia, la riforma agraria viene bloccata da un ministro comunista: insomma si vuole vincere la guerra per portare avanti la rivoluzione democratico-borghese, così almeno recita la stampa comunista. Gli anarchici, anche se sono impegolati nel governo centrale ed in quello catalano, non ci stanno. La base recalcitra. Il POUM, alleato degli anarchici, è l?anello debole della catena ?libertaria?. Attraversato da simpatie trotskiste, ma avversato da Trotskij, che non lo considera abbastanza lucido, attaccato dalla stampa comunista, di cui in teoria dovrebbe essere alleato, attacca a sua volta Stalin, nume tutelare del PCE (Partido Comunista de Espana). Troppo piccolo per resistere da solo a pressioni concentriche, deve per forza fare leva sull?aiuto anarchico per difendersi e per portare avanti la sua azione politica, che certo non coincide totalmente con l?anarchia (l?accanimento contro i trotskisti e contro lo stesso Trotskij si concretizzerà nella sua morte, avvenuta a Città del Messico nel 1940, ad opera di un agente stalinista). Scoppiano, improvvisi, violenti contrasti per il controllo della centrale telefonica a Barcellona. Questa, che era controllata dalla CNT, viene attaccata da squadre di Guardie d?Assalto al comando di Rodriguez Sala del PSUC (Partido Socialista Unificado de Cataluna, in pratica il partito comunista della Catalogna). Dal tre al sette maggio si verificano scontri armati ferocissimi con centinaia di morti e feriti. Il cinque dello stesse mese l?anarchico Camillo Bernieri viene ucciso da sicari stalinisti. Bernieri, giunto in Spagna, fra i primi aveva organizzato subito i nuclei di combattenti internazionalisti. Stimato e amato, aveva attirato l?odio degli stalinisti. Alla fine della battaglia il POUM viene dichiarato illegale. Non è bastata la sollevazione spontanea della base della CNT/FAI e del POUM, a Barcellona come nel resto della Catalogna, per fare pendere la bilancia dalla parte dei ?libertari?. I dirigenti dei gruppi contendenti tentano una mediazione che però favorisce la parte comunista. Nel giugno dello stesso anno Andrei Nin, il massimo dirigente del POUM, viene anch?egli ucciso di nascosto da agenti staliniani. Gli anarchici perdono così un alleato e vedono enormemente ridimensionato il loro potere nelle istituzioni e nel Paese. Non si riavranno più. La loro forza andrà via via declinando, così come la guerra di Spagna si trascinerà lentamente, ma inesorabilmente, fino alla completa vittoria finale della destra fascista. Il 1 aprile 1939 Franco dichiara ufficialmente conclusa la guerra, e instaura una dittatura che terminerà solo alla sua morte, nel 1975. Hemingway, come altri famosi scrittori, a diverso titolo in Spagna ? Dos Passas, Koestler, Erenburg, Malraux ? scrisse alcune brevi storie e una commedia negli anni della guerra e successivamente il suo famosissimo ?Per chi suona la campana?.
In una di queste incisive storielle (?Sotto il crinale?) si svolge un dialogo tra l?autore e uno spagnolo dell?Estremadura:
?E? la guerra, - dissi, - in guerra è necessario mantenere la disciplina. - E per vivere sotto questa disciplina noi dovremmo morire?
- Tanto senza disciplina moriremo tutti
- C?è disciplina e disciplina ? disse l?estremadurano?.
In fondo questa è la questione principale della guerra di Spagna. Ma sotto i bombardamenti effettuati dagli aerei italiani e tedeschi che si stavano preparando alla seconda guerra mondiale, ci poteva essere tempo per discussioni di linea politica?