<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=1500520490268011&amp;ev=PageView&amp;noscript=1"> morto un altro in afganistan | Page 5 | Il Forum di Quattroruote

morto un altro in afganistan

99octane ha scritto:
blue car ha scritto:
il problema vero è un altro, ma cosa cavolo ci facciamo in Afganistan?
Difendiamo i nostri interessi e facciamo il nostro dovere di membri Nato, che han fruito per quarant'anni dell'ombrello protettivo americano, e che giustamente rendono il favore quando un astuto individuo assetato di potere scatena il piu' tremendo attentato terroristico che la storia ricordi.
O ce ne siamo gia' dimenticati?
Questo, almeno, dal punto di vista umano, ammesso che riconoscenza, senso del dovere e aberrazione per certi gesti abbiano uno spazio nella geopolitica reale.
Nel mondo della "realpolitik", siamo li' a tutelare i nostri interessi, e a cercare di procurarci "una fetta della torta", casomai andasse bene.


Il nostro paese non è mai stato ingrato nei confronti degli USA ed è sempre stato un fedele alleato anche dopo il 1989, ricordo che l'ombrello protettivo USA durante la guerra fredda non era fatto solo nell'interesse dell'Italia ma anche nell'interesse dell'America e ci ha fatto comodo ed oggi tuttora ospitiamo basi americane sul nostro territorio ed inoltre non ci opponiamo alle politiche USA ma le condiviadiamo in toto (leggi partecipazione ed appoggio agli interventi bellici USA dal 1989 ad oggi.
 
99octane ha scritto:
blue car ha scritto:
alfistaConvinto ha scritto:
morto un militare in afganistan ma xke nn gli danno sti carri??
http://www.youtube.com/watch?v=r4uT9ur9bXE
visto k l'esercito ha speso milioni e milioni di euro x costruirli??
berlusconi se vuoi mandare i militari in guerra mandaceli armati se nn hai il coraggio ritirali

il problema vero è un altro, ma cosa cavolo ci facciamo in Afganistan?
Difendiamo i nostri interessi e facciamo il nostro dovere di membri Nato, che han fruito per quarant'anni dell'ombrello protettivo americano, e che giustamente rendono il favore quando un astuto individuo assetato di potere scatena il piu' tremendo attentato terroristico che la storia ricordi.
O ce ne siamo gia' dimenticati?
Questo, almeno, dal punto di vista umano, ammesso che riconoscenza, senso del dovere e aberrazione per certi gesti abbiano uno spazio nella geopolitica reale.
Nel mondo della "realpolitik", siamo li' a tutelare i nostri interessi, e a cercare di procurarci "una fetta della torta", casomai andasse bene.

La storia insegna che coloro che hanno invaso l'Afganistan si sono ritirati con la coda tra le gambe, come gli inglesi cento anni fa ed i russi 20 anni fa. Per molti afgani noi siamo invasori così come lo erano i tedeschi nel 1943-1945 ed logicaamente erano colpiti dai partigiani che erano appoggiati dalla popolazione come avviene in Afganistan.
In Afganistan non si può vincere ed un giorno vedrete che persino gli USA si ritireranno.

La situazione e' un tantino piu' complicata di cosi'.
Prima di tutto il contesto politico e' completamente differente.
Se i Russi avessero avuto mano libera in Afghanistan, la guerra l'avrebbero chiusa in due giorni, esattamente come gli Americani in Vietnam, ma cio' non era possibile per diversi motivi, primo tra tutti il fatto che NON era un conflitto "contro l'Afghanistan" o "contro il Vietnam", ma uno scontro indiretto tra superpotenze, che imponeva certi vincoli ;) (per fortuna)
Inoltre, e' completamente diversa la situazione. Giusto per dirne una, quando s'e' ventilata l'ipotesi di ritirarsi, gli afghani hanno scongiurato di NON farlo.
Il POPOLO afghano i Talebani li conosce bene, e preferirebbero non tornare sotto di

Ripeto la storia insegna che quando un popolo non vuole essere invaso ed occupato da un paese estero allora la popolazione si ribella e continua a farlo nel tempo logorando l'invasore. L'unica soluzione è quella di scacciare da quel territorio tutta la popolazione o di farla indurre ad andarsene (come è successo ai tedeschi nelle regioni oltre l'Oderneisse nel 1945, agli italiani dell'Istria e Dalmazia passate alla Iugoslavia nel 1945, ecc.). Però questa soluzione era politicamente inaccettabile sia nel Vietnam che in Afganistan tra il 1979 ed il 1988. Ed infatti i russi nonostante i notevoli mezzi impiegati e la collaborazione di alcuni afgani non sono mai riusciti a spengere la rivolta (come sta avvenendo ora).

Dici che gli afgani hanno scongiurato alle forze NATO di non ritirarsi, ma come lo sai? L'avrai sentito alla TV o letto su riviste, il problema è che i mass media ti presentano le cose in un modo spesso non oggettivo ma purtroppo i fatti parlano chiaro. L'unica maniera per avere una idea oggettiva dell'Afganistan è quella di averci vissuto o di parlare con persone che vi hanno vissuto anni.
E' vero vi è il problema dei molteplici signori della guerra presenti e di "volontari" stranieri, però resta il fatto che questi criminali hanno tuttora l'appoggio di parte della popolazione che vede gli occidentali come invasori e che aiuta i guerriglieri ed infatti ciò è provato dal fatto che gli occidentali è dal 2001 che provano e non riescono a pacificare l'Afganistan nonostante i più moderni mezzi tecnologici utilizzati.
 
99octane ha scritto:
blue car ha scritto:
alfistaConvinto ha scritto:
morto un militare in afganistan ma xke nn gli danno sti carri??
http://www.youtube.com/watch?v=r4uT9ur9bXE
visto k l'esercito ha speso milioni e milioni di euro x costruirli??
berlusconi se vuoi mandare i militari in guerra mandaceli armati se nn hai il coraggio ritirali

il problema vero è un altro, ma cosa cavolo ci facciamo in Afganistan?
Difendiamo i nostri interessi e facciamo il nostro dovere di membri Nato, che han fruito per quarant'anni dell'ombrello protettivo americano, e che giustamente rendono il favore quando un astuto individuo assetato di potere scatena il piu' tremendo attentato terroristico che la storia ricordi.
O ce ne siamo gia' dimenticati?
Questo, almeno, dal punto di vista umano, ammesso che riconoscenza, senso del dovere e aberrazione per certi gesti abbiano uno spazio nella geopolitica reale.
Nel mondo della "realpolitik", siamo li' a tutelare i nostri interessi, e a cercare di procurarci "una fetta della torta", casomai andasse bene.

La storia insegna che coloro che hanno invaso l'Afganistan si sono ritirati con la coda tra le gambe, come gli inglesi cento anni fa ed i russi 20 anni fa. Per molti afgani noi siamo invasori così come lo erano i tedeschi nel 1943-1945 ed logicaamente erano colpiti dai partigiani che erano appoggiati dalla popolazione come avviene in Afganistan.
In Afganistan non si può vincere ed un giorno vedrete che persino gli USA si ritireranno.

La situazione e' un tantino piu' complicata di cosi'.
Prima di tutto il contesto politico e' completamente differente.
Se i Russi avessero avuto mano libera in Afghanistan, la guerra l'avrebbero chiusa in due giorni, esattamente come gli Americani in Vietnam, ma cio' non era possibile per diversi motivi, primo tra tutti il fatto che NON era un conflitto "contro l'Afghanistan" o "contro il Vietnam", ma uno scontro indiretto tra superpotenze, che imponeva certi vincoli ;) (per fortuna)
Inoltre, e' completamente diversa la situazione. Giusto per dirne una, quando s'e' ventilata l'ipotesi di ritirarsi, gli afghani hanno scongiurato di NON farlo.
Il POPOLO afghano i Talebani li conosce bene, e preferirebbero non tornare sotto di loro.
Ora, si tratta di definire... cosa sia il popolo Afghano, e quali interessi in gioco abbia sul posto il Pakistan (che c'entra il Pakistan? C'entra, c'entra...).
E cosa sia il Pakistan, in effetti...
Oltre ai Talebani ci sono UN MUCCHIO di altre forze in gioco, la maggioranza delle quali viene da FUORI dell'Afghanistan.
Ci sono forze che difendono interessi di diverse nazioni arabe (siriani, per esempio, e iraniani), ci sono signorotti locali che tengono all'autonomia conquistata grazie al lungo periodo di guerre interne, stati non riconosciuti ufficialmente ma molto piu' reali di certi governi vacillanti, interessi petroliferi, semplici banditi e altro ancora.
L'Afghanistan e' sempre stato d'enorme interesse. Per capire perche', si deve prendere una carta geografica e un atlante storico, e guardare da dove passavano tutti i commerci dai tempi della Via della Seta a oggi. L'Afghanistan e' la via che porta a oriente (o a occidente, dipende da che lato la si guarda), oggi come ieri...
Da li', poi, segue il resto.

come dici tu va vista la situazione geopolitica.
Guardacaso l'occupazione dell'Afganistan ha portato ad un indebolimento del governo pakistano che ha rischiato (e rischia) di essere destituito dagli islamici fanatici pakistani. Da notare che furono americani e pakistani ad armare negli anni ottanta i talebani e che si sono visti a loro volta attaccati dalle armi che avevano fornito.

Altra conseguenza è stata che guardacaso l'Iran che si è vista circondare da truppe USA si è messa dopo il 2001 a ricercare con più forza il perseguimento dell'obiettivo dell'avere un arsenale atomico che forse oggi rappresenta l'unica maniera per non essere invaso dagli USA. Da notare che dal 2001le forze progressiste iraniane hanno perso forza in confronto a quelle tradizionali che vedono che lo stato in Iran deve coincidere con la chiesa.

E' vero l'Afganistan è un ponte tra oriente ed occidente, ma anche è un paese che confina con Russia e Cina guardacaso.
 
blue car ha scritto:
99octane ha scritto:
blue car ha scritto:
alfistaConvinto ha scritto:
morto un militare in afganistan ma xke nn gli danno sti carri??
http://www.youtube.com/watch?v=r4uT9ur9bXE
visto k l'esercito ha speso milioni e milioni di euro x costruirli??
berlusconi se vuoi mandare i militari in guerra mandaceli armati se nn hai il coraggio ritirali

il problema vero è un altro, ma cosa cavolo ci facciamo in Afganistan?
Difendiamo i nostri interessi e facciamo il nostro dovere di membri Nato, che han fruito per quarant'anni dell'ombrello protettivo americano, e che giustamente rendono il favore quando un astuto individuo assetato di potere scatena il piu' tremendo attentato terroristico che la storia ricordi.
O ce ne siamo gia' dimenticati?
Questo, almeno, dal punto di vista umano, ammesso che riconoscenza, senso del dovere e aberrazione per certi gesti abbiano uno spazio nella geopolitica reale.
Nel mondo della "realpolitik", siamo li' a tutelare i nostri interessi, e a cercare di procurarci "una fetta della torta", casomai andasse bene.

La storia insegna che coloro che hanno invaso l'Afganistan si sono ritirati con la coda tra le gambe, come gli inglesi cento anni fa ed i russi 20 anni fa. Per molti afgani noi siamo invasori così come lo erano i tedeschi nel 1943-1945 ed logicaamente erano colpiti dai partigiani che erano appoggiati dalla popolazione come avviene in Afganistan.
In Afganistan non si può vincere ed un giorno vedrete che persino gli USA si ritireranno.

La situazione e' un tantino piu' complicata di cosi'.
Prima di tutto il contesto politico e' completamente differente.
Se i Russi avessero avuto mano libera in Afghanistan, la guerra l'avrebbero chiusa in due giorni, esattamente come gli Americani in Vietnam, ma cio' non era possibile per diversi motivi, primo tra tutti il fatto che NON era un conflitto "contro l'Afghanistan" o "contro il Vietnam", ma uno scontro indiretto tra superpotenze, che imponeva certi vincoli ;) (per fortuna)
Inoltre, e' completamente diversa la situazione. Giusto per dirne una, quando s'e' ventilata l'ipotesi di ritirarsi, gli afghani hanno scongiurato di NON farlo.
Il POPOLO afghano i Talebani li conosce bene, e preferirebbero non tornare sotto di

Ripeto la storia insegna che quando un popolo non vuole essere invaso ed occupato da un paese estero allora la popolazione si ribella e continua a farlo nel tempo logorando l'invasore. L'unica soluzione è quella di scacciare da quel territorio tutta la popolazione o di farla indurre ad andarsene (come è successo ai tedeschi nelle regioni oltre l'Oderneisse nel 1945, agli italiani dell'Istria e Dalmazia passate alla Iugoslavia nel 1945, ecc.). Però questa soluzione era politicamente inaccettabile sia nel Vietnam che in Afganistan tra il 1979 ed il 1988. Ed infatti i russi nonostante i notevoli mezzi impiegati e la collaborazione di alcuni afgani non sono mai riusciti a spengere la rivolta (come sta avvenendo ora).

Dici che gli afgani hanno scongiurato alle forze NATO di non ritirarsi, ma come lo sai? L'avrai sentito alla TV o letto su riviste, il problema è che i mass media ti presentano le cose in un modo spesso non oggettivo ma purtroppo i fatti parlano chiaro. L'unica maniera per avere una idea oggettiva dell'Afganistan è quella di averci vissuto o di parlare con persone che vi hanno vissuto anni.
E' vero vi è il problema dei molteplici signori della guerra presenti e di "volontari" stranieri, però resta il fatto che questi criminali hanno tuttora l'appoggio di parte della popolazione che vede gli occidentali come invasori e che aiuta i guerriglieri ed infatti ciò è provato dal fatto che gli occidentali è dal 2001 che provano e non riescono a pacificare l'Afganistan nonostante i più moderni mezzi tecnologici utilizzati.
Sbagli nella misura in cui paragoni situazioni molto simili alle nostre (stati ben definiti con etnie ben definite) con una che di stato ha solo la bandiera: l'Afghanistan è una realtà complessa, molteplice e sfaccettata dove convivono tribù appartenenti a differenti etnie da sempre in contrasto (una volta era il controllo di pascoli e vie commerciali oggi oppio, armi etc).
Ripeto che l'impegno alleato, come in Vietnam, è destinato a spegnersi a poco a poco fino all'inevitabile ritiro proprio perchè non c'è arma ne strategia che ti porti alla vittoria a meno di no fare tabula rasa.
Oggi il Vietnam è una realtà commerciale che produce, per esempio, le americanissime Nike: domani sarà così anche per il paese centroasiatico.
 
Cavalieri selvaggi
di Kessel Joseph

Dettagli del Libro:
Autore: Kessel Joseph
Editore: Rizzoli
Genere: letteratura straniera
Collana: Superbur
Traduttore: Fattorini G.
Pagine: 480
ISBN: 8817117706
ISBN-13: 9788817117708
Data pubblicazione: 2002

Descrizione:

Sconfitto e ferito a Kabul in un buskashi, una specie di rodeo dove due squadre di cavalieri si contendono la carcassa di una capra decapitata, il giovane Uroz decide di fuggire dall'ospedale per far ritorno a casa, nelle steppe del nord. Accompagnato dal magnifico stallone Jehol, Uroz affronterà mille pericoli e mille aventure in cui dovrà fare i conti con se stesso, con il proprio coraggio e la propria capacità di resistere.
 
17/07/2009 12:30
AFGHANISTAN
Gli afghani guardano con indifferenza la morte dei soldati

Nel giorno dei funerali solenni del parà italiano morto a Farah, fonti di AsiaNews raccontano una situazione sociale e politica dove le democrazie occidentali stanno perdendo la guerra, perché non riescono a modificare la situazione sociale e a dare speranza alla gente.

Kabul (AsiaNews) ? ?In un Paese dove un bambino su 5 non arriva ai cinque anni di età, la gente è piuttosto indifferente alle morti dei soldati italiani, o britannici, o statunitensi. La popolazione non applaude queste morti, ma ormai le vive come normale routine?. Fonti di AsiaNews raccontano la drammatica situazione quotidiana dell?Afghanistan, mentre in Italia è arrivato il feretro di Alessandro Di Lisio, il parà ucciso da un ordigno il 14 giugno, a circa 50 chilometri da Farah.

Il corpo di Di Lisio è stato accolto ieri all?aeroporto di Ciampino (Roma) con i massimi onori, con il picchetto d?onore schierato alla presenza di alte autorità civili e militari. Oggi pomeriggio ci saranno i funerali solenni nel Duomo di Campobasso, sua zona d?origine.

Ma l?aspetto forse peggiore delle morti dei soldati occidentali, è che la popolazione afgana le vive con indifferenza, come qualcosa che non la riguarda. Fonti di AsiaNews spiegano che ?tutti sanno che nessuno può vincere questa guerra, né l?esercito straniero né gli ?insurgents?, coloro che insorgono come la gente chiama ora i talebani. Ma i talebani hanno il vantaggio del tempo che passa, perché un giorno gli stranieri si stancheranno, andranno via, mentre loro no. Sanno che gli stranieri dovranno almeno scendere a un compromesso, e forse i più intransigenti tra loro nemmeno vorranno accettarlo?.

?Dopo l?intervento degli Stati Uniti nel 2001 ? prosegue la fonte, che chiede l?anonimato ? la gente era pronta a un cambiamento. Per anni lo ha sperato, lo ha atteso, era disposta a rinunciare alla faide, alle fazioni e alle tribù. Ma ora non ci crede più, non crede che il Paese possa risorgere e competere con gli altri Paesi?. Le elezioni presidenziali di 5 anni fa sono state seguite con grande interesse ed entusiasmo. Le nuove elezioni saranno ad agosto ma se ne parla molto poco. Tutti dicono che vincerà il presidente uscente, Ahmid Karzai. Ma ne parlano senza interesse, come se la cosa non li riguardasse?. ?Del resto, ora si va di più a scuola ma il livello dell?istruzione è basso; gli insegnanti sono pagati poco e non si aggiornano; nel sud molte scuole sono state bruciate. Le bambine possono andare a scuola, ma per la donna non è cambiato quasi niente nella società. Ci sono centinaia di cliniche private aperte senza alcun controllo: basti pensare che nella sola Kabul ci sono circa 200 cliniche private e nessuno si preoccupa di controllarne la qualità. Nel meridione, zona di guerra, ci sono pochi medici. In questo periodo è in corso un imponente attacco alleato nel provincia di Helmand ma questo significa anche che nessun medico rischia di andarci e i bambini non possono essere vaccinati.

Gli aiuti degli Stati esteri hanno raggiunto solo in minima parte gli obiettivi e la città rimane carente dei servizi essenziali: viabilità, sistema fognario e sanitario, sistema elettrico. Qualche risultato hanno raggiunto le molte associazioni private, ma sono attive soprattutto nelle grandi città, perché andare nelle campagne non è sicuro.

Ma il problema è anche la diffusa povertà, come testimonia il dott. Alberto Cairo, funzionario della Croce Rossa in Afghanistan dal 1992. ?I bisogni della popolazione ? egli dice - sono enormi: il pane per oggi, il pane per domani, il lavoro. Se qualcuno è malato è un altro grave problema. Con la crisi economica globale sono anche diminuiti i fondi donati dai Paesi esteri. Ad esempio l?Italia quest?anno ha destinato alla Croce Rossa, in tutto il mondo, circa la metà dei soldi del 2008?.

?L?errore degli Stati occidentali è stato di scegliere la guerra, una soluzione di forza, invece che lavorare anzitutto con la società?.
 
birillo21 ha scritto:
17/07/2009 12:30
AFGHANISTAN
Gli afghani guardano con indifferenza la morte dei soldati
&lt;snip&gt;

?L?errore degli Stati occidentali è stato di scegliere la guerra, una soluzione di forza, invece che lavorare anzitutto con la società?.

Belle favolette che prendono una parte di verita' e la fan su per infinocchiare la gente di buona fede.
Come li convincevano i Talebani a "lavorare con la societa'"?
I teorici di questo tipo erano gli stessi che auspicavano il dialogo con Hitler.
Quando hai una situazione come quella, devi prima di tutto fare piazza pulita, poi si puo' lavorare per ricostruire.
Forze come i Talebani ottengono in una certa parte della popolazione un forte appoggio, per questo non basta l'azione militare, ma questa (come dicevo fin dall'inizio) deve essere concertata con un'operazione politica adeguata.
Ed e' quel che si sta facendo. Il problema e' che un'opinione interna imbelle e bottegaia, moralmente pigra e incapace di accettare il prezzo di cio' che va fatto mette ulteriormente i bastoni tra le ruote a una situazione gia' delicata.
Gente che sparge propaganda come questa e' il miglior alleato dei terroristi come Bin Laden, che su articoli come questo fan grandissimo affidamento.
La reale differenza tra noi e loro, e' che noi non riusciamo ad accettare la perdita di UN nostro soldato senza lutto nazionale, mentre loro sono disposti a morire a migliaia pur di renderci schiavi o, fallendo in questo, spazzarci via.
 
blue car ha scritto:
Dici che gli afgani hanno scongiurato alle forze NATO di non ritirarsi, ma come lo sai? L'avrai sentito alla TV o letto su riviste, il problema è che i mass media ti presentano le cose in un modo spesso non oggettivo ma purtroppo i fatti parlano chiaro. L'unica maniera per avere una idea oggettiva dell'Afganistan è quella di averci vissuto o di parlare con persone che vi hanno vissuto anni.
E' vero vi è il problema dei molteplici signori della guerra presenti e di "volontari" stranieri, però resta il fatto che questi criminali hanno tuttora l'appoggio di parte della popolazione che vede gli occidentali come invasori e che aiuta i guerriglieri ed infatti ciò è provato dal fatto che gli occidentali è dal 2001 che provano e non riescono a pacificare l'Afganistan nonostante i più moderni mezzi tecnologici utilizzati.

Se partiamo dal presupposto che "tutto cio' che leggi e qualsiasi informazione che non risponde all'idea preconcetta e' una cospirazione", possiamo anche fare a meno di discutere.
Io prendo in esame i dati di fatto accertati, ossia quelle informazioni che, provendendo da decine di fonti diverse, che in molti casi osservano la situazione da punti di vista differenti per scopi differenti, ottengono una conferma incrociata e si integrano a vicenda a fornire un quadro che non solo e' coerente, ma spiega i fatti.
Se analizziamo questi, per come ci sono noti in forma ovviamente parziale, la situazione e' quella spiegata.
Che l'Afghanistan sia tutto tranne che pacificato e' ovvio, visto che sta diventando il centro nodale della lotta tra democrazia e terrorismo.
Un centro nodale che, ora, si sta espandendo anche al Pakistan (come era prevedibile per chi avesse analizzato i dati di fatto che citavo).
Che la popolazione afghana non voglia la nostra presenza e' un affermazione che non ha riscontro nella realta', prima di tutto perche' parlare di "popolazione Afghana" e' una crassa e marchiana sovrasemplificazione di una realta' sociale e politica estremamente complessa.
 
acrobat_68 ha scritto:
Sbagli nella misura in cui paragoni situazioni molto simili alle nostre (stati ben definiti con etnie ben definite) con una che di stato ha solo la bandiera: l'Afghanistan è una realtà complessa, molteplice e sfaccettata dove convivono tribù appartenenti a differenti etnie da sempre in contrasto (una volta era il controllo di pascoli e vie commerciali oggi oppio, armi etc).
Ripeto che l'impegno alleato, come in Vietnam, è destinato a spegnersi a poco a poco fino all'inevitabile ritiro proprio perchè non c'è arma ne strategia che ti porti alla vittoria a meno di no fare tabula rasa.
Oggi il Vietnam è una realtà commerciale che produce, per esempio, le americanissime Nike: domani sarà così anche per il paese centroasiatico.

Concordo, ma tieni presente che il riferimento al VietNam o all'Afghanistan sovietico e' solo un trucco propagandistico delle solite frange sinistrorse pacifinte per citare qualcosa di ben radicato nell'immaginario collettivo e ottenere un'analogia che colpisca la fantasia producendo la reazione voluta con un paragone assolutamente insensato.
Il Vietnam era una questione completamente diversa e assolutamente non paragonabile. Tanto varrebbe citare le guerre puniche... Anzi, in effetti ora che ci penso ci sono analogie molto piu' strette proprio con le guerre puniche che col Vietnam o l'Afghanistan sovietico!
In realta', non serve fare tabula rasa, ma dare occasione a una parte sufficiente della popolazione di ottenere benessere e liberta'.
Il seme del terrorismo fatica ad attecchire dove c'e' istruzione, benessere e liberta'.
Non e' un caso se, non appena lo sforzo della coalizione e' passato da "attacco militare alle forze nemiche" a "ricostruzione e potenziamento delle infrastrutture essenziali e del benessere della gente", lo sforzo dei terroristi e' passato da concentrarsi sulle truppe della coalizione a concentrarsi sulle neo-nascenti strutture civili irakene e afghane, perche' sono la minaccia peggiore.
 
99octane ha scritto:
acrobat_68 ha scritto:
Sbagli nella misura in cui paragoni situazioni molto simili alle nostre (stati ben definiti con etnie ben definite) con una che di stato ha solo la bandiera: l'Afghanistan è una realtà complessa, molteplice e sfaccettata dove convivono tribù appartenenti a differenti etnie da sempre in contrasto (una volta era il controllo di pascoli e vie commerciali oggi oppio, armi etc).
Ripeto che l'impegno alleato, come in Vietnam, è destinato a spegnersi a poco a poco fino all'inevitabile ritiro proprio perchè non c'è arma ne strategia che ti porti alla vittoria a meno di no fare tabula rasa.
Oggi il Vietnam è una realtà commerciale che produce, per esempio, le americanissime Nike: domani sarà così anche per il paese centroasiatico.

Concordo, ma tieni presente che il riferimento al VietNam o all'Afghanistan sovietico e' solo un trucco propagandistico delle solite frange sinistrorse pacifinte per citare qualcosa di ben radicato nell'immaginario collettivo e ottenere un'analogia che colpisca la fantasia producendo la reazione voluta con un paragone assolutamente insensato.
Il Vietnam era una questione completamente diversa e assolutamente non paragonabile. Tanto varrebbe citare le guerre puniche... Anzi, in effetti ora che ci penso ci sono analogie molto piu' strette proprio con le guerre puniche che col Vietnam o l'Afghanistan sovietico!
In realta', non serve fare tabula rasa, ma dare occasione a una parte sufficiente della popolazione di ottenere benessere e liberta'.
Il seme del terrorismo fatica ad attecchire dove c'e' istruzione, benessere e liberta'.
Non e' un caso se, non appena lo sforzo della coalizione e' passato da "attacco militare alle forze nemiche" a "ricostruzione e potenziamento delle infrastrutture essenziali e del benessere della gente", lo sforzo dei terroristi e' passato da concentrarsi sulle truppe della coalizione a concentrarsi sulle neo-nascenti strutture civili irakene e afghane, perche' sono la minaccia peggiore.
Forse non ci siamo capiti o non mi sono spiegato bene: il mio riferimento ai conflitti del Vietnam e dell'Afghanistan sovietico prescindeva dalle cause scatenanti e dalle condizioni al contorno per notare, in maniera molto semplice, come due nazioni all'avanguardia nella tecnica militare, entrambe vittoriose nel conflitto mondiale, si siano trovate impantanate in una melassa vischiosa (quindi paragonabile eccome allo scenario in oggetto) da cui sono uscite sconfitte molti anni dopo. Quindi, nessun trucco propagandistico mi oscura la mente ma solo una semplice osservazione.
Dare benessere alla gente sembrerebbe l'uovo di colombo, concordo: dura però finchè ci saranno frange che fanno della mancanza di benessere dei più il consolidamento del loro potere; ed in un paese che è la massima rappresentazione delle enclave, anche geografiche, dove sani da una parte scopri dall'altra a meno di non pianificare un intervento di ben altre dimensioni; al che si ritorna al punto di partenza, se non valga la pena lasciare le cose come stanno, combattere per un altro po' per salvare la faccia e giustificare un'uscita di scena alla menopeggio (stile Iraq) per poi venire a patti con i talebani (o chi per loro). A me sembra un'opzione sensata e già molto praticata in passato in casi anche molto diversi fra loro, il tempo ci dirà chi ha ragione.
Un consiglio sommesso: se lasciassi per un attimo da parte quella tua aria da professorino un poco arrogante sarebbe molto più interessante parlare con te, vista la tua indubbia capacità di reperimento delle informazioni e di esposizione chiara delle stesse. Non me ne volere eh.. ;)
 
@ Octane:

Forse non ci siamo capiti o non mi sono spiegato bene: il mio riferimento ai conflitti del Vietnam e dell'Afghanistan sovietico prescindeva dalle cause scatenanti e dalle condizioni al contorno per notare, in maniera molto semplice, come due nazioni all'avanguardia nella tecnica militare, entrambe vittoriose nel conflitto mondiale, si siano trovate impantanate in una melassa vischiosa (quindi paragonabile eccome allo scenario in oggetto) da cui sono uscite sconfitte molti anni dopo. Quindi, nessun trucco propagandistico mi oscura la mente ma solo una semplice osservazione.
Dare benessere alla gente sembrerebbe l'uovo di colombo, concordo: dura però finchè ci saranno frange che fanno della mancanza di benessere dei più il consolidamento del loro potere; ed in un paese che è la massima rappresentazione delle enclave, anche geografiche, dove sani da una parte scopri dall'altra a meno di non pianificare un intervento di ben altre dimensioni; al che si ritorna al punto di partenza, se non valga la pena lasciare le cose come stanno, combattere per un altro po' per salvare la faccia e giustificare un'uscita di scena alla menopeggio (stile Iraq) per poi venire a patti con i talebani (o chi per loro). A me sembra un'opzione sensata e già molto praticata in passato in casi anche molto diversi fra loro, il tempo ci dirà chi ha ragione.
Un consiglio sommesso: se lasciassi per un attimo da parte quella tua aria da professorino un poco arrogante sarebbe molto più interessante parlare con te, vista la tua indubbia capacità di reperimento delle informazioni e di esposizione chiara delle stesse. Non me ne volere eh..
 
Non è la superiorità tecnologica degli Eserciti Occidentali che batteràla Guerriglia Afghana.
Perchè il Movimento Talebano nasce e si sviluppa in Afghanistan negli anni successivi la ritirata Sovietica da quel martoriato paese.
Ci si accorge di loro solo in seguito alla tragedia dello 11/09.
 
acrobat_68 ha scritto:
@ Octane:

Forse non ci siamo capiti o non mi sono spiegato bene: il mio riferimento ai conflitti del Vietnam e dell'Afghanistan sovietico prescindeva dalle cause scatenanti e dalle condizioni al contorno per notare, in maniera molto semplice, come due nazioni all'avanguardia nella tecnica militare, entrambe vittoriose nel conflitto mondiale, si siano trovate impantanate in una melassa vischiosa (quindi paragonabile eccome allo scenario in oggetto) da cui sono uscite sconfitte molti anni dopo. Quindi, nessun trucco propagandistico mi oscura la mente ma solo una semplice osservazione.
Dare benessere alla gente sembrerebbe l'uovo di colombo, concordo: dura però finchè ci saranno frange che fanno della mancanza di benessere dei più il consolidamento del loro potere; ed in un paese che è la massima rappresentazione delle enclave, anche geografiche, dove sani da una parte scopri dall'altra a meno di non pianificare un intervento di ben altre dimensioni; al che si ritorna al punto di partenza, se non valga la pena lasciare le cose come stanno, combattere per un altro po' per salvare la faccia e giustificare un'uscita di scena alla menopeggio (stile Iraq) per poi venire a patti con i talebani (o chi per loro). A me sembra un'opzione sensata e già molto praticata in passato in casi anche molto diversi fra loro, il tempo ci dirà chi ha ragione.
Un consiglio sommesso: se lasciassi per un attimo da parte quella tua aria da professorino un poco arrogante sarebbe molto più interessante parlare con te, vista la tua indubbia capacità di reperimento delle informazioni e di esposizione chiara delle stesse. Non me ne volere eh..

in irak alquaeda le ha prese di santa ragione (dallo stesso general;e che e' ora in afganistan) tanto che ormai ci sono pochissimi attentati e solo contro la popolazione civile, tra fazioni sciiti-sunniti. il vietnam e' stato uno scontro tra le superpotenze, gli Usa non potevano vincere, dato che cina e russia mandavano rifornimenti (e uomini) a fiumi, se non usando armi nucleari tattiche, cosa che non era politicamente praticabile per cui se ne sono andati. 99 non ha un aria arrogante, anzi e' fin troppo paziente a spiegare qualcosa che, per convinzioni politiche antiamericane di base, non volete capire, praticamente butta via fiato....
 
Gunsite ha scritto:
in irak alquaeda le ha prese di santa ragione (dallo stesso general;e che e' ora in afganistan) tanto che ormai ci sono pochissimi attentati e solo contro la popolazione civile, tra fazioni sciiti-sunniti. il vietnam e' stato uno scontro tra le superpotenze, gli Usa non potevano vincere, dato che cina e russia mandavano rifornimenti (e uomini) a fiumi, se non usando armi nucleari tattiche, cosa che non era politicamente praticabile per cui se ne sono andati. 99 non ha un aria arrogante, anzi e' fin troppo paziente a spiegare qualcosa che, per convinzioni politiche antiamericane di base, non volete capire, praticamente butta via fiato....
Yes you can.
 
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