tratto da
http://www.forzearmate.eu
il link dell'articolo http://www.forzearmate.eu/dblog/storico.asp?m=20070301
FA DISCUTERE L'EQUIPAGGIAMENTO DEI MILITARI
Di Admin (del 22/03/2007 @ 22:25:53, in Estero, linkato 4639 volte)
ROMA - «In Afghanistan assistiamo a un paradosso: in una situazione che si può definire di guerra, i militari italiani sono dotati di un equipaggiamento più leggero di quello dei loro colleghi dispiegati in Libano».
E' l'opinione di Gianandrea Gaiani, direttore del sito Analisi Difesa, all'indomani delle polemiche sollevate dall'opposizione sulla inadeguatezza dell'armamentario del contingente italiano di stanza nel paese centroasiatico.
I mezzi più potenti a disposizione dei nostri soldati, al comando nel settore ovest, sono attualmente le "blindo puma", veicoli privi di torrette che espongono metà del corpo di chi si trovi a sparare contro un nemico, spiega Gaiani.
Un mese fa la situazione è migliorata con l'acquisto di mezzi "lince", protetti nella parte inferiore contro mine o ordigni stradali.
Ma niente artiglieria, carri armati, blindati con cannone o cingolati: mezzi pesanti posseduti invece dai contingenti inglesi, canadesi, tedeschi e olandesi nella stessa missione Isaf. Perché questa disparità? «Non dipende dal mandato o dalle regole d'ingaggio, uguali per tutti. Inizialmente, la zona di operatività italiana era considerata più tranquilla, al riparo da attacchi dei talebani frequenti soprattuto nel sud». Oggi però, sostiene Gaiani, la situazione è mutata, e il rischio più elevato: «Una disponibilità maggiore di uomini e mezzi aumenterebbe la capacità di controllo del territorio, oltre a costituire un fattore di deterrenza».
Non ha senso invece, chiarisce Gaiani in riferimento alle dichiarazioni di alcuni esponenti del centrodestra, distinguere tra armamenti di difesa e di attacco, suggerendo di rafforzare i secondi: «Le armi sono tutte offensive e difensive allo stesso tempo, dipende dal loro impiego: un elicottero da combattimento può essere usato per scovare un covo di talebani, oppure per proteggere da un attacco improvviso».
Nell'aprile 2006, le regole d'ingaggio furono modificate per l'aumentato rischio nel sud, prevedendo anche l'attacco preventivo, per tutte le truppe. Ieri il capo di Stato Maggiore Di Paola ha dichiarato che gli italiani sono attrezzati contro ogni tipo di pericolo, e che le armi si possono convertire in pesanti in caso di necessità; ammettendo però lacune dal punto di vista della copertura aerea.
«Significa - chiarisce Gaiani - che non disponiamo di radar per individuare la sorgente di fuoco, né di elicotteri da combattimento o aerei da guerra, a differenza di altre nazioni Isaf».
Per gli italiani solo elicotteri da trasporto: 3 a Kabul e 3 a Herat. Ma il problema sta anche nei numeri: «La zona ovest, con 2000 uomini presenti (la metà italiani), resta la più sguarnita militarmente. Di conseguenza il rischio aumenta».
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FA DISCUTERE L'EQUIPAGGIAMENTO DEI MILITARI
Di Admin (del 22/03/2007 @ 22:25:53, in Estero, linkato 4639 volte)
ROMA - «In Afghanistan assistiamo a un paradosso: in una situazione che si può definire di guerra, i militari italiani sono dotati di un equipaggiamento più leggero di quello dei loro colleghi dispiegati in Libano».
E' l'opinione di Gianandrea Gaiani, direttore del sito Analisi Difesa, all'indomani delle polemiche sollevate dall'opposizione sulla inadeguatezza dell'armamentario del contingente italiano di stanza nel paese centroasiatico.
I mezzi più potenti a disposizione dei nostri soldati, al comando nel settore ovest, sono attualmente le "blindo puma", veicoli privi di torrette che espongono metà del corpo di chi si trovi a sparare contro un nemico, spiega Gaiani.
Un mese fa la situazione è migliorata con l'acquisto di mezzi "lince", protetti nella parte inferiore contro mine o ordigni stradali.
Ma niente artiglieria, carri armati, blindati con cannone o cingolati: mezzi pesanti posseduti invece dai contingenti inglesi, canadesi, tedeschi e olandesi nella stessa missione Isaf. Perché questa disparità? «Non dipende dal mandato o dalle regole d'ingaggio, uguali per tutti. Inizialmente, la zona di operatività italiana era considerata più tranquilla, al riparo da attacchi dei talebani frequenti soprattuto nel sud». Oggi però, sostiene Gaiani, la situazione è mutata, e il rischio più elevato: «Una disponibilità maggiore di uomini e mezzi aumenterebbe la capacità di controllo del territorio, oltre a costituire un fattore di deterrenza».
Non ha senso invece, chiarisce Gaiani in riferimento alle dichiarazioni di alcuni esponenti del centrodestra, distinguere tra armamenti di difesa e di attacco, suggerendo di rafforzare i secondi: «Le armi sono tutte offensive e difensive allo stesso tempo, dipende dal loro impiego: un elicottero da combattimento può essere usato per scovare un covo di talebani, oppure per proteggere da un attacco improvviso».
Nell'aprile 2006, le regole d'ingaggio furono modificate per l'aumentato rischio nel sud, prevedendo anche l'attacco preventivo, per tutte le truppe. Ieri il capo di Stato Maggiore Di Paola ha dichiarato che gli italiani sono attrezzati contro ogni tipo di pericolo, e che le armi si possono convertire in pesanti in caso di necessità; ammettendo però lacune dal punto di vista della copertura aerea.
«Significa - chiarisce Gaiani - che non disponiamo di radar per individuare la sorgente di fuoco, né di elicotteri da combattimento o aerei da guerra, a differenza di altre nazioni Isaf».
Per gli italiani solo elicotteri da trasporto: 3 a Kabul e 3 a Herat. Ma il problema sta anche nei numeri: «La zona ovest, con 2000 uomini presenti (la metà italiani), resta la più sguarnita militarmente. Di conseguenza il rischio aumenta».