<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=1500520490268011&amp;ev=PageView&amp;noscript=1"> Marchionne parla dell'Alfa....................... | Page 5 | Il Forum di Quattroruote

Marchionne parla dell'Alfa.......................

transaxle73 ha scritto:
SZ. ha scritto:
Quindi è fuori discussione che gli italiani possano tornare a dire la loro.

Ottimo, continueremo a divertirci denigrando e deridendo solo quello che fanno gli italiani e a battere le mani per quello che fanno i tedeschi o chicchessia.

;)
Forse mi sono espresso male: la mia era una disamina storica dei successi e degli insuccessi di 2 sistemi industriali (Italia e Germania) negli ultimi 30 anni. Non credo che serva una laurea in economia per capire chi ha avuto più successo e chi invece ha fatto il passo del gambero.
Da italiano spero sempre che nel prossimo futuro si possa invertire la tendenza, anche perché nei momenti più bui della nostra storia abbiamo trovato sempre il modo di risorgere. E' nel nostro DNA.
..Per risorgere o per rivivecchiare???
 
renexx ha scritto:
BelliCapelli3 ha scritto:
pilota54 ha scritto:
E' vero che secondo Adamo Smith l'imprenditore era anche un "benefattore" (come conseguenza, non come fine) perché consentiva a molte persone di lavorare e vivere dignitosamente,

Vero è che Adam Smith teorizzava l'imprenditore come "benefattore" ( solo in fin dei conti e dopo aver soddisfatto priorità proprie ). E' interessante notare come Adam Smith, più in generale, fosse un liberale, in seguito accusato di essere perfino "liberista" ( cioè una versione più aggressiva di liberale ) proprio in quanto teorizzava il mercato che si autoregola, o viene regolato da una "mano invisibile", in un equilibrio dinamico su cui lo stato deve evitare di mettere mano per non comprometterlo, perchè all'interno di quell'equilibrio, in cui gli imprenditori ed il mercato realizzano i propri interessi, vengono - automaticamente e naturalmente - soddisfatte anche le esigenze sociali di cui si deve preoccupare uno stato. Ovvero l'occupazione, il reddito privato , la sussistenza dell'individuo ecc...

Ecco, dopo che questo equilibrio si è veramente realizzato, ed ha resistito in piedi per quasi tre secoli, secondo me è l'ora di realizzare come, con l'arrivo della globalizzazione, ovvero della caduta delle frontiere nazionali, questo equilibrio fra stato e mercato sia crollato miseramente, laddove il mercato ha stravinto la partita, finisce per essere lui a controllare lo stato, e soprattutto, sono andate a puttane tutte le esigenze sociali che lo stato riteneva di dover garantire proprio con l'aiuto del mercato.

E di questo processo di globalizzazione - caduta delle frontiere - corporations che con l'aiuto di importanti consulenti spostano in giro per il mondo sedi ed occupazione, laddove è più conveniente sul piano del costo del lavoro, del regime fiscale e persino in virtù di determinati vuoti legislativi favorevoli in certi stati - mi sembra che abbiamo un'esemplificazione ideale nelle ultime mosse di Fiat.

Fiat che adesso, ultimata l'operazione, dopo aver già spostato all'estero ( europeo ) buona parte della manodopera residua continentale, la sede di Fiat industrial, cambia nome, sposta anche la sede generale al di là dell'atlantico e, mentre qui ancora molti agitano le bandierine "W Italia", diventa americana ed in italia lascia dietro di sè - proprio in Italia - solo macerie, incluso qualche milione di cassintegrati prima o poi destinati, quando saranno finiti i soldi, a diventare disoccupati in pianta stabile.

Adam Smith ed il liberalismo in un certo senso avevano torto, anche se molto alla lunga: tre secoli dopo è finita in un saccheggio degli stati, e glielo abbiamo permesso noi. Anzi, siamo ancora convinti di aver fatto bene. .

Chiuso inciso. :lol:

Successivamente, infatti, Alexis de Tocqueville aveva corretto il tiro, studiando la democrazia americana. Egli infatti vedeva nel decentramento, nell'associazionismo, nelle corporazioni e nella religione (intesa da lui, ateo, come insegnamento di valori etici e morali), il bilanciamento alle "deviazioni" della democrazia, e, conseguentemente, a quelle del mercato.
Ovvero, laddove c'è più libertà, c'è paradossalmente maggior bisogno di controlli, o di "contrappesi".
Il torto del liberalismo e il saccheggio degli stati, come dice BelliCapelli, non deriva altro che da questo, cioè l'aver mancato (chi più, chi meno) nella attività fondamentale del controllo e del "bilanciamento" degli interessi, che, come dice giustamente de Tocqueville al contrario di Smith, non avviene automaticamente.

Potremmo citare anche Joseph Schumpeter, che aveva previsto (ma siamo già ai primi del 900), la "crisi della società opulenta".
Credo che ci troviamo proprio in quella fase genialmente ipotizzata dal filosofo-economista austriaco, anche se le conclusioni/conseguenze ritengo non siano attualizzabili nella società di oggi.
Però ci stiamo addentrando in un terreno dottrinal-filosofico-economico-intellettualoide, quindi OT. :D
 
BelliCapelli3 ha scritto:
Ricordo sempre che in questa baraonda della globalizzazione, da cui il discorso è partito, e col quale pare che qualunque specificità industriale nazionale debba necessariamente essere portata via in qualche paese più comodo, ci sono industrie nazionali che invece rimangono, producono reddito, ricercano, investono ed assumono a casa propria. E mica perchè siano più patriottiste: solo perchè sono state così brave da rendere il proprio MADE IN A CASA NOSTRA un valore ricercato, ben identificabile anche alla clientela di tutto il mondo ( e questo lo sottolineo in rosso ) e quindi vendibile in tutto il mondo ad un (sovrap)prezzo che paga.

Fiat invece, al di sotto di Maserati, non ha mai saputo imparare da sè stessa come si faccia e come si venda il made in Italy. E quindi va a fare il made in Serbia / Detroit.

stiamo parlando del -30% di produzione industriale solo negli ultimi 6 anni
ma dov'è sto made in casa nostra? qui l'unica cosa che resiste sono le aziende che lavorano in settori iperspecifici e/o comunque non altamente competitivi, o aziende che si erano già multinazionalizzate da tempo.
TUTTI gli altri sono a gambe all'aria
E non è che siccome c'è qualche azienda che resiste che si può dire che il SISTEMA ITALIA funziona.... anzi...sono 30 anni che il paese è vittima di un operazione di smantellamento che in questi ultimi anni è riuscita....

i lavoratori sono tanto poveri che non possono nemmeno comprarsi la produzioni nazionale ... ma stiamo a guardare le eccezioni che confermano la regola?
 
Si, le aziende valide ci sono, un esempio per tutti: La Brembo. Ma se ne potrebbero fare altri: i vini (fatturato in costante aumento), la moda. Alcune isole felici ci sono ancora. Il fatto è che c'è in giro anche troppo pessimismo. Ci vorrebbe più fiducia, più volontà di lavorare, di rimboccarsi le maniche, di agire, muoversi, soprattutto di innovare, investire. Il lavoro non piove dal cielo, bisogna anche cercarselo. So che è difficilissimo, ma bisogna sfruttare ogni minima opportunità.

Faccio un banalissimo esempio: mio figlio lavorava in un'azienda privata, con una ventina di dipendenti, nel settore informatico.
Ebbene ha deciso di "mettersi in "proprio" circa 1 anno e mezzo fa e per ora (facendo tutti gli scongiuri del caso) non gli sta andando male considerando anche che ha voluto a tutti i costi che la sede restasse in Sicilia.
 
BelliCapelli3 ha scritto:
quadrif ha scritto:
Le macerie c'erano anche quando è arrivato Marchionne, tanto da ritenere praticamente inevitabile la presentazione dei libri contabili al Tribunale, nonostante una gamma di prodotti estesa e numeri di vendita ben superiori agli attuali.

Nella peggiore delle ipotesi, quella che prefiguri, non ci resterà che liberare il campo dalle macerie con un paio di lustri di ritardo.
Diversamente, tutto ciò che di buono dovesse derivare dall'operazione Chrysler, sarà qualcosa di guadagnato.

Vero, ma due tacchini non fanno un'aquila. Vero che c'erano già macerie al suo arrivo. Diciamo che erano macerie diverse, accumulate per motivi diversi, o che quelle attuali sono macerie nuove che hanno sostituito quelle vecchie. Se fai un bilancio sulla quantità di macerie, probabilmente puoi anche concludere che siamo lì.

Se fai invece una valutazione qualitativa su cosa di buono è stato *costruito* nel gruppo ( sempre partendo dal presupposto che si dovrebbe costruire qualcosa, non accumulare macerie ) , di cui possa beneficiare anche il paese in cui è nato, beh... il dibattito si allunga.

Ricordo sempre che in questa baraonda della globalizzazione, da cui il discorso è partito, e col quale pare che qualunque specificità industriale nazionale debba necessariamente essere portata via in qualche paese più comodo, ci sono industrie nazionali che invece rimangono, producono reddito, ricercano, investono ed assumono a casa propria. E mica perchè siano più patriottiste: solo perchè sono state così brave da rendere il proprio MADE IN A CASA NOSTRA un valore ricercato, ben identificabile anche alla clientela di tutto il mondo ( e questo lo sottolineo in rosso ) e quindi vendibile in tutto il mondo ad un (sovrap)prezzo che paga.

Fiat invece, al di sotto di Maserati, non ha mai saputo imparare da sè stessa come si faccia e come si venda il made in Italy. E quindi va a fare il made in Serbia / Detroit.
Il concetto di made in Italy funziona bene su prodotti di un certo livello. Forse è proprio per questo che l'obiettivo è quello di puntare al segmento premium. Che poi ci si riesca, è un altro discorso. Possiamo anche considerare Marchionne come l'unico manager brutto sporco e cattivo, ma almeno sta cercando di fare ANCHE qualcosa di diverso da ciò che fecero i suoi predecessori. La Fiat di Romiti ha beneficiato di un fiume di sovvenzioni statali, l'Alfa sotto L'IRI perdeva un milione di lire per ogni vettura prodotta. Diversamente da allora, ora Pantalone non può più permettersi di pagare i conti di tutti, per cui cercare una strategia diversa è d'obbligo. Non sono in grado di prevedere i risultati. Se per l'Italia saranno negativi, vorrà dire che diventeremo terra di conquista come l'Inghilterra, sempre che ci sia qualcuno meno brutto, sporco e cattivo del canadese, disposto a venire a produrre auto nel bel Paese, sfruttando anch'egli l'onda della globalizzazione.
 
pilota54 ha scritto:
Potremmo citare anche Joseph Schumpeter, che aveva previsto (ma siamo già ai primi del 900), la "crisi della società opulenta".
Credo che ci troviamo proprio in quella fase genialmente ipotizzata dal filosofo-economista austriaco, anche se le conclusioni/conseguenze ritengo non siano attualizzabili nella società di oggi.
Però ci stiamo addentrando in un terreno dottrinal-filosofico-economico-intellettualoide, quindi OT. :D
OT per OT io ho sempre tifato per John Maynard Keynes :D
 
jackari ha scritto:
BelliCapelli3 ha scritto:
Ricordo sempre che in questa baraonda della globalizzazione, da cui il discorso è partito, e col quale pare che qualunque specificità industriale nazionale debba necessariamente essere portata via in qualche paese più comodo, ci sono industrie nazionali che invece rimangono, producono reddito, ricercano, investono ed assumono a casa propria. E mica perchè siano più patriottiste: solo perchè sono state così brave da rendere il proprio MADE IN A CASA NOSTRA un valore ricercato, ben identificabile anche alla clientela di tutto il mondo ( e questo lo sottolineo in rosso ) e quindi vendibile in tutto il mondo ad un (sovrap)prezzo che paga.

Fiat invece, al di sotto di Maserati, non ha mai saputo imparare da sè stessa come si faccia e come si venda il made in Italy. E quindi va a fare il made in Serbia / Detroit.

stiamo parlando del -30% di produzione industriale solo negli ultimi 6 anni
ma dov'è sto made in casa nostra? qui l'unica cosa che resiste sono le aziende che lavorano in settori iperspecifici e/o comunque non altamente competitivi, o aziende che si erano già multinazionalizzate da tempo.
TUTTI gli altri sono a gambe all'aria
E non è che siccome c'è qualche azienda che resiste che si può dire che il SISTEMA ITALIA funziona.... anzi...sono 30 anni che il paese è vittima di un operazione di smantellamento che in questi ultimi anni è riuscita....

i lavoratori sono tanto poveri che non possono nemmeno comprarsi la produzioni nazionale ... ma stiamo a guardare le eccezioni che confermano la regola?

Ho parlato non a caso di "made in a casa nostra", perché non mi riferivo solo all'italia. É made in a casa nostra anche il made in germany dei tedeschi di Bmw, Mercedes, Audi, Volkswagen, come il made in Uk di Mini e Rolls Royce, o il made in Italy di Lambo, che si esportano all'estero anche in quanto hanno un'identità nazionale ben identificata.

Questa é la stessa operazione che si sarebbe dovuta fare con Alfa e Lancia. Ed invece no. Marchionne ci sta provando solo con Maserati. Ma solo dopo che gli ha tirato la volata Montezemolo, che gli ha consegnato una Maserati che lui ha riedificato da zero e riportato in tutto il mondo.

Montezemolo é uno che ha dimostrato di saper mettere in atto una pars construens, di saper tirare sù una pianta fruttifera da zero. Marchionne tutt'al più é stato capace di buttare un po' di concime su una pianta che altri gli hanno consegnato sana. Ma per lo più si dedica alla potatura di rami secchi. Spesso seccati da lui.
 
quadrif ha scritto:
Il concetto di made in Italy funziona bene su prodotti di un certo livello. Forse è proprio per questo che l'obiettivo è quello di puntare al segmento premium.

Appunto, proprio il livello che si sarebbe dovuto conferire ad Alfa e Lancia.

Non é stato fatto, ed il risultato é che questi prodotti ora condividono la stessa magra sorte di una qualunque Fiat Punto di massa: spariti.
 
transaxle73 ha scritto:
pilota54 ha scritto:
Potremmo citare anche Joseph Schumpeter, che aveva previsto (ma siamo già ai primi del 900), la "crisi della società opulenta".
Credo che ci troviamo proprio in quella fase genialmente ipotizzata dal filosofo-economista austriaco, anche se le conclusioni/conseguenze ritengo non siano attualizzabili nella società di oggi.
Però ci stiamo addentrando in un terreno dottrinal-filosofico-economico-intellettualoide, quindi OT. :D
OT per OT io ho sempre tifato per John Maynard Keynes :D

che almeno era un'economista
la cui dottrine hanno riscritto l'economia
e che è stato messo da parte perchè scomodo
meglio la supply side economics per la quale l' assenza di domanda no è un problema perchè la domanda non è proprio presa in considerazione :rolleyes:
 
jackari ha scritto:
BelliCapelli3 ha scritto:
Ricordo sempre che in questa baraonda della globalizzazione, da cui il discorso è partito, e col quale pare che qualunque specificità industriale nazionale debba necessariamente essere portata via in qualche paese più comodo, ci sono industrie nazionali che invece rimangono, producono reddito, ricercano, investono ed assumono a casa propria. E mica perchè siano più patriottiste: solo perchè sono state così brave da rendere il proprio MADE IN A CASA NOSTRA un valore ricercato, ben identificabile anche alla clientela di tutto il mondo ( e questo lo sottolineo in rosso ) e quindi vendibile in tutto il mondo ad un (sovrap)prezzo che paga.

Fiat invece, al di sotto di Maserati, non ha mai saputo imparare da sè stessa come si faccia e come si venda il made in Italy. E quindi va a fare il made in Serbia / Detroit.

stiamo parlando del -30% di produzione industriale solo negli ultimi 6 anni
ma dov'è sto made in casa nostra? qui l'unica cosa che resiste sono le aziende che lavorano in settori iperspecifici e/o comunque non altamente competitivi, o aziende che si erano già multinazionalizzate da tempo.
TUTTI gli altri sono a gambe all'aria
E non è che siccome c'è qualche azienda che resiste che si può dire che il SISTEMA ITALIA funziona.... anzi...sono 30 anni che il paese è vittima di un operazione di smantellamento che in questi ultimi anni è riuscita....

i lavoratori sono tanto poveri che non possono nemmeno comprarsi la produzioni nazionale ... ma stiamo a guardare le eccezioni che confermano la regola?
..difficile far capire, ma siamo un paese che appena ha qualcosa ci si contenta...noi siamo quelli che quando non ha niente cerca qualcosa, al di la non si va. La Cosa piu strana é che addirittura si sta a perdere quel poco che avevamo ma siccome rimasto col nome italiano ,non ci si accorge di niente
 
BelliCapelli3 ha scritto:
jackari ha scritto:
BelliCapelli3 ha scritto:
Ricordo sempre che in questa baraonda della globalizzazione, da cui il discorso è partito, e col quale pare che qualunque specificità industriale nazionale debba necessariamente essere portata via in qualche paese più comodo, ci sono industrie nazionali che invece rimangono, producono reddito, ricercano, investono ed assumono a casa propria. E mica perchè siano più patriottiste: solo perchè sono state così brave da rendere il proprio MADE IN A CASA NOSTRA un valore ricercato, ben identificabile anche alla clientela di tutto il mondo ( e questo lo sottolineo in rosso ) e quindi vendibile in tutto il mondo ad un (sovrap)prezzo che paga.

Fiat invece, al di sotto di Maserati, non ha mai saputo imparare da sè stessa come si faccia e come si venda il made in Italy. E quindi va a fare il made in Serbia / Detroit.

stiamo parlando del -30% di produzione industriale solo negli ultimi 6 anni
ma dov'è sto made in casa nostra? qui l'unica cosa che resiste sono le aziende che lavorano in settori iperspecifici e/o comunque non altamente competitivi, o aziende che si erano già multinazionalizzate da tempo.
TUTTI gli altri sono a gambe all'aria
E non è che siccome c'è qualche azienda che resiste che si può dire che il SISTEMA ITALIA funziona.... anzi...sono 30 anni che il paese è vittima di un operazione di smantellamento che in questi ultimi anni è riuscita....

i lavoratori sono tanto poveri che non possono nemmeno comprarsi la produzioni nazionale ... ma stiamo a guardare le eccezioni che confermano la regola?

Ho parlato non a caso di "made in a casa nostra", perché non mi riferivo solo all'italia. É made in a casa nostra anche il made in germany dei tedeschi di Bmw, Mercedes, Audi, Volkswagen, come il made in Uk di Mini e Rolls Royce, o il made in Italy di Lambo, che si esportano all'estero anche in quanto hanno un'identità nazionale ben identificata.

Questa é la stessa operazione che si sarebbe dovuta fare con Alfa e Lancia. Ed invece no. Marchionne ci sta provando solo con Maserati. Ma solo dopo che gli ha tirato la volata Montezemolo, che gli ha consegnato una Maserati che lui ha riedificato da zero e riportato in tutto il mondo.

Montezemolo é uno che ha dimostrato di saper mettere in atto una pars construens, di saper tirare sù una pianta fruttifera da zero. Marchionne tutt'al più é stato capace di buttare un po' di concime su una pianta che altri gli hanno consegnato sana. Ma per lo più si dedica alla potatura di rami secchi. Spesso seccati da lui.

Quoto. La buona idea di far derivare direttamente dall'eccellenza Ferrari , il successo Maserati nell'alto di gamma e in cascata la sportività Alfa Romeo a presidiare il settore medio-alto non può che essere di uno che si è sempre occupato di automobili e con successo come Montezemolo . Poi però occorre ovviamente che segua tutta una parte finanziaria e industriale all'interno della guerra dell'auto che sarebbe Marchionne a dover avviare e mettere in atto . Per questo stiamo discutendo su più thread proprio dell'AD Fiat e della sua acquisizione di Chrysler e ci poniamo la domanda se il famoso piano produttivo di rilancio previsto per aprile abbia maggiore fondamento dei passati "fabbrica Italia" e dei ripetuti annunzi di rilancio di Alfa Romeo e Lancia , poi sfumati nel nulla.
Credo e l'ho già scritto anche nell'altro thread in Off Topic" che a questo punto non resti che aspettare che il Marchionne , abile giocatore di poker , metta giù le carte...senza nutrire in cuore troppo fideismo , o covare scontato cinismo...
 
Menech ha scritto:
mitoAR ha scritto:
franco58pv ha scritto:
si però la maserati appartiene ad un'area, quella del made in modena, che le sue cose le ha fatte, i motori ci sono, i pianali idem.
Qua stiamo parlando di un marchio ridotto a soli 2 pezzi (diciamolo pure 1 flop ed un mezzo insuccesso) , un marchio che a detta di marchionne non ha i motori adeguati ("le alfa non monteranno + motori fiat" ha detto , da dove arriveranno i nuovi motori non ne ho idea.
I lavori di sviluppo si stanno svolgendo a Modena in un grande e persino eccessivo segreto. Tecnici ex, Maserati, Ferrari e Fiat collaborano insieme. I motori di alta gamma saranno sviluppati per il marchio, attingendo come tecnologia dagli attuali Ferrari e Maserati per i turbo benzina (V6 e V8 turbo/biturbo), mentre per i diesel più grandi si sta muovendo la VM di Cento. Meno chiara la strategia sui motori più piccoli, possibile lo sviluppo di un 2.0 turbo benzina e poi la nuova serie di 3 e 4 cilindri di FPT

Sono stato uno di quelli che ha sorriso per la storia dei capannoni fantasma, c'è anche da dire, però (se non ricordo male), che quando fu presentato il primo prototipo della 4c al salone di Ginevra, fu una specie di sorpresa, almeno io non ricordo che prima se ne fosse parlato nelle solite anticipazioni. Anche successivamente, c'erano molti che si dichiaravano scettici sulla sua reale presentazione, chi diceva che non si vedevano esemplari camuffati per strada (che poi si è cominciato a vedere negli ultimi mesi), chi diceva che tanto l'avrebbero potuta marchiare Maserati nell'eventualità della vendita di AR etc. Chissà, potrei ricredermi....... ;)

Eheh le solite previsioni dei vari Sig. Sotuttoio che poi non ci prendono neanche per sbaglio ma continuano a pontificare con sempre maggior convinzione.
Fui io il primo a parlare di 4C così come della 6C che poi non si fece ricordi?
 
jackari ha scritto:
che almeno era un'economista
la cui dottrine hanno riscritto l'economia
e che è stato messo da parte perchè scomodo
meglio la supply side economics per la quale l' assenza di domanda no è un problema perchè la domanda non è proprio presa in considerazione :rolleyes:
Cinque stelle meritatissime! Il vero problema è la domanda interna fiacca, fiacchissima. Spesso Keynes viene citato a sproposito da gente che si è limitata a leggere, quando va bene, le sole copertine dei suoi libri. Chiedo scusa a tutti per l'invasione di campo ma quando incrocio un altro keynesiano non sto nella pelle.
 
transaxle73 ha scritto:
pilota54 ha scritto:
Potremmo citare anche Joseph Schumpeter, che aveva previsto (ma siamo già ai primi del 900), la "crisi della società opulenta".
Credo che ci troviamo proprio in quella fase genialmente ipotizzata dal filosofo-economista austriaco, anche se le conclusioni/conseguenze ritengo non siano attualizzabili nella società di oggi.
Però ci stiamo addentrando in un terreno dottrinal-filosofico-economico-intellettualoide, quindi OT. :D
OT per OT io ho sempre tifato per John Maynard Keynes :D

Beh, le teorie di Keynes, concettualmente giuste e innovative, sono state sfruttate oltremisura nelle realtà economiche. E' proprio l'eccesso di debito pubblico che ha determinato più di ogni altro fattore la crisi delle economie occidentali. Anche se ai troppi debiti degli Stati (a volte però fortemente "aiutati" da corruzione, malaffare, cattiva gestione della cosa pubblica) si sono aggiunte l'eccesso di ricchezza "virtuale" e la finanza disinvolta, imprudente, in certi casi suicida.

In fondo, pur su tematiche quasi da "iniziati" non siamo del tutto OT perché stiamo cercando di capire come certe scelte di politica microeconomica possono innestarsi nell'attuale contesto macroeconomico, nazionale e internazionale.
 
pilota54 ha scritto:
Beh, le teorie di Keynes, concettualmente giuste e innovative, sono state sfruttate oltremisura nelle realtà economiche.
Bravo Pilota, hai centrato il nocciolo della questione. Keynes è stato tirato per la giacca negli anni 70 e 80 da politici che hanno preso a prestito le teorie dell'economista inglese per allargare a macchia d'olio le loro scellerate politiche di spesa pubblica, in realtà paravento di meschini calcoli elettorali. Tanto per restare in casa nostra, chi si ricorda della GEPI, carrozzone pubblico al quale è stato appioppato di tutto e di più. I detrattori di Keynes ricordano solo la sua massima " meglio far scavare e far tappare buche", che in realtà era solo una provocazione diretta agli Stati che non facevano nulla per stimolare la domanda aggregata.
 
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