Sollecitato da Abracat in altra discussione, provo a entrare in punta di piedi anche in questa che è importante e delicatissima.
Ovviamente parlo a chi la rivista la legge e non a chi da dieci anni non la legge più perché in questo caso non può nemmeno essersi accorto come da qualche tempo in qua siano stati già fatti degli aggiustamenti e anche di non poco conto.
Mettere mano a un prodotto come Quattroruote, che vanta quasi 4 milioni e 400 mila lettori (terzo prodotto editoriale in Italia come da recente analisi Audipress) alle spalle solo di Focus e Sorrisi e Canzoni, ma davanti a quotidiani come la Gazzetta dello Sport, La Repubblica, il Corriere della Sera o periodici come Chi, L?Espresso, Panorama e così via, non è una cosa facile perché toccare una formula che funziona è sempre un rischio che si può pagare carissimo.
Tanti lettori significano teste pensanti molto differenti tra loro, con esigenze variegate: chi vuole le prove, chi ama le anteprime e le autonotizie, chi si aspetta inchieste ficcanti, chi vuole il listino che rimane per tanti la prima ragione d?acquisto. Essendo l?unica rivista al mondo che tratta tanti argomenti tra loro molto diversi non ci è peraltro nemmeno possibile? copiare, e questo le cose non le facilita proprio.
Però quello che pensate, quello che criticate e quello che vi piace non passa mai inosservato. Vi leggiamo e cerchiamo di far combinare le cose perché la ciambella riesca col buco. Poi, è chiaro, non sempre ci riusciamo e se succede i primi a dolersene siamo proprio noi perché per nessun giornale non c?è patrimonio più grande che i lettori. Sì la pubblicità conta, ma la forza viene tutta da chi va in edicola e ti premia.
Molti, ho letto tante volte, rimpiangono il bel giornale di 15 anni fa, chi è più vecchio quello di venti e alcuni, più avanti nell?età, quello delle origini.
Sono analisi dettate dal cuore. Io che sono vecchio da averne viste tante rimpiango per esempio le rotonde sul mare dove ammassata in piazzole improponibili un?intera gioventù aveva sognato amori impossibili o vissuto avventure indimenticabili. Ma ve le immaginate oggi le rotonde?
Lo sguardo all?indietro è sempre così. Se parlate con un vecchio, sorriderà sempre ricordando quando faceva il militare. Ma se gli chiedevate come stava quando il militare lo stava vivendo potete scommettere che la reazione era diversa.
Mi fermo qui, per adesso. Per dire che molte vostre osservazioni sono azzeccate, alcune troppo nostalgiche e altre oggi improponibili. Però, siccome se voi vi scatenate vuol dire che ci credete, ce la metteremo tutta per trovare un dignitoso compromesso. Promettere che tutto diventerà come voi sognate non mi è possibile e se lo facessi avreste tutto il diritto di mandarmi a quel paese, anche giustamente, perché non sarei credibile. Ma ripartiamo da qui senza pensare però che tutto accadrà subito perché per ogni cosa ci vuole il giusto tempo e la giusta organizzazione, e poi perché una formula che complessivamente funziona bisogna maneggiarla con cura. Però, dai: è una sfida.