La parte precedente non la quoto perché è politica. Pure le terre rare sono a termine, ma differenza del petrolio sono riciclabili/riutilizzabili. E non hanno necessità di montare una nuova batteria, recuperare nuove terre rare ogni 300 km quando le energia nelle batterie termina.
È una sottile differenza.
forse i biturbo v8 devono recuperare petrolio ogni 300 KM


per adesso anche l'elettrico cammina a CO2 in tutto il mondo (gasolio, carbone lignite, gas ecc ecc)...
cmq riporto una pagina del Politecnico di Torino sperando di essere in Topic
"I giacimenti di REE sono problematici sotto molteplici punti di vista, per esempio a causa di mineralizzazioni complesse, bassissime concentrazioni, presenza di Torio e altri elementi radioattivi.
Di conseguenza,
l’estrazione, la lavorazione, la raffinazione e la purificazione di REE è un processo complesso, che necessita di tecnologie e capacità industriali ancor più rare delle Terre stesse, e per giunta con un impatto ambientale significativo.
Le sostanze attraversano una numerosa serie di passaggi che coinvolgono in più stadi sostanze chimiche potenzialmente nocive e filtraggi e che generano consistenti scarti tossici, con un costo ambientale potenzialmente elevatissimo: è stato calcolato che la lavorazione di una tonnellata di metalli delle terre rare
produce circa 2.000 tonnellate di rifiuti tossici.
In prima battuta, sono causa dell’
inquinamento delle acque, perché vengono utilizzate sostanze chimiche tossiche come acidi e solventi organici che possono contaminare le acque sotterranee e superficiali compromettendo la qualità e danneggiando gli ecosistemi acquatici. In seconda battuta, sono complici della
distruzione degli habitat e della perdita di biodiversità. Infine hanno impatto sull
’emissione di gas serra, in quanto la lavorazione delle REE richiede un notevole consumo di energia, spesso proveniente da fonti fossili.
Come anticipato in apertura, a dispetto del loro nome, le REE non sono una risorsa scarsa sul pianeta, anzi, sono piuttosto ben distribuite nella crosta terrestre.
Il Cerio è presente con la stessa abbondanza del Rame e due tra gli elementi più rari della serie (Tulio e Lutezio) sono 200 volte più abbondanti dell’Oro. Tuttavia, a differenza di quest’ultimo, non esiste un’industria mineraria così diffusa ed organizzata sul pianeta.
I giacimenti di REE sono problematici sotto molteplici punti di vista, per esempio a causa di mineralizzazioni complesse, bassissime concentrazioni, presenza di Torio e altri elementi radioattivi.
Di conseguenza,
l’estrazione, la lavorazione, la raffinazione e la purificazione di REE è un processo complesso, che necessita di tecnologie e capacità industriali ancor più rare delle Terre stesse, e per giunta con un impatto ambientale significativo.
Le sostanze attraversano una numerosa serie di passaggi che coinvolgono in più stadi sostanze chimiche potenzialmente nocive e filtraggi e che generano consistenti scarti tossici, con un costo ambientale potenzialmente elevatissimo: è stato calcolato che la lavorazione di una tonnellata di metalli delle terre rare
produce circa 2.000 tonnellate di rifiuti tossici.
In prima battuta, sono causa dell’
inquinamento delle acque, perché vengono utilizzate sostanze chimiche tossiche come acidi e solventi organici che possono contaminare le acque sotterranee e superficiali compromettendo la qualità e danneggiando gli ecosistemi acquatici. In seconda battuta, sono complici della
distruzione degli habitat e della perdita di biodiversità. Infine hanno impatto sull
’emissione di gas serra, in quanto la lavorazione delle REE richiede un notevole consumo di energia, spesso proveniente da fonti fossili.
A questi problemi tecno-scientifici si aggiunge un
ostacolo di tipo geopolitico.
La disomogenea distribuzione delle miniere e impianti di trattamento dei minerali fa sì che, quantomeno al momento,
la produzione di REE sia concentrata in pochi Paesi, dai quali – di fatto – dipende il resto del mondo. A esercitare il monopolio è la
Cina, la quale possiede circa un terzo delle riserve mondiali attualmente note, pari a circa 44 milioni di tonnellate grazie alle quali copre circa il 60% dell’offerta. Seguono Stati Uniti (15,5%), Myanmar (10,5%) e Australia (10%). Di recente, la competizione a distanza tra i due più importanti produttori sta convergendo sulla
Groenlandia, il luogo del pianeta con il sottosuolo più ricco di REE, con un potenziale stimato in circa 60 mila tonnellate all’anno, ovvero pari al 30% del fabbisogno mondiale."
però ovviamente tutte queste considerazioni non si possono non sposare con considerazioni più specifictamente politiche e inerenti il rapporto scienza /politica. ma dato che non si possono fare mi limito a riportare i problemi ambientali (noti) delle terre rare...