si potrebbe aggiungere come quarto elemento causale della stagnazione anche l'incertezza dei consumatori
Consumatori, avvezzi, sino a un lustro addietro, a produzioni sovrabbondanti, a disponibilità eccedenti di usati, più o meno freschi, km0 e pronta consegna. Anche le nuove su ordinazione, ben lo sappiamo, erano no di rado reperite tra gli stock esistenti e non realmente mandate in linea di produzione.
C'era un'offerta da ipermercato con gli scaffali pieni di prodotti variegati per tipologia e concorrenti all'interno di ognuna di esse. Il tutto amplificato dai motori di ricerca, per cui ci si poteva ritrovare il mezzo ricercato a relativamente poca distanza e, sempre a distanza, svolgere i preliminari di contrattazione e vendita. Adesso, quei piazzali affollati, sono desolantemente poco popolati.
La voglia di cambiare auto, per ragioni lecite ma non mandatorie, lascia lo spazio ad un cambio per necessità, spesso valutando con oculatezza costi e prospettiva di utilizzo e durata.
Siamo passati da un approccio bulimico, ad uno non anoressico, ma più calcolato ed esigente per mutate modalità di movimento. In questo gli utenti indeccisi, ma non bisognosi nell'immediato, propendono per stare alla finestra, mentre i grandi player (che comunque hanno in mano il mercato) trovano più vantaggioso produrre "on demand", trovo tante auto nuove già in vendita perchè ordinate dai conce ma in arrivo a 2025 inoltrato. Prima arrivano i soldi e poi l'auto e non viceversa come prima. Trovo tutto questo logico, anche se non proprio rispondente alla passione che, tra gli automobilisti, è in fase decisamente calante.