<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=1500520490268011&amp;ev=PageView&amp;noscript=1"> La "Transizione": vantaggi, svantaggi, perplessità, criticità | Page 121 | Il Forum di Quattroruote

La "Transizione": vantaggi, svantaggi, perplessità, criticità

verranno installati nuovi motori termici su auto che oggi offrono poca scelta?

  • si

    Votes: 8 28,6%
  • si torneranno le sportive o comunque quelle più pepate

    Votes: 3 10,7%
  • no dipende dalle case

    Votes: 4 14,3%
  • no il futuro è elettrico

    Votes: 13 46,4%
  • no i motori costano troppo e saranno sempre gli stessi

    Votes: 8 28,6%

  • Total voters
    28
Stato
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se poi l'Africa si svegliasse in futuro...

Su questo non ci farei affidamento per vari motivi :
1) per mentalità. ho un amico che lavora all'Onu e il suo lavoro è quello di istruire i membri delle cariche istituzionali di vari paesi in via di sviluppo centro-nord africani per aiutare gettare le basi per la costruzione di una corretta politica di gestione e di sviluppo. Il suo incarico, anni e anni fa, doveva essere temporaneo, un anno qua uno la uno da un'altra parte e poi finito. Invece è diventato stabile e ogni 2 anni è "ricostretto" a rifare il giro, che da sue parole suona uguale a : non glie la fanno.
2) L'africa è terra di conquista da millenni essendo particolarmente ricca di materie prime, quindi se un giorno primeggerà passando da fornitrice e/o produttore non sarà per merito suo, perchè materialmente sarà una succursale delle potenze che oggi dominano il mercato come Cina che negli ultimi anni sta depredando il centro africa.
 

Questa "ritenzione" nonostante le difficoltà chiaramente lancia un segnale che suona così : possono fare qualsiasi cosa ma all'indipendenza le famiglie non rinunciano. Come molti lavoratori, esempio una statistica svolta all'interno della multinazionale italiana in cui lavora mia moglie, mette in luce che pur avendo la possibilità di usare i mezzi per recarsi al lavoro non li considera affatto. Il motivo ? Semplice : sporchi, inaffidabili, tempo per lo stesso tragitto quasi doppio, orari che non coprono tutte le eventuali esigenze di spostamento. E siamo a Milano, non nelle Repubblica delle Banane.
 
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Ecco un esempio del perchè gli sforzi Europei e Americani sul clima saranno inutili, ergo soldi buttati al vento :

L’area asiatico-pacifica produce e consuma tre quarti del carbone globale e, attualmente, ospita 865 delle 1.002 centrali presenti nel mondo. Oltre il 70% dell’elettricità indiana proviene dal carbone e lo stesso vale per il 50% di quella cinese. Da considerare poi che i rispettivi paesi hanno 350 milioni di persone (India) e un centinaio di milioni (Cina) che ancora oggi non hanno accesso ai servizi energetici di base. L’Asia è anche il primo continente produttore di cemento e acciaio, tra le principali attività alla base della produzione di gas serra. Inoltre, mentre in Occidente si contrae, a Oriente la classe media si espande e le persone consumano sempre di più. Dal 1990 al 2020, l’Asia-Pacifico è passata da produrre un quarto delle emissioni globali a produrne la metà. Cina e India prevedono un picco di emissioni per il 2030 e un azzeramento, rispettivamente, per il 2060 e il 2070. Lauri Myllyvirta, analista del Centro di ricerca sull’energia e l’aria pulita, non considera “impossibile” la transizione proposta dagli scienziati cinesi e indiani entro questi termini. Per farlo, afferma sul The Economist la studiosa, “l’India dovrà installare rinnovabili al ritmo degli ultimi cinque anni, che è stato superiore di sei volte rispetto a quello del quinquennio precedente”. La Repubblica Popolare dovrà invece “installare quattro volte il solare e tre volte l’eolico che il mondo produce oggi”. Una quantità che il Partito Comunista potrebbe sopperire “raddoppiando il ritmo di crescita su rinnovabili e nucleare” che, entro il 2060, passeranno rispettivamente dal 17 al 67% e dal 3 al 19% del mix energetico nazionale. Ciò sarebbe possibile grazie ai grandi piani de-cennali cinesi, ma anche per effetto della produzione di energia eolica, di pannelli solari e veicoli elettrici. Pechino è in parte già leader della green economy, e pone un veto su futuri progetti a carbone lungo la nuova Via della Seta, mentre secondo le stime di Bloomberg New Energy Finance, in alcune zone dell’India l’energia solare può costare oggi meno di quella fossile, il che rappresenta uno stimolo concreto per investimenti verdi a prescindere dagli obiettivi fissati dalla comunità internazionale. Tuttavia, “in questi Paesi le tensioni sono evidenti – sottolinea in un’intervista alla Reuters Leon Clarke dell’Università del Maryland – Da una parte, il carbone è un motore di sviluppo irrinunciabile, dall’altra è il target dell’azione climatica”. Sono infatti tra le principali problematiche di carattere geopolitico, economico e locale.

Sul piano geopolitico oggi è la Cina a essere il capro espiatorio e a non presentarsi alla Cop26, perché “per evitare che la temperatura terrestre cresca oltre il punto di non ritorno – ha specificato Leon Clarke – i colossi asiatici devono abbandonare il carbone entro il 2050”. La Cina è infatti l’unica potenza ad aver accresciuto il rilascio di gas serra dell’1,7% nell’anno della pandemia. Sul piano finanziario, come riportato anche da The Economist, “il Covid ha esa-sperato i debiti e la spesa sociale di molte nazioni e aziende asiatiche”. Inoltre, in India come in Cina, “le banche statali sono intrappolate in prestiti non performanti, mentre la privatizzazione non è mai stata un tema popolare”, né per il nazionalismo indiano né per il comunismo cinese. Problematiche che si annidano nei contesti provinciali, dove il vuoto istituzionale è più profondo. Censura e analfabetismo impediscono a chi è colpito dai cambiamenti climatici di sapere cosa siano o di collegarli alla propria condizione sociale, limitando la pressione popolare. La Cina può così portare avanti il piano di costruire 43 nuove centrali a carbone. D’altronde, come ammonisce Wang Jinan, presidente dell’Accademia cinese per la pianificazione ambientale, “molte aree credono che fino al picco del 2030 potranno aumentare senza sosta l’utilizzo del fossile”. In India il carbone è vita per interi contesti locali (il 40% dei 736 distretti), non pronti a un cambio di paradigma. Nel subcontinente la lobby “nera” comprende 3,6 milioni di impieghi, 281 centrali, più di 700 miniere. Circa metà del fatturato delle ferrovie statali è dato dal trasporto del carbone, il quale finanzia 8 miliardi di viaggi l’anno. Una fonte di carriere per migliaia di imprenditori e ufficiali, e lo stesso vale per gli interessi fossili dell’acciaio e del cemento cinese.

E qui arriva il bello e il "paradosso" :

Attualmente, Pechino e New Delhi sono le uniche a precedere Washington per carbone prodotto e numero di centrali, ma la Cina da sola emette un terzo della CO2 globale: più di Usa, Ue e India messi insieme. Tuttavia, la gran parte delle emissioni attuali sono state accumulate da Europa (33%) e Nord America (29%) negli ultimi secoli, e non da Cina (12,7%) e India (3%). Dal 1960, migliaia di imprese hanno delocalizzato prodotti ed emissioni in Oriente, mentre buona parte delle venti imprese più inquinanti in quei paesi sono occidentali. Ad oggi, considerando che il subcontinente indiano e la Repubblica Popolare ospitano il 35% della popolazione mondiale, il dato procapite mostra come, in media, un cinese inquini la metà di uno statunitense, mentre un indiano inquini un terzo di un italiano. E così, mentre molti Paesi asiatici chiedono tempo o supporto finanziario, l’alternativa è l’abbandono del target climatico o della crescita economica. Due soluzioni critiche.
Secondo voi quale prevarrà ?
 
Articolo interessante che mette in luce una realtà sociale ed energetica differente dalla nostra, però in grassetto avrebbero dovuto riportare anche la parte in cui si spiega che la classe media si sta espandendo a dismisura con una relativa richiesta energetica che andrà ad aumentare in modo esponenziale nei prossimi anni , e sorge spontanea la domanda , come la si soddisferà? Applicando il modello occidentale degli ultimi 70 anni?
 
Ecco perchè la transizione Europea per come la "vendono" e per gli obiettivi che si prefigge sarà un immane flop e un grandissimo bluff.
Perchè è un conto si dicevano : "Ragazzi" qua se non volgiamo che vada tutto allo catafascio e mantenere quello che abbiamo dobbiamo lavorare per contenere gli sprechi, inquinare meno, ecc.ecc.
Un altro e quello di raccontare la favoletta che questi sforzi garantiranno un futuro migliore ai nostri figli, renderanno l'aria più pulita, fermeranno i cambiamenti climatici, e bla bla bla.
Niente di più falso, da quello che accadrà e da come stanno le cose.
E la cosa peggiore è quella di avere una popolazione "arrabbiata" perchè dopo gli enormi sacrifici richiesti a tutti i livelli : famigliare industriale, alla fine non sarà cambiato nulla, perchè se si crede che si vive sotto una campana di vetro e quello che combinano dall'altra parte del mondo non si rifletta anche da questa parte e da illusi.
 
Articolo interessante che mette in luce una realtà sociale ed energetica differente dalla nostra, però in grassetto avrebbero dovuto riportare anche la parte in cui si spiega che la classe media si sta espandendo a dismisura con una relativa richiesta energetica che andrà ad aumentare in modo esponenziale nei prossimi anni , e sorge spontanea la domanda , come la si soddisferà? Applicando il modello occidentale degli ultimi 70 anni?

Questo rischio c'e'
 
Articolo interessante che mette in luce una realtà sociale ed energetica differente dalla nostra, però in grassetto avrebbero dovuto riportare anche la parte in cui si spiega che la classe media si sta espandendo a dismisura con una relativa richiesta energetica che andrà ad aumentare in modo esponenziale nei prossimi anni , e sorge spontanea la domanda , come la si soddisferà? Applicando il modello occidentale degli ultimi 70 anni?
Si perchè se hai letto per raggiungere gli obiettivi non del 2030 ma la neutralità del 2060 e 2070 devono solo loro investire nel Green da oggi per 40-50 anni ogni anno 4 volte la produzione mondiale odierna di energie rinnovabili. Fattibile ? No, almeno per me.
 
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