<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=1500520490268011&amp;ev=PageView&amp;noscript=1"> Il divieto di circolazione delle auto diesel Euro 5 previsto per quattro regioni sarà posticipato di un anno | Il Forum di Quattroruote

Il divieto di circolazione delle auto diesel Euro 5 previsto per quattro regioni sarà posticipato di un anno

Il divieto di circolazione dei veicoli diesel di classe Euro 5 in Lombardia, Veneto, Piemonte ed Emilia-Romagna che sarebbe dovuto entrare in vigore il prossimo primo ottobre sarà posticipato di un anno, al primo ottobre 2026. È stato deciso con un emendamento al decreto Infrastrutture approvato martedì dalle commissioni Ambiente e Trasporti della Camera. Il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Matteo Salvini ha presentato il rinvio dell’entrata in vigore del divieto come un suo successo, nonostante la norma fosse stata approvata proprio dal governo di cui fa parte, per rispondere ai criteri di tutela ambientale stabiliti dall’Unione Europea.

 
Non potendo fare considerazioni politiche, credo che sia una decisione dettata dal buon senso e dalla consapevolezza che questo « blocco » sarebbe un enorme disagio per moltissimi cittadini che non hanno i mezzi economici per cambiare auto. Ultimo ma non ultimo, se i trasporti pubblici funzionassero veramente, questi « blocchi » potrebbero forse essere meno traumatici….Povera Italia!
 
Non potendo fare considerazioni politiche, credo che sia una decisione dettata dal buon senso e dalla consapevolezza che questo « blocco » sarebbe un enorme disagio per moltissimi cittadini che non hanno i mezzi economici per cambiare auto. Ultimo ma non ultimo, se i trasporti pubblici funzionassero veramente, questi « blocchi » potrebbero forse essere meno traumatici….Povera Italia!

Gia'....
Anche perche'....
e' solo ufficializzare una situazione....
Di fatto
 
E io che speravo di arrivare prima a lavoro.
Scherzi a parte, non ho mai visto un calo del traffico con i blocchi precedenti, non credo che questo ennesimo blocco avrebbe fatto la differenza.
 
(....) Ultimo ma non ultimo, se i trasporti pubblici funzionassero veramente, questi « blocchi » potrebbero forse essere meno traumatici….Povera Italia!
E' del tutto utopistico, nei fatti, pensare che i trasporti pubblici potranno mai essere talmente sviluppati e capillari da sostituire in toto il trasporto privato.
Sarebbe del tutto antieconomico e di fatto impossibile. Anche in futuro.
 
L' esame di urbanistica e pianificazione territoriale all' università l'ho fatto quasi quaranta anni fa, ma qualcosa mi ricordo. Certi concetti poi sono logici, o almeno dovrebbero esserlo, ma quando sento certi refrain sulle carenze strutturali, sul necessario incremento ed ottimizzazione del trasporto pubblico in Italia, in particolare quello locale, il discorso finisce come al solito nel cercare un colpevole piuttosto che trovare una soluzione.
Affrontare un problema in modo razionale supera le nostre capacità mentali: si ragiona sempre di pancia, per partito preso, prospettando presunte soluzioni manichee ad un problema col risultato che si generano ulteriori problemi in ragione del quadrato del numero dei primi.
Chiedersi il perché di come si è arrivati ad una certa situazione poi, utopia pura.
Basterebbe partite dall' analisi dell'assetto urbanistico italiano, caratterizzato da una forte dispersione insediativa (sia abitativa che produttiva) e che ha un impatto molto rilevante e spesso problematico sullo sviluppo dei trasporti pubblici a livello locale e a medio raggio.
Sul perché siamo messi così, non basterebbe un trattato: sostanzialmente l' espansione urbanistica è avvenuta, dal secondo dopoguerra in poi, in assenza di una vera pianificazione del territorio, che integrasse aree urbane con aree produttive e relativi collegamenti. E lasciamo stare tutti gli interessi economici e politici in materia che hanno distorto ogni buona intenzione.
Il sistema amministrativo italiano è poi fortemente parcellizzato (8000 comuni circa), il che rende difficile una pianificazione coordinata e integrata tra urbanistica e mobilità, con amministrazioni dominate ancora da campanilismi ottocenteschi.
Ne derivano poli produttivi sviluppati senza considerare l’accessibilità con mezzi pubblici, e la mancanza di strategie regionali coerenti: basta studiarsi certi piani regolatori e piani regionali di coordinamento per rendersene conto.
Il risultato oggi è che le aree urbane e produttive diffuse che ci ritroviamo, spesso non concentrate in poli compatti, rendono difficile ed economicamente inefficiente il servizio di trasporto pubblico locale, dovendo coprire vaste aree con bassa domanda puntuale, generando tempi di percorrenza lunghi, costi elevati per il gestore e scarsa attrattività per l'utenza.
Molte aree residenziali e zone industriali/artigianali, specie nei piccoli comuni o nelle aree periurbane, sono mal collegate o del tutto scollegate da reti ferroviarie o bus locali.
Di conseguenza il trasporto privato diventa l' unica opzione, generando un circolo vizioso che ormai da anni è fuori controllo: più dispersione urbanistica (abitativa e produttiva) provoca aumento del trasporto privato, più trasporto privato porta più dispersione urbanistica.
Bloccare le auto €5, specie nei piccoli centri o nelle aree suburbane, diventa un problema concreto per molte persone, proprio a causa della struttura urbanistica e della carenza di alternative di mobilità. Per non parlare poi dell' iniquità di misure di questo tipo, che fanno ricadere sulle fasce più deboli della popolazione le colpe di generazioni di "decisori pubblici" incapaci, per non dire di peggio.
 
E' del tutto utopistico, nei fatti, pensare che i trasporti pubblici potranno mai essere talmente sviluppati e capillari da sostituire in toto il trasporto privato.
Sarebbe del tutto antieconomico e di fatto impossibile. Anche in futuro.
da me che sono in una delle regioni citate , come avevo gia' detto, per l'estate il trasporto pubblico in alcune zone si ridurrà dell'80%, questa incertezza si aggiunge all'incertezza dell'opener.....e "manco ce provano"
quindi un comune cittadino che non puo' comprarsi la tesla...
ha il diesel...ma tra un anno ? :emoji_baby:

ho l'abbonamento del bus ma....


continuiamo ?
si l'ha gia' fatto omniae
parlare di pianificazione nel nostro paese e' impossibile, un altro serio problema e' che i piccoli ( ma non tanto) borghi stanno sparendo e meno che a monte con ci sia interesse immobiliare per affittare al turismo o ai pensionati "ricchi"che si devono rigenerare....
 
Ultima modifica:
L' esame di urbanistica e pianificazione territoriale all' università l'ho fatto quasi quaranta anni fa, ma qualcosa mi ricordo. Certi concetti poi sono logici, o almeno dovrebbero esserlo, ma quando sento certi refrain sulle carenze strutturali, sul necessario incremento ed ottimizzazione del trasporto pubblico in Italia, in particolare quello locale, il discorso finisce come al solito nel cercare un colpevole piuttosto che trovare una soluzione.
Affrontare un problema in modo razionale supera le nostre capacità mentali: si ragiona sempre di pancia, per partito preso, prospettando presunte soluzioni manichee ad un problema col risultato che si generano ulteriori problemi in ragione del quadrato del numero dei primi.
Chiedersi il perché di come si è arrivati ad una certa situazione poi, utopia pura.
Basterebbe partite dall' analisi dell'assetto urbanistico italiano, caratterizzato da una forte dispersione insediativa (sia abitativa che produttiva) e che ha un impatto molto rilevante e spesso problematico sullo sviluppo dei trasporti pubblici a livello locale e a medio raggio.
Sul perché siamo messi così, non basterebbe un trattato: sostanzialmente l' espansione urbanistica è avvenuta, dal secondo dopoguerra in poi, in assenza di una vera pianificazione del territorio, che integrasse aree urbane con aree produttive e relativi collegamenti. E lasciamo stare tutti gli interessi economici e politici in materia che hanno distorto ogni buona intenzione.
Il sistema amministrativo italiano è poi fortemente parcellizzato (8000 comuni circa), il che rende difficile una pianificazione coordinata e integrata tra urbanistica e mobilità, con amministrazioni dominate ancora da campanilismi ottocenteschi.
Ne derivano poli produttivi sviluppati senza considerare l’accessibilità con mezzi pubblici, e la mancanza di strategie regionali coerenti: basta studiarsi certi piani regolatori e piani regionali di coordinamento per rendersene conto.
Il risultato oggi è che le aree urbane e produttive diffuse che ci ritroviamo, spesso non concentrate in poli compatti, rendono difficile ed economicamente inefficiente il servizio di trasporto pubblico locale, dovendo coprire vaste aree con bassa domanda puntuale, generando tempi di percorrenza lunghi, costi elevati per il gestore e scarsa attrattività per l'utenza.
Molte aree residenziali e zone industriali/artigianali, specie nei piccoli comuni o nelle aree periurbane, sono mal collegate o del tutto scollegate da reti ferroviarie o bus locali.
Di conseguenza il trasporto privato diventa l' unica opzione, generando un circolo vizioso che ormai da anni è fuori controllo: più dispersione urbanistica (abitativa e produttiva) provoca aumento del trasporto privato, più trasporto privato porta più dispersione urbanistica.
Bloccare le auto €5, specie nei piccoli centri o nelle aree suburbane, diventa un problema concreto per molte persone, proprio a causa della struttura urbanistica e della carenza di alternative di mobilità. Per non parlare poi dell' iniquità di misure di questo tipo, che fanno ricadere sulle fasce più deboli della popolazione le colpe di generazioni di "decisori pubblici" incapaci, per non dire di peggio.
....e chiunque abbia mai provato a raddrizzare una qualsiasi cosa nata storta sa che ci vogliono più soldi, tempo e bestemmie che buttar via tutto e rifarla nuova...
 
Di conseguenza il trasporto privato diventa l' unica opzione, generando un circolo vizioso che ormai da anni è fuori controllo: più dispersione urbanistica (abitativa e produttiva) provoca aumento del trasporto privato, più trasporto privato porta più dispersione urbanistica.

la tua mi sembra un analisi molto interessante, riporto questo tuo passaggio perchè alla fine manca sempre un punto in tutti i discorsi che si fanno, intendo a livello nazionale non nostro, prendere decisioni draconiane non serve a nulla e quindi è bene rivederle , ma pari tempo c'è una volontà di risolvere i problemi che comunque restano? Sembra che l'alternativa sia lo status quo , e non mi sembra un altrettanta valida alternativa
 
A dire il vero però il provvedimento non è stato posticipato di un anno come dice il titolo, ma cambiato nella sostanza: tra un anno le città sopra i 100.000 abitanti potranno essere interessate dal divieto, a meno che le Regioni coinvolte non introducano altre azioni volte alla riduzione degli inquinanti (in particolare polveri)...

Nelle altre città, il divieto è di fatto (per fortuna aggiungo io) abrogato / ritirato.
 
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