L' esame di urbanistica e pianificazione territoriale all' università l'ho fatto quasi quaranta anni fa, ma qualcosa mi ricordo. Certi concetti poi sono logici, o almeno dovrebbero esserlo, ma quando sento certi refrain sulle carenze strutturali, sul necessario incremento ed ottimizzazione del trasporto pubblico in Italia, in particolare quello locale, il discorso finisce come al solito nel cercare un colpevole piuttosto che trovare una soluzione.
Affrontare un problema in modo razionale supera le nostre capacità mentali: si ragiona sempre di pancia, per partito preso, prospettando presunte soluzioni manichee ad un problema col risultato che si generano ulteriori problemi in ragione del quadrato del numero dei primi.
Chiedersi il perché di come si è arrivati ad una certa situazione poi, utopia pura.
Basterebbe partite dall' analisi dell'assetto urbanistico italiano, caratterizzato da una forte dispersione insediativa (sia abitativa che produttiva) e che ha un impatto molto rilevante e spesso problematico sullo sviluppo dei trasporti pubblici a livello locale e a medio raggio.
Sul perché siamo messi così, non basterebbe un trattato: sostanzialmente l' espansione urbanistica è avvenuta, dal secondo dopoguerra in poi, in assenza di una vera pianificazione del territorio, che integrasse aree urbane con aree produttive e relativi collegamenti. E lasciamo stare tutti gli interessi economici e politici in materia che hanno distorto ogni buona intenzione.
Il sistema amministrativo italiano è poi fortemente parcellizzato (8000 comuni circa), il che rende difficile una pianificazione coordinata e integrata tra urbanistica e mobilità, con amministrazioni dominate ancora da campanilismi ottocenteschi.
Ne derivano poli produttivi sviluppati senza considerare l’accessibilità con mezzi pubblici, e la mancanza di strategie regionali coerenti: basta studiarsi certi piani regolatori e piani regionali di coordinamento per rendersene conto.
Il risultato oggi è che le aree urbane e produttive diffuse che ci ritroviamo, spesso non concentrate in poli compatti, rendono difficile ed economicamente inefficiente il servizio di trasporto pubblico locale, dovendo coprire vaste aree con bassa domanda puntuale, generando tempi di percorrenza lunghi, costi elevati per il gestore e scarsa attrattività per l'utenza.
Molte aree residenziali e zone industriali/artigianali, specie nei piccoli comuni o nelle aree periurbane, sono mal collegate o del tutto scollegate da reti ferroviarie o bus locali.
Di conseguenza il trasporto privato diventa l' unica opzione, generando un circolo vizioso che ormai da anni è fuori controllo: più dispersione urbanistica (abitativa e produttiva) provoca aumento del trasporto privato, più trasporto privato porta più dispersione urbanistica.
Bloccare le auto €5, specie nei piccoli centri o nelle aree suburbane, diventa un problema concreto per molte persone, proprio a causa della struttura urbanistica e della carenza di alternative di mobilità. Per non parlare poi dell' iniquità di misure di questo tipo, che fanno ricadere sulle fasce più deboli della popolazione le colpe di generazioni di "decisori pubblici" incapaci, per non dire di peggio.