<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=1500520490268011&amp;ev=PageView&amp;noscript=1"> I virtuosi (italiani) della Coppa Schneider | Page 5 | Il Forum di Quattroruote

I virtuosi (italiani) della Coppa Schneider

automoto3 ha scritto:
matteomatte1 ha scritto:
e due...

ma li leggete i messaggi?

mah...

Certo che li leggiamo, ma se tu continui a inviare delle "blinde" nessuno riesce a capirti.

Cerca di formulare un concetto, un pensiero compiuto e noi tutti ti ringrazieremo !

certo che non vedete l'ora di trasformare ogni 3d in rissa eh?

comunque per ritornare IT RICOPINCOLLO:

109: 35000 pezzi in 6 anni: circa 5800 aerei/anno

202 1500 pezzi in 4 anni: 375 aerei/anno


E i numeri si possono estendere a tutti gli aerei prodotti dall'italia nel corso del conflitto. Ergo, e non è difficile capirsi, viene da chiedersi non perchè l'Italia abbia perso la guerra ma come la RA abbia potuto operare in così tanti teatri di guerra con simili "risorse"...
 
75TURBO-TP ha scritto:
Come no,ci sono anche filmati dell'epoca,nella costruzione di quei motori Alfa Romeo era all'avanguardia.

:D Tornando al Topic, mi spieghi cosa c'era di Alfa Romeo sul Macchi Castoldi 72 ?
Forse ti riferivi alla tecnologia dell'epoca, in senso generale?

Assolutamente senza intenti "troll" .. bada :shock: :shock:
 
automoto3 ha scritto:
75TURBO-TP ha scritto:
Come no,ci sono anche filmati dell'epoca,nella costruzione di quei motori Alfa Romeo era all'avanguardia.

:D Tornando al Topic, mi spieghi cosa c'era di Alfa Romeo sul Macchi Castoldi 72 ?
Forse ti riferivi alla tecnologia dell'epoca, in senso generale?

Assolutamente senza intenti "troll" .. bada :shock: :shock:
non c'era nulla perche' era un Fiat :D
Si mi riferivo all'epoca ii generale. ;)
 
In questo invece c'era Qualcosa...o si parlava solo di motori Fiat? :oops:

IL PRIMATO TRANSOCEANICO INTERNAZIONALE DELL'ALA FASCISTA.

Il 28 dicembre alle ore 13,35 un idrovolante Cant Z. 506 B munito di tre motori Alfa Romeo 126 R. C. 34 della potenza di 750 C. V. ognuno, pilotato da Mario Stoppani e Enrico Comani ed avente a bordo il R. T. Demetrio Iaria ed il motorista Renato Pogliani ha decollato da Cadice, diretto verso l'America Latina, ed ha ammarato verso le 16 del 29 a Caravellas nello Stato di S. Spirito del Brasile, coprendo il percorso di circa 7.000 km in 26,25 ore di volo ad una velocità media di 265,00 km e battendo quindi il primato internazionale di distanza in linea retta per idrovolanti. Il volo si è svolto regolarmente ad una quota di 3.500 - 4.000 metri.

Il precedente primato era detenuto dalla Francia con un idrovolante Latécoère 521 (Lieutenant de Vaisseau Paris) munito di sei motori che il 25-26 ottobre 1937 aveva coperto un percorso di 5.780 km nel tratto Kenitra-Maceio (Brasile) in 34 ore e 37' alla velocità di 166,066 chilometri all'ora.

Tale primato è stato quindi superato di oltre 1.220 km ad una velocità di quasi 100 km superiore a quella realizzata dall'apparecchio francese
.
 
automoto3 ha scritto:
75TURBO-TP ha scritto:
Come no,ci sono anche filmati dell'epoca,nella costruzione di quei motori Alfa Romeo era all'avanguardia.

:D Tornando al Topic, mi spieghi cosa c'era di Alfa Romeo sul Macchi Castoldi 72 ?
Forse ti riferivi alla tecnologia dell'epoca, in senso generale?

Assolutamente senza intenti "troll" .. bada :shock: :shock:
Visto che me lo chiedi dopo parecchie pagine e visto che il mio e' stato il primo intervento ti chiedo perche' non lo hai postato nel Forum Fiat?
Me la aspettavo ma molto prima questa domanda e ti dico con sicerita' che non ho detto nulla su questo OT proprio perche' si poteva anche farlo tornare in topic parlando di Motori Alfa,che poi e' la sezione giusta per farlo ;)
 
75TURBO-TP ha scritto:
Visto che me lo chiedi dopo parecchie pagine e visto che il mio e' stato il primo intervento ti chiedo perche' non lo hai postato nel Forum Fiat?
Me la aspettavo ma molto prima questa domanda e ti dico con sicerita' che non ho detto nulla su questo OT proprio perche' si poteva anche farlo tornare in topic parlando di Motori Alfa,che poi e' la sezione giusta per farlo ;)

:D Anch'io stavo aspettando una reazione di qualcuno, per così dire &quot;saggio&quot; in questo intricatissimo Forum Alfa.
Sono stato proprio io stesso a definirmi OT fin dall'inizio, ma con una o due appendici di spiegazione, tipo
&lt&lt ecco, è questo aspetto che mi ricorda quanto è successo ad AlfaRomeo e che continua a succedere tutt'oggi.
Il bagaglio di anni di Ricerca, gli uomini, le intuizioni geniali di Ingenieri e tecnici, anni di progetti e di schemi arditi. Uomini che sapevano vedere ben oltre l'orizzonte - mero e limitato - del faccendiere Aziendale e del bilancio di fine anno
&gt&gt
Evidentemente non mi sono fatto capire (mi capita spesso) ma lungi da me il voler infangare un Marchio che ha letteralmente fatto la storia di questo Paese ! Il mio intento era quello di paragonare l'inconcepibile abbandono di un ottimo progetto - che ci portò anche un Record mondiale - a quello che si è vissuto ca. 30anni fà ad Arese, quando qualcuno aveva già intuito quale dovesse essere l'auto del domani, arrivando addirittura a stendere su carta il progetto (come tu posti in altro Topic, peraltro gettonatissimo).
Quindi, nulla di polemico: credo anzi che stiamo facendo - alla fin fine - lo stesso medesimo ragionamento.
Certo, ho fatto un notevole riferimento a FIAT con l'AS.6, ma come avrei potuto &quot;scansarlo&quot; ?!
Errare umanum est. Così come probab. ho sbagliato anche nell'esprimere pareri negativi sul ME109 ed anche sui caccia ita. di fine conflitto, portando in punta di penna lo Spitfire. Ma era solo per far passare il concetto che mi interessava, quello dei &quot;paradossi storici&quot; così frequenti nella Storia e anche durante i due conflitti mondiali. :thumbup:
 
:D A proposito di paradossi e a proposito del ME 109, il caccia più prodotto nella storia, vanno sottolineate due cose: una è che il suo progenitore, il BF108 taifun (biposto da turismo, ma con molte innovazioni) risale proprio al 1934 lo stesso anno in cui il Macchi C. 72 si aggiudicò il record di velocità. Nonostante ciò, il Messerschmitt non subì alcuna influenza dagli andamenti contemporanei relativi alla Coppa Schneider, era un progetto esclusivamente tedesco. La seconda (veramente paradossale!) è che il prototipo del BF109 (1935) fece i sui primi voli proprio con un motore Rolls Royce :shock: in quanto non si riusciva a trovarne uno di pari caratteristiche in casa.
Quindi il BF109 nasce completam. fuori dalle innovazioni della Schneider, ma con sù lo stesso motore RR del velivolo Supermarine che la vinse !!

Io lo trovo quasi incredibile ..
 
Mi permetto un ot nell'ot, giusto per stemperare la "tensione" accumulata.
Ogni volta che vedo questo video rimango stupito e affascinato.

http://www.youtube.com/watch?v=hlTtfwnNNPw&feature=related

Sono russi i progettisti, però cosa sono riusciti a fare.
 
rgiorda ha scritto:
Mi permetto un ot nell'ot, giusto per stemperare la "tensione" accumulata.
Ogni volta che vedo questo video rimango stupito e affascinato.

http://www.youtube.com/watch?v=hlTtfwnNNPw&feature=related

Sono russi i progettisti, però cosa sono riusciti a fare.

:D Già, veramente un ottimo video .. manico incredibile, da parte del pilota !! Ma anche l'aereo è stupefacente: la distribuzione dei pesi, la robustezza strutturale e soprattutto la docilità con cui si fa portare e l'incredibile potenza dei reattori e la fluidità della risposta.
Veram. un bel video !!
 
automoto3 ha scritto:
:D Già, veramente un ottimo video .. manico incredibile, da parte del pilota !! Ma anche l'aereo è stupefacente: la distribuzione dei pesi, la robustezza strutturale e soprattutto la docilità con cui si fa portare e l'incredibile potenza dei reattori e la fluidità della risposta.
Veram. un bel video !!

Sono felice che tu l'abbia apprezzato.
Ho sempre pensato che solo l'elicottero potesse volare in retromarcia.
Questo video dimostra che sono riusciti a far fare ad un aereo cose prima impensabili.
Ai tempi miei c'erano ancora aerei che non uscivano dalla vite se, malauguratamente, ci entravi.
 
automoto3 ha scritto:
Ma è in Mig o un Sukhoi SU37 con spinta vettoriale ?

E' un Sukoi 37, il Mig 37 non l'hanno ancora partorito.

Giusto per capire il principio dei "thrust vectoring nozzles" ho trovato questo filmatino che ne rende l'idea.

http://www.youtube.com/watch?v=9fQAFqhS4fc
 
:D Il Topic, nonostante sia stato trovato interessante da molti, mi sembra si sia stoppato ..

Stavo pensando di risvegliarlo un pò .. :thumbup: :thumbup:

Solo il suono di un caccia a motore, che ti passa sopra la testa e poi si allontana per virare, mi fà venire i brividi .. è sempre una emozione che si ripete.

Non sò se succede anche a voi, ma ovunque mi trovi, se in lontananza avverto un sommesso borbottio (inconfondibile) di vecchio motore, subito all'istante cerco di localizzare da dove viene e che modello mai sarà.

Nulla di tutto ciò con i reattori: non mi dicono niente, vanno con l'elettronica.

Alla prossima .. :idea:
 
rgiorda ha scritto:
Ammetto la mia ignoranza ma mi sfugge l'origine italiana dello spitfire e del radar.
Felice di ricredermi, come sempre.

Scusami se torno sull'argomento:

premesso che, a partire dagli studi di Hertz sulle onde elettromagnetiche, alle prime esperienze di Hulsmeyer attraverso i primi esperimenti compiuti nel 1931 negli Stati Uniti e in Inghilterra, si giunse alle prime applicazioni pratiche nel 1940 in Gran Bretagna influenzate ed accelerate dagli eventi bellici,
in Italia fu Marconi a suggerire nel 1922 la possibilità di utilizzare le onde corte per il radiorilevamento di oggetti e nel 1933 eseguì alcuni esperimenti presso Roma alla presenza delle piu' alte cariche militari.
Le ricerche continuarono a cura dell'Istituto Superiore delle Trasmissioni del Genio ma purtroppo non con l'impegno e i fondi stanziati, nello stesso periodo, dai paesi anglosassoni e dalla Germania. Nel nostro Paese si svolsero cosi' ricerche di limitata entita' cercando di acquisire nel frattempo dati ed informazioni sugli studi in atto nelle altre nazioni. Fu anche deciso di impegnare nella ricerca la Marina Militare poichè si individuò nelle artiglierie navali il principale campo di applicazione del radar, ma la Marina non accolse la proposta di rinunciare alla costruzione di un incrociatore per devolvere alle ricerche sul radar le somme così risparmiate. Si giunse così, a guerra iniziata, alle prime indirette rivelazioni sull'esistenza del radar sulle navi inglesi in conseguenza degli scontri navali notturni che si risolvevano inspiegabilmente a favore delle navi alleate. Furono in particolare le due battaglie del 12 ottobre l940, in cui gli italiani persero tre unità e gli inglesi nessuna, e di Capo Matapan del 29 marzo 1941 risoltasi in un'ecatombe di navi italiane, che fecero riprendere gli studi sul radar e ne accelerarono i tentativi di applicazione pratica. Ad essi contribuì, fra l'altro, la caduta in mano italotedesca nel giugno 1942 della città libica di Tobruch ove, insieme a grandi quantità di materiale bellico, furono rinvenuti anche alcuni modelli di radar terrestri inglesi. A questi tentativi e a queste ricerche, in parte italiane e in parte derivate dai modelli inglesi, è collegato un momento della vita e della produzione delle Officine Meccaniche San Giorgio di Pistoia, alle quali fu commissionata, nel 1942, la realizzazione di due prototipi di radar terrestri da installare sulle coste e nei pressi degli aeroporti in funzione antiaerea. La scelta non era casuale poichè le Officine facevano parte del gruppo San Giorgio di Genova che fin dagli anni precedenti alla prima guerra mondiale si era dedicato alla produzione di sistemi ottici e di puntamento per la Marina Militare. Nel periodo tra le due guerre la produzione si era ancor più specializzata comprendendo dai semplici cannocchiali ai collimatori per aerei, ai congegni di puntamento e di mira per complessi navali, ai telemetri a coincidenza e stereoscopici antiaerei fino alle centrali automatiche antiaeree e navali. Sulla base di queste esperienze nel 1942 fu costituito un pool d'aziende costituito dalla Borletti di Milano, dalla Galileo di Firenze e dalla San Giorgio di Genova, denominato BGS, per la costruzione di radar e la San Giorgio destinò la produzione alle sue officine pistoiesi. La Galileo aveva la funzione di capofila e il suo Ufficio Studi elaborava i disegni dei progetti mentre Borletti e San Giorgio avevano il compito della realizzazione pratica dei primi quantitativi, circa venti, di due tipi di radar.

I prototipi furono denominati "Lince piccolo" o vicino e "Lince grande" o lontano e distinti in base alla distanza massima su cui operavano.

Il Lince piccolo, di tipo parabolico, operava fino a 60 chilometri di distanza, era di studio e progettazione italiana e fu completato alla fine del 1942.
Il Lince grande, di tipo a piastra rotante, operava fino a 120 chilometri di distanza e i suoi disegni erano stati copiati dal modello inglese (?!) rinvenuto a Tobruch. L'apparecchiatura fu portata in Italia, smontata e riprogettata e della sua lavorazione nelle Officine San Giorgio rimangono la documentazione fotografica dell'unico esemplare parzialmente realizzato e una circostanziata testimonianza del tecnico incaricato alla lavorazione, Alfiero Santini, esponente, fra l'altro, dell'organizzazione clandestina antifascista di fabbrica. La produzione iniziò nel febbraio 1943 e prevedeva un sistema di difesa contraerea basato sull'uso del Lince lontano posto sulla costa per l'avvistamento degli aerei fin da 120 chilometri e in collegamento sia con le centrali di tiro delle navi che con il Lince vicino posizionato all'interno del territorio nei pressi degli aeroporti. I due apparecchi erano quindi complementari e l'aereo individuato dal primo veniva consegnato all'altro che ne proseguiva l'individuazione fino all'abbattimento. (Tramite l'intervento "mirato" di batterie antiaeree a terra o di aerei da caccia).

Dei due il Lince lontano aveva una struttura decisamente complessa ed avanzata ed era costituito da una cabina poggiata su quattro zampe ruotante a 360 gradi e delle dimensioni di circa m. 3 x 6 x 6. A1 di sopra di essa era posta un'antenna ruotante a 180 gradi costituita da una lamina d'alluminio traforata e recante 48 bipoli con punta in argento; la lamina era incernierata nel punto piu' alto ed era dotata di due bilancieri in basso. All'interno della cabina un operatore principale e due collaboratori operavano con un'apparecchiatura elettrica costruita dalla SAFAT e con un apparecchio scompositore quota-distanza denominato ALIDADA che forniva tutti i dati sugli aeroplani in volo. I lavori procedettero con regolarità e speditezza se si pensa che le foto documentano lo stato del radar all'agosto 1943 e la caduta del Fascismo nel luglio non modificò i piani di lavoro. L'armistizio dell'8 settembre e la successiva occupazione tedesca dello stabilimento portarono invece a un rallentamento dei lavori boicottati, come tutta la produzione, dall'opposizione di fabbrica. Così mentre il Lince piccolo fu sperimentato nei primi mesi del 1943 all'aeroporto di Novara, la produzione del Lince grande fu interrotta, quando mancava solo da posizionare l'apparecchiatura elettrica, dai bombardamenti alleati su Pistoia che nel Gennaio 1944 distrussero lo stabilimento San Giorgio. Nel successivo trasferimento per opera dei tedeschi degli impianti nel nord Italia il radar, per le sue dimensioni, non fu spostato, rimase nei capannoni ormai ridotti in macerie e fu smontato al momento della ripresa dell'attività alla fine del 1944.
Si concludeva così un capitolo della ricerca e della tecnologia italiana sul radar che si sarebbe riaperto con altri risultati ed impieghi nell'Italia del dopoguerra.
 
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