<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=1500520490268011&amp;ev=PageView&amp;noscript=1"> Come cambia la lingua italiana.......... | Page 2 | Il Forum di Quattroruote

Come cambia la lingua italiana..........

Premettendo che non sono un grande culture della lingua, e credo lo vediate anche dagli errori che faccio, però un discorso sono veri e propri errori e un altra cosa e l'utilizzo di parole straniere , alcune volte concordo che può essere eccessivo ma certe volte è necessario , il link in italiano per me semplicemente non esiste perché la traduzione che ne faremmo ,collegamento non è propriamente corretta, inoltre siamo in una società che spesso richiede la padronanza del inglese e per averla devi avere l'idea della parola in quella lingua e non la traduzione altrimenti non riesci a seguire un discorso,per intenderci, cat è cat non gatto , questo a lungo andare ti porta a usare parole straniere anche quando parli italiano.
 
Tutti notiamo, credo, i cambiamenti dei modi di esprimerci e di rappresentare gli eventi, gli umori, le cose che facciamo. Ma persino alcuni vocaboli e/o aggettivi con il tempo cambiano significato e si sono diffusi anche evidenti errori grammaticali.

Qualche esempio? Eccolo: "sul pezzo", "tanta roba", " 2.0 o 4.0, "faccio fatica" sono le prime locuzioni che mi vengono in mente. Mi chiedo a volte chi le introduca per primo e come fanno a diffondersi così rapidamente. A volte alcuni modi di dire sono "internazionali". Infatti "faccio fatica" ormai lo dicono tutti in Europa e nel mondo.

Ma questi sono "innocui" modi di dire, comunque grammaticalmente corretti. Invece ci sono marchiani errori grammaticali entrati nell'uso corrente, soprattutto con i soliti social.

Anche qui ecco qualche esempio: "Piuttosto che" usato in senso disgiuntivo. Piuttosto che infatti significa "anzichè". "Preferisco fare questo piuttosto che quello". Invece oggi molti lo usano col significato di oppure. "Oggi potrei andare al cinema piuttosto che al teatro". E' un pessimo vezzo entrato nell'uso corrente, anche perchè a volte l'interlocutore rimane indeciso sul significato attribuito a quella locuzione.
Poi c'è il termine "apposto". Si "appone" la firma, ma molti lo usano per esempio per dire "Oggi metto apposto (e non a posto) la stanza".
Altra cosa usare due volte il verbo essere quando occorrerebbe mettere prima il verbo avere e poi essere. Es.: "Sarebbe dovuto essere più facile" invece di "Avrebbe dovuto essere più facile".

Ci sarebbero tanti altri errori da segnalare, ma non vi tedio oltre. Perchè aprire un argomento su ciò? Mah, è da tanto che lo volevo fare, forse perchè sono un cultore della lingua italiana.
Quindi per vedere cosa ne pensate.
Sull'onda di piuttosto che, da piccolo trovavo insulsa la parola "ovvero".
Che poteva avere due significati opposti: "oppure" ma anche "ossia"
 
Non trovo particolarmente grave l’uso eccessivo di termini derivanti da altre lingue, anche se talvolta si esagera (soprattutto con termini del gergo informatico). Trovo ben più grave fare errori (ed orrori) di grammatica quali quelli citati nel post. Segno che purtroppo la scuola oggi forma molto meno del passato
 
Spezzo una lancia a favore di “linkare”, solo nell’utilizzo su piattaforme internet.

Dire “ti invio il collegamento ipertestuale” è senz’altro più elegante in un testo scritto formale, “ti linko” è più pratico da smartphone.

L’importante è saper alternare le due forme a seconda del contesto, un po’ come il dialetto e la lingua.


Io invece " tiro " una lancia come diceva....
....Ma non si puo' dire,
a favore del mio metodo.
Io dico: " ti mando il WWW ", nel senso di relativo a....
E' grave?
 
Ultima modifica:
A me capita molto spesso in ambito lavorativo di sentire utilizzare la parola "confidente" (inteso come "ritieni che andrà bene") derivato dall'inglese "confident", peccato che in Italiano il termine confidente abbia tutt'altro significato.
 
A me capita molto spesso in ambito lavorativo di sentire utilizzare la parola "confidente" (inteso come "ritieni che andrà bene") derivato dall'inglese "confident", peccato che in Italiano il termine confidente abbia tutt'altro significato.
In realtà pare si possa usare anche con quel senso
aggettivo
Sicuro nell'oggetto delle proprie speranze, fiducioso: con animo c.; c. attesa; in fronte La gioia ti splendea, splendea negli occhi Quel confidente immaginar (Leopardi
 
In realtà pare si possa usare anche con quel senso
aggettivo
Sicuro nell'oggetto delle proprie speranze, fiducioso: con animo c.; c. attesa; in fronte La gioia ti splendea, splendea negli occhi Quel confidente immaginar (Leopardi
Grazie, in effetti a pensarci bene un conto è "essere confidente che" e un'altro è "essere un confidente", il classico caso in cui una parola identica assume significati differenti a seconda dell'uso, non ci avevo pensato; sempre utili i confronti con altre persone.
 
A me capita molto spesso in ambito lavorativo di sentire utilizzare la parola "confidente" (inteso come "ritieni che andrà bene") derivato dall'inglese "confident", peccato che in Italiano il termine confidente abbia tutt'altro significato.

Ciò mi fa venire in mente la parola "visionario". Una volta era riferita a chi sogna (o, contestualizzando, sognava) l'impossibile, oggi invece ha il significato anglosassone, ovvero riguarda chi sostanzialmente anticipa il futuro.
 
ogni area di Italia ha i suoi errori.
A Torino i primi che mi vengono in mente è l'uso riflessivo di osare. Non mi sono a chiederglielo.

Mi sono rimasti "solo più" due euro in tasca. Nel senso di 2 euro e basta.

Facciamo che andare a fare la spesa.

Più che evoluzioni sono retaggi del passato.

Solo che in alcuni casi, espressioni regionali, o cmq locali prendono piede e diventano errori nazionali :)
 
Da noi è entrato nell'uso corrente la parola ''ignorante'' usata nel senso di antipatico, fastidioso, irritante, molesto.
Io devo dire che faccio largo uso di neologismi italiani e stranieri, parole contratte, k usate la posto delle c etc. etc. Però solo sulle chat o sui forum per accorciare i tempi o per rendere più immediata la cosa.
 
E' interessante poi come molte frasi siano diventate internazionali. Esempio tipico, come ho detto all'inizio "faccio fatica", soprattutto quando parlano gli sportivi. Chissà chi lo ha detto per primo.
 
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