Grazie Antonio. Aggiungo anche che come scrivevo prima, quello che vale per VW non è detto che debba valere per stellantis (e prima di lei fiat). Troppo diversa l'origine e la posizione dei marchi all' inizio della "storia", e diverso anche l'effettiva realizzazione delle sinergie (Audi ha cmq una "paternità" tecnica legata specificatamente al marchio in diversi propulsori e componentistica, cosa che per stellantis suona inspiegabilmente come una bestemmia).
Certo che Imparato è un manager preparato. Ma è pur sempre un manager che segue una via obbligata, stante i paletti invalicabili fissati da tavaresh. Limiti tecnici e di spesa.
Chiunque si sarebbe trovato costretto a fare quelle scelte.
L' Alfa per risollevarla devi fare come con Giorgio, investirci nel tempo e perseverare in quella direzione. Punto. Mettendo in conto che il saldo economico non lo fa un singolo marchio, ma il gruppo intero. E se poi quel marchio riparte, allora hai veramente l'asso premium da poter raccogliere i frutti.
Il Giorgio e quel capannone con 1.000 ingegneri e tecnici sono stati come un ritorno al passato, all’esclusività del prodotto Alfa: piattaforma, motore, sospensioni, tutto era esclusivo, ma purtroppo (e lo dice spesso anche quello che ritenete “mercenario”), per essere anche economicamente sostenibile si dovevano vendere almeno 4-5 volte le Giulia e Stelvio che sono state vendute. Moltissimi le hanno ammirate, ma non le hanno comprate, quindi è stato per forza di cose un progetto destinato a naufragare nel nulla.
Come dico spesso qui, in realtà la maggior parte degli “alfisti” sono spariti già nel 1986. Altri, come sono stato anch’io, hanno resistito ancora con GTV, 156, 147, Brera (col 1.750 o il TD italiani), ma ormai l’alfismo è morto e sepolto, o comunque riferito al glorioso passato.
Ti compri un’Alfa perché ti piace, sia che tu sia un ex alfista, sia che tu non lo sia affatto. Punto. Imho ovviamente.
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