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Non aggiungo altro perché non è il mio campo, ma le spiegazioni date da chi ha dati di prima meno divergono abbastanza dalle credenze che si leggono qui.
L’articolo non dice praticamente niente .
Sono in pensione da qualche anno , ma ho lavorato tutta la vita (47 anni) prima come progettista , poi come capoprogetto e direttore tecnico in aziende di elettronica che avevano come clienti principali ENEL (nelle sue varie divisioni , DCO , DPT , questa poi diventata TERNA) e molte delle più importanti municipalizzate ; in pratica sono quello che si definirebbe un addetto ai lavori .
Ho progettato le apparecchiature di protezione e controllo (serie DV9xxA2) installate nelle cabine primarie (le sottostazioni di trasformazione AT/MT) , più altri dispositivi sempre destinati alle reti AT e MT , quindi conosco abbastanza bene le problematiche di gestione della rete .
Il problema principale di tale gestione è il mantenimento di un sostanziale equilibrio tra potenza immessa in rete e potenza prelevata : se per qualche motivo (guasto , manovra sbagliata , etc.) la potenza immessa è in eccesso o , molto più spesso , in difetto , la frequenza della rete (50 Hz nominali) tende ad aumentare o diminuire : ci sono dispositivi (equilibratori di carico) che misurano la frequenza e la sua derivata e in base alle variazioni di queste attivano o meno i comandi di sgancio presenti su tutte le partenze delle linee MT .
In genere il problema è causato da un calo della potenza immessa , per cui la soluzione è ridurre la potenza prelevata o cercare di recuperare il calo di cui sopra attivando in tempo reale altri sistemi di generazione : quest’ultima soluzione non è più percorribile in quanto oggi , per questioni di costo , nessuno tiene gruppi termici o idroelettrici in “riserva calda” , come faceva ENEL negli anni 70 .
In effetti mi meraviglio che i black-out siano ancora così poco frequenti .
La presenza distribuita sulla rete di impianti di produzione non programmabili (eolici e fotovoltaici) complica enormemente la questione .
Di solito ogni cabina primaria è costituita da 2 trasformatori AT/MT (con variatore sotto carico) , alimentati lato AT da una sbarra 220 KV , connessa in entra/esci alla rete AT magliata ; tali trasformatori alimentano 2 semisbarre MT 20 KV da cui partono tutte le linee , aeree o in cavo , che alimentano le cabine secondarie (trasformazione MT/BT) .
La presenza di produzione diffusa sulla rete BT e MT è sempre stata vista dai tecnici ENEL come fumo negli occhi , questo fino dagli anni 70 , quando si trattava quasi solo di impianti di cogenerazione in contropressione (fotovoltaico ed eolico erano di là da venire) ; complica la gestione , in particolare se il contributo di energia è significativo : se la linea va fuori servizio per manovra o intervento delle protezioni , è necessario , per motivi di sicurezza , escludere tutte le produzioni diffuse .
Questo viene effettuato tramite un telecomando di apertura gestito direttamente da ENEL , ma sono previsti (e imposti) dispositivi di protezione di interfaccia omologati (min/max frequenza , min/max derivata frequenza , max corrente di fase e omopolare , min/max tensione) di rincalzo .
Quando si cerca di rialimentare la linea , anche solo dopo una richiusura rapida (0,3 sec) , il contributo delle produzioni diffuse non c'è più (ci vuole un certo tempo perchè i dispositivi di parallelo possano riconnettere gli impianti) per cui , se il contributo di cui sopra è importante , ci potrebbero essere problemi di sovraccarico o addirittura di intervento protezioni .
Questo vale naturalmente anche per tutte le auto eventualmente connesse in V2G .
In pratica per far ripartire il tutto occorrerebbe disporre di un set di generatori programmabili di riserva (termici , idroelettrici , nucleari) di potenza adeguata : se questi non ci sono , almeno non in numero adeguato , la transizione non sarà così semplice ; prevedo situazioni tipo Spagna sempre più frequenti .