ilopan ha scritto:
...un tagliando da 270 euro equivalgono a 540.000 lire ed è caro se rapportato ai tempi che furono, ma farei ormai un discorso inutile...
Invece secondo me
è caro e basta, anche rapportato ai tempi che
sono; rendersene conto e, soprattutto, comportarsi di conseguenza, non sarebbe affatto un discorso inutile, anzi.
"Tardi" è pur sempre meglio che
"mai".
...a volte ritengo che rispettare troppo il denaro sia quasi come venerarlo ... questo non mi sta bene. Va rispettato, speso con oculatezza...
Appunto. Io non credo che, ad esempio, evitare di indebitarsi oppure rifiutarsi di comprare cose il cui prezzo è chiaramente sproporzionato rispetto all'effettivo valore oppure preoccuparsi di mettere da parte dei soldi con cui poter affrontare i (prevedibilissimi) imprevisti della vita costituisca una forma di "troppo rispetto" e tanto meno di "venerazione" del denaro.
Qui si innesterebbe, poi, una domanda: se "venerare" il denaro non è cosa buona e giusta, come definire le tante altre forme di "venerazione" nei confronti, ad esempio, della moda, dell'esibizione, dell'apparire ecc. che, ad essere anche solo un po' sinceri, stanno dietro in misura più o meno intensa alla stragrande maggioranza dei nostri acquisti, compresi quelli finti (ossia quelli in cui si "compra" senza pagare)?
...ognuno ha fatto la sua politica, dall'azienda di trasporti che in 10 anni a 10 euro all'anno ha fatto arrivare l'abbonamento a prezzi esagerati...
Ognuno ha fatto i suoi
tentativi di approfittare della situazione, così come accade in moltissimi altri contesti; se poi i tentativi
riescono o meno
dipende dalla reazione delle
altre persone.
Se sono un costruttore/venditore di guanti e cappelli posso benissimo, improvvisamente, raddoppiare il prezzo dei miei prodotti; se la gente (magari anche brontolando un po')
continuerà a comprarli,
perché mai dovrei fare marcia indietro?
Anzi, potrò dire di essere stato un
bravo imprenditore che ha saputo
aumentare gli utili aziendali a tutto vantaggio, tra l'altro, della stabilità dei
posti di lavoro dei suoi dipendenti. O no?
Viceversa, se la gente (anche senza brontolare)
smetterà o quasi di comprare i miei guanti e cappelli perché (giustamente) riterrà inaccettabili e arbitrari gli aumenti, il mio
tentativo sarà
fallito e non mi resteranno molte alternative.
...ormai stiamo dove stiamo e poco importa...
Come dicevo, non credo affatto che il rassegnato fatalismo sia l'atteggiamento più opportuna. Se mi accorgo di aver fatto degli sbagli non ha molto senso continuare a farli; non ci sarà più lo spazio di manovra che ci sarebbe stato anni fa, ma quel poco che c'è va sfruttato fino in fondo. Anche perché altrimenti esso, inevitabilmente, si ridurrà ancora di più.