<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=1500520490268011&amp;ev=PageView&amp;noscript=1"> Un paese di poveracci | Page 80 | Il Forum di Quattroruote

Un paese di poveracci

Io ho tanta gente che si è trasferita in Germania o in Francia, sia per motivi economici ma anche per le modalita dalla vita, non è che uno deve andare in Norvegia. Ma è tutta gente che a torto o ragione ha perso la mentalità per cui devo vivere dove sono nato e prche ci sono nato ed il tutto al di dentro dei confini del paese , posso vivere in A ma posso vivere in B, come posso andare in un altro paese e poi tornare. Io non ci vedo nulla di così strano o particolare

Non dimentichiamoci che contano anche gli aspetti ambientali. A me il contesto tedesco ad esempio piace. Piace anche quello Svizzero per altri motivi. Credo sia da comprendere anche chi predilige contesti curati e puliti piuttosto di alcuni nostri in cui trovi la spazzatura per strada.
 
scrivi un commento, poi leggi un articolo e ti accorgi di non essere l'unico a pensarla così:
L'ex ingegnere Ferrari: «Dal 2008 in Germania, non riesco a tornare in Italia: le aziende pagano poco, poi si lamentano della scarsa motivazione» (msn.com)

«Offrono pacchetti retributivi assolutamente non in linea con le professionalità che cercano. Ovviamente le eccezioni esistono, ma sono appunto eccezioni. Per questo, e non per altro molte aziende non trovano personale. Lamentarsi incolpando la scarsa motivazione o gli ammortizzatori sociali, non risolve nulla. Occorre rivedere le politiche retributive e iniziare a premiare quella competenza e quell'esperienza che cercano. Solo così si potrà avviare una controtendenza, nella quale l’Italia divenga attrattiva dal punto di vista lavorativo».


Fin quando....

Piu' o meno il refrein e' questo....

" Non si puo' REdistribuire ricchezza se non dopo averla prodotta...."

Ma se non e' THE " ruling class " a pianificare perche' questo avvenga....Quel poco che si fa in piu', INTANTO se lo tiene lei, E semplicemente solo tagliando i " costi vivi ".
Che si fa anche meno fatica rispetto a organizzare un futuro
piu' giusto per tutti....

Tanto

https://www.agensir.it/quotidiano/2...iene-84-volte-la-ricchezza-del-20-piu-povero/

All' ultimo paragrafo, quello relativo Italia

https://www.ilsole24ore.com/art/oxf...nario-disparita-aumento-anche-italia-AFOFzoLC
 
Ultima modifica:
sicuramente il discorso economico è importante, ma almeno per come la vedo io è un poco simile al discorso della natalità, non è che lo risolvi esclusivamente migliorando gli stipendi, dietro ci sono tutta una serie di altre questioni che soprattutto i giovani percepisco di più rispetto ad una popolazione che invece è più anziana.

Concordo.
Temo che anche se da domani le coppie giovani avessero una situazione economica sicura e ci fossero più asili etc etc la natalità non avrebbe l'impennata che ci si aspetta.
Credo che ci siano motivazioni non economiche ma sociali o comportamentali che incidono altrettanto sulla decisione di fare meno figli o di farli sempre più tardi.
Io conosco tante coppie che magari hanno avuto figli ma li hanno avuti a 40 anni,quando non tutti ci riescono,nonostante non avessero problemi economici.
Anzi si può dire che per loro sarebbe stato più facile averli a 28 anni quando magari avevano già finito di studiare,economicamente stavano bene e avevano ancora i genitori in gamba che li avrebbero potuti aiutare.
Poi certamente ci sono tanti casi in cui prima dei 35 inoltrati il lavoro,la casa e tante altre situazioni non sono ancora sistemati quindi non si fanno figli perchè sarebbe difficile mandare avanti una famiglia.
Ma ci sono anche tante persone che secondo me hanno abbandonato o non hanno mai avuto il sogno della famiglia nella casa dove sono nati etc etc.
 
beh, ma anche smartworking, significa solo essere in casa piuttosto che in ufficio.
Se sto lavorando a casa e sono in riunione dalle 15:00 alle 17:00 come recupero il figlio alle 16:00 dallo scuolabus?

Allora ha più senso quanto fatto da un'amica che, non potendo riprendere per incompatibilità degli orari coi suoi due gemellini, da impiegata s'è trasformata in artigiana lavorando in casa.
Ottenendo, fra l'altro, grande successo.
quello di cui parli è home working, lo smart working prevede la flessibilità oraria.
Quindi se ho un impegno dalle 15 alle 16 posso recuperare tra le 18 e le 19 od in un altro momento della giornata o dei giorni successivi.
Ovviamente si cerca di conciliare gli impegni tra colleghi con flessibilità.
Io se ho una riunione alle 15 e devo uscire per recuperare mio figlio, faccio la riunione su Teams al telefono o la rischedulo, non vedo grossi problemi.
 
scrivi un commento, poi leggi un articolo e ti accorgi di non essere l'unico a pensarla così:
L'ex ingegnere Ferrari: «Dal 2008 in Germania, non riesco a tornare in Italia: le aziende pagano poco, poi si lamentano della scarsa motivazione» (msn.com)

«Offrono pacchetti retributivi assolutamente non in linea con le professionalità che cercano. Ovviamente le eccezioni esistono, ma sono appunto eccezioni. Per questo, e non per altro molte aziende non trovano personale. Lamentarsi incolpando la scarsa motivazione o gli ammortizzatori sociali, non risolve nulla. Occorre rivedere le politiche retributive e iniziare a premiare quella competenza e quell'esperienza che cercano. Solo così si potrà avviare una controtendenza, nella quale l’Italia divenga attrattiva dal punto di vista lavorativo».
Ti posso rispondere molto facilmente che, dato il sistema-paese fortemente inefficiente e stante l’impossibilità di effettuare svalutazioni competitive, l’unica leva rimasta per il sistema produttivo “generalista” (cioè non di nicchia) è la svalutazione del fattore L (lavoro). Salvo rare eccezioni, in Italia è impossibile pagare il giusto pena fallimento.
 
non voglio estendere troppo il discorso ma secondo me ci sono motivazioni economiche ma anche altre di ordine sociale, per cui i ragazzi vanno via, spesso non ci si trova più nel paese dove si vive, e siccome per molti soprattutto delle ultime generazioni è molto scemato il legame tradizionale con la propria terra ci si mette poco a lasciarla. Pensare che tutto si risolva in questioni economiche è riduttivo temo
In realtà agli expat generalmente manca l’Italia, ma non sono disposti a ritornare dei … poveracci.
 
Risorse certamente,ma mi verrebbero in mente risorse tipo petrolio e simili più che una popolazione molto prolifica.
Credo che le politiche a sostegno del welfare siano molto più facili da attuare in paesi ricchi e con pochi abitanti (magari giovani e che fanno figli) che possono permettersele.
si è parlato di Francia e Germania che hanno popolazioni più numerose della nostra ed investono al contempo molto di più.
Per quanto concerne le risorse ti porto il parallelismo di un azienda manifatturiera.. se per un business hai bisogno di x persone al montaggio, queste persone sono fattori produttivi o risorse al pari dei macchinari utilizzati in linea. Senza queste persone non evadi l'ordine, non fatturi e non margini o se preferisci non generi valore.
 
Secondo me ci possono essere altre variabili, ma quella economica pesa moltissimo.


per i giovani sicuramente....
Se poi non sono laureati o anche solo operai specializzati ....
Sono e saranno, condannati a passare
-da un bar all' altro
-da una tavola calda all' altra
-da una parrucchiera all' altra....
( con contratti da 4/500 Euri al mese )
Il vero dramma sara' quando,
sfondati i 40/45 anni
NON LI ASSUMERA' PIU' NESSUNO
 
In realtà agli expat generalmente manca l’Italia, ma non sono disposti a ritornare dei … poveracci.
comprendo che manchi il paese di provenienza od anche semplicemente le relazioni familiari, le amicizie, le tradizioni e la cultura di provenienza.
Ma non solo agli espatriati, in modo minore anche a chi migra internamente da regioni lontane.
 
Ti posso rispondere molto facilmente che, dato il sistema-paese fortemente inefficiente e stante l’impossibilità di effettuare svalutazioni competitive, l’unica leva rimasta per il sistema produttivo “generalista” (cioè non di nicchia) è la svalutazione del fattore L (lavoro). Salvo rare eccezioni, in Italia è impossibile pagare il giusto pena fallimento.


Dimenticando questo, anzi accettandolo supinamente....

....Col....Taglia, taglia....
Poi, tu, " imprenditore " a chi la venderai la merce che produci....
??
E se lavori solo sul mercato interno....
Sei solo un:
" morto che ancora non sa di esserlo "
 
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