In tema di imprenditrici , mi viene in mente Luisa Spagnoli, considerata la prima donna imprenditrice italiana, avendo fondato in Italia nei primi anni del secolo scorso la Perugina (quella dei famosi baci) e successivamente una casa di moda. Una specie di Adriano Olivetti ante litteram, per le sue idee innovative sulla gestione ed organizzazione aziendale e sui rapporti con i lavoratori.
Parlando del suo operato di certo possiamo parlare di visione innovativa, di "valore aggiunto", e pure di uno spirito se non rivoluzionario ma almeno coraggioso e controcorrente, se pensiamo alle idee all'epoca dominanti e alla condizione culturale (e non solo) di secondo piano in cui le donne erano relegate.
Oggi, in generale, senza nulla togliere all'abilità e al fiuto per gli affari di queste giovani imprenditrici digitali, va tenuto presente che tutto questo business in pratica necessita di un paio di smartphone, una buona connessione e delle onnipresenti piattaforme social, altro che fabbriche e macchinari, R&S, operai ed impiegati.
Tutto quello che pubblicizzano al 99% lo fanno in Cina e altri paesi orientali, ma vabbè questo ormai é normale.
Non ci vedo, imho, in queste imprenditrici (ma anche imprenditori) quello spirito a cui mi riferivo in apertura, tanto meno coraggio e capacità di sfida di certe convenzioni, ma soprattutto un "allineamento", una conformità ad un pensiero ormai ricorrente, che vede nel principio edonistico dell'homo economicus l'alfa e l'omega di tutti i comportamenti umani.