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Forse gli studenti di Economia dei prossimi anni si troveranno a studiare la pratica del Superbollo come la classica formula capace di far più danni che arrecare vantaggi.
Nasceva per generare un maggior gettito fiscale, colpendo i ricchi che in un momento di crisi gravissima ancora si ostinavano a guidare supercar e modelli sportivi: ma, così come per analoghi provvedimenti presi per il mondo della nautica, alla fine si è rivelato un flop.
Non solo il Superbollo non ha sfiorato gli obiettivi prefissati, ma ha prodotto danni.
Ricordiamo di cosa si tratta: il Superbollo in vigore è un provvedimento deciso dal Governo Monti, che a partire dal primo gennaio 2012 inaspriva quello precedente del Ministro Tremonti: nasceva con l’obiettivo di generare un maggiore gettito fiscale di 168 milioni di euro all’anno, imponendo il pagamento di 10 euro per ogni kW per le vetture con potenza maggiore di 185 kW, sull’intero parco circolante a scalare per fasce d’età di 5 anni; giusto per la memoria, il provvedimento di Tremonti del luglio 2011 e retroattivo sullo stesso anno riguardava i veicoli a partire da 225 kW.
In termini politici, sembra di parlare di un’era geologica remota e lontana, con quei protagonisti risucchiati dal vortice della storia: eppure il Superbollo è ancora tra noi.
A distanza di sei anni dalla sua entrata in vigore, si può affermare che i danni arrecati all’intero comparto automotive ed all’economia dello stato in generale sono stati ben maggiori dei (pochi) vantaggi ottenuti: con il Superbollo abbiamo perso fatturato, gettito fiscale, un’area dell’eccellenza motoristica tipicamente italiana, competenze commerciali e tecniche difficilmente rinnovabili con sofferenza per tutta la filiera.
Per dare qualche numero, il parco circolante dei veicoli oltre 185 kW in Italia è passato dalle 217.000 unità del 2011 alle 183.00 di oggi, con una perdita di oltre il 16% del totale, cui è corrisposto un incremento delle pratiche di esportazione, più che raddoppiate nelle stagioni immediatamente successive all’entrata in vigore della norma fiscale.
Un po’ quello che è accaduto con la nautica, dove il Superbollo sugli yacht provocò l’esodo in massa verso approdi meno esosi, come Croazia, Grecia ed altre nazioni che si affacciano sul Mediterraneo. Altro che maggior gettito: a farne le spese sono stati gli operatori portuali italiani, oppure il personale delle concessionarie e delle officine d’auto specializzate in veicoli di alta gamma.
Ora, sommessamente, il mondo dell’auto inizia a chiedere che il provvedimento venga ripensato, anzi abolito: alla luce dei numeri, la sua eliminazione, grazie attraverso maggiori vendite ed al recupero dell’immatricolato del segmento, in crescita nel 2016 del 3,8%, genererebbe maggior gettito fiscale.