<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=1500520490268011&amp;ev=PageView&amp;noscript=1"> Salari - 10% dal 2007 | Page 7 | Il Forum di Quattroruote

Salari - 10% dal 2007

Su questo siamo - credo - tutti d'accordo, però quando penso agli infermieri costretti ad emigrare perché in Italia per 100 posti si presentano in 1500, capisco anche che chi aveva intenzione di iscriversi all'università, decida di non farlo, perché non vuole buttare via soldi e anni per poi dover fare le valigie.


Piuttosto che stare a casa, perche' non dovrebbero provarci....
E' comunque, da decenni e' sempre stato cosi'.
Forse peggio.
( Ricordi i Cinegiornali in bianco e nero dove mostravano l' accesso ai palazzetti dello Sport dei candidati: da li', in quegli anni nasce il mito del posto fisso )
 
Non a caso giovani laureati, e non solo del Sud come una volta,
se ne vanno....
Va detto che per i soliti motivi poi quelli veramente bravi se ne vanno:
e parlo di tecnici.
Un ragazzo che conosco, anni fa era un po' bloccato nella azienda dove lavorava, cercava altri posti ma uno più vicino a casa gli offriva MENO di quello che già prendeva o_O
E non era nemmeno giustificato dal passaggio da una ditta piccola ad una grande, anzi.

E' andato all'estero, guadagnando molto di più, e dopo diversi anni è rientrato in Italia, facendo quel salto di carriera che prima gli era precluso.

Anche nel mondo dei videogiochi i nostri bravi emigrano, perché da noi (e lo raccontava ad un colloquio di mia figlia il selezionatore, italiano in Inghilterra) i junior restano tali per decenni. Fuori, se sei bravo, diventi senior in breve.
 
Va detto che per i soliti motivi poi quelli veramente bravi se ne vanno:
e parlo di tecnici.
Un ragazzo che conosco, anni fa era un po' bloccato nella azienda dove lavorava, cercava altri posti ma uno più vicino a casa gli offriva MENO di quello che già prendeva o_O
E non era nemmeno giustificato dal passaggio da una ditta piccola ad una grande, anzi.

E' andato all'estero, guadagnando molto di più, e dopo diversi anni è rientrato in Italia, facendo quel salto di carriera che prima gli era precluso.

Anche nel mondo dei videogiochi i nostri bravi emigrano, perché da noi (e lo raccontava ad un colloquio di mia figlia il selezionatore, italiano in Inghilterra) i junior restano tali per decenni. Fuori, se sei bravo, diventi senior in breve.


Se ne va....
( Indipendentemente dal tipo laurea )
-Chi comunque non trova lavoro in assoluto
-Chi pur trovandolo, prende comunque molto di piu' all' Estero.
( Non e' che se ne vanno solo i " Leonardo " ).
Se succedesse sarebbe tra l' altro gravissimo
 
-A parte il fatto che non è così, in Italia di persone che spendono ce ne sono a iosa,
-si può vendere anche all'estero.


-Come credi....

-Infatti mi sembra chiaro che tutto il discorso si riferisce all' Italia.
Il Mercato in crisi
e' quello interno, visti gli stipendi da ( quasi ) fame.
L' Export va benissimo....
Ma mica tutte le aziende esportano
 
Ultima modifica:
Sito Alma Mater Studiorum
Qui sintetizzano mi pare abbastanza bene:
https://italiaindati.com/laureati-in-italia/

E nasce un altro aspetto interessante guardando il diagramma:
upload_2022-12-22_16-27-45.png

In tema tecnico, o ingegneria o nulla ... informatica che dovrebbe servire come il pane è il pallino verde a destra a fianco economia ...

E torna il discorso del mio presidente d'Ordine che diceva: l'azienda vuole che a rispondere al telefono sia l’ingegner Marco Rossi (anche se triennale) piuttosto che il "sig. Rossi. Dottore uhm suona medico.
 
-Come credi....

-Infatti mi sembra chiaro che tutto il discorso si riferisce all' Italia.
Il Mercato in crisi
e' quello interno, visti gli stipendi da ( quasi ) fame.
L' Export va benissimo....
Ma mica tutte le aziende esportano
Il mercato interno va male perché il reddito medio pro capite è basso e questo non favorisce i consumi. In parole povere, gli italiani guadagnano troppo poco e quindi non spendono. Ma appunto ciò avviene perché le imprese sono troppo piccole e sono specializzate in prodotti a bassa redditività. Imprese più grandi e più ricche garantirebbero stipendi più elevati e quindi una maggiore propensione al consumo.
Per dire: tutti noi spendiamo un mare di soldi per acquistare smartphone e altri prodotti tecnologici. Ebbene, i soldi che spendiamo vanno all'estero ed arricchiscono le multinazionali che producono hi-tech. Se avessimo una grossa azienda di prodotti tecnologici, sarebbero gli stranieri ad arricchire noi....
 
APPUNTO

Risparmi
( I motivi per cui, non hanno importanza. Resta che produttori di merci e servizi non si onorano dei tuoi consumi )
Scherzo eh....Ma e' quello che avevo detto io....

Come sempre, i casi personali....

Dovessi raccontare i miei
dopo 70 anni di accumulo dei medesimi....

Il ragionamento si basa sull' esistenza dei proprietari di casa....
....L' 80% delle famiglie Italiane lo e'.
Molti delle quali l' hanno, magari ereditata....
Per dire che la casa puo' essere una ricchezza " effimera "
Mentre di contro, c'e' anche gente che prende 5.000 Euri il mese....
Ne paga 1.000 di affitto e il resto se lo gode....
Domanda: chi e' il ricco, " almeno in apparenza " secondo le statistiche
??

capisco quanto scrivi, però resto dell'idea che la percentuale elevata dell'Italia ( 72 % di proprietari ) sia rassicurante. Poi, certamente, ci sono case ( modeste ) e case ( ville ) , però il fatto di avere un tetto ( che ti appartiene ) sopra la testa è già qualcosa. In altre parole credo che la situazione dell'Italia non sia così disastrosa ( ovviamente non tenendo conto dei casi più estremi ) come parrebbe, anche perché credo che i depositi degli italiani ammontino a cifre enormi.
Concordo - e come potrebbe essere diversamente - sul fatto che si debba trovare il modo di creare più lavoro, però non dimentichiamo nemmeno che tanti che emigrano all'estero finiscono per lavare i piatti o servire ai tavoli, ossia non tutto il lavoro che gli altri offrono sono migliori dei nostri.
Ricordo che l'anno scorso ho ascoltato l'esperienza di una studentessa trasferitasi in Olanda per studiare. Ovviamente doveva mantenersi, ma poiché veniva sottopagata ( eh sì, anche in Olanda lo fanno ! ) i suoi dovevano mensilmente spedirle i soldi. Oltre a ciò, condivideva l'appartamento con tanti coinquilini ed ella estessa confessò che non era affatto semplice. Tutto questo per studiare scienze politiche.
A me è sembrata una narrazione dell'orrore, in cui c'era una sproporzione enorme tra i disagi patiti ed i risultati che avrebbe mietuto.
Ovvio che ognuno può fare ciò che vuole della propria vita, ma forse occorre anche soppesare bene pro e contro.
 
Anni fa ero anch'io dell'idea che in Italia abbiamo troppi laureati, perché mi basavo sulla discrepanza tra la forte domanda e la poco offerta di lavoro.
Ebbene, col tempo mi sono reso conto che ridurre il numero dei laureati è come nascondere la polvere sotto il tappeto. Sì, di massima meno laureati significa avere meno concorrenza ai concorsi pubblici, meno difficoltà a trovare lavoro se si è particolarmente qualificati. Ma il punto è che, ripeto, ridurre il livello medio di competenza avrebbe solo l'effetto di far digerire retribuzioni più basse ("sei diplomato... che pretendi?"). Accontentarsi insomma.
Io sono dell'idea che il nostro sistema produttivo dovrebbe dedicarsi a settori più competitivi e dalla redditività maggiore. In questo modo si avrebbe il duplice effetto di attrarre persone più titolate e offrire loro retribuzioni più elevate.
Il punto, detto in poche parole, è che bisogna incrementare l'offerta di lavoro e non già ridurre la domanda

Bisognerebbe anche uscire dalla trappola del “piccolo è bello”, perché non è più così. Occorrerebbero più fusioni, incorporazioni, acquisizioni. Ci vorrebbe meno piccola impresa e più media, ove possibile.

Poi ovviamente dipende anche dal tipo di azienda, in quale contesto opera, cosa fa. L’azienda di mio figlio non può necessariamente diventare “grande” perché fa e vende prevalentemente corsi di formazione aziendale, un lavoro di supporto ad altre aziende.

Ed è comunque azienda leader nazionale nell’e-learning ed opera a livello europeo.
 
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Il mercato interno va male perché il reddito medio pro capite è basso e questo non favorisce i consumi. In parole povere, gli italiani guadagnano troppo poco e quindi non spendono. Ma appunto ciò avviene perché le imprese sono troppo piccole e sono specializzate in prodotti a bassa redditività. Imprese più grandi e più ricche garantirebbero stipendi più elevati e quindi una maggiore propensione al consumo.
Per dire: tutti noi spendiamo un mare di soldi per acquistare smartphone e altri prodotti tecnologici. Ebbene, i soldi che spendiamo vanno all'estero ed arricchiscono le multinazionali che producono hi-tech. Se avessimo una grossa azienda di prodotti
Bisognerebbe anche uscire dalla trappola del “piccolo è bello”, perché non è più così. Occorrerebbero più fusioni, incorporazioni, acquisizioni. Ci vorrebbe meno piccola impresa e più media, ove possibile.

Poi ovviamente dipende anche dal tipo di azienda, in quale contesto opera, cosa fa. L’azienda di mio figlio non può necessariamente diventare “grande” perché fa e vende prevalentemente corsi di formazione aziendale, un lavoro di supporto ad altre aziende.

Ed è comunque azienda leader nazionale nell’e-learning ed opera a livello europeo.

tecnologici, sarebbero gli stranieri ad arricchire noi....

Ma dai....
Non li vendono piu' nemmeno i Tedeschi quei prodotti li',
( smartphone & C )
e li vuoi vendere tu....
Ma dai....
??
Uno l' avevamo ad Ivrea....
Poi abbiamo visto la fine che ha fatto,
come l' Alimentare
come la Chimica
come la Telecom....
come le Auto
come le Moto
( e non mi dite che eran piccole ).

C'e' il genio produttivo....
Ma manca il manico del manager
 
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Bisognerebbe anche uscire dalla trappola del “piccolo è bello”, perché non è più così. Occorrerebbero più fusioni, incorporazioni, acquisizioni. Ci vorrebbe meno piccola impresa e più media, ove possibile.

Poi ovviamente dipende anche dal tipo di azienda, in quale contesto opera, cosa fa. L’azienda di mio figlio non può necessariamente diventare “grande” perché fa e vende prevalentemente corsi di formazione aziendale, un lavoro di supporto ad altre aziende.

Ed è comunque azienda leader nazionale nell’e-learning ed opera a livello europeo.
Sante parole
Ce la cantiamo spesso col mito della pmi italiana quando rapprenta più un limite che un vantaggio.
La realtà è che non riusciamo a crescere ed aggregare le aziende creando gruppi solidi in grado di creare valore aggiunto
 
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