<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=1500520490268011&amp;ev=PageView&amp;noscript=1"> Questo è il problema dell'economia italiana | Page 8 | Il Forum di Quattroruote

Questo è il problema dell'economia italiana

Nella Finanza la Globalizzazione è sempre esistita di riffo o di raffo.
Il problema è che adesso anche il mondo della produzione è diventato qualcosa di globale, nel senso che svariati paesi riescono a produrre le stesse cose che una volta erano solo appannaggio del mondo iper-sviluppato.

Se prima vi erano barriere costruite tra i due blocchi, Sovietico ed USA, oggi tali divisioni sono cadute, lasciando il posto al nulla da un punto di vista legislativo, non c'è stato letteralmente il tempo di avere una copertura legale che regolasse i rapporti sociali ed economici. La gente si è mossa da sola trainando il cambiamento. Da una parte abbiamo i migranti, non solo extracomunitari, che cercano lavoro, qualsiasi tipo di lavoro, dall'altra gli imprenditori che spostano le fabbriche da un paese all'altro inseguendo la possibilità di facili guadagni e mercati deregolamentati, in molti.

I migranti corrono dove i media fanno vedere migliori possibilità di vita.

Gli imprenditori spostano le fabbriche dove c'è più mercato (quelli intelligenti), dove ci sono meno costi, per cercare di entrare in concorrenza con i prodotti di paesi in cui il mercato del lavoro non solo non è regolamentato, ma anche dove il lavoro non è tutelato.

Gli imprenditori che spostano le fabbriche per correre dietro e contribuire formare un mercato, cioè sviluppano una realtà economica, hanno molto probabilmente più possibilità di riuscire di quelli che spostano le linee di produzione per stare dietro a dei prezzi che non saranno mai in grado di praticare, nemmeno sfruttando i lavoratori entro limiti umani occidentali.

Quello che realmente ha fatto decadere/degradare il sistema occidentale è stata la ubriacatura per il terziario ed i servizi. Questo fatto ha consentito di lasciar liberi, coloro che volevano correre dietro al capitalismo industriale selvaggio, di spostare le linee produttive altrove.

Per rientrare da questa generale ubriacatura che chiamiamo globalizzazzione sono necessarie regole che stabiliscano entro quali limiti si ha la concorrenza leale. Cioè è necessario un ombrello legale che tuteli i lavoratori dei vari paesi in lotta per la conquista del mercato. Paesi che non appartengono all'area Africana. Perchè l'Africa è ancor oggi fuori dal mercato globalizzato, o per lo meno vi rientra nella misura in cui si lascia sfruttare (Materie prime e monnezza).
 
99octane ha scritto:
key-one ha scritto:
Meno male che siamo tutti e due retribuiti :!:Almeno avremo qualche spicciolo da parte per affrontare la carestia prossima ventura :D :D :lol:

Mi sa che ci servira', e tanto.
Se serve, tengo da parte un trombone anche per te. In fondo, in Italia darsi al brigantaggio e' sempre redditizio, oggi come una volta. :D
Tempo pero' che anche qui la piccola impresa sia soffocata dalle grandi holding statali e parastatali... :rolleyes: :lol: :lol: :lol:

Grazie del trombone :!: lo accetto volentieri. Però più che un canne mozze per il brigantaggio , vedrei bene un vero e proprio ottone per andare insieme sotto i portici di qualche città ,con il cappello in mano , a suonare jazz per i passanti,sperando nella loro generosità e nella nostra bravura :D :D
 
99octane ha scritto:

OCTANE:
Verissimo. Pero'... quanti possono DAVVERO permetterselo?
Questa abitudine di vivere a credito, cosi' come la situazione dell'industria dell'auto e il mito della crescita continua stanno, a mio parere, preparando una VERA crisi prossima ventura, al cui confronto questa ci sembrera' una barzelletta.
Senza contare che in Italia, purtroppo, Stato e cittadini sono due cose ben distinte, col primo che preda sui secondi, e i secondi che non si sentono minimamente parte del primo ma, anzi, cercano ogni modo per gabbarlo per non essere gabbati. :rolleyes:
Un'oligarchia regnante che detiene il potere da piu' di cinquant'anni e che fa quello che vuole, vessando i cittadini che a loro volta si comportano in modo irresponsabile e cercando sempre di essere piu' furbi che onesti (e per forza, con un esempio simile...).
KEY:
Vero ci sono ancora molti che hanno uno stile di vita al di sopra delle loro possibilità grazie al credito. Però nella stragrande maggioranza dei casi chi spende lo può fare perchè come si diceva prima ha le spalle protette da proprietà immobiliari ,titoli mobiliari ,pensioni e redditi sicuri. E' il famoso trasferimento di ricchezza dalla stato assistenziale alle famiglie avvenuto negli ultimi 50 anni. Per quanto riguarda il rapporto cittadini/stato è vero che è un rapporto tra furbi e ciscuna delle parti cerca di turlupinare l'altra.Ma questo è nella natura del popolo italico ,non solo di quello meridionale,stimare più la furbizia dell'intelligenza e dello spirito di iniziativa.Se verrà una prossima crisi globale sarà per la concorrenza del capitalismo cinese e indiano su quello ormai stanco dell'occidente e non certo per il credito e gli incentivi sulle auto
.

OCTANE:
Verissimo, unitamente alla scarsa propensione al prestito "men che garantito", come quello ai giovani. Che pero', se qui ci ha salvato in parte, per il resto e' un freno pesantissimo al nostro sviluppo e alle prospettive dei giovani stessi...
Cosa di cui purtroppo, a chi detiene il potere e mira solo al mantenimento dello status quo, non puo' fregare di meno... :rolleyes:

KEY:
Qui sono d'accordo il credito ai giovani e a chi ha idee imprenditoriali nuove e credibili sarebbe fondamentale
[/quote]

OCTANE:

Anche i giovani, anche i giovani.
E anche chi cerca di costruire un futuro per i propri figli, o di imprendere per cercare di migliorare il proprio stato di vita.
Non basta sussistere... [/quote]

KEY:
Largo ai giovani insomma ,l'ho già sentito. A mio avviso non si tratta però di giovani in sè e per sè -i quali stando in casa non hanno per quanto sopra descritto problemi e neanche uscendo di casa in quanto ci pensa papà- ma di chi a qualunque età merita e non vede le sue idee e il suo talento valorizzato.Saluti
 
key-one ha scritto:
99octane ha scritto:
key-one ha scritto:
Meno male che siamo tutti e due retribuiti :!:Almeno avremo qualche spicciolo da parte per affrontare la carestia prossima ventura :D :D :lol:

Mi sa che ci servira', e tanto.
Se serve, tengo da parte un trombone anche per te. In fondo, in Italia darsi al brigantaggio e' sempre redditizio, oggi come una volta. :D
Tempo pero' che anche qui la piccola impresa sia soffocata dalle grandi holding statali e parastatali... :rolleyes: :lol: :lol: :lol:

Grazie del trombone :!: lo accetto volentieri. Però più che un canne mozze per il brigantaggio , vedrei bene un vero e proprio ottone per andare insieme sotto i portici di qualche città ,con il cappello in mano , a suonare jazz per i passanti,sperando nella loro generosità e nella nostra bravura :D :D

:D :D :D
Cosi' poi ci insegue la SIAE... Non c'e' scampo! :lol: :lol:
Comunque, provero' a prendere lezioni di tromba. Il trombone dicono sia difficilissimo.
E poi lascia spazio alla vecchia battuta:
"Sei cosi' bella, che se fossi un pittore, ti dipingerei. Se fossi uno scultore, ti scolpirei. Ma sono solo un trombettista!" :lol:
 
A mio modesto avviso per potersi ritenere davvero estranei alla globalizzazione bisognerebbe ad esempio, negli ultimi 15anni, mai avere fatto acquisti comprando ciò che costava meno senza verificarne la provenienza.

A me sembra che oggi, in veste di venditori (di lavoro), stiamo assaporando né più né meno lo stesso identico meccanismo che noi stessi abbiamo per tanti anni adottato e promosso in veste di compratori (di beni e servizi). Ci fa molto più effetto, si manifesta su scala più ampia, ma sempre di quel meccanismo si tratta.

Io, ad esempio, mi sono sempre arrogato il diritto di cambiare a mio piacimento i miei fornitori (di pane, frutta, elettrodomestici, carburanti, vestiti, scarpe...), senza preoccuparmi minimamente degli effetti che tali mie scelte, spesso e volentieri casuali o velleitarie, potevano avere sui redditi o sui posti di lavoro di chicchessia. Quando ho cambiato gommista, a seguito di un conto a mio avviso troppo salato, non mi sono minimamente preoccupato di chiedermi il perché di quel prezzo, non mi sono chiesto se esso fosse dovuto all'avidità del gommista o magari ad altre cose che da lui non dipendevano; io non mi sono più fatto vedere, punto e basta.

Sbaglierò, ma temo non sia molto realista pretendere che il mondo funzioni in una maniera quando si compra e in un'altra maniera, opposta, quando si vende.
 
marimasse ha scritto:
A mio modesto avviso per potersi ritenere davvero estranei alla globalizzazione bisognerebbe ad esempio, negli ultimi 15anni, mai avere fatto acquisti comprando ciò che costava meno senza verificarne la provenienza.

A me sembra che oggi, in veste di venditori (di lavoro), stiamo assaporando né più né meno lo stesso identico meccanismo che noi stessi abbiamo per tanti anni adottato e promosso in veste di compratori (di beni e servizi). Ci fa molto più effetto, si manifesta su scala più ampia, ma sempre di quel meccanismo si tratta.

Io, ad esempio, mi sono sempre arrogato il diritto di cambiare a mio piacimento i miei fornitori (di pane, frutta, elettrodomestici, carburanti, vestiti, scarpe...), senza preoccuparmi minimamente degli effetti che tali mie scelte, spesso e volentieri casuali o velleitarie, potevano avere sui redditi o sui posti di lavoro di chicchessia. Quando ho cambiato gommista, a seguito di un conto a mio avviso troppo salato, non mi sono minimamente preoccupato di chiedermi il perché di quel prezzo, non mi sono chiesto se esso fosse dovuto all'avidità del gommista o magari ad altre cose che da lui non dipendevano; io non mi sono più fatto vedere, punto e basta.

Sbaglierò, ma temo non sia molto realista pretendere che il mondo funzioni in una maniera quando si compra e in un'altra maniera, opposta, quando si vende.

Mi sembra molto interessante il tuo porre l'accento sulle responsabilità del compratore e non sempre e solo del venditore. Occorrerebbe anzi ,oltre ai sacrosanti diritti del consumatore quale parte debole del mercato , abbozzare una carta del buon comportamento ,dei doveri insomma, verso l'artigiano -nel caso da te citato dei pneumatici- o del commerciante o del piccolo imprenditore ,spesso parti altrettanto o ancor più deboli dell'economia . In quanto sacrificati -senza sensi di colpa- sull'altare dei grandi interessi industriali o commerciali ,globali o nazionali che siano. Sempre che questi -e io credo di sì - abbiano ancora un ruolo positivo da svolgere nel mercato capitalistico. Basta osservare i centri storici delle città desertificate e impoverite dall'eccesso delle grandi firme (tutte eguali) e dalla grande distribuzione.
 
testerr ha scritto:
leolito ha scritto:
testerr ha scritto:
allegro, fra un pò tocca alla Bulgaria...........
Va' che la Bulgaria appartiene alla EU gia' da un po' .... :D
che figura.....Ma non è che sia stato solo il
primo passo? in effetti della Bulgaria non si parla mai.
:D :D :D
No, in realta' il 1mo step e' stato fatto nel '99, con i primi accordi.

PS: per chi non lo sapesse, la Bulgaria ha pagato e sta pagando pesantemente il suo biglietto d'ingresso al "club". Che l'Italia - bovinamente - non ne abbia aprofittato, non mi pare sia un problema Bulgaro .... ;)

marimasse ha scritto:
A mio modesto avviso per potersi ritenere davvero estranei alla globalizzazione bisognerebbe ad esempio, negli ultimi 15anni, mai avere fatto acquisti comprando ciò che costava meno senza verificarne la provenienza.
Oppure farsi tutto da soli!!! :lol:
 
FedeSiena ha scritto:
[
In Italia abbiamo un vantaggio notevole rispetto al resto del mondo:
circa il 61% delle ricchezze artistiche mondiali sono qua da noi.
Questo dovrebbe permetterci di vivere grattandoci la pancia semplicemente "gestendo" il turismo come una risorsa, invece abbiamo fatto colate di cemento per costruire industrie e case (inutli) che adesso vengono abbandonate per andare a produrre i manufatti all'estero.
Così abbiamo il paesaggio deturpato.

E' vero che abbiamo il 61% delle bellezze artistiche al mondo, però, come diceva giustaente leolito, non sono i palazzoni il problema, ma la gestione. Io sono un laureando in archeologia, quindi questo è il mio pane quotidiano, lascia che ti dica com'è la situazione dall'interno. Il primo problema è che l'industria del turismo culturale ha bisogno di stanziamenti di fondi, che allo stato non interessa nvestire: non ci sono fondi per per nessuna delle due fasi, nè per la ricerca nè per la valorizzazione. Negli scavi archeologici c'è da acquistare terreni (se si intende valorizzare il sito), pagare alcuni responsabili o alvune cooperative di scavo (e questo sì che è sfruttamento, scavando per delle cooperative mi sono ritrovato situazioni indicibili, nessuno strumento di lavoro fornitomi, nessun riconoscimento delle spese di trasporto, vitto e alloggio, mi è capitato di lavorare "in perdita", e non perchè sono idiota, ma fare curriculum, che per lanciarmi nel mondo l'archeologia me ne serve uno davvero convincente), documentazione, pubblicazioni, mentre per valorizzare bisogna effettuare restauri conservativi, addirittura di ripristino, se necessario, bisogna creare dei sistemi di informazione, telematici oppure guide vere e proprie, bisogna pagare dei custodi, bisogna occuparsi della pubblicità. I beni culturali costano, e parecchio, ma da noi, forse proprio perchè ne abbiamo tanti, non interessano: Pompei è ridotta veramente ad uno straccio, Marzabotto è mangiata dalle erbacce, Roselle ha addirittura i fichi che crescono sui muri dell'anfiteatro. Poi ci sono gli esempi positivi come Concordia Sagittaria o Populonia, però i siti archeologici italiani sono davvero spessissimo in condizioni pietose, anche turisticamente parlando: pochi alberghi, collegamenti scarsi con i centri città, dove ci sono leattività commerciali, i chioschi all'inteno di essi hanno prezzi proibitivi( un turista potrebbe anche rinunciare al pranzo al sacco, se trovasse, invece che il solito bar, una trattoria tipica a prezzi ragionevoli). Inoltre, la ricerca "gratuita", è ostacolata: io per la mia tesi, mi sono visto sbattere la porta in faccia da molti musei alla richiesta di visionare i magazzini, anche da uno con il ho collaborato gratuitamente. Inoltre, abbiamo un approcio con la cultura che è veramente noioso e da vecchie mummie: se ad esempio si integrassero i siti archeologici con percorsi naturlistici o enogastronomici, sarebbbe una risorsa in più per il turismo, e diverrebbe un'attrattiva anche per chi non è interessatoa alle "quattro pietre", e gli stessi musei, che hanno i magazzini spesso più grandi del museo stesso, se ruotassero un po' le collezioni esposte, potrebbero essere qualcosa da visitare periodicamente, e non immobile. Insomma, tutto questo per dire che è un erroee di gestione, non il fatto di qualche costruzione deturpante.
 
key-one ha scritto:
...porre l'accento sulle responsabilità del compratore e non sempre e solo del venditore...
A mio parere l'accento va posto sul fatto che oggi più che mai tutti noi, nessuno escluso, siamo contemporaneamente venditori/fornitori e anche compratori/clienti, ogni giorno passando continuamente da uno all'altro dei due ruoli. Un piccolo particolare che troppo spesso si tende a dimenticare.

Quando indossiamo i panni del cliente ci comportiamo in un certo modo con i nostri fornitori e quindi dovremmo almeno, se non altro per coerenza, aspettarci ed accettare che quando i ruoli sono invertiti i nostri clienti (ovvero quelli che ci pagano per qualcosa che noi forniamo loro) si comportino con noi alla stessa maniera.
In caso contrario siamo assai poco razionali; infatti la medaglia priva di rovesci, a quanto mi risulta, non esiste.
 
EdoMC ha scritto:
FedeSiena ha scritto:
[
In Italia abbiamo un vantaggio notevole rispetto al resto del mondo:
circa il 61% delle ricchezze artistiche mondiali sono qua da noi.
Questo dovrebbe permetterci di vivere grattandoci la pancia semplicemente "gestendo" il turismo come una risorsa, invece abbiamo fatto colate di cemento per costruire industrie e case (inutli) che adesso vengono abbandonate per andare a produrre i manufatti all'estero.
Così abbiamo il paesaggio deturpato.

E' vero che abbiamo il 61% delle bellezze artistiche al mondo, però, come diceva giustaente leolito, non sono i palazzoni il problema, ma la gestione. Io sono un laureando in archeologia, quindi questo è il mio pane quotidiano, lascia che ti dica com'è la situazione dall'interno. Il primo problema è che l'industria del turismo culturale ha bisogno di stanziamenti di fondi, che allo stato non interessa nvestire: non ci sono fondi per per nessuna delle due fasi, nè per la ricerca nè per la valorizzazione. Negli scavi archeologici c'è da acquistare terreni (se si intende valorizzare il sito), pagare alcuni responsabili o alvune cooperative di scavo (e questo sì che è sfruttamento, scavando per delle cooperative mi sono ritrovato situazioni indicibili, nessuno strumento di lavoro fornitomi, nessun riconoscimento delle spese di trasporto, vitto e alloggio, mi è capitato di lavorare "in perdita", e non perchè sono idiota, ma fare curriculum, che per lanciarmi nel mondo l'archeologia me ne serve uno davvero convincente), documentazione, pubblicazioni, mentre per valorizzare bisogna effettuare restauri conservativi, addirittura di ripristino, se necessario, bisogna creare dei sistemi di informazione, telematici oppure guide vere e proprie, bisogna pagare dei custodi, bisogna occuparsi della pubblicità. I beni culturali costano, e parecchio, ma da noi, forse proprio perchè ne abbiamo tanti, non interessano: Pompei è ridotta veramente ad uno straccio, Marzabotto è mangiata dalle erbacce, Roselle ha addirittura i fichi che crescono sui muri dell'anfiteatro. Poi ci sono gli esempi positivi come Concordia Sagittaria o Populonia, però i siti archeologici italiani sono davvero spessissimo in condizioni pietose, anche turisticamente parlando: pochi alberghi, collegamenti scarsi con i centri città, dove ci sono leattività commerciali, i chioschi all'inteno di essi hanno prezzi proibitivi( un turista potrebbe anche rinunciare al pranzo al sacco, se trovasse, invece che il solito bar, una trattoria tipica a prezzi ragionevoli). Inoltre, la ricerca "gratuita", è ostacolata: io per la mia tesi, mi sono visto sbattere la porta in faccia da molti musei alla richiesta di visionare i magazzini, anche da uno con il ho collaborato gratuitamente. Inoltre, abbiamo un approcio con la cultura che è veramente noioso e da vecchie mummie: se ad esempio si integrassero i siti archeologici con percorsi naturlistici o enogastronomici, sarebbbe una risorsa in più per il turismo, e diverrebbe un'attrattiva anche per chi non è interessatoa alle "quattro pietre", e gli stessi musei, che hanno i magazzini spesso più grandi del museo stesso, se ruotassero un po' le collezioni esposte, potrebbero essere qualcosa da visitare periodicamente, e non immobile. Insomma, tutto questo per dire che è un erroee di gestione, non il fatto di qualche costruzione deturpante.

Verissimo!!!
In Italia camminiamo sull'oro e non ce ne rendiamo conto... praticamente tutta la penisola è un'immensa distesa di possibilità economiche per il turismo.
Io vivo in un paesino del nordest dove c'è uno dei primi insediamenti italiani con reperti del neolitico, preticamente tutto il paese è una distesa di ritrovamenti archeologici.
E la situazione qual'è? Un museo di una stanza e mezza che visitano solo le scuole elementari locali, nessun evento per visitare la grotta dell'insediamento con gli speleologi, i privati che appena scavano per una casa, trovano un sacco di roba (molto spesso ossa umane) che viene prontamente risotterrata facendo finta di niente (succede spessissimo) in quanto si vedrebbero gli scavi bloccati per anni se non decenni senza nessun indennizzo o addirittura il terreno espropriato per un pugno di mosche. Molte persone lo fanno col cuore spezzato credetemi, sono le nostre radici, i nostri antenati e non possiamo dargli il giusto risalto per una gestione statale suicida. Qui nessuno lo fa con cattiveria, ma per necessità. Se potessero sarebbero loro stessi a chiamare subito i beni culturali, ma il prezzo da pagare è troppo alto. :?
 
EdoMC ha scritto:
.... lascia che ti dica com'è la situazione dall'interno ....
Mi (dis)piace che tu abbia esternato le realta' che vanno oltre le stupidaggini che ci circondano.
Io vivo spesso l'Italia "da turista" - un po' perche abito all'estero, un po' perche "mando" gente a visitare, e un altro po' perche talvolta rientro in compagnia di stranieri, e seppur essendo un qualcosa di piacevole in senso generale, si potrebbe fare molto ma molto di meglio, con poco sforzo, e con un ottimo ritorno ;)
 
jaccos ha scritto:
EdoMC ha scritto:
FedeSiena ha scritto:
[
In Italia abbiamo un vantaggio notevole rispetto al resto del mondo:
circa il 61% delle ricchezze artistiche mondiali sono qua da noi.
Questo dovrebbe permetterci di vivere grattandoci la pancia semplicemente "gestendo" il turismo come una risorsa, invece abbiamo fatto colate di cemento per costruire industrie e case (inutli) che adesso vengono abbandonate per andare a produrre i manufatti all'estero.
Così abbiamo il paesaggio deturpato.

E' vero che abbiamo il 61% delle bellezze artistiche al mondo, però, come diceva giustaente leolito, non sono i palazzoni il problema, ma la gestione. Io sono un laureando in archeologia, quindi questo è il mio pane quotidiano, lascia che ti dica com'è la situazione dall'interno. Il primo problema è che l'industria del turismo culturale ha bisogno di stanziamenti di fondi, che allo stato non interessa nvestire: non ci sono fondi per per nessuna delle due fasi, nè per la ricerca nè per la valorizzazione. Negli scavi archeologici c'è da acquistare terreni (se si intende valorizzare il sito), pagare alcuni responsabili o alvune cooperative di scavo (e questo sì che è sfruttamento, scavando per delle cooperative mi sono ritrovato situazioni indicibili, nessuno strumento di lavoro fornitomi, nessun riconoscimento delle spese di trasporto, vitto e alloggio, mi è capitato di lavorare "in perdita", e non perchè sono idiota, ma fare curriculum, che per lanciarmi nel mondo l'archeologia me ne serve uno davvero convincente), documentazione, pubblicazioni, mentre per valorizzare bisogna effettuare restauri conservativi, addirittura di ripristino, se necessario, bisogna creare dei sistemi di informazione, telematici oppure guide vere e proprie, bisogna pagare dei custodi, bisogna occuparsi della pubblicità. I beni culturali costano, e parecchio, ma da noi, forse proprio perchè ne abbiamo tanti, non interessano: Pompei è ridotta veramente ad uno straccio, Marzabotto è mangiata dalle erbacce, Roselle ha addirittura i fichi che crescono sui muri dell'anfiteatro. Poi ci sono gli esempi positivi come Concordia Sagittaria o Populonia, però i siti archeologici italiani sono davvero spessissimo in condizioni pietose, anche turisticamente parlando: pochi alberghi, collegamenti scarsi con i centri città, dove ci sono leattività commerciali, i chioschi all'inteno di essi hanno prezzi proibitivi( un turista potrebbe anche rinunciare al pranzo al sacco, se trovasse, invece che il solito bar, una trattoria tipica a prezzi ragionevoli). Inoltre, la ricerca "gratuita", è ostacolata: io per la mia tesi, mi sono visto sbattere la porta in faccia da molti musei alla richiesta di visionare i magazzini, anche da uno con il ho collaborato gratuitamente. Inoltre, abbiamo un approcio con la cultura che è veramente noioso e da vecchie mummie: se ad esempio si integrassero i siti archeologici con percorsi naturlistici o enogastronomici, sarebbbe una risorsa in più per il turismo, e diverrebbe un'attrattiva anche per chi non è interessatoa alle "quattro pietre", e gli stessi musei, che hanno i magazzini spesso più grandi del museo stesso, se ruotassero un po' le collezioni esposte, potrebbero essere qualcosa da visitare periodicamente, e non immobile. Insomma, tutto questo per dire che è un erroee di gestione, non il fatto di qualche costruzione deturpante.

Verissimo!!!
In Italia camminiamo sull'oro e non ce ne rendiamo conto... praticamente tutta la penisola è un'immensa distesa di possibilità economiche per il turismo.
Io vivo in un paesino del nordest dove c'è uno dei primi insediamenti italiani con reperti del neolitico, preticamente tutto il paese è una distesa di ritrovamenti archeologici.
E la situazione qual'è? Un museo di una stanza e mezza che visitano solo le scuole elementari locali, nessun evento per visitare la grotta dell'insediamento con gli speleologi, i privati che appena scavano per una casa, trovano un sacco di roba (molto spesso ossa umane) che viene prontamente risotterrata facendo finta di niente (succede spessissimo) in quanto si vedrebbero gli scavi bloccati per anni se non decenni senza nessun indennizzo o addirittura il terreno espropriato per un pugno di mosche. Molte persone lo fanno col cuore spezzato credetemi, sono le nostre radici, i nostri antenati e non possiamo dargli il giusto risalto per una gestione statale suicida. Qui nessuno lo fa con cattiveria, ma per necessità. Se potessero sarebbero loro stessi a chiamare subito i beni culturali, ma il prezzo da pagare è troppo alto. :?

Il problem degli indennizzi e dei tempi degli scavi è a causa dei finanziamenti ridicoli che il ministero stanzia,e, soprattutto, molti ci mangiano sopra. E, mi tocca dirlo, anche per la "furbizia" dello Stato. Procedendo con ordine, parlo della questione indennizzo-esproprio: secndo l'articolo 90 del DLS 42/2004, riferito ai ritrovamenti fortuiti, "Chi scopre fortuitamente cose immobili o mobili indicate nell'articolo 10 ne fa denuncia entro ventiquattro ore al soprintendente o al sindaco ovvero all'autorità di pubblica sicurezza e provvede
alla conservazione temporanea di esse.". Al comma 4 dello stesso articolo, si dice, però, che "Le spese sostenute per la custodia e rimozione sono rimborsate dal Ministero". Per quanto riguarda l'espropriazione, nell'articolo 99 si dice "1. Nel caso di espropriazione previsto dall'articolo 95 l'indennità consiste nel giusto prezzo che il bene avrebbe in una libera contrattazione di compravendita all'interno dello Stato.". Per arrivare all'espropriazione, bisogna che sia già presente un progetto di valorizzazione, e se non si trova l'accordo, solitamente ci si rivolge al tribunale, che indennizza secondo il valore diciarato nella dichiarazione dei redditi. Per l'espropriazione temporanea ci sono dei coefficienti. Ti può essere capitato di sentire di gente che non ha ricevuto niente, o si è fatta portar via il terreno pe una pipa di tabacco: è vero, ma è anche colpa della persona, che, in buona fede, firma senza leggere le carte del ministero che, in realtà non è altro che la rinucia all'indennizzo; le sovraintendenze si fanno furbe in questo senso, proponendo carte di decine di pagine scritte in lingaggio burocratico, non sempre di semplice comprensione, il proprietario firma e si ritrova ad aver rinunciato a ciò che gli spetta. Anche a noi archeologi, che avremmo diritto, secondo l'articolo 92, a un premio per il ritrovamento (ma anche chi trova reperti nel proprio terreno), siamo costretti a firmare un documento nel quale rinunciamo al premio: o così o non lavoriamo. Quanto ai tempi degli scavi, ti dico per esperienza, che se avessimo personale qualificato (non necessariamente costoso, bastano degli studenti con un po' di esperienza alle spalle, ed io, che sono studente e ben felice di lavorare gratis o quasi, ne ho già una ventina), lo scavo di un sito neolitico medio richiede poche settimane; però, purtroppo, ci sono molte cooperative di scavo, che di archeologia capiscono poco o niente, che preferiscono chiamare un archeologo e per il resto gente comune, che sempicemente non sa come muoversi: ne risultano tempi dilatati e documentazione approsimative, pochè bisogna prima addestrare il personale. Quindi, non è per fare lo scarica barile, però è colpa del sistema in primis se uno scavo è dannoso per la gente. In Austria o negli Usa, le indagini archeologiche vengono effettuate prima dell'inizio dei lavori, quando il progetto è ancora di massima, in collaborazione con gli ingegneri e i progettisti delle opere pubbliche, e si dialoga, si fanno modifiche al progetto se ci sono ritrovamenti importanti. In Italia, invece, pare che ci sia guerra tra gli uni e gli altri, c'è gente che, giustamente, ci teme. Ance se, noi archeologi, siamo i primi a sostenere che i progetti moderni sono più importanti della conservazione dei siti, quello che ci basta è poter far ricerche e foto.
 
Guarda, sono perfettamente d'accordo con te. Mi piange il cuore a pensare cosa sta sotto i nostri piedi...
Non ho assolutamente nulla contro gli archeologi (stavo per intraprendere anch'io quella strada), ce l'ho con la gestione statale... chi ci rimette per primi sono proprio gli archeologi purtroppo... :x
 
marimasse ha scritto:
key-one ha scritto:
...porre l'accento sulle responsabilità del compratore e non sempre e solo del venditore...
A mio parere l'accento va posto sul fatto che oggi più che mai tutti noi, nessuno escluso, siamo contemporaneamente venditori/fornitori e anche compratori/clienti, ogni giorno passando continuamente da uno all'altro dei due ruoli. Un piccolo particolare che troppo spesso si tende a dimenticare.

Quando indossiamo i panni del cliente ci comportiamo in un certo modo con i nostri fornitori e quindi dovremmo almeno, se non altro per coerenza, aspettarci ed accettare che quando i ruoli sono invertiti i nostri clienti (ovvero quelli che ci pagano per qualcosa che noi forniamo loro) si comportino con noi alla stessa maniera.
In caso contrario siamo assai poco razionali; infatti la medaglia priva di rovesci, a quanto mi risulta, non esiste.

Non si può cercare un negozio di antiquariato
in via del corso
Ogni acquisto ha il suo luogo giusto
e non tutte le strade sono un percorso

Raro è trovare una cosa speciale
nelle vetrine di una strada centrale
Per ogni cosa c'è un posto
ma quello della meraviglia
è solo un po' più nascosto
Il tesoro è alla fine dell'arcobaleno
che trovarlo vicino nel proprio letto
piace molto di meno

Non si può cercare un negozio di antiquariato
in via del corso
Ogni acquisto ha il suo luogo giusto
e non tutte le strade sono un percorso

Come cercare l'ombra in un deserto
o stupirsi che è difficile incontrarsi in mare aperto
Prima di partire si dovrebbe essere sicuri
di che cosa si vorrà cercare dei bisogni veri
Allora io propongo per non fare confusione
a chi ha meno di cinquant'anni
di spegnere adesso la televisione

Non si può entrare in un negozio
e poi lamentarsi che tutto abbia un prezzo
se la vita è un'asta sempre aperta
anche i pensieri saranno in offerta


Ma le più lunghe passeggiate
le più bianche nevicate e le parole che ti scrivo
non so dove l'ho comprate
di sicuro le ho cercate senza nessuna fretta
perché l'argento sai si beve
ma l'oro si aspetta

Testi di Niccolò Fabi

Artista: Niccolò Fabi
Album: La Cura Del Tempo
Titolo: Il negozio di antiquariato

Forse questa bella canzone riassume
in forma poetica quanto stiamo
discettando
 
key-one ha scritto:
marimasse ha scritto:
key-one ha scritto:
...porre l'accento sulle responsabilità del compratore e non sempre e solo del venditore...
A mio parere l'accento va posto sul fatto che oggi più che mai tutti noi, nessuno escluso, siamo contemporaneamente venditori/fornitori e anche compratori/clienti, ogni giorno passando continuamente da uno all'altro dei due ruoli. Un piccolo particolare che troppo spesso si tende a dimenticare.

Quando indossiamo i panni del cliente ci comportiamo in un certo modo con i nostri fornitori e quindi dovremmo almeno, se non altro per coerenza, aspettarci ed accettare che quando i ruoli sono invertiti i nostri clienti (ovvero quelli che ci pagano per qualcosa che noi forniamo loro) si comportino con noi alla stessa maniera.
In caso contrario siamo assai poco razionali; infatti la medaglia priva di rovesci, a quanto mi risulta, non esiste.

Non si può cercare un negozio di antiquariato
in via del corso
Ogni acquisto ha il suo luogo giusto
e non tutte le strade sono un percorso

Raro è trovare una cosa speciale
nelle vetrine di una strada centrale
Per ogni cosa c'è un posto
ma quello della meraviglia
è solo un po' più nascosto
Il tesoro è alla fine dell'arcobaleno
che trovarlo vicino nel proprio letto
piace molto di meno

Non si può cercare un negozio di antiquariato
in via del corso
Ogni acquisto ha il suo luogo giusto
e non tutte le strade sono un percorso

Come cercare l'ombra in un deserto
o stupirsi che è difficile incontrarsi in mare aperto
Prima di partire si dovrebbe essere sicuri
di che cosa si vorrà cercare dei bisogni veri
Allora io propongo per non fare confusione
a chi ha meno di cinquant'anni
di spegnere adesso la televisione

Non si può entrare in un negozio
e poi lamentarsi che tutto abbia un prezzo
se la vita è un'asta sempre aperta
anche i pensieri saranno in offerta


Ma le più lunghe passeggiate
le più bianche nevicate e le parole che ti scrivo
non so dove l'ho comprate
di sicuro le ho cercate senza nessuna fretta
perché l'argento sai si beve
ma l'oro si aspetta
Tsti di Niccolò Fabi

Artista: Niccolò Fabi
Album: La Cura Del Tempo
Titolo: Il negozio di antiquariato

Forse questa bella canzone riassume
in forma poetica quanto stiamo
discettando

niccolò fabi? :shock:
 
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