marimasse ha scritto:
SediciValvole ha scritto:
...non è "pagata" da nessuna casa, solo che cercano di non scontentare chi compra i loro spazi pubblicitari...
Ogni azienda cerca, giustamente, di mettere al primo posto le esigenze dei propri clienti di primaria importanza, quelli che forniscono all'azienda la parte più determinante del fatturato.
Per le riviste ( anche per giornali, tv, siti web...) tali clienti
non sono i lettori ma gli inserzionisti pubblicitari.
Nulla di male in ciò, ovviamente. Qualsiasi valutazione andrebbe fatta, però, senza dimenticare questo particolare.
Tanto per fare un esempio tra mille, accade più spesso che un canale tv sposti o elimini o concluda prematuramente senza particolare preavviso e con decisione unilaterale la trasmissione di un
programma (film, sceneggiato, quiz...) o la trasmissione di uno
spot pubblicitario?
Vero è che i clienti primari di una testata giornalistica sono gli inserzionisti e non i lettori, ma altrettanto vero è che l'interesse degli inserzionisti verso la testata è direttamente dipendente dal numero di lettori. Ergo, per la proprietà transitiva, se la testata dipende dagli inserzionisti e costoro dipendono dai lettori va da sé che la testata deve avere come obiettivo, ancorchè non primario, l'interesse dei lettori.
In altre parole la testata vende la pubblicità al lettore ma vende anche il lettore agli inserzionisti pubblicitari, quindi il lettore ha due funzioni nella cassa della testata, da un lato paga il prezzo di copertina, dall'altro garantisce lui l'introito pubblicitario. Senza lettori anche gli inserzionisti cambiano aria. E non si può non tenerne conto.
Per quanto riguarda Quattroruote il cambio epocale lo si è visto da quando è stato chiaro che si voleva passare da un pubblico selezionato e specializzato, oltrechè fedele, ma dai numeri elitari, ad uno molto più nazionalpopolare, eterogeneo, assai più numeroso, composto anche da molta gente che compra un numero perchè attratta dalla foto in copertina e poi basta. Questa è la scelta che ha aumentato enormemente il numero di lettori (a deciso discapito della loro "qualità media", perdonami la brutta definizione) aprendo la porta ad una presenza assai più massiccia e variegata di pubblicità e quindi innestando il circolo vizioso di cui tu parli e portando la rivista allo stato attuale.
La pubblicità su Quattroruote c'era anche negli anni '60, ma era assai diversa in tutto e per tutto, sia come quantità che come tipologia di inserzionisti, certamente era meno invasiva nelle scelte editoriali ma la rivista viveva benissimo lo stesso.
Saluti