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Poesia

Perchè parlare?
A che serve?
Il silenzio assorbe e rimodula
tutte le nostre chiacchiere.
Il silenzio intriso di meditazioni.
Ed ogni uno si corica sempre con le proprie opinioni
senza partecipare altri del proprio io.
 
A tu per tu,il gelo in volto io fisso:
lui fissa il nulla, e io fisso dal nulla.

Stirato, pieghettato senza grinze,
respirante miracolo, pianura.


Osip Mandel'sctam
(Sc come sciare)
 
Un tonfo cauto e sordo - un frutto
dal ramo s'è staccato via -
tra l'incessante melodia
del bosco che riposa muto ...


1908 Osip Mandel'sctam
 
Cantico dei Cantici
di Salomone

Mi abbeveri di baci la tua bocca
Perchè il tuo amore inebria più del vino

E' bello i tuoi profumi respirare
il tuo nome è un unguento penetrato

.... .... ....


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Ricordo ancora, con dolore, quando mi sostituirono la mia copia del Cantico dei Cantici, è stato molto tempo addietro, potrò mai perdonare?

La stupidità umana non ha limiti.
 
.... .... ....

Cerco di notte sul mio giaciglio l'amore mio
Lo cerco e non lo trovo

Mi alzo e giro per la città

Per i mercati ed i crocicchi
Cerco l'amore mio

Lo cerco e non lo trovo

Trovo la ronda che fa il suo giro
Per la città
-Avete visto L'amore mio?-

Appena oltrepassati
trovo il mio amore

Lo tengo stretto e non lo lascerò

.... .... ....
 
I Libri sono la memoria di una persona,
diventano parte della persona stessa
una volta letti.
Chi mai farebbe cosa tanto malvagia?
Perchè voler cambiare la persona che esiste
anche nel ricordo.
Siamo fatti di infiniti momenti passati.
 
Io non ho udito i racconti di Ossian,
non ho gustato quell'antico vino;
e la luna sanguigna della Scozia
perchè mai vedo, e perchè una radura?

Il richiamarsi di un corvo e di un'arpa
io mi fingo nel lugubre silenzio;
e dei guerrieri ondeggiano le sciarpe
al chiar di luna, gonfiate dal vento.

Un'eredità sacra mi è toccata -
gli erranti sogni d'aedi stranieri;
e i parenti e l'uggioso vicinato
nulla ci vieta di tenere in spregio.

Chè forse più di un tesoro, scavalcando
i nipoti, raggiunge i pronipoti;
e lo scaldo può riforgiare un canto
non suo, e come suo renderlo noto.


1914 Osip
 
Osip Mandel'stam (1891-1938 )
è secondo molti il più grande poeta Russo del novecento.
Fra il 1913 ed il 1928 pubblicò sei libri di poesia.
Inviso al regime sovietico dal 1934, subì il confino, il carcere e la deportazione.
Morì vicino a Vladivostok prima di raggiungere un campo di lavoro della Kolymà dove era stato destinato.
 
.... .... ....

Come sei bella amica mia come sei bella
Fra le tue trecce i tuoi occhi sono colombe

Come un gregge di capre
Sospeso alle pendici del Ghilàd
I tuoi capelli

Come un gregge di capre
Che salga dal lavatoio
Vanno a coppie i suoi denti
Nessuno è solo

Le tue labbra sono un filo di scarlatto
Desiderabile è la tua bocca
Come una melagrana spaccata
E' la tua guancia sotto il velo

Come la torre di David per i trofei
Costruita è il tuo collo

Scudi a migliaia gli sono appesi
Quantità di corazze di guerrieri

Cerbiattini le tue mammelle
Gemelli di gazzella
Tra i gigli della pastura

Mentre il giorno rinfresca e l'ombra cade
Io vago su per il Monte della Mirra
E sopra il Colle dell'Incenso cammino

Tutta bella tu sei amica mia
Non c'è difetto in te

A me dal Libano sposa
A me dal Libano vieni

Lascia la cima dell'Amanàh
Le vette del Senir e del Hermòn

E gli antri dei leoni
E i monti dei leopardi

Mi stravolgi la mente sorella mia e sposa
Mi stravolgi la mente

Con uno sguardo solo
Con una sola collana del tuo collo

Meravigliose le tue carezze sorella mia e sposa
Più del vino meravigliose

E l'odore che emani
supera ogni profumo

Favi colanti le tue labbra oh sposa
Miele e latte nella tua bocca

Come un Libano di aromi
Delle tue vesti l'odore

.... ..... ....
 
Sto nel cuore dell'epoca, ho di fronte
una via incerta, e il tempo crea miraggi:
il frassino stremato del bordone,
la miseranda patina del bronzo.


14 dicembre 1936 Osip
 
Per qualche tempo ancora proverò meraviglia
del mondo, dei bambini, della neve,
ma come una strada è aperto il mio sorriso,
non docile, non servo .... .... ....


9-13 dicembre 1936 Osip
 
Quanto vorrei, ho quanto
- non visto, non sentito -
volare dietro a un raggio
là dove non esisto.

E tu nel cerchio irradia -
non c'è altra beatitudine -
e da una stella impara
che significhi luce.

Ciò che ti voglio dire
è che sto bisbligliando
e sottovoce affido
te, mia bambina, a un raggio.


23 marzo - primi di maggio del 1937 Osip
 
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