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Poesia

" Solo quelli che hanno amato la Sapienza come una donna,
e una donna
(sublime cortesia, inaudito conoscere) come la Sapienza,
hanno ricavato dal Cantico tutta la possibile luce."


Guido Ceronetti
 
LA CAPRA

Ho parlato a una capra.
Era sola sul prato, era legata.
Sazia d'erba, bagnata
dalla pioggia, belava.

Quell'uguale belato era fraterno
al mio dolore. Ed io risposi, prima
per celia, poi perchè il dolore è eterno,
ha una voce e non varia.
Questa voce sentiva
gemere in una capra solitaria.

In una capra dal viso Semita
sentiva querelarsi ogni altro male,
ogni altra vita.


Umberto Saba
 
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Lucinda Matlock
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di Edgar Lee Masters

Andavo a ballare a Chandlerville
e giocavo alle carte a Winchester.
Una volta cambiammo compagni
ritornando in carrozza sotto la luna di giugno,
e così conobbi Davis.
Ci sposammo e vivemmo insieme settant'anni.
Filavo, tessevo, curavo la casa, vegliavo i malati,
coltivavo il giardino e, la festa,
andavo spesso per i campi dove cantano le allodole,
e lungo lo Spoon raccogliendo tante conchiglie,
e tanti fiori e tante erbe medicinali-
gridando alle colline boscose, cantando alle verdi vallate.
A novantasei anni avevo vissuto abbastanza, ecco tutto,
e passai ad un dolce riposo.
Cos'è questo che sento di dolori e stanchezza
e ira, scontento e speranze fallite?
Figli e figlie degeneri,
la Vita è troppo forte per voi-
ci vuole vita per amare la Vita...

llllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllll

Ci metterei la firma
sotto a..........una vita così,
ma dove sono i campi,
dove le allodole e le
conchiglie e i fiori,
e la festa e le colline
boscose e le verdi vallate?
Grande,vecchia Lucinda
che hai saputo godere
di queste ricchezze
mentre noi corriamo sempre
in una direzione.....
 
.... .... ....

Non vi sono più sciocchi ad attendere
come un folla di ciondoloni
che esca una parola dalle labbra di un "maestro".
Compagni
date un'arte nuova,
tale
che tragga la Repubblica da fango.


1921 Vladimir Majakovskij
 
Una fiamma disperde
la mia arida vita,
e accantono la pietra:
ora il legno mi ispira.

E' rozzo ed è leggero:
da un tronco escono fuori
e midollo di quercia
e remi di pescatore.

Sotto, a configgere pali!
Svelate a colpi, o mazze,
un ligneo paradiso
di oggetti imponderabili.


1915 Osip Mandel'stam
 
Notte d'insonnia. Omero. Vele tese laggiù
Ho letto, delle navi, fino a metà il catalogo:
questa lunga nidiata, questo corteo di gru
che dall'Ellade un giorno si levò e prese il largo.

Cuneo di gru diretto verso estranee frontiere -
bianca schiuma divina sulle teste dei re -,
per dove fate rotta? Per voi Troia senz'Elena
sarebbe mai la stessa, maschi guerrieri Achei?

L'amore tutto muove - muove Omero e il suo mare.
A chi presterò ascolto? Ma ecco tace Omero,
ed enfaticamente strepita un mare nero
che con un greve rombo si addossa al capezzale.


Agosto 1915 Osip Mandel'stam
 
Tintagel.jpg


Breus di Giovanni pascoli

I
Viveva con sua madre in Cornovaglia:
un dì trasecolò nella boscaglia.
Nella boscaglia un dì, tra cerro e cerro
vide passare un uomo tutto ferro.
Morvàn pensò che fosse San Michele:
s'inginocchiò: "Signore San Michele,
non mi far male, per l'amor di Dio!".
"Né mal fo io, né San Michel son io.
No: San Michele non poss'io chiamarmi:
cavalier, si: son cavaliere d'armi".
"Un Cavaliere? Ma che cosa è mai
guardami o figlio e che cos'è saprai"
"Che è codesto lungo legno greve?"
"La lancia: ha sete, e dove giunge, beve".
"Che è codesta di cui tu sei cinto?".
"Spada, se hai vinto; croce se sei vinto".
"Di che vesti? La veste è pesa e dura".
"E' ferro. Figlio, questa è l'armatura".
"E tu nascesti già così coperto?".
Rise e rispose il cavalier:; "No, certo".
"E chi la pose, dunque, indosso a te?".
"Chi può". "Chi può?". "Ma, caro figlio, il re!".

II
Il fanciullo tornò dalla sua mamma,
e le saltò sulle ginocchia: "Mamma,
mammina (cinguettò), tu non lo sai!
ho visto quello che non vidi mai!
un uomo bello più del San Michele
ch'è in chiesa, tra il chiaror delle candele!".
"Non c'è uomo più bello , figlio mio,
più bello, no, d'un angelo di Dio".
"Ma sì, ce n'è, mammina, se permetti,
ce n'è mammina, cavalier son detti.
E io, mammina, voglio andar con loro,
e aver veste di ferro e sproni d'oro".
La madre a terra cadde come morta,
che già Morvan usciva dalla porta;
Morvan usciva e le volgea le spalle,
ed entrò difilato nelle stalle;
nelle stalle trovò sol un ronzino:
lo sciolse, vi montò sopra: in cammino.
Egli partì, ne salutò persona
eccolo fuori, ecco che batte e sprona:
eccolo già lontano dal castello,
dietro quell'uomo, ch'era così bello.

III
Dopo dieci anni, dieci tutti interi,
Breus, il cavalier de cavalieri,
sostò pensoso avanti a quel castello.
Era fradicio e rotto il ponticello.
Entrò pensoso nella corte antica:
c'era tant'erba, c'era tanta ortica.
Il rovo vi crescea come una siepe,
e la muraglia piena era di crepe.
L'edera aveva la muraglia invasa:
l'erba copria la soglia della casa.
E l'uscio era imporrito e tristo a mo'
di tomba. Egli picchiò, picchiò, picchiò..
Ecco alfine una donna, ecco una donna
antica e cieca, che gli aprì. "Voi, nonna,
mi potete albergar per questa notte?".
"Albergar vi si può per questa notte,
albergar vi si può di tutto cuore,
ma l'albergo non è forse il migliore.
Ché questa casa è tutta in abbandono
da che il figlio partì, dieci anni or sono".
Era discesa una donzella in tanto,
che appena lo guardò, ruppe in pianto.

IV
"Perché piangete, buona damigella?
perché piangete, cara damigella?".
"Io voglio dirvi, sire cavaliere,
io voglio dirvi, che mi fa dolere.
E' un mio fratello che dieci anni fa
(ora sarebbe della vostra età),
ci abbandonò per farsi cavaliere.
Io piango appena vedo un cavaliere.
Se vedo un cavalier presso il castello,
piango pensando al mio dolce fratello".
"Non avete la madre, o damigella?
non un altro fratello? una sorella?".
"Nessuno... almeno ch'io li veda in viso:
son, fratelli e sorelle, in paradiso.
La mia madre morì dal dispiacere
quand'e' partì per farsi cavaliere.
Ecco il suo letto presso il limitare,
ecco il suo seggio presso il focolare.
La sua crocetta porto sopra me.
pel mio povero cuore altro non c'è".

V
Mise un singhiozzo il cavalier d'un tratto.
Ella il pallido alzò viso disfatto.
La damigella alzò con meraviglia
gli occhi che aveano il pianto sulle ciglia.
"Iddio la mamma ancora a voi l'ha presa
c'ora piangete, che m'avete intesa?".
"Ancora a me la mamma prese Iddio;
ma chi gli disse: Prendila! fui io".
"Voi? Ma chi siete? Qual'è il vostro nome?".
"Morvan il nome, Breus il soprannome.
O sorellina, io son pien di gloria:
ogni giorno ho contata una vittoria:
ma se potevo indovinar quel giorno,
che non l'avrei veduta al mio ritorno,
o sorellina, non sarei partito!
o sorellina, non sarei fuggito!
Oh! per vederla qui sul limitare,
per rivederla presso il focolare,
per abbracciare qui con te pur lei
le mie vittorie tutte le darei:
sarei felice, pur ch'a lei vicino,
di strigliar tuttavia quel mio ronzino!".

Giovanni Pascoli

ppppppppppppppppppppppppp

Non so perchè ,ma avevo in testa
Viveva con sua madre in Cornovaglia,
un dì trasecolò nella boscaglia......
Forse per ....i cavalier ,l'arme e gli amori
contrapposti alla quiete degli affetti,
nella natura che allora avvolgeva
infinita come una Madonna....
 
Amletico destino tra sogno e ragione.
Siamo noi od il nostro apparire?
Internet
Luogo preferenziale in cui tutti sono asessuati,
solo la scrittura rivela il pensiero palese o nascosto
che sta dietro uno schermo luminoso.
Cosa ci fa diversi e fobici?
Cosa dischiude fra noi
le frontiere acide dell'intolleranza prima e dell'odio poi?
Imparare la tolleranza rende forti ed impermeabili all'odio,
più forti della violenza, delle violenze.

Ma cosa ci salverà dalla sofferenza, dalle sofferenze,
di quelli che cadranno nella rete violenta dell'odio e dell'intolleranza?

Perchè dovrei nutrire rancore per altri, per coloro che non sono me?


Ebrei, Negri, Zingari, Omosessuali, Comunisti,
Sindacalisti ed oggi anche gli Immigrati,
è la lista dei diversi indesiderati.


Come dice Dante
Non ti curar di Loro ma guarda e passa ...
attraverso il loro,
Loro che hanno paura del diverso e dello straniero,
essere diversi.
 
Antonio Machado

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In margine al sentiero un giorno ci sediamo

In margine al sentiero un giorno ci sediamo.
Tempo è la nostra vita, e nostro unico affanno

le pose disperate in cui per aspettare
ci atteggiamo....Ma Lei non mancherà al convegno.

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Antonio Machado y Ruiz - biografia minima
Antonio Machado y Ruiz, poeta spagnolo (Siviglia 1875-Collioure 1939), il maggiore rappresentante della generazione del '96. Lirico delicato, malinconico, ha fatto del paesaggio castigliano, congeniale al suo spirito, uno dei temi dominanti del suo canto: sempre felicemente conciso, sa suscitare nel giro di pochi versi immagini di vita e schietta essenzialità. Tra le sue opere maggiori: Soledades (1903); Campos de Castilla (1912); scrisse anche opere teatrali in collaborazione con il fratello maggiore Manuel (il più piccolo
era Juan). Fervente repubblicano, esule durante la guerra civile, morì in Francia.
 
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"Chi da giovane non è di sinistra è senza cuore ,ma chi da vecchio non è di destra è senza cervello"
Winston Churchill

E che dire di coloro i quali -ne ho conosciuto alcuni- da giovani erano di destra e da vecchi son diventati di sinistra ? Forse che già erano senza cuore e con l'età si son persi pure il cervello? :D :D
 
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