Algy parlava di fabbro inteso come artefice del proprio destino. Non come professione. Il tema qui non è intraprendendere una professione richiesta dal mercato, quanto l'idea che formarsi e laurearsi non consenta soddisfacenti sbocchi lavorativi. La soluzione (amesso che poi sia davvero così) non è smettere di andare all'università (visto che tra l'altro i nostri laureati già sono pochi), ma fare in modo che chi si laurei abbia ancora maggiori soddisfazioni lavorative (in realtà per le discipline stem già è così). I miei studenti a 25 anni hanno già tutti l'indeterminato in tasca e magari cambiano già lavoro perchè (in Italia) riescono a trovare posizioni ancora più interessanti.
confermo, ho usato forse il termine meno adatto perchè si andava a confondere con la professione stessa, ma il mio pensiero è che ognuno si modella un percorso lavorativo che si basa su valutazioni personali e di questo se ne assume poi la responsabilità.