<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=1500520490268011&amp;ev=PageView&amp;noscript=1"> Non cade; se cade raccogli che costa e ti fai male. | Page 4 | Il Forum di Quattroruote

Non cade; se cade raccogli che costa e ti fai male.

zanzano ha scritto:
In Giappone esitate la stessa casettina, con un motorino elettrico collegato ad un braccio flessibile come quello delle lampade da comodino, alla quante sommità é posizionata una calamita. Premendo il tasto rosso grosso come un fungo di emergenzs azioni il motorino, il braccio scende, la calamita prende una vite sola. Questo quando nella postazione di lavoro non arrivano4 viti contate.

reFORESTERation ma ti rendi conto che nella catena di montaggio jap c'é jn motorino in più??
che quel motorino solo per essere attivato ha bisogno di energia?
e qua in Europ che facciam??
inventiamo una nuova figura professionale??
"il cicloide"
con uno solgan del tipo:
"ogni mattino il cicloide si mette a correre
pedalata dopo pedalata scappa dalla mediocritá dell'operaio europeo!!"

saluti zanza
Già perché un opersio che fa n operazioni per migliaia di volte al giorno costa meno che un motorino. Zanza perdonami, ma forse non ti é Ciao Il concetto di processo industriale, daturszione, ergonomia.
 
Jambana ha scritto:
Il tuo discorso mi pare oltremodo superficiale, soprattutto nell'esempio di cui stavamo discutendo: il fatto che un processo sia strutturato per eliminare una possibile fonte di errore, o di sfrido materiale, o di infortunio, non vuol dire che sia in questo caso peggiore per il lavoratore a livello di qualità della vita, o di ergonomia, fatica, etc etc.
Tutto dipende da cosa si fa, e come, per eliminare la fonte d'errore.

Nel caso specifico, riporto le parole del post di apertura:

"In Giappone invece il contrario, ovvero la vite non cade, devi montare 4 viti per fare questa lavorazione? Bene 4 te ne do, se ne manca una, la produzione viene fermata fino a quando non trovi la vite. Sei tu operatore che fermi la linea, vieni responsabilizzato affinché la lavorazione venga effettuata bene. Io azienda però, ti fornisco tutti gli strumenti affinché ti arrivino 4 e solo 4 viti e non possano cadere."

Io ho due mani, non due pinze elettroattuate. Le cose mi cadono, talvolta, anche se faccio di tutto per fare le cose per bene, e lavorare con questo peso addosso è fonte di stress psicofisico tanto grande quanto non necessario.

Estremizzo l'esempio: se l'operaio con la cassettina piene di viti e il panino in mano deve montarne tantissime in un'unità di tempo tanto che fa fatica a stare al ritmo, in una fabbrica buia e fredda o calda o molto rumorosa o sporca, in una posizione scomoda, e quello che ha le viti contate lo fa in una postazione comoda e perfettamente illuminata, con tutto il tempo a disposizione, chi sarà più "pollo da batteria" tra i due?
Non capisco il contributo alla discussione di tale estremizzazione, a parte quello di ricordare i pensieri del buon Catalano a "Quelli della Notte".

Prendiamo invece due operai, nella stessa fabbrica, alla stessa linea, che devono montare lo stesso pezzo sulla stessa macchina con lo stesso numero di viti nello stesso tempo. Uno ha un cassettino dal quale prendere quelle che gli servono, e se gliene cade una sul nastro o per terra chissenefrega. L'altro ne riceve una alla volta da un distributore, e se gli cade ferma la produzione finché non la ritrova perché non può sostituirla.
Chi lavora più serenamente?

E' chiaro che è un esempio immaginario, ma non capisco in cosa il fatto che un processo annulli le possibilità di errore possa inficiare la qualità della vita del lavoratore che lo compie...
Il fatto che ti sfugge è che qui il processo non annulla un bel niente, ma sposta sulle spalle del singolo operaio un peso spropositato e non necessario (lo stop della produzione) a fronte di un evento accidentale che può capitare a chiunque. E questo inficia eccome la qualità di vita sull'ambiente di lavoro.

inoltre eliminare il margine d'errore secondo me può diminuire (magari non in tutti i soggetti) anche lo stress psicologico: è meglio correre dietro ad un errore fatto, rimediarlo alla bell'è meglio mentre la catena continua ad andar inficiando probabilmente anche la qualità dei pezzi immediatamente successivi, o poter (dover) fermare la catena, ma con la certezza che non vi siano errori o problemi sul prodotto?
Mi sembra che sia esattamente l'opposto: avere un certo margine d'errore (cade la vite? ne prendo un'altra e bon) elimina lo stress psicologico di dover lavorare con perfezione assoluta pena lo stop della produzione e la riprovazione di dirigenti e colleghi.

Se poi vogliamo criticare il lavoro in catena di montaggio va benissimo, ma quello è tutto un altro discorso, che riguarda tutti.
Non è quello che ho detto.

Ieri ho montato una cassettiera dell'Ikea, quindi tutt'altro che giapponese...le innumerevoli viti, vitine, tasselli che la componevano erano perfettamente contate, ne una in più ne una in meno. Non mi sono certo sentito un pollo da batteria. Certo, se sai che tutto è contato fai un po' più di attenzione a montarla e a non perdere neanche una vitina. Eppure mi sono preso tutto il tempo che volevo, di sabato pomeriggio, ho fatto una pausa caffé, ho scritto sul forum...ma le viti erano contate. :lol:
Era UNA cassettiera.
Eri a casa tua.
Non c'era un capo turno a prenderti il tempo.
Tua moglie non fermava la preparazione della cena per tutti se ti fermavi.

E' un pò diverso, non credi?

E cmq, se una delle viti contate ti scappava di mano e finiva sotto quell'armadio che non si può spostare, ora la cassettiera sarebbe in soggiorno mezza montata, tua moglie direbbe che sei un buono a nulla e domani dovresti fare la fila al negozio per chiedere una vite aggiuntiva.

Tutto per una schifosa vite... :rolleyes:
 
PanDemonio ha scritto:
E cmq, se una delle viti contate ti scappava di mano e finiva sotto quell'armadio che non si può spostare, ora la cassettiera sarebbe in soggiorno mezza montata, tua moglie direbbe che sei un buono a nulla e domani dovresti fare la fila al negozio per chiedere una vite aggiuntiva.

Tutto per una schifosa vite... :rolleyes:

Beh da ques'ultima frase emerge il fatto che oltre ad avere una concezione del mondo a volte diversa, abbiamo probabilmente anche compagne diverse, o almeno un rapporto molto diverso con loro!... se mi dicesse che sono un buono a nulla per una vite persa, mi preoccuperei davvero! :lol:

Comunque, permettimi, visto che siamo in tema, se anche nel privato sei cosi' polemico (cioe' riesci a superare addirittura me :lol: ) non invidio per niente la tua! :lol: :D
 
PanDemonio ha scritto:
Jambana ha scritto:
Il tuo discorso mi pare oltremodo superficiale, soprattutto nell'esempio di cui stavamo discutendo: il fatto che un processo sia strutturato per eliminare una possibile fonte di errore, o di sfrido materiale, o di infortunio, non vuol dire che sia in questo caso peggiore per il lavoratore a livello di qualità della vita, o di ergonomia, fatica, etc etc.
Tutto dipende da cosa si fa, e come, per eliminare la fonte d'errore.

Nel caso specifico, riporto le parole del post di apertura:

"In Giappone invece il contrario, ovvero la vite non cade, devi montare 4 viti per fare questa lavorazione? Bene 4 te ne do, se ne manca una, la produzione viene fermata fino a quando non trovi la vite. Sei tu operatore che fermi la linea, vieni responsabilizzato affinché la lavorazione venga effettuata bene. Io azienda però, ti fornisco tutti gli strumenti affinché ti arrivino 4 e solo 4 viti e non possano cadere."

Io ho due mani, non due pinze elettroattuate. Le cose mi cadono, talvolta, anche se faccio di tutto per fare le cose per bene, e lavorare con questo peso addosso è fonte di stress psicofisico tanto grande quanto non necessario.

Estremizzo l'esempio: se l'operaio con la cassettina piene di viti e il panino in mano deve montarne tantissime in un'unità di tempo tanto che fa fatica a stare al ritmo, in una fabbrica buia e fredda o calda o molto rumorosa o sporca, in una posizione scomoda, e quello che ha le viti contate lo fa in una postazione comoda e perfettamente illuminata, con tutto il tempo a disposizione, chi sarà più "pollo da batteria" tra i due?
Non capisco il contributo alla discussione di tale estremizzazione, a parte quello di ricordare i pensieri del buon Catalano a "Quelli della Notte".

Prendiamo invece due operai, nella stessa fabbrica, alla stessa linea, che devono montare lo stesso pezzo sulla stessa macchina con lo stesso numero di viti nello stesso tempo. Uno ha un cassettino dal quale prendere quelle che gli servono, e se gliene cade una sul nastro o per terra chissenefrega. L'altro ne riceve una alla volta da un distributore, e se gli cade ferma la produzione finché non la ritrova perché non può sostituirla.
Chi lavora più serenamente?

E' chiaro che è un esempio immaginario, ma non capisco in cosa il fatto che un processo annulli le possibilità di errore possa inficiare la qualità della vita del lavoratore che lo compie...
Il fatto che ti sfugge è che qui il processo non annulla un bel niente, ma sposta sulle spalle del singolo operaio un peso spropositato e non necessario (lo stop della produzione) a fronte di un evento accidentale che può capitare a chiunque. E questo inficia eccome la qualità di vita sull'ambiente di lavoro.

inoltre eliminare il margine d'errore secondo me può diminuire (magari non in tutti i soggetti) anche lo stress psicologico: è meglio correre dietro ad un errore fatto, rimediarlo alla bell'è meglio mentre la catena continua ad andar inficiando probabilmente anche la qualità dei pezzi immediatamente successivi, o poter (dover) fermare la catena, ma con la certezza che non vi siano errori o problemi sul prodotto?
Mi sembra che sia esattamente l'opposto: avere un certo margine d'errore (cade la vite? ne prendo un'altra e bon) elimina lo stress psicologico di dover lavorare con perfezione assoluta pena lo stop della produzione e la riprovazione di dirigenti e colleghi.

Se poi vogliamo criticare il lavoro in catena di montaggio va benissimo, ma quello è tutto un altro discorso, che riguarda tutti.
Non è quello che ho detto.

Ieri ho montato una cassettiera dell'Ikea, quindi tutt'altro che giapponese...le innumerevoli viti, vitine, tasselli che la componevano erano perfettamente contate, ne una in più ne una in meno. Non mi sono certo sentito un pollo da batteria. Certo, se sai che tutto è contato fai un po' più di attenzione a montarla e a non perdere neanche una vitina. Eppure mi sono preso tutto il tempo che volevo, di sabato pomeriggio, ho fatto una pausa caffé, ho scritto sul forum...ma le viti erano contate. :lol:
Era UNA cassettiera.
Eri a casa tua.
Non c'era un capo turno a prenderti il tempo.
Tua moglie non fermava la preparazione della cena per tutti se ti fermavi.

E' un pò diverso, non credi?

E cmq, se una delle viti contate ti scappava di mano e finiva sotto quell'armadio che non si può spostare, ora la cassettiera sarebbe in soggiorno mezza montata, tua moglie direbbe che sei un buono a nulla e domani dovresti fare la fila al negozio per chiedere una vite aggiuntiva.

Tutto per una schifosa vite... :rolleyes:
Pandi, a breve ti scrivo un mp
 
Jambana ha scritto:
PanDemonio ha scritto:
E cmq, se una delle viti contate ti scappava di mano e finiva sotto quell'armadio che non si può spostare, ora la cassettiera sarebbe in soggiorno mezza montata, tua moglie direbbe che sei un buono a nulla e domani dovresti fare la fila al negozio per chiedere una vite aggiuntiva.

Tutto per una schifosa vite... :rolleyes:

Beh da ques'ultima frase emerge il fatto che oltre ad avere una concezione del mondo a volte diversa, abbiamo probabilmente anche compagne diverse, o almeno un rapporto molto diverso con loro!... se mi dicesse che sono un buono a nulla per una vite persa, mi preoccuperei davvero! :lol:
Per una vite persa, no.

Per una cassettiera mezza montata in soggiorno per due giorni, forse sì. ;)

(e cmq stavo "estremizzando", jambana-san... :rolleyes: )

Comunque, permettimi, visto che siamo in tema, se anche nel privato sei cosi' polemico (cioe' riesci a superare addirittura me :lol: ) non invidio per niente la tua! :lol: :D
La mia, per la cronaca, ha appena letto questo scambio, concorda con me e si è fatta due risate.

Detto questo non sono, né qui né "dal vivo" un polemico "tanto per".

Ma questo è un forum, nei forum si discute, e se leggo qualcosa che non mi torna penso che sia giusto dire la mia.

Sayonara...
 
C'è da considerare però che in Giappone i ritmi di lavoro sono molto più lenti di quelli italiani. I Giapponesi lavorano più ore, ma con ritmi meno frenetici di quelli nostrani.
I ritmi frenetici delle fabbriche italiane sono la causa di tutti i loro problemi.
 
PanDemonio ha scritto:
Jambana ha scritto:
Il tuo discorso mi pare oltremodo superficiale, soprattutto nell'esempio di cui stavamo discutendo: il fatto che un processo sia strutturato per eliminare una possibile fonte di errore, o di sfrido materiale, o di infortunio, non vuol dire che sia in questo caso peggiore per il lavoratore a livello di qualità della vita, o di ergonomia, fatica, etc etc.
Tutto dipende da cosa si fa, e come, per eliminare la fonte d'errore.

Nel caso specifico, riporto le parole del post di apertura:

"In Giappone invece il contrario, ovvero la vite non cade, devi montare 4 viti per fare questa lavorazione? Bene 4 te ne do, se ne manca una, la produzione viene fermata fino a quando non trovi la vite. Sei tu operatore che fermi la linea, vieni responsabilizzato affinché la lavorazione venga effettuata bene. Io azienda però, ti fornisco tutti gli strumenti affinché ti arrivino 4 e solo 4 viti e non possano cadere."

Io ho due mani, non due pinze elettroattuate. Le cose mi cadono, talvolta, anche se faccio di tutto per fare le cose per bene, e lavorare con questo peso addosso è fonte di stress psicofisico tanto grande quanto non necessario.

Estremizzo l'esempio: se l'operaio con la cassettina piene di viti e il panino in mano deve montarne tantissime in un'unità di tempo tanto che fa fatica a stare al ritmo, in una fabbrica buia e fredda o calda o molto rumorosa o sporca, in una posizione scomoda, e quello che ha le viti contate lo fa in una postazione comoda e perfettamente illuminata, con tutto il tempo a disposizione, chi sarà più "pollo da batteria" tra i due?
Non capisco il contributo alla discussione di tale estremizzazione, a parte quello di ricordare i pensieri del buon Catalano a "Quelli della Notte".

Prendiamo invece due operai, nella stessa fabbrica, alla stessa linea, che devono montare lo stesso pezzo sulla stessa macchina con lo stesso numero di viti nello stesso tempo. Uno ha un cassettino dal quale prendere quelle che gli servono, e se gliene cade una sul nastro o per terra chissenefrega. L'altro ne riceve una alla volta da un distributore, e se gli cade ferma la produzione finché non la ritrova perché non può sostituirla.
Chi lavora più serenamente?

E' chiaro che è un esempio immaginario, ma non capisco in cosa il fatto che un processo annulli le possibilità di errore possa inficiare la qualità della vita del lavoratore che lo compie...
Il fatto che ti sfugge è che qui il processo non annulla un bel niente, ma sposta sulle spalle del singolo operaio un peso spropositato e non necessario (lo stop della produzione) a fronte di un evento accidentale che può capitare a chiunque. E questo inficia eccome la qualità di vita sull'ambiente di lavoro.

inoltre eliminare il margine d'errore secondo me può diminuire (magari non in tutti i soggetti) anche lo stress psicologico: è meglio correre dietro ad un errore fatto, rimediarlo alla bell'è meglio mentre la catena continua ad andar inficiando probabilmente anche la qualità dei pezzi immediatamente successivi, o poter (dover) fermare la catena, ma con la certezza che non vi siano errori o problemi sul prodotto?
Mi sembra che sia esattamente l'opposto: avere un certo margine d'errore (cade la vite? ne prendo un'altra e bon) elimina lo stress psicologico di dover lavorare con perfezione assoluta pena lo stop della produzione e la riprovazione di dirigenti e colleghi.

Se poi vogliamo criticare il lavoro in catena di montaggio va benissimo, ma quello è tutto un altro discorso, che riguarda tutti.
Non è quello che ho detto.

Ieri ho montato una cassettiera dell'Ikea, quindi tutt'altro che giapponese...le innumerevoli viti, vitine, tasselli che la componevano erano perfettamente contate, ne una in più ne una in meno. Non mi sono certo sentito un pollo da batteria. Certo, se sai che tutto è contato fai un po' più di attenzione a montarla e a non perdere neanche una vitina. Eppure mi sono preso tutto il tempo che volevo, di sabato pomeriggio, ho fatto una pausa caffé, ho scritto sul forum...ma le viti erano contate. :lol:
Era UNA cassettiera.
Eri a casa tua.
Non c'era un capo turno a prenderti il tempo.
Tua moglie non fermava la preparazione della cena per tutti se ti fermavi.

E' un pò diverso, non credi?

E cmq, se una delle viti contate ti scappava di mano e finiva sotto quell'armadio che non si può spostare, ora la cassettiera sarebbe in soggiorno mezza montata, tua moglie direbbe che sei un buono a nulla e domani dovresti fare la fila al negozio per chiedere una vite aggiuntiva.

Tutto per una schifosa vite... :rolleyes:

fammi capire...tu credi che gli operai italiani, francesi, dell'est europa ecc. siano meno sottoposti a pressioni psicologiche? perchè in tal caso ti consiglio di chiedere un pò in giro ai suddetti...
 
Ma Pandemonio, dopo che gli e' stato detto che in fabbrica contano i bulloni, si e' gia' fatto un'idea esaustiva delle condizioni di lavoro nella fabbrica nel loro complesso, e anche nel confronto con le realta' europee, che sicuramente conoscera' tutte a menadito.
Tanto da dire che nel primo esempio sono polli in batteria.
Accidenti, se avessi solo un milionesimo della sua capacita' di analisi a distanza, che ha del soprannaturale, farei fortuna.
 
Jambana ha scritto:
Ma Pandemonio, dopo che gli e' stato detto che in fabbrica contano i bulloni, si e' gia' fatto un'idea esaustiva delle condizioni di lavoro nella fabbrica nel loro complesso, e anche nel confronto con le realta' europee, che sicuramente conoscera' tutte a menadito.
Tanto da dire che nel primo esempio sono polli in batteria.
Accidenti, se avessi solo un milionesimo della sua capacita' di analisi a distanza, che ha del soprannaturale, farei fortuna.
Ma no, lui giustamente è molto più romantico ed attento alla vita operaia. Non ha torto, solo che in via del tutto privata sto provando a fargli capire alcune cose sul metodo giapponese, che poi tanto male non è
 
Ma sinceramente, chi siamo noi per giudicare con cognizione di causa se un dipendente lavora in condizioni migliori in uno stabilimento della Mazda o della Suzuki in giappone, o in uno stabilimento Fiat, Opel o Dacia?
Quali elementi ed esperienze abbiamo per avere un'idea che rispecchi veramente la realta', se non la lettura di qualche articolo o qualche libro?
Io ho un solo piccolo contributo da dare, che non riguarda la catena di montaggio: tempo fa ho conosciuto un designer che ha lavorato per Honda in uno dei numerosi centri stile (ai tempi aveva lavorato al cruscotto dell'Accord, penso americana), mi diceva che l'atmosfera e' particolare (tutti con lo stesso camice, dal dirigente alla donna delle pulizie, questo mi pare molto "democratico" e rafforzativo dello spirito di appartenenza all'azienda) e che i progetti partono spesso da idee molto concettuali (per esempio ispirandosi ad elementi della natura, etc etc)...
 
Jambana ha scritto:
Ma sinceramente, chi siamo noi per giudicare con cognizione di causa se un dipendente lavora in condizioni migliori in uno stabilimento della Mazda o della Suzuki in giappone, o in uno stabilimento Fiat, Opel o Dacia?
Quali elementi ed esperienze abbiamo per avere un'idea che rispecchi veramente la realta', se non la lettura di qualche articolo o qualche libro?
Io ho un solo piccolo contributo da dare, che non riguarda la catena di montaggio: tempo fa ho conosciuto un designer che ha lavorato per Honda in uno dei numerosi centri stile (ai tempi aveva lavorato al cruscotto dell'Accord, penso americana), mi diceva che l'atmosfera e' particolare (tutti con lo stesso camice, dal dirigente alla donna delle pulizie, questo mi pare molto "democratico" e rafforzativo dello spirito di appartenenza all'azienda) e che i progetti partono spesso da idee molto concettuali (per esempio ispirandosi ad elementi della natura, etc etc)...
Be, io una mia idea me la dono fatta, senza aiuto dei giornali.
Credimi se ti dico che dal metodo nipponico c'è davvero molto da imparare
 
reFORESTERation ha scritto:
Jambana ha scritto:
Ma sinceramente, chi siamo noi per giudicare con cognizione di causa se un dipendente lavora in condizioni migliori in uno stabilimento della Mazda o della Suzuki in giappone, o in uno stabilimento Fiat, Opel o Dacia?
Quali elementi ed esperienze abbiamo per avere un'idea che rispecchi veramente la realta', se non la lettura di qualche articolo o qualche libro?
Io ho un solo piccolo contributo da dare, che non riguarda la catena di montaggio: tempo fa ho conosciuto un designer che ha lavorato per Honda in uno dei numerosi centri stile (ai tempi aveva lavorato al cruscotto dell'Accord, penso americana), mi diceva che l'atmosfera e' particolare (tutti con lo stesso camice, dal dirigente alla donna delle pulizie, questo mi pare molto "democratico" e rafforzativo dello spirito di appartenenza all'azienda) e che i progetti partono spesso da idee molto concettuali (per esempio ispirandosi ad elementi della natura, etc etc)...
Be, io una mia idea me la dono fatta, senza aiuto dei giornali.
Credimi se ti dico che dal metodo nipponico c'è davvero molto da imparare

Beh il metodo Toyota lo hanno "importato" praticamente tutti i costruttori europei, e non solo di automobili.

Comunque a Pandemonio vorrei dire che uno dei principi del metodo Toyota e' questo:

Livella il carico di lavoro (heijunka). Lavora come se fossi una tartaruga, non una lepre.

Alla faccia dei polli.

:D
 
JigenD ha scritto:
fammi capire...tu credi che gli operai italiani, francesi, dell'est europa ecc. siano meno sottoposti a pressioni psicologiche? perchè in tal caso ti consiglio di chiedere un pò in giro ai suddetti...

L'incipit era questo:

"In Giappone (...) la vite non cade, devi montare 4 viti per fare questa lavorazione? Bene 4 te ne do, se ne manca una, la produzione viene fermata fino a quando non trovi la vite. Sei tu operatore che fermi la linea, vieni responsabilizzato affinché la lavorazione venga effettuata bene."

Le mie affermazioni sono le seguenti, in ordine:

"Se non si possono permettere di prendere la metro dopo, o di far cadere una vite, fare quella vita non mi interessa."

"Tra il panino mangiucchiato nella portiera dell'alfasud e le viti contate della fabbrica giapponese c'è sicuramente una posizione intermedia che garantisce sufficiente qualità: dell'auto per me che la compro, e di vita all'operaio che la monta."

"Trattasi di opinione personale, e quindi discutibile quanto vuoi. Certo, è possibile che anche il pollo di batteria sia felice e orgoglioso di passare la sua intera e breve vita incastrato insieme ai suoi simili senza poter fare altro che mangiare e produrre uova, ma se fossi un pollo A ME non piacerebbe, poiché so che c'è il modo di vivere meglio."

L'ultima l'hai quotata, quindi presumo che l'abbia letta.

Ora mi di dici dove ho detto quello che mi attribuisci?
 
Anzi, nella discussione mi sembra importante riportarli tutti (si possono trovare su wikipedia):

Principi

I principi sottostanti chiamati the Toyota Way, come per un documento prodotto da Toyota:

Miglioramento Continuo
Sfida (Avere il coraggio di accettare la sfida, e avere creatività per realizzare i nostri sogni.)
Kaizen (Migliorare il business in maniera continua, cercando innovazione ed evoluzione.)
Genchi Genbutsu (Cercare i dati alla fonte per una decisione corretta.)

Rispetto per le persone
Rispetto (Rispettiamo gli altri, fare il possibile per capirsi l'un l'altro, prendersi la responsabilità delle proprie azioni e fare del nostro meglio per costruire una fiducia reciproca.)
Lavoro di squadra (Stimoliamo la crescita personale e professionale, condividiamo le opportunità per sviluppare abilità di squadra ed individuali.)

Esiste una produzione esterna a Toyota che ha riassunto i 14 principi manageriali the Toyota Way[6].

Filosofia a lungo termine
Basa le decisioni manageriali con una filosofia a lungo termine, anche se questo comporta sacrifici economici a breve termine.

Il giusto processo produrrà i giusti risultati
Un processo continuo porterà i problemi alla luce.
Usare un sistema pull per evitare sovraproduzione.
Livella il carico di lavoro (heijunka). Lavora come se fossi una tartaruga, non una lepre.
Costruisci la cultura di fermarsi per correggere i problemi, avere la qualità come primo obiettivo.
Compiti standardizzati sono la base per un miglioramento continuo e per un senso di legittimazione dei dipendenti.
Usa un sistema di controllo visuale, così non ci saranno problemi nascosti.
Usa solo le tecnologie disponibili testate ed affidabili che aiutino le persone ed i processi produttivi.

Aggiungi valore alla società migliorando persone e partner [modifica]
Cresci leader che capiscono veramente il lavoro, che vivono la filosofia e che la insegnano agli altri.
Sviluppa gente eccezionale e team che seguono la filosofia aziendale.
Rispetta i tutti i tuoi partner e fornitori stimolandoli ed aiutandoli a crescere.


Risolvere i problemi alla radice migliora l'apprendimento organizzativo ]
Vai e vedi da solo per capire la situazione (Genchi Genbutsu, &#29694;&#22320;&#29694;&#29289; );
Prendi decisioni lentamente per consenso, considerando veramente tutte le opzioni (Nemawashi, &#26681;&#22238;&#12375; ); implementa le decisioni rapidamente;
Diventa un'azienda che applica apprendimento organizzativo tramite la riflessione (Hansei, &#21453;&#30465; ) e miglioramento continuo (Kaizen, &#25913;&#21892; ).


A me non paiono i principi del padrone ottocentesco della ferriera, ma quelli di un'azienda che vuole valorizzare, responsabilizzare e coinvolgere nel miglioramento del processo produttivo tutte le sue risorse umane.
 
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