<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=1500520490268011&amp;ev=PageView&amp;noscript=1"> Non cade; se cade raccogli che costa e ti fai male. | Page 3 | Il Forum di Quattroruote

Non cade; se cade raccogli che costa e ti fai male.

PanDemonio ha scritto:
Jambana ha scritto:
Tu come fai a giudicare
Semplice: vedo come vivono, penso a come vorrei vivere io, e tiro le conclusioni.
Trattasi di opinione personale, e quindi discutibile quanto vuoi.

Certo, è possibile che anche il pollo di batteria sia felice e orgoglioso di passare la sua intera e breve vita incastrato insieme ai suoi simili senza poter fare altro che mangiare e produrre uova, ma se fossi un pollo A ME non piacerebbe, poiché so che c'è il modo di vivere meglio.
Hem... Un pollo non fa uovo, casomai una gallina. :D
Comunque il concetto è chiaro
 
bumper morgan ha scritto:
zanzano ha scritto:
reFORESTERation ha scritto:
Cosa? Una vite.
E allo stesso tempo simbolo di due mentalità industriali, civili e sociali.

Nei processi di produzione industriale c'è tanta differenza, provo a spiegarmi.
In Europa nelle aree di lavoro delle industrie, metalmeccaniche, elettroniche, di mobilifici ecc, viene segnalata che una vite caduta è un costo poiché dispersa, inoltre diventa un pericolo per la sicurezza del lavoratore. L'attenzione al dettaglio, al giusto assembramento tra due parti, impone lavorazioni attente e precise, ma la vite sempre a terra può cadere. Eventualmente poi si monta, l'importante è produrre.
In Giappone invece il contrario, ovvero la vite non cade, devi montare 4 viti per fare questa lavorazione? Bene 4 te ne do, se ne manca una, la produzione viene fermata fino a quando non trovi la vite. Sei tu operatore che fermi la linea, vieni responsabilizzato affinché la lavorazione venga effettuata bene. Io azienda però, ti fornisco tutti gli strumenti affinché ti arrivino 4 e solo 4 viti e non possano cadere.
Questa è la differenza.
Europa: se cade raccogli, recupera e manda avanti la produzione.
In Giappone: la vite non cade, ti do gli strumenti affinché non cada, se cade (ma non cade), ferma tutto.
Chiaro?

ciao reFORESTERation
forse ti sfugge un piccolo particolare:
in jap hanno energia ad aiosa a tal punto che posso permettersi di fermare una catena di montaggio
in europa non é la stessa cosa.... si va avanti a carbone tra un po e a candele...
in Giap hanno le auto elettriche pure
in Europa hanno le auto ibride sempre con motore endotermico accoppiato...

salutami la vite.
saluti zanza

dopo Fukushima non credo che abbiano energia a iosa....che poi li si fermi una catena di montaggio perché a uno é caduta una vite, mi pare una sciocchezza colossale.
ciao bumer
non mi son permesso di scrivere una veritá assoluta altrimenti... apriti cielo!!

pensa se gli avessi scritto che per fortuna della azienda quella vite é caduta x terra xche é stata fatta male e l'operaio non se é accorto nel tirarla su dalla scatoletta...
saluti zanza
 
In Giappone esitate la stessa casettina, con un motorino elettrico collegato ad un braccio flessibile come quello delle lampade da comodino, alla quante sommità é posizionata una calamita. Premendo il tasto rosso grosso come un fungo di emergenzs azioni il motorino, il braccio scende, la calamita prende una vite sola. Questo quando nella postazione di lavoro non arrivano4 viti contate.

reFORESTERation ma ti rendi conto che nella catena di montaggio jap c'é jn motorino in più??
che quel motorino solo per essere attivato ha bisogno di energia?
e qua in Europ che facciam??
inventiamo una nuova figura professionale??
"il cicloide"
con uno solgan del tipo:
"ogni mattino il cicloide si mette a correre
pedalata dopo pedalata scappa dalla mediocritá dell'operaio europeo!!"

saluti zanza
 
PanDemonio ha scritto:
Jambana ha scritto:
Tu come fai a giudicare
Semplice: vedo come vivono, penso a come vorrei vivere io, e tiro le conclusioni.
Trattasi di opinione personale, e quindi discutibile quanto vuoi.

Certo, è possibile che anche il pollo di batteria sia felice e orgoglioso di passare la sua intera e breve vita incastrato insieme ai suoi simili senza poter fare altro che mangiare e produrre uova, ma se fossi un pollo A ME non piacerebbe, poiché so che c'è il modo di vivere meglio.

Il tuo discorso mi pare oltremodo superficiale, soprattutto nell'esempio di cui stavamo discutendo: il fatto che un processo sia strutturato per eliminare una possibile fonte di errore, o di sfrido materiale, o di infortunio, non vuol dire che sia in questo caso peggiore per il lavoratore a livello di qualità della vita, o di ergonomia, fatica, etc etc.

Estremizzo l'esempio: se l'operaio con la cassettina piene di viti e il panino in mano deve montarne tantissime in un'unità di tempo tanto che fa fatica a stare al ritmo, in una fabbrica buia e fredda o calda o molto rumorosa o sporca, in una posizione scomoda, e quello che ha le viti contate lo fa in una postazione comoda e perfettamente illuminata, con tutto il tempo a disposizione, chi sarà più "pollo da batteria" tra i due?

E' chiaro che è un esempio immaginario, ma non capisco in cosa il fatto che un processo annulli le possibilità di errore possa inficiare la qualità della vita del lavoratore che lo compie...inoltre eliminare il margine d'errore secondo me può diminuire (magari non in tutti i soggetti) anche lo stress psicologico: è meglio correre dietro ad un errore fatto, rimediarlo alla bell'è meglio mentre la catena continua ad andar inficiando probabilmente anche la qualità dei pezzi immediatamente successivi, o poter (dover) fermare la catena, ma con la certezza che non vi siano errori o problemi sul prodotto?

Se poi vogliamo criticare il lavoro in catena di montaggio va benissimo, ma quello è tutto un altro discorso, che riguarda tutti.

Ieri ho montato una cassettiera dell'Ikea, quindi tutt'altro che giapponese...le innumerevoli viti, vitine, tasselli che la componevano erano perfettamente contate, ne una in più ne una in meno. Non mi sono certo sentito un pollo da batteria. Certo, se sai che tutto è contato fai un po' più di attenzione a montarla e a non perdere neanche una vitina. Eppure mi sono preso tutto il tempo che volevo, di sabato pomeriggio, ho fatto una pausa caffé, ho scritto sul forum...ma le viti erano contate. :lol:
 
Per quanto riguarda il "come vivono", secondo me si entra in un campo sterminato di cui conosciamo davvero poco...una cultura complessa piena di opposti, anche di contraddizioni, della quale noi occidentali in genere conosciamo solo gli aspetti più pittoreschi. Limitarsi alla metropolitana piena con i passeggeri stipati è davvero un peccato, perché dall'altra parte ci sono esempi opposti, di calma, di tranquillità, di bellezza formale e spirituale estreme e intimamente connesse, quasi inarrivabili nella loro raffinatezza.
Mi pare che il nostro sguardo esterno su una cultura così diversa sia davvero poco significativo senza una conoscenza maggiore che in pochi, me compreso ovviamente, per forza di cose abbiamo.

http://www.youtube.com/watch?v=LGs_vGt0MY8
 
Jambana ha scritto:
PanDemonio ha scritto:
Jambana ha scritto:
Tu come fai a giudicare
Semplice: vedo come vivono, penso a come vorrei vivere io, e tiro le conclusioni.
Trattasi di opinione personale, e quindi discutibile quanto vuoi.

Certo, è possibile che anche il pollo di batteria sia felice e orgoglioso di passare la sua intera e breve vita incastrato insieme ai suoi simili senza poter fare altro che mangiare e produrre uova, ma se fossi un pollo A ME non piacerebbe, poiché so che c'è il modo di vivere meglio.

Il tuo discorso mi pare oltremodo superficiale, soprattutto nell'esempio di cui stavamo discutendo: il fatto che un processo sia strutturato per eliminare una possibile fonte di errore, o di sfrido materiale, o di infortunio, non vuol dire che sia in questo caso peggiore per il lavoratore a livello di qualità della vita, o di ergonomia, fatica, etc etc.

Estremizzo l'esempio: se l'operaio con la cassettina piene di viti e il panino in mano deve montarne tantissime in un'unità di tempo tanto che fa fatica a stare al ritmo, in una fabbrica buia e fredda o calda o molto rumorosa o sporca, in una posizione scomoda, e quello che ha le viti contate lo fa in una postazione comoda e perfettamente illuminata, con tutto il tempo a disposizione, chi sarà più "pollo da batteria" tra i due?

E' chiaro che è un esempio immaginario, ma non capisco in cosa il fatto che un processo annulli le possibilità di errore possa inficiare la qualità della vita del lavoratore che lo compie...inoltre eliminare il margine d'errore secondo me può diminuire (magari non in tutti i soggetti) anche lo stress psicologico: è meglio correre dietro ad un errore fatto, rimediarlo alla bell'è meglio mentre la catena continua ad andar inficiando probabilmente anche la qualità dei pezzi immediatamente successivi, o poter (dover) fermare la catena, ma con la certezza che non vi siano errori o problemi sul prodotto?

Se poi vogliamo criticare il lavoro in catena di montaggio va benissimo, ma quello è tutto un altro discorso, che riguarda tutti.

Ieri ho montato una cassettiera dell'Ikea, quindi tutt'altro che giapponese...le innumerevoli viti, vitine, tasselli che la componevano erano perfettamente contate, ne una in più ne una in meno. Non mi sono certo sentito un pollo da batteria. Certo, se sai che tutto è contato fai un po' più di attenzione a montarla e a non perdere neanche una vitina. Eppure mi sono preso tutto il tempo che volevo, di sabato pomeriggio, ho fatto una pausa caffé, ho scritto sul forum...ma le viti erano contate. :lol:

ovvero IKEA dovrebbe mettere qualche vite in piu' di scorta .... :?:
 
Jambana ha scritto:
PanDemonio ha scritto:
Jambana ha scritto:
Tu come fai a giudicare
Semplice: vedo come vivono, penso a come vorrei vivere io, e tiro le conclusioni.
Trattasi di opinione personale, e quindi discutibile quanto vuoi.

Certo, è possibile che anche il pollo di batteria sia felice e orgoglioso di passare la sua intera e breve vita incastrato insieme ai suoi simili senza poter fare altro che mangiare e produrre uova, ma se fossi un pollo A ME non piacerebbe, poiché so che c'è il modo di vivere meglio.

Il tuo discorso mi pare oltremodo superficiale, soprattutto nell'esempio di cui stavamo discutendo: il fatto che un processo sia strutturato per eliminare una possibile fonte di errore, o di sfrido materiale, o di infortunio, non vuol dire che sia in questo caso peggiore per il lavoratore a livello di qualità della vita, o di ergonomia, fatica, etc etc.

Estremizzo l'esempio: se l'operaio con la cassettina piene di viti e il panino in mano deve montarne tantissime in un'unità di tempo tanto che fa fatica a stare al ritmo, in una fabbrica buia e fredda o calda o molto rumorosa o sporca, in una posizione scomoda, e quello che ha le viti contate lo fa in una postazione comoda e perfettamente illuminata, con tutto il tempo a disposizione, chi sarà più "pollo da batteria" tra i due?

E' chiaro che è un esempio immaginario, ma non capisco in cosa il fatto che un processo annulli le possibilità di errore possa inficiare la qualità della vita del lavoratore che lo compie...inoltre eliminare il margine d'errore secondo me può diminuire (magari non in tutti i soggetti) anche lo stress psicologico: è meglio correre dietro ad un errore fatto, rimediarlo alla bell'è meglio mentre la catena continua ad andar inficiando probabilmente anche la qualità dei pezzi immediatamente successivi, o poter (dover) fermare la catena, ma con la certezza che non vi siano errori o problemi sul prodotto?

non posso che concordare. Inoltre, chi pensa che un operaio giapponese e, udite udite, coreano, sia più infelice e sfruttato di un operaio del sud-europa o dell'est-europa, evidentememente è rimasto molto indietro. Più o meno come quelli che pensavano che gli indiani fossero dei pittoreschi fachiri con turbante d'ordinanza e flauto, e hanno invece preso una brutta doccia fredda di ritorno alla realtà proprio in questi giorni.
 
Jambana ha scritto:
arizona77 ha scritto:
ovvero IKEA dovrebbe mettere qualche vite in piu' di scorta .... :?:

Ti ci impegni per far cascare le braccia con i tuoi commenti o ti vengono naturali, di getto?

squola zerosan.....
risparmiati non hai la sua classe....
e rispondi a tono a domande poste educatamente....
o sei abituato alla giungla
 
arizona77 ha scritto:
Jambana ha scritto:
arizona77 ha scritto:
ovvero IKEA dovrebbe mettere qualche vite in piu' di scorta .... :?:

Ti ci impegni per far cascare le braccia con i tuoi commenti o ti vengono naturali, di getto?

squola zerosan.....
risparmiati non hai la sua classe....
e rispondi a tono a domande poste educatamente....
o sei abituato alla giungla

Sono abituato a interlocutori diversi, forse. La tua domanda dopo tutto il mio discorso mi sembrava più che sarcastica. Se non è così mi scuso per averti sopravvalutato. Nella mia risposta comunque non c'era niente di ineducato.

p.s. i miei interventi sono sempre farina del mio sacco, non devo certo ispirarmi alle "sQuole" di nessuno,specie degli utenti con cui spesso ho differenze di vedute ;)
 
Jambana ha scritto:
arizona77 ha scritto:
Jambana ha scritto:
arizona77 ha scritto:
ovvero IKEA dovrebbe mettere qualche vite in piu' di scorta .... :?:

Ti ci impegni per far cascare le braccia con i tuoi commenti o ti vengono naturali, di getto?

squola zerosan.....
risparmiati non hai la sua classe....
e rispondi a tono a domande poste educatamente....
o sei abituato alla giungla

Sono abituato a interlocutori diversi, forse. La tua domanda dopo tutto il mio discorso mi sembrava più che sarcastica. Se non è così mi scuso per averti sopravvalutato. Nella mia risposta comunque non c'era niente di ineducato.

p.s. i miei interventi sono sempre farina del mio sacco, non devo certo ispirarmi alle "sQuole" di nessuno,specie degli utenti con cui spesso ho differenze di vedute ;)

rileggi....
ti ho solo posto una domanda e chiesto di rispondere a tono,
e .....una domanda posta educatamente.....
I commenti fuori luogo, lasciali al maestro zerosan ;)
 
Rileggi tu cosa ho scritto a proposito delle viti...e troverai la tua risposta.

Mi pare evidente che abbia citato l'esempio di Ikea per dimostrare che il fatto di implementare processi che riducano lo spreco di materiali e componenti attraverso la precisione nella fornitura, quindi indirettamente anche gli errori perché si deve effettuare bene il montaggio, abbia poco a che vedere con le condizioni di lavoro più o meno buone.
 
Non dimentichiamoci anche che, per far sì che un sistema del genere vada bene, TUTTE le vitine e i tassellini devono funzionare perfettamente, con bassissimi margini di difettosità, e le confezioni devono essere preparate con estrema precisione.
Su milioni di pezzi ciò non è assolutamente banale.
La via più semplice è "buttiamone qualcuna in più, magari ce n'è qualcuna venuta male, non si sa mai". Ma perché sprecare cinque milioni di vitine quando si possono mettere nella confezione solo quelle necessarie?
 
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