<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=1500520490268011&amp;ev=PageView&amp;noscript=1"> Museo Alfa Romeo: finalmente il TAR ha respinto il vergognoso ricorso contro il vincolo. | Page 252 | Il Forum di Quattroruote

Museo Alfa Romeo: finalmente il TAR ha respinto il vergognoso ricorso contro il vincolo.

Ex Batri ha scritto:
Sul sito del mio ordine professionale è stato pubblicato un articolo sul museo Alfa e spiega perchè la Soprintendenza ha messo il vincolo non solo sull'immobile ma anche sul suo contenuto, le nostre amate Alfa

http://www.ordinearchitetti.mi.it/it/notizie/dettaglio/7339-maria-vittoria-capitanucci-museo-e-territorio

Qui lo riporto

"Maria Vittoria Capitanucci: museo e territorio
02/04/2014

Recentemente sullo storico mensile della Domus editore ?Quattoruote? sono apparse alcune proposte progettuali riguardo la ristrutturazione del Museo Alfa Romeo di Arese, in cui si spiega che, grazie alla vendita di alcuni dei modelli più prestigiosi ivi conservati per la raccolta dei fondi necessari, sarebbe possibile riaprire il museo in tempo per Expo 2015, pochi chilometri distante, rimettendo finalmente a disposizione del pubblico una collezione unica al mondo.

Ne abbiamo parlato con Maria Vittoria Capitanucci, critico e storico dell?architettura, autrice del volume dedicato all?opera dei fratelli Latis (skira 2007), progettisti del museo e degli uffici limitrofi nel 1974.
Docente incaricato al Politecnico di Milano e autrice di numerosi testi dedicati al professionismo milanese del dopoguerra, oltre che dell?ultima guida sull?architettura contemporanea milanese edita da Skira nel 2012, di cui, ci racconta, a breve in libreria il suo terzo aggiornamento. Non ultimo redattrice stabile de ?l?architetto?, la nuova rivista digitale del CNA diretta da Pierluigi Mutti.

Perché occuparci di un lavoro in fondo minore dello studio Latis, molto attivo a Milano nel dopoguerra, e in che direzione la sua conservazione può essere di qualche attualità?

Quest?opera, nata a cavallo degli anni ?60 e ?70, si inserisce in un momento in cui l?architettura industriale era terreno di sperimentazione su più fronti e parlava diversi linguaggi, non è un caso dunque che si proponesse l?accostamento degli uffici ai luoghi della produzione o, addirittura, come in quest?occasione ad un museo, che porta con sé la storia e l?identità del gruppo industriale. Dunque questo progetto ha un valore che va considerato sia nel significato che ha avuto nel suo contesto storico e culturale (un momento eroico ed illuminato per l?industria italiana e i suoi ?uomini?) sia sul piano prettamente architettonico, magari non superlativo, e nel suo carattere paesaggistico. È un esempio, questo dell?Alfa, emblematico della storia del ?900 industriale. Un sito, infatti, arricchitosi nel tempo di opere di progettisti di primo piano della storia dell?architettura, a partire da Giulio Minoletti a metà degli anni ?60, a seguire con Antonio Cassi Ramelli, che coinvolse a sua volta l?ing. Vittore Ceretti e i fratelli Vito e Gustavo Latis nella seconda metà degli anni ?70, per concludere con la costruzione degli uffici tecnici da parte di Ignazio Gardella. Insieme, costoro e i loro interventi, esprimono coralmente lo stato di avanzamento della cultura architettonica di quegli anni, evidenziando il raffinato utilizzo di elementi prefabbricati e del cemento, oltre alle soluzioni progettuali sulla distribuzione e sulla flessibilità degli spazi del lavoro.

In questo senso il museo ha un valore non solo riferito all?edificio in sè, quanto ad un elemento congruente ad un sistema complesso strutturale all?idea moderna di stabilimento. In questo senso Giuseppe Luraghi, presidente dell?Alfa Romeo, già parte del gruppo IRI, si dimostra un visionario colto e pragmatico, letterato ed economista, incarna una committenza illuminata che negli anni sessanta ha espresso forse le sue più alte potenzialità. Alla stregua degli Olivetti, dei Pirelli e di alcuni dei grandi industriali dello scorso secolo, fu un lungimirante conservatore che seppe coniugare l?attività manageriale a quella umanistica. Da semplice impiegato Pirelli agli inizi degli anni ?30, diviene dirigente IRI e per questo dal ?60, con alterne fortune, presidente dell?Alfa Romeo. Ma negli stessi anni fu anche fondatore delle edizioni della Meridiana, e lui stesso scrittore e poeta.

In cosa allora ritroviamo il valore che anche la Soprintendenza, nella sua azione di tutela rispetto alla collezione di automobili, di fatto riconosce nell?allestimento dei fratelli Latis?

Il museo nel suo allestimento ha sicuramente una maggior libertà di espressione rispetto agli edifici che lo contengono. La vicenda come ho detto si avvia con l?incarico nella seconda metà degli anni ?60 ad Antonio Cassi Ramelli. Successivamente intervengono Vittore Ceretti e i fratelli Latis, configurando così un lavoro corale, molto probabilmente con una suddivisione di competenze piuttosto precisa. Del resto sono tutti progettisti che afferiscono alla realtà industriale del periodo, con cui ognuno ha molteplici intersecazioni ma che si dedicano anche ad ambito completamente differenti, dei Latis ad esempio consociamo tutti la raffinata costellazione di esempi di ediliazia residenziale borghese nella città, meno le sperimentazioni di edifici religiosi prefabbricati (come Zanuso, Minoletti, Magistretti, etc...) e i numerosi edifici polifunzionali e per il terziario. Lo stesso Ceretti, in una delle chiacchierate che facemmo, mi accennò alle complesse vicissitudini di ?incarico? e di scelte progettuali che caratterizzarono la vicenda progettuale del Museo?Certo, se guardiamo i disegni conservati nell?archivio Latis, possiamo vedere con quale passione e profondità di dettaglio vi abbiano di fatto lavorato in prima persona.
E, mentre l?involucro si pone in relazione con il contesto costruito e in costruzione e con un linguaggio concertato tra i vari protagonisti della vicenda, l?allestimento interno, o meglio la concezione spaziale degli interni, ribadisco, ha una grande forza, un impatto e una distribuzione che potrebbe certamente essere oggetto di un rinnovamento contemporaneo senza di fatto doverne scalfire l?identità: i piani sfalsati e la scala che li collega tra loro, il percorso che conduce al centro dell?impluvio, a trionfo dell?allestimento museale, in cui sono collocati i 5 pezzi più importanti, posti sopra dei podi dimensionate ad hoc, in costante dialogo tra automobili e lo spazio che le contiene.

Pare si tratti degli stessi modelli che ora la proprietà Fiat vorrebbe vendere per realizzare i denari necessari alla ristrutturazione. Come se per i lavori del Louvre si vendesse la Gioconda, si legge da qualche parte?

... E la soprintendenza infatti, per tempo e con grande lungimiranza, ha posto il vincolo proprio sul patrimonio storico conservato e non soltanto sull?edificio. Ma è chiaro che questo allestimento va considerato tutt?uno con la collezione, la rara grazia di questo museo è proprio in questo inscindibile legame. A mio avviso è una struttura di tale potenza e attualità che si presta ad una azione di rinnovamento proprio nei termini in cui è stato ristrutturato il nuovo museo dell?automobile di Torino, dove l?innesto del recente progetto di Cino Zucchi non sembra stravolgere nei fatti l?edificio originario di Amedeo Albertini, ma ne ha con raffinato acume programmatico enfatizzato i caratteri già interessanti ri-immentendoli nella storia di oggi.

Del resto, e torniamo al punto di partenza, il museo dell?Alfa Romeo è una struttura di grande richiamo internazionale, che aggiunge rendita di posizione ad un distretto in grande rinnovamento, tra Expo, Fiera, e il nuovo polo commerciale e residenziale in via di costruzione sulle altre parti dismesse dell?Alfa?

Credo che proprio qui stia il grande interesse di questo Museo, come da anni stiamo cercando di evidenziare nello studio di quanto soprattutto la cultura architettonica lombarda ha espresso, che potremmo leggere in una sorta di doppio passo, a nostro modo di vedere inscindibile: da una parte il lavoro sulla città, dall?altra sul paesaggio contemporaneo. Studiosi come Tullia Iori e Sergio Poretti, Marzia Marandola, Claudia Conforti, ma lo stesso Carlo Olmo con il suo lungo lavoro su Nervi, si muovono da tempo per sottolineare con importanti contributi (su Morandi, Musmeci, De Miranda, Favini ?ma anche Zanuso, Mangiarotti, Morassutti) come la storia dell?ingegneria e della ?concezione strutturale? sia a tutti gli effetti una storia alta che ha disegnato il nostro paesaggio e la nostra cultura architettonica esattamente come i grandi musei, le abitazioni e tutta l?edilizia non infrastrutturale. Come la bella mostra ?L?architettura del mondo? dello scorso anno alla Triennale, curata da Alberto Ferlenga, ha evidenziato. Il paesaggio è oggi al centro dell?analisi proprio perché restituisce la complessità dell?azione compiuta da questi protagonisti ed insieme allarga gli orizzonti della storia moderna dell?architettura italiana.

Francesco de Agostini
"

Finalmente un bell'articolo argomentato con cognizione di causa. Finalmente!!
 
A me il discorso dell'esproprio per pubblica utilità è venuto in mente fin da quando si era capito quali fossero le reali intenzioni di Fiat.
Tra l'altro l'Art. 42 della Costituzione, ai commi II e III recita testualmente:
"La proprietà privata è riconosciuta e garantita dalla legge, che ne determina i modi di acquisto, di godimento e i limiti allo scopo di assicurarne la funzione sociale e di renderla accessibile a tutti."

"La proprietà privata può essere, nei casi preveduti dalla legge, e salvo indennizzo, espropriata per motivi d'interesse generale."

Secondo me ci sono gli estremi per procedere con l'atto di esproprio, e se ci fosse un Club Alfa, penso in primis a quello di Milano, che si rendesse promotore dell'iniziativa con una raccolta fondi per affrontare le ingenti spese legali, penso che molti appassionati del marchio sparsi per il globo non si tirerebbero indietro pur di non vedere il Museo ridotto ad uno scheletro invaso dalle erbacce.
 
transaxle73 ha scritto:
A me il discorso dell'esproprio per pubblica utilità è venuto in mente fin da quando si era capito quali fossero le reali intenzioni di Fiat.
Tra l'altro l'Art. 42 della Costituzione, ai commi II e III recita testualmente:
"La proprietà privata è riconosciuta e garantita dalla legge, che ne determina i modi di acquisto, di godimento e i limiti allo scopo di assicurarne la funzione sociale e di renderla accessibile a tutti."

"La proprietà privata può essere, nei casi preveduti dalla legge, e salvo indennizzo, espropriata per motivi d'interesse generale."

Secondo me ci sono gli estremi per procedere con l'atto di esproprio, e se ci fosse un Club Alfa, penso in primis a quello di Milano, che si rendesse promotore dell'iniziativa con una raccolta fondi per affrontare le ingenti spese legali, penso che molti appassionati del marchio sparsi per il globo non si tirerebbero indietro pur di non vedere il Museo ridotto ad uno scheletro invaso dalle erbacce.

Non sono un giurista, ma non credo proprio che nei "motivi d'interesse generale" si possa ricondurre il nostro caso di specie.

Anche perché, poi, il problema enorme sarebbe sempre il solito: chi lo mantiene il Museo? Con quali fondi?
E non rispondetemi lo Stato, ma manco un patrimonio inestimabile come Pompei o la Reggia di Caserta riesce a gestire :cry:
 
fpaol68 ha scritto:
Quello stato un cui ministro ha appena dichiarato che fiat essendo azienda privata può andare dove vuole con la sede? Oppure quello stato che ha regalato l'Alfa alla stessa fiat con il vincolo contrattuale di mantenere occupazione e siti produttivi?
Sarebbe bello, vorrebbe dire avere uno Stato, ma temo che sia impossibile.

Un conto è lo Stato, un conto la classe dirigente (lgs POLITICI) che lo amministra.

A seconda del clientelismo o della ragion di turno.

Peccato solo essere arrivati fino a questo punto...amarezza :cry:
 
vecchioAlfista ha scritto:
fpaol68 ha scritto:
Quello stato un cui ministro ha appena dichiarato che fiat essendo azienda privata può andare dove vuole con la sede? Oppure quello stato che ha regalato l'Alfa alla stessa fiat con il vincolo contrattuale di mantenere occupazione e siti produttivi?
Sarebbe bello, vorrebbe dire avere uno Stato, ma temo che sia impossibile.

Un conto è lo Stato, un conto la classe dirigente (lgs POLITICI) che lo amministra.

A seconda del clientelismo o della ragion di turno.

Peccato solo essere arrivati fino a questo punto...amarezza :cry:
Non siamo così pessimisti!
Vi porto un esempio che teoricamente potrebbe benissimo essere fatto per il Nostro museo Alfa.
Nelle Marche c'è un piccolo paesino dell'entroterra chiamato Pergola, dove nel 1946, vennero ritrovati dei bronzi dorati risalenti all'apoca romana. La destinazione di questi magnifici Bronzi doveva e deve essere ancora il museo nazionale archeologico di Ancona.
La cittadinaza e il comune hanno però voluto fortemente che quei bronzi restassero nel loro comune e nonfossero trasferiti al museo nazionale, quindi si sono costruiti un museo loro.
Questo piccolo museo funziona alla grande e fa da catalizzatore per il turismo locale della piccola città di Pergola.

Lo stesso si potrebbe pensare per il Museo di Arese!
Il Comune di Arese potrebbe essere il capo cordata nonchè ENTE ESPROPRIANTE e i vari club alfa a seguire trovando anche sponsor per la gestione!

Per chi volesse approfondire la storia del museo dei bronzi di Pergola
http://www.bronzidorati.com/bronzidorati_ita/museo/museo_bronzi_dorati.htm

Considerazioni di un membro del Tar di Napoli in merito all'esproprio dei Beni Culturali (Per gli avvocati alfisti)
http://www.giustizia-amministrativa.it/documentazione/studi_contributi/2008_12CarpentieriEspropriazioneBeniCulturali.htm
 
Pubblico qui la notizia della scomparsa di Guido Moroni, uno dei Grandi Collaudatori Alfa Romeo.

http://www.quattroruote.it/news/eventi/2014/04/10/alfa_romeo_morto_guido_moroni.html

Chissà se Giampi lo ha conosciuto di persona e ha qualche bel ricordo da condividere con noi.
 
fpaol68 ha scritto:
Pubblico qui la notizia della scomparsa di Guido Moroni, uno dei Grandi Collaudatori Alfa Romeo.

http://www.quattroruote.it/news/eventi/2014/04/10/alfa_romeo_morto_guido_moroni.html

Chissà se Giampi lo ha conosciuto di persona e ha qualche bel ricordo da condividere con noi.

Ciao carissimo FRA e perdona se non mi faccio " sentire " da un bel po' di tempo.

Era forse l'anno 1969 quando ebbi l'occasione di conoscere il Sig. Guido MORONI e che mi fu presentato in ALFA - Via Grosotto -
dagli amici Collaudatori -di cui ho sempre parlato - .
In quella occasione era presente anche il "decano" dei Collaudatori della CASA che - se non erro - era il Sig. Sala.
Le presentazioni durarono solo qualche minuto perchè, avendo io compreso che Moroni desiderava discutere con tutti i Collaudatori presenti , io buono buono mi ritirai un momento in disparte.
Mi fece l'impressione di un " duro " ma comunque un " gentiluomo "
e quando ci accomiatammo egli esternò tanta buona educazione.

Nel tempo ho avuto occasione di rivederlo velocemente 1 o 2 volte ancora.

Faceva parte della Scuola di Sanesi e - come sappiamo - contribuì per tanti anni a deliberare alcune fra le più belle e performanti ALFA.

Quando trapassano personaggi simili c'è sempre tanto dolore. :oops:

E questo dolore, a detta di una persona a me vicina - per via della parentela - si è manifestato questa mattina a Villa VALERA ( a poche centinaia di metri dall' ormai Ex stabilimento dell' ALFA di Arese ) ove si è svolto un simposium sulla situazione Museo ed altro.

Per farla breve e per quel poco che ho saputo da mio cognato, questa mattina - con tanti partecipanti - (alcuni giunti con le loro vetture ALFA anni '50- '60 - '70 ecc ) si " palpava " tanta contrarietà.

Sicuramente saranno stati presenti anche vari personggi della
"stampa" Italiana e quindi domattina dai giornali ne sapremo di più ma oso pensare che la situazione che ci è nota probabilmente seguiterà.

Ti invio 5 foto.

Un carissimo saluto. :D :thumbup:

Attached files /attachments/1789560=35422-Prototipo Alfa Giulietta Sprint -1300 cc. anni 1953-1954- Foto 2.JPG /attachments/1789560=35421-Prototipo Alfa Giulietta Sprint-1300 cc-anni 1953-1954 foto 1.JPG /attachments/1789560=35420-Prototipo ALFA Giulietta Sprint-1300 cc.con collaudatore Guido Moroni in uscita x collaudo a Sirmione.JPG
 
+++

Attached files /attachments/1789561=35423-Cruscotto primissimo prototipo Alfa Giulietta Sprint 1300 cc.-Sperimentale-anni 1953-1954.JPG /attachments/1789561=35424-DSCF4133.JPG
 
HenryChinaski ha scritto:
In home di quattroruote
http://www.quattroruote.it/news/milano/2014/04/14/museo_alfa_romeo_arese_e_gli_alfisti_riapritelo_cos_com_per_l_expo.html

Hai segnalato perfettamente ciò di cui si è parlato ( in base a quello che mi è stato riportato ) a Villa Valera di Arese.

Grazie HENRY. :D :thumbup:
 
Riposto anche qui il mio commento alla news data da 4r. Dopo tre anni mi sembra giusto cominciare a mettere qualche puntino sulle i, ed anche cominciare ad usare un vocabolario appropriato a quello che - di enorme - sta accadendo.

Se fosse vero che secondo qualche norma edilizia, con l?amianto in casa si può stare aperti in deroga, ma non riaprire ex novo, allora direi che avremmo scoperto una possibile nuova ragione per cui il museo è stato chiuso: perché non potesse riaprire a norma di legge.

Forse bisognerebbe cominciare a chiamare le cose col loro nome. Ovvero: se -  in ipotesi puramente accademica -  il ministero individuasse interesse pubblico in un un'opera, che diviene cosí bene culturale del Paese , e parallelamente anche un diritto del pubblico alla sua fruizione senza impedimenti, sì da giustificare l?apposizione di apposito vincolo a protezione e -  sempre in ipotesi puramente accademica -  la risposta del proprietario fosse quella di impedire deliberatamente quella stessa fruizione pubblica con motivazioni surrettizie, allora staremmo assistendo ad una cosa che in italiano e secondo il codice si chiamerebbe ?frode? ad un preciso dispositivo di legge, ovvero una condotta atta ad eluderlo.

Se questa ipotesi fosse verificata, il Ministero competente dovrebbe trarne le conseguenze, ravvisare formalmente questo comportamento smaccatamente elusivo della legge,  ed agire formalmente per la sua riapertura,  nonché valutare anche eventuali passi successivi, anche piú invasivi.  Ricordiamo per esempio che lo stato gode diritto di prelazione in ipotesi di vendita del bene tutelato, ed anche che lo stesso interesse pubblico, che il vincolo dei beni culturali ha già individuato e formalizzato, potrebbe  essere nel contempo fondamento anche di un eventuale esproprio per fini di pubblica utilità. Tutte ipotesi che sino ad ora sono state giustamente considerate eccessive e sproporzionate.

Ma anche tenere chiuso un bene culturale dello Stato per tre anni non sta esattamente contribuendo a ridurre le proporzioni dello scontro: le contromisure che risultavano sproporzionate ieri, continuando il proprietario a tirare l'elastico, potrebbero rivelarsi commisurate e giustificate domani.

Pensate se il Vaticano tenesse la Sistina chiusa da tre anni invocando manutenzioni inesistenti?.  ne nascerebbe un caso di diritto internazionale.

Ebbene: il museo di Arese é a tutti gli effetti la Sistina di tutti i musei automobilistici del mondo.  Concettualmente ha il primato storico anche su quello Ferrari, che viene dopo.

 
 
PierUgoMaria1 ha scritto:
Riposto anche qui il mio commento alla news data da 4r. Dopo tre anni mi sembra giusto cominciare a mettere qualche puntino sulle i, ed anche cominciare ad usare un vocabolario appropriato a quello che - di enorme - sta accadendo.

Se fosse vero che secondo qualche norma edilizia, con l?amianto in casa si può stare aperti in deroga, ma non riaprire ex novo, allora direi che avremmo scoperto una possibile nuova ragione per cui il museo è stato chiuso: perché non potesse riaprire a norma di legge.

Forse bisognerebbe cominciare a chiamare le cose col loro nome. Ovvero: se -  in ipotesi puramente accademica -  il ministero individuasse interesse pubblico in un un'opera, che diviene cosí bene culturale del Paese , e parallelamente anche un diritto del pubblico alla sua fruizione senza impedimenti, sì da giustificare l?apposizione di apposito vincolo a protezione e -  sempre in ipotesi puramente accademica -  la risposta del proprietario fosse quella di impedire deliberatamente quella stessa fruizione pubblica con motivazioni surrettizie, allora staremmo assistendo ad una cosa che in italiano e secondo il codice si chiamerebbe ?frode? ad un preciso dispositivo di legge, ovvero una condotta atta ad eluderlo.

Se questa ipotesi fosse verificata, il Ministero competente dovrebbe trarne le conseguenze, ravvisare formalmente questo comportamento smaccatamente elusivo della legge,  ed agire formalmente per la sua riapertura,  nonché valutare anche eventuali passi successivi, anche piú invasivi.  Ricordiamo per esempio che lo stato gode diritto di prelazione in ipotesi di vendita del bene tutelato, ed anche che lo stesso interesse pubblico, che il vincolo dei beni culturali ha già individuato e formalizzato, potrebbe  essere nel contempo fondamento anche di un eventuale esproprio per fini di pubblica utilità. Tutte ipotesi che sino ad ora sono state giustamente considerate eccessive e sproporzionate.

Ma anche tenere chiuso un bene culturale dello Stato per tre anni non sta esattamente contribuendo a ridurre le proporzioni dello scontro: le contromisure che risultavano sproporzionate ieri, continuando il proprietario a tirare l'elastico, potrebbero rivelarsi commisurate e giustificate domani.

Pensate se il Vaticano tenesse la Sistina chiusa da tre anni invocando manutenzioni inesistenti?.  ne nascerebbe un caso di diritto internazionale.

Ebbene: il museo di Arese é a tutti gli effetti la Sistina di tutti i musei automobilistici del mondo.  Concettualmente ha il primato storico anche su quello Ferrari, che viene dopo.

 

Corretto il tuo pensiero e da me condiviso.

La cosa che mi lascia davvero stranito e' che la stampa non si sta interessando alla questione nei modi che si converrebbe.
Di fronte a così tante stranezze e a azioni insulse e scorrette (in senso letterale, non nel senso giusto).
È pur vero che, per fortuna, non tutti stanno a pensare all'Alfa Romeo e al suo museo, ma qui la questione esula dall'aspetto meramente automobilistico.
Tale vicenda andrebbe studiata e vista con la lente di ingrandimento....perché sono assolutamente convinto che dietro a tutto vi è solo l'affarismo della speculazione edilizia sul territorio, fatto di promesse, voti, intrallazzi e c..zzi, di cui il mondo dell'auto e l'Alfa vi si trova inconsapevolmente dentro.
 
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