Premesso che non mi esprimo sul fatto che si tratti solo dell'ennesimo piano dopo che tutti quelli precedentemente annunciati non sono stati realizzati e premesso che sono convinto che in Italia, per tutta una serie di motivi che non è il caso di ripetere ancora, si debbano e possano produrre (almeno in un'ottica di medio lungo periodo) solo prodotti di alto gamma (non mi riferisco solo all'auto, ovviamente) che sono gli unici che garantiscono margini accettabili e che possano far valere sui mercati il brand "Made In Italy" e premesso che l'importante è che quei prodotti vengano sfornati da manodopera italiana e che poi vengano acquistati da chiunque in qualsiasi parte del mondo possa permetterseli, vorrei far notare qualche punto topico:
Penso che la vera notizia stia nel fatto che tutto il gruppo Fiat (non solo Alfa, ma tutto il groppone, incluso il marchio Fiat) almeno se ho interpretato bene le parole del grande capo, abbandonerà la produzione di massa per andare a confrontarsi solo sulle fasce alte del mercato, precisato che, come detto sopra, tale strategia mi vede grossomodo in accordo ho almeno 3 dubbi:
1): Che fine fanno i famosi 6 milioni di pezzi indicati dallo stesso Marchionne a più riprese, come soglia base minima per garantire la sopravvivenza sul mercato mondiale. Non esiste alcun gruppo, allo stato attuale che riesca a collocare 6 milioni di pezzi sul mercato premium e la concorrenza è spietata. Fiat di fatto è assente in Cina e India, latitante in Africa (indicata da molti analisti come il futuro mercato in espansione, e manche in Sud America inizia a farsi sentire la pressione dei competitore (GM, VW e Jappi in primis). L'unica possibilità che vedo è, se questa è la strategia, l'accordo (non so in quali termini, si può andare dalla semplice collaborazione per singoli prodotti o mercati, alla fusione, all'acquisizione di qualche altro produttore o al farsi acquistare).
2): Il grande capo dice che l'obiettivo è quello di riassorbire tutti i lavoratori italiani.
A mio avviso , però, anche sperando e auspicando che tale obiettivo vada in porto, le ricadute negative di tipo occupazionale ci saranno eccome.
Basta pensare alla rete di vendita, attualmente dimensionata per sostenere le vendite del costruttore N° 1 in termini di volumi sul mercato domestico, che, se l'ottica è quella di cambiare target, dovrà necessariamente ridimensionare i suoi volumi.
Ora va bene che 1.500 operai Fiat in cassa integrazione o mobilità fanno notizia e vanno giustamente in prima pagina, mentre una 30 di dipendenti di una concessionaria, se va bene vanno in un trafiletto sulla cronaca locale, ma sempre di lavoratori si tratta, e se si moltiplica quei 30 per il numero di concessionarie che chiuderanno (o razionalizzeranno, o verranno assorbite da gruppi più grandi, o chiuderanno sedi secondarie o officine esterne evviva discorrendo) il numero può diventare ancora superiore ai 1.500 di cui spira e si tratta di lavoratori per cui non è prevista, in genere né cassa integrazione, né altri ammortizzatori sociali.
3) Competere nel segmento premium vuol dire di fatto entrare nel recinto della triade tedesca. Ora, se è già difficile farlo per marchi che da sempre lo fanno (Jaguar, Land Rover, Volvo, Lexus etc.) figuriamoci per chi, come Fiat ha tutt'altra immagine o come Alfa si concentra solo sul segmento sportivo del mercato premium o come Lancia ha visibilità solo in Italia.
Ammesso e sperando che ci si riesca sarà un percorso lunghissimo e onerosissimo, e in questa ottica mi pare sintomatico il fatto che Serghio metta già le mani avanti, dicendo più volte che tutto avverrà se il mercato terrà, ma il mercato (non parlo di Italia o Europa, ma di mercato globale, che a dispetto di quanto si crede è in crescita e continuerà ad esserlo almeno per i prossimi 10 anni, secondo tutti gli analisti) non può essere subito, ma và aggredito e per questo, a mio modo di vedere, occorrono solo 2 cose:
o tanti, ma tanti soldi (non a caso Audi ha presentato un piano di investimenti mostre
oppure, di nuovo, una qualche spalla solida su cui appoggiarsi.
Insomma, a mio modo di vedere, le incognite sono tantissime e non è detto che sia oro tutto quello che luccica.