<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=1500520490268011&amp;ev=PageView&amp;noscript=1"> Marchionne, mercato Italia a picco, mai detto di voler andare via | Page 7 | Il Forum di Quattroruote

Marchionne, mercato Italia a picco, mai detto di voler andare via

128 bit scusa se ti rispondo non direttamente ma non trovo il tasto rispondi...
io sono un ragazzo di 29 anni llaureato in ingegneria meccanica alla ricerca di un lavoro...

per quel che riguarda l'aspetto finanziario io non voglio certo sostenere gli speculatori e so che con la globalizzazione si potrebbe finire con la legge del più forte che mangia il più debole... cioè che le fabbriche delocalizzando potrebbero anzi lo fanno, sfruttare la gente in quei paesi con meno diritti per i lavoratori...
però sono anche convinto che per troppi anni noi abbiamo troppo goduto di quei benefici che i nostri predecessori hanno conquistato con le guerre...
parlo di pensioni ferie pagate tredicesime tutele sui licenziamenti dissocupazione cassa integrazione e via discorrendo...
tutti diritti giustissimi anche secondo me, ci mancherebbe però c'è un limite....

le pensioni date anni fa a persone di 40 anni sono state uno sbaglio e adesso ne paghiamo le conseguenze...
gente che si mette in malattia per mesi e mesi e il datore si trova a doverlo pagare e non ha chi lavora erchè la persona è a casa malata...
poi lungi da me dire che tutti gli operai sono dei fannuloni.... non voglio....
però credo che fino ad ora abbaimo vissuto troppo bene... cioè troppo parassitismo alle spalle dello stato o come si dice dalle mie parti troppo attaccati alle mammelle di mamma stato...

tu dici che non c'è nessuno che vuole stare a casa pèer sette anni e prendere la disoccupazione, e tutti vorrebbero lavorare... io credo invece che ci sarebbero tante persone che vorrebbero stare a casa per sette anni e prendere la disoccupazione e non lavorare....
forse ho conosciuto troppe di queste persone e faccio di tutta l'erba un fascio, ma non credo, non credo in italia...
spero di essermi spiegato e non voglio fare polemica
 
alexmed ha scritto:
ottovalvole ha scritto:
occhio che l'impianto cinese è della Guangzhou Automobile Group Co. non della Fiat,l'azienda italiana si fa costruire la Viaggio dalla Guangzhou Automobile Group Co. e poi la vende in loco sulla loro stessa rete di vendita. Ah! l'informazione che dice solo quello che conviene!

Se non ricordo male in Cina se vuoi produrre devi fare una società con una ditta cinese che deve avere la maggioranza.
comunque devi produrre in loco per non pagare i dazi doganali salatissimi (e mica sò fessi!)
 
no son mica fessi, so comunisti (che è peggio)
prova a meterli in europa i dazi doganali in entrata e vedi cosa ti combinano...
8v ritieni giusti i dazi doganali?
 
ottovalvole ha scritto:
alexmed ha scritto:
ottovalvole ha scritto:
occhio che l'impianto cinese è della Guangzhou Automobile Group Co. non della Fiat,l'azienda italiana si fa costruire la Viaggio dalla Guangzhou Automobile Group Co. e poi la vende in loco sulla loro stessa rete di vendita. Ah! l'informazione che dice solo quello che conviene!

Se non ricordo male in Cina se vuoi produrre devi fare una società con una ditta cinese che deve avere la maggioranza.
comunque devi produrre in loco per non pagare i dazi doganali salatissimi (e mica sò fessi!)

Lo siamo forse "noi"? Nel senso... fessi?
 
olide ha scritto:
no son mica fessi, so comunisti (che è peggio)
prova a meterli in europa i dazi doganali in entrata e vedi cosa ti combinano...
8v ritieni giusti i dazi doganali?
uhm...non saprei,è un modo per riportare la produzione in casa nostra. Vuoi vendere in italia? devi produrre in italia (o meglio europa),così gli imprenditori italiani DEVONO ritornare a casa e quelli esteri devono impiantare stabilimenti qui...ma lo stato deve anche incentivare questa industrializzazione massiccia e mettere sul piatto tutte le infrastrutture adeguate
 
e se tutti facessero così noi come andiamo avanti visto che di materie prime non ne abbiamo
l'acciaio dove lo prendiamo dovremmo girare tutti solo con le fiat...
la tecnologia?
che televisioni prendiamo?
ognuno dovrebbe fare da se?
e l'export?
tutti i nostri prodotti alimentari?
tutti i nostri brand di lusso?
gli yacht che noi produciamo?
no secondo me il libero mercato è più giusto

io metterei invece dei parametri...
cioè vuoi vendere da me?
allora le cose devono essere fatte secondo una certa logica e con una certa qualità...
vuoi vendere le great wall da me?
le vernici che usi devono essere a tossiche i materiali che usi idonei a norma ecc ecc
 
olide ha scritto:
e se tutti facessero così noi come andiamo avanti visto che di materie prime non ne abbiamo
l'acciaio dove lo prendiamo dovremmo girare tutti solo con le fiat...
la tecnologia?
che televisioni prendiamo?
ognuno dovrebbe fare da se?
e l'export?
tutti i nostri prodotti alimentari?
tutti i nostri brand di lusso?
gli yacht che noi produciamo?
no secondo me il libero mercato è più giusto

io metterei invece dei parametri...
cioè vuoi vendere da me?
allora le cose devono essere fatte secondo una certa logica e con una certa qualità...
vuoi vendere le great wall da me?
le vernici che usi devono essere a tossiche i materiali che usi idonei a norma ecc ecc

Il punto è noi dobbiamo adeguare il nostro modo di lavorare al loro o loro al nostro? ... o troviamo una via di mezzo?
 
beh credo che non si possa tornare indietro, quindi i loro sistemi qualità devono adeguarsi ai nostri
e comunque chi esporta deve rispettare le regole poste dal paese dove va ad esportare...
se io vado a vendere da loro mi adeguerò io ai loro standard
 
olide ha scritto:
e se tutti facessero così noi come andiamo avanti visto che di materie prime non ne abbiamo
l'acciaio dove lo prendiamo dovremmo girare tutti solo con le fiat...
la tecnologia?
che televisioni prendiamo?
ognuno dovrebbe fare da se?
e l'export?
tutti i nostri prodotti alimentari?
tutti i nostri brand di lusso?
gli yacht che noi produciamo?
no secondo me il libero mercato è più giusto

io metterei invece dei parametri...
cioè vuoi vendere da me?
allora le cose devono essere fatte secondo una certa logica e con una certa qualità...
vuoi vendere le great wall da me?
le vernici che usi devono essere a tossiche i materiali che usi idonei a norma ecc ecc

perche' 20 anni fa,
quando la Cina, commercialmente parlando, non esisteva.....
soffrivamo e ci strappavamo i capelli, noi gente comune :?:
 
20 anni fa non avevamo le esigenze di adesso....
giusto o sbagliato che sia questo, 20 anni fa i cellulari non c'erano e non ce ne era il bisogno, oggi abbiamo più di un cellulare a testa... serve?
no ma è così e indietro non si torna...
bisogna andare avanti
tra 50 anni la cina non sarà più un problema credo perchè ci sarà più ricchezza anche da loro si saranno svegliati i sindacati anche da loro e saranno messi come noi....
è una ruota che gira...
mi preoccupa di più il fatto che la storia insegna che dopo una grande crisi c'è sempre stata una grande guerra...
staremo a vedere....
 
tornando un po al topic originale non mi pare corretto addossare tutte le colpe ad un amministratore che conti alla mano e dati alla mano sta giustamente facendo gli interessi dell'azienda che rappresenta...
ai posteri l'ardua sentenza
 
olide ha scritto:
tornando un po al topic originale non mi pare corretto addossare tutte le colpe ad un amministratore che conti alla mano e dati alla mano sta giustamente facendo gli interessi dell'azienda che rappresenta...
ai posteri l'ardua sentenza

personalmente....
gli rinfaccio solo di averci illuso come Italia tutta
e in special modo l' avere illuso i suoi dipendenti
con il miragggio dei 20 mld....e intanto smontava il sindacato e usciva da
confindustria.
Poi la baracca e' " sua " e ci fa quel che crede
 
olide ha scritto:
e se tutti facessero così noi come andiamo avanti visto che di materie prime non ne abbiamo
l'acciaio dove lo prendiamo dovremmo girare tutti solo con le fiat...
l'acciaio lo pigliamo a Taranto.

ah, no, si chiude...
 
Riporto un articolo del sole 24 ore. Anche su questo articolo si può discutere, ma la parte di dati e analisi è ben più nutrita e sensata di molti altri articoli postati, e l'autore stesso divide la sua opinione dal resto dell'articolo.
Mi sembra una buona base di partenza di discussione.

Marchionne è convinto di due cose: la crisi del mercato europeo è strutturale, e la Fiat in quest'area non è in grado di competere a tutto campo. Partiamo dal primo punto. Il mercato europeo è maturo: l'elevato numero di automobili in circolazione e la bassa crescita demografica lo rendono un mercato cosiddetto "di sostituzione". Niente crescita, dunque, nel lungo periodo. A fronte di un mercato stagnante e oltretutto colpito da un forte calo congiunturale, c'è una capacità produttiva che negli ultimi dieci anni non solo non è scesa, ma è aumentata ? soprattutto con l'apertura di fabbriche nell'Est europeo.
La colossale sovracapacità produttiva è il primo termine dell'equazione che tutti i costruttori devono risolvere, perché provoca una feroce guerra dei prezzi (lo ha ricordato Marchionne nell'intervista) e quest'anno in Europa porterà in rosso i conti non solo di Fiat ma anche di Ford, Opel, Peugeot e Renault. Perfino Volkswagen, con la sua Golf prodotta a Wolfsburg, produce utili risicati (quelli del gruppo vengono soprattutto dall'Audi e dalla Cina). Sono i cosiddetti costruttori generalisti, ovvero quelli che producono una gamma completa di auto (dalle piccole alle grandi) a prezzi medi per il cliente medio. Non a tutti va così male: resistono, o addirittura fanno buoni utili, le case che producono a costi bassi o vendono a prezzi alti. Nella prima categoria ci sono la Dacia e la Skoda, ma anche le coreane Hyundai e Kia; nella seconda il lusso sportivo di Ferrari e Porsche, e l'alto di gamma delle tre big tedesche Audi, Bmw e Mercedes.
Tra i vincenti avrebbe potuto esserci l'Alfa Romeo. A giudizio di molti osservatori e di molti manager torinesi l'Alfa sarebbe l'unica chance per Torino di competere a tutto campo con i tedeschi. Ma servirebbero, come dimostra il caso di Volkswagen con Audi, miliardi di euro di investimenti con un orizzonte temporale di almeno dieci anni e con probabili perdite per i primi cinque. Marchionne non se l'è mai sentita (come del resto, va detto, anche i suoi predecessori); non solo: già nel 2007 era pronto a vendere l'Alfa a Volkswagen, se gli avessero offerto il prezzo giusto. Ora i tedeschi restano alla finestra e a otto anni dall'arrivo di Marchionne al Lingotto, dopo una giostra di sei amministratori delegati, l'Alfa Romeo resta nel limbo.
In questo caso come in altri la logica di Marchionne ? da ex chief financial officer ? è stata finanziaria e di breve periodo. Una logica che gli ha permesso di riportare i conti Fiat in nero dopo la grande crisi, ma che non sempre permette di sostenere una strategia a lungo termine. Una logica per smentire la quale Marchionne cita l'investimento a Pomigliano: «Sulla base di considerazioni puramente economiche, nessun altro lo avrebbe fatto».
Tornando all'equazione che tutti devono risolvere, una delle soluzioni possibili è chiudere stabilimenti; Peugeot lo ha annunciato a luglio, Opel è in trattative con i sindacati e anche Ford ? scrive un report di ieri della banca Ubs ? potrebbe fermare la fabbrica di Genk, in Belgio. Nel 2012 Fiat venderà meno di 900mila auto in Europa (contro gli 1,2 milioni del 2009), di cui la metà circa prodotte in Italia. Come ha fatto amaramente notare in questi giorni un sindacalista, per un volume del genere basterebbe la fabbrica di Melfi a pieno regime. Marchionne promette che non chiuderà stabilimenti purché ci sia «un impegno dell'Italia». Un impegno non meglio precisato, ma che potrebbe comprendere un sostegno a una cassa integrazione prolungata. Basterà?
Nel lungo periodo il numero delle fabbriche Fiat in Italia dipenderà dalla ripresa del mercato europeo e dalla quota che Fiat riuscirà a mantenere in Europa. Per questo il blocco degli investimenti è preoccupante. Come scrive Fabiano Schivardi su «La voce.info», «la strategia di "passare attraverso la crisi in apnea" rinviando l'introduzione di nuovi modelli a tempi migliori rischia di portare l'impresa all'asfissia»; tanto più che i concorrenti continuano a investire (sia pure in perdita, come ricorda Marchionne). Proprio questo è il paradosso dello scontro competitivo in atto in Europa: nessuno può far soldi finché qualcuno non lascia liberi spazi di mercato, ma chi decide di farlo fa un favore agli altri.
Nella battaglia per l'Europa, rispetto agli altri generalisti il Lingotto ha più di uno svantaggio: ha la quota di mercato più piccola e più concentrata in un solo Paese, un'immagine di marca non brillante e la gamma di prodotti più ristretta. Se guardiamo al segmento C (quello della Bravo), il secondo in Europa per dimensioni, Fiat compete con 3 vetture (Bravo, Delta e Giulietta) dello stesso tipo - berline a due volumi e cinque porte -, ma non dispone di una station wagon (modello che in Italia è tradizionalmente più venduto) né di un Suv o crossover, quegli ibridi come la Nissan Qashqai che negli ultimi 5 anni hanno mostrato la crescita maggiore. Viste le indubbie difficoltà nel segmento C dei decenni precedenti - ultimo caso, quello della Stilo - Marchionne ha prima cassato la Bravo SW e bocciato la proposta dei manager di sostituire la Bravo con un crossover; poi ha accettato l'idea, che è però fa parte degli investimenti rinviati sine die. Nel 2012 in Europa le vendite di Bravo sono per ora scese di oltre il 40% e quelle di Delta di più del 35 per cento.
Marchionne è convinto che battersi per restare sul mercato Ue con una gamma completa sia un investimento rischioso e con scarse probabilità di successo; anche da questo, non solo dalla congiuntura, viene il freno tirato sugli investimenti in Europa. Il manager è anche convinto che il marchio Fiat sia debole e che rianimarlo costerebbe troppo. Non a caso pensa di vendere in alcuni Paesi - a cominciare dagli Usa - le auto direttamente con il brand della Fiat 500. La Fiat del futuro, in Europa, non sarà dunque più una marca generalista, se non forse nel nostro paese. Potrebbe diventare una sorta di Seat, gamma relativamente ampia ma con presenza debolissima fuori dalla Spagna, o di Suzuki, concentrata sui segmenti A e B e sui Suv (che Fiat potrebbe sviluppare agevolmente con Chrysler).
L'export verso gli Usa potrà dare un aiuto molto limitato. Il piano del 2010 prevedeva 105mila unità esportate nel 2014 di cui 20mila Fiat e 85mila Alfa Romeo; ora sappiamo che le Fiat arriveranno dalla Serbia e le prime Alfa (Giulia) saranno prodotte negli Usa. Per quanto riguarda l'Italia, il primo esperimento potrebbe essere quello della Jeep destinata a Mirafiori; ma l'investimento è per ora congelato, ed è una delle risposte che Marchionne dovrà dare il 30 ottobre ? o forse già sabato nell'incontro con Mario Monti.
 
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